Revisionismo: l'altro lato della medaglia.

Una premessa:
Si dice che la storia è scritta dai vincitori; così per come conosciamo la storia dell'olocausto è sicuramente stata scritta dai vincitori, non si tratta di dubitare o meno sull'esitenza o meno di quella storia recente conosciuta come la "soluzione finale" che ha visto come protagonisti i nazisti e gli ebrei; - troppe testimonianze, prove fotografiche e documenti non ci permettono di dubitare dell'esistenza dei piani di sterminio perpetrati da Hitler. Ma è esattamente andato tutto così? - Cosa la storia scritta dai vincitori ci nega? cosa è stato manipolato? cosa è rimasto chiuso negli archivi dei vari servizi segreti? - è una polemica questa portata avanti dai revisionisti i quali negano l'idea dello sterminio di massa organizzato. La giustificazione dell'olocausto è per il revisionismo, di carattere politico e strategico: durante la guerra e nel periodo postbellico le organizzazioni sioniste si accordarono con i governi alleati per formulare e diffondere una vera e propria propaganda di odio verso la Germania e i Tedeschi. Rimane ancora il dubbio che il loro scopo fosse quello di catalizzare la compassione del mondo assieme al sostegno finanziario e politico per le proprie cause, soprattutto in vista della formazione dello stato di Israele.
L'antisemitismo certamente resta un fenomeno che non è mai cessato, alimentato sempre da nuove teorie, spesso falsamente filo-arabe; la nascita dello stato d'Israele e la sua espansione nei territori circostanti, l'occupazione militare di parte dei territori dei Palestinesi, le accuse di terrorismo a sostegno e giustificazione di incursioni aeree militari nei paesi arabi confinanti, i finanziamenti occidentali e soprattutto americani, hanno generato un odio rinnovato contro gli ebrei e i sostenitori dello Stato d'Israele. Si parla di olocausto al rovescio, quello perpetrato da chi oggi usa i carri armati contro le pietre, Israele contro Palestina è Golia contro David (palestinese), contro tanti David che sono disposti a dilaniarsi per una causa: la Patria. Palestinesi, martiri o terroristi? - sicuramente sarà la storia, (ancora una volta quella scritta dai vincitori) a stabilire qual'è l'appellativo esatto. Ciò non vuole essere un'accusa politica ma solo una constatazione che in tutto il mondo le persecuzioni politiche e terroristiche contro il più debole continuano a verificarsi tutt'oggi, e le vittime sono sempre gli indifesi, i civili, le donne e i bambini oltre la razza o la religione di appartenenza.

La situazione della Germania dopo la guerra:
La sconfitta tedesca non finì certo con l'annientamento della Germania nazista sul piano militare ma durò ancora per molto tempo dopo la fine delle ostilità belliche.
I piani di aiuto alle popolazioni dell'Europa che dopo anni di guerra ormai soffrivano la fame e la miseria tennero conto della condotta bellica dei nazisti, fu un verdetto di colpevolezza emesso contro la popolazione civile tedesca, una rivalsa che comportò per la Germania l'invio degli aiuti internazionali solo dopo parecchio tempo dalla fine delle ostilità e in misura ridotta.
Il piano iniziale sul trattamento economico da applicare ai tedeschi del segretario di stato Henry Morgenthau (americano) concepì di fatto lo smantellamento industriale della Germania: esso previde la riduzione e il taglio dell'industria petrolifera, dell'acciaio (ex militare ma che sarebbe dovuta riconvertirsi in produzione di mezzi agricoli), e dei fertilizzanti, il controllo delle esportazioni e della produzione agricola. La situazione economica in Germania anche in virtù di tali imposizioni dopo la guerra non potè certo migliorare, la fame e il totale blocco economico mietevano negli anni subito dopo la guerra, più morti per fame che non durante la guerra stessa (non vi era certamente la possibilità di curare adeguatamente le malattie); la produzione agricola nei tre anni successivi la guerra scese del 65% mentre la produzione industriale del 75%.
La nascita del nuovo stato di Israele nel frattempo era cominciata e in una tale crisi la Germania non poteva certo essere in grado di ripagare i pesanti debiti di guerra imposti. Il nuovo piano Marshall subentrò solo nel 1951 al piano Morgenthau, era infatti necessario ristabilire le migliori condizioni economiche di una Germania sconfitta e orfana di migliaia di prigionieri di guerra tedeschi che non fecero mai più ritorno in patria.

Occhio per occhio:
La vendetta contro i tedechi non fu solo "politica", la sconfitta comportò per loro la peggiore delle punizioni, quella di essere soggetti alle decisioni dei "vincitori", e i vincitori in quelle regioni dove sorgevano i lager furono anche quegli ebrei da loro internati. La situazione con la liberazione dai campi di concentramento si era invertita, ora gli internati erano gli stessi nazisti, i loro fiancheggiatori e chiunque fosse sospettato di essere tedesco o dalla parte dei nazisti. Gli ebrei presero il comando di alcuni campi e anche per questo molti prigionieri di guerra tedeschi non fecero ritorno in patria, infatti migliaia risultarono morti o scomparsi nei campi di prigionia russi o polacchi, gestiti dagli stessi ebrei che misero in atto le più feroci vendette anche contro civili o presunti filo-nazisti, donne e bambini solo per la loro appartenenza alla "razza ariana". Da vittime a carnefici gli ebrei misero in atto il detto "occhio per occhio, dente per dente"; in campi come Schwientochlowits decine di migliaia (?) di tedeschi vennero internati e uccisi dagli agenti ebrei ma anche dai nazionalisti polacchi e dall'armata rossa che presidiando i territori ex-nazisti imposero una politica di vendetta contro chi aveva tentato di invadere la Russia.

Estratti dal libro:
John Sack, "Occhio per occhio" (sottotitolo. "Polonia 1945: la storia della vendetta ebraica contro i nazisti"), Baldini & Castoldi, Milano 1995.

Tra i comandanti ebrei vi è l'ebrea Lola Potok, incaricata della citta di Gleiwitz, alcuni spunti tratti dal libro sopracitato descrivono la ferocia di questa donna che applica senza pietà la sua vendetta;
dal libro:

-"Un giorno fece la sua apparizione nella prigione di Lola un tedesco che indossava dei pantaloni neri, il colore delle SS. Era stato addocchiato dalle parti della piazza del municipio da un polacco che gli aveva detto: 'Sei vestito di nero! Sei un fascista!' Il tedesco aveva cercato di svicolare, ma il polacco lo aveva inseguito per più di un chilometro fino alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, lo aveva bloccato contro un mosaico dorato, lo aveva picchiato e lo aveva e lo aveva portato alla prigione di Lola. Alcune guardie, tutte donne, si impossessarono della prova incriminante, i pantaloni neri dell'uomo, e glieli strapparono con tanta violenza da rompergli un tendine. L'uomo gridava, ma le ragazze gli dissero: 'Chiudi il becco!' e non si accorsero che i pantaloni neri facevano parte di una divisa da boy-scout. L' 'uomo' aveva quattordici anni. Le ragazze decisero di torturarlo. Ormai, l'Ufficio per la sicurezza dello Stato aveva 227 prigioni per i tedeschi, e ognuna aveva un suo modo carateristico per vendicarsi della seconda guerra mondiale. I ragazzi usavano i bastoni a Breslavia e, a Frankenstein, schegge di legno che conficcavano sotto le unghie dei prigionieri. I ragazzi di Wuenschelberg frustarono un tedesco, poi versarono caffè nelle ferite delle frustate e gli dissero: 'No, tu non morirai soltanto, tu creperai come un cane!' Nella prigione con ottocento detenuti di Myslowitz, di cui era comandante un ebreo di vent'anni reduce da Auschwitz, gli ebrei versavano escrementi sulla testa dei tedeschi e dicevano loro: 'Raccogli questa merda', e quando lo avevano fatto, gliela versavano addosso di nuovo. I ragazzi di Glatz suonavano la fisarmonica, per sottolineare il 'nein', mentre facevano saltare i denti a un tedesco; un ragazzo ebreo a Neisse ne costrinse uno a estrarsi da sè un dente d'oro, gridando: 'Lo hai fatto a me!'
"Le ragazze di Gleiwitz usarono il fuoco. Tennero fermo il boy-scout tedesco, gli spensero sigarette sul corpo e dettero fuoco ai suoi capelli ricci dopo averli cosparsi di benzina. Fuori, sulla via Kloster, il prete della chiesa dei Santi Pietro e Paolo cercó invano di farsi ascoltare da Lola per dirgli: 'Ha soltanto quattordici anni'. Finalmente libero, il ragazzo tornó a casa, crolló sul letto, e con le braccia incrociate sulla testa, continuó a gridare: 'Non mi picchiate!' I suoi capelli sembravano un tappeto roso dalle tarme; quando, di tanto in tanto, si sentiva abbastanza bene da uscire, gli altri ragazzi del suo gruppo gli facevano circolo attorno come cani da caccia e gli domandavano: 'Che cosa ti hanno fatto?' [...] 'Le peggiori erano le donne! Potete scommetterci' diceva il ragazzo. Dopo poco, fu mandato in una casa di cura per malattie mentali e non ne uscì più."

Un'altro dei personaggi è l'ebreo Shlomo Morel -
dal libro:
- Alla fine, in agosto, i pidocchi vennero in aiuto di Shlomo. Uno prese il tifo, lo prese anche il suo compagno di branda, e la febbre a quaranta divampó nel campo. Nelle baracche i tedeschi giacevano riversi sulle brande, spostandosi appena quando l'urina sgocciolava dalla branda di sopra e balbettando: "Josef!" o "Jakob!" o "Mamma! Ti prego, aiutami!" Le camerate erano come corsie di moribondi, LA CONTA DEI MORTI ARRIVO' A CENTO AL GIORNO ‚ un giorno centotrentotto ‚ e la squadra dei necrofori era più indaffarata di una squadra di postini, sempre di corsa da una baracca all'altra, da una branda all'altra. Quattro ragazzi afferravano i cadaveri per le mani e i piedi e, dicendo: "Oh...issaaa!", li depositavano su una barella, anche se, una volta, a un cadavere si staccó il braccio e ne uscì una legione di vermi bianchi lunghi un centimetro. Poi i ragazzi portavano la barella (quella volta lasciandosi dietro una scia di vermi) all'obitorio, ne rovesciavano fuori il cadavere, lo cospargevano di cloridrato di calcio e, più in fretta possibile, tenendosi un fazzoletto sul viso e gridando il loro più vigoroso "Oh...issaaa!" lo lanciavano come se fosse fatto di stracci in un carro dalle sponde alte. Poi facevano lo stesso con gli altri cadaveri e il cavallo trascinava il carico alla fossa comune lungo il fiume Rawa.
IN POCO TEMPO, MORIRONO TRE QUARTI DEI TEDESCHI DEL CAMPO DI SHLOMO, CHE POTE' ANNUNCIARE: "QUELLO CHE I TEDESCHI NON HANNO FATTO IN CINQUE ANNI AD AUSCHWITZ, L'HO FATTO IN CINQUE MESI A SCHWIENTOCHLOWITZ".
I tedeschi di Schwientochlowitz cercarono di far trapelare la cosa. Un uomo corse contro il reticolato gridando: "Questo posto è l'inferno!" Fu ucciso. Un altro che cercava di far uscire dei messaggi fu torturato, ma un membro della Gioventù Hitleriana di Gleiwitz riuscì a scappare. Alle tre del mattino si nascose nelle latrine e alle sei scappó [...] Shlomo lo ritrovó a Gleiwitz e lo ricondusse personalmente a Schwientochlowitz. [...] Tornati a Schwientochlowitz, Shlomo gli disse: "Sei un maiale e dovresti grugnire". Le Guardie usarono i pali di ferro con cui venivano portate le pignatte della zuppa per picchiare il ragazzo fino a farne poltiglia: dopo di allora, nessuno cercó più di scappare.
Gli abitanti di Schwientochlowitz udivano notte e giorno le urla dei tedeschi, e un prete cattolico cercó di informarne il mondo. Anziano, affabile e di animo buono, il prete si recó in treno a Berlino dove incontró un ufficiale inglese e lo mise al corrente di quanto stava succedendo. L'ufficiale invió una "dolente nota" a Londra: "Mi ha fatto visita a Berlino un prete che vive in Slesia. Lo conosco da kolti anni, e lo considero persona assolutamente affidabile. Si tratta di un uomo che è stato sempre pronto, giorno e notte, ad aiutare le vittime del regime nazista." L'ufficiale fece un rapporto su quanto l'Ufficio stava facendo ai tedeschi.
"Alcuni ufficiali polacchi si sono chiesti: "Perchè non dovrebbero morire?" I campi di concentramento non sono stati aboliti ma sono stati rilevati dai nuovi padroni. Il rapporto era veritiero; compiuta la sua missione, il prete tornó in Slesia, ma altri informatori andarono a Berlino e parlarono agli inglesi e agli americani di altri campi di concentramento gestiti dall'Ufficio per la sicurezza dello Stato. Il più grande non era a Schwientochlowitz ma a Potulice, in Polonia, vicino al Baltico. Costruito per gli ebrei, ospitava adesso trentamila sospetti nazisti. Il comandante picchiava i tedeschi con gli sgabelli, spesso uccidendoli. All'alba, per molti giorni di seguito, una guardia ebrea gridó: "Eins! Zwei! Drei! Vier!" e condusse i tedeschi, inquadrati, in un bosco che si trovava all'esterno del campo. "Alt! Prendete le vanghe! Scavare!" urlava la guardia, e quando i tedeschi avevano scavato una grande fossa, ci buttava dentro una fotografia di Hitler. "Ora dovete piangere!" diceva la guardia, "e cantare " Tutti i cani abbaiano"!" e i tedeschi attaccavano in coro con voce lamentosa: [...] Poi la guardia urlava: "Spogliarsi!", e quando i tedeschi erano nudi, li picchiava, versava loro addosso dei liquami di stalla, o prendeva un rospo e lo cacciava in gola a un tedesco che moriva immediatamente. MORIRONO PIU' TEDESCHI, A POTULICE, DI QUANTI EBREI NON VI FOSSERO MORTI DURANTE LA GUERRA.

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Sono molte le testimonianze su episodi di vendetta o giustizia sommaria nei confronti dei tedeschi nazisti, molti erano soldati e familiari di quest'ultimi che erano stanziati nei territori dell'Europa dell'est dove sorgevano molti dei campi di concentramento; testimonianze che non hanno mai assunto un peso rilevante nella bilancia delle vittime della guerra, dell'olocausto e degli assassinati dell'immediato dopoguerra. La memoria storica di questi episodi non vuole confinarsi nella retorica o in giustificazione di vendette "comprensibili", il sentimento di vendetta certamente non è minimamente paragonabile a quello di giustizia, uccidere il tedesco perchè esso ha ucciso l'ebreo non è certamente mai stato giustificabile, ciò però è accaduto e la storia ne rimane reticente e in qualche caso menzognera. Di fatto il revisionismo storico sulla questione degli ebrei e della seconda guerra mondiale porta alla luce interrogativi importanti su quello che viene omesso, secretato o trasformato con giustificazioni e forzature nel ricordare il passato e tutti i risvolti che ne conseguirono fino ai giorni nostri.

Fonte: www.revisionismo.com


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