Don Piero Nota
E’ nato ad Airasca (To) il 2/7/1932. Negli anni ’70, come parroco di Gesù Redentore a Torino, ha speso il suo apostolato a vantaggio dei più deboli impegnandosi, tra l’altro, nelle mobilitazioni dei lavoratori per il diritto alla casa.
Dal
1985 opera a Città del Guatemala, nel quartiere di El Limon, portando avanti un
progetto di promozione cristiana, umana e sociale con l’obiettivo di garantire
la difesa dei diritti dei bambini.
Il comitato garantisce che i fondi verranno consegnati direttamente a Don Piero.
Città del Guatemala, 28 ottobre 2003
Amici
e amiche di Rivalta,
noi in questo momento stiamo per eleggere un nuovo governo, tristemente gli uomini e le donne che avrebbero potuto essere i leaders di oggi, sono stati assassinati. Gli stessi assassini oggi si candidano per mantenere le loro impunità, si alleano con il potere economico che ha bisogno di loro per mantenere e difendere i suoi privilegi. I candidati che potrebbero cambiare la nostra situazione di ingiustizia non possono investire tantissimi soldi come invece possono fare gli alleati del potere economico. Si cerca la strada del Trattato del Libero Commercio sapendo che il Guatemala non sta percorrendo la via dello sviluppo e dipende economicamente dagli Stati Uniti. Più che un’opportunità il Trattato sarà una causa di ulteriore esclusione e maggior povertà perché non siamo capaci di competere né abbiamo manodopera qualificata. Non conosciamo i meccanismi dell’offerta e della domanda, siamo in balia della vita, del mondo e della storia.
Solo
la globalizzazione della solidarietà, la nostra resistenza e lo sforzo per la
costruzione del Regno, può dare futuro al mondo. In questo crediamo ed è la
nostra speranza che ci mantiene in piedi.
Con voi che siete nostri amici e amiche, che camminate uniti a noi, andiamo in questa direzione. A tutti e tutte voi siamo infinitamente grati e desideriamo che si realizzino i sogni della vita. Che ciascuno /a si realizzi come persona, che mantenga la fede in Dio e la speranza in un mondo migliore per tutti. Sono i nostri obiettivi che rimangano sempre nella nostra mente perché sono parte della nostra vita.
Con
il vostro lavoro, molti bambini e bambine possono avere un piatto di cibo,
materiale per la scuola, l’opportunità di studiare, medicine che alleviano i
dolori, una casa migliore ma soprattutto la certezza che voi apprezzate e
riconoscete la nostra dignità.
Un abbraccio
Don Piero Nota
Guatemala
2 settembre 2003
Carissimi
amici e amiche
Spero
che siate sopravvissuti ai grandi calori di questo periodo. Io sono rientrato in
Guatemala a fine luglio, dopo un mese di permanenza in Italia.
Voglio
ancora ringraziarvi della vostra super benevola accoglienza: è stato per me un
motivo di grande gioia e di festa: la vostra solidarietà generosa, il vostro
costante accompagnamento, il vostro interesse per noi, cioè per i nostri
poveri, sono un motivo di speranza e ci infondono una grande forza spirituale e
umana a continuare a resistere e a lottare.
Purtroppo
la nostra realtà, soprattutto per coloro che vivono in questa parrocchia, è
sempre più difficile: l’aumento della miseria economica; l’impossibilità
di curarsi perché le medicine hanno prezzi irraggiungibili; molte baracche
crollate a causa degli uragani (nelle colonie marciscono per il deterioramento
degli anni); i grossi problemi educativi (grazie per le borse di studio).
Sono
morti diversi bambini a causa di un virus di polmonite (non si tratta della Sars)
e altre malattie infantili tra cui l’epatite. Gli ospedali statali non gli
accettavano più; gli altri ospedali, incluso
il “Giovanni Paolo II” della
Caritas, sono privati, per cui bisogna pagare e qui la gente non ha neanche di
che mangiare.
Cerchiamo
di dare qualche risposta, soprattutto con le mense per i bambini: per questo
siamo molti grati a Rivalta e agli amici e amiche vari che solidarizzano anche
per queste risposte immediate, come fanno alcune scuole.
Non
dimenticatevi che qui è una continua emergenza, un S.O.S. che continua, perché
la situazione per i poveri si sta deteriorando sempre più. E’ quasi un Iraq e
Palestina, anche se non se ne parla più.
Viviamo in una grande violenza e terrore: ogni settimana vengono assassinati due o tre giovani della parrocchia (tra cui molte ragazze): è una vera tragedia che fa paura. Però è in queste frontiere che bisogna stare, anche perché abbandonare i poveri è come tradirli. Per cui la vostra solidarietà, la vostra vicinanza e accompagnamento sono uno stimolo ad andare avanti e a condividere con i più poveri, proprio come ha fatto Gesù Cristo. Per altra parte, se sono qui è per Lui e per i poveri.
“Bisogna
condividere fino all’osso, fino a soffrire”, diceva Maria Teresa di
Calcutta.
Andiamo
avanti, anche se lontani come chilometri, però vicini e con un cuore solidale
che palpita all’unisono. Una grande speranza: Lui e i Poveri.
Forse
vi sembro un mendicante: per i poveri sono disposto anche a questo. Però
lavoriamo evangelizzando, soprattutto in questo Anno Santo Missionario.
Inoltre
c’è tutto un’enorme lavoro perché la gente prenda coscienza dei propri
diritti e doveri. Si organizzi, si unisca, alzi la testa e si metta a camminare.
Questo è un grande lavoro capillare e silenzioso, che in genere non diciamo, ma
che facciamo come parrocchia per formare comunità di base.
Un
grazie ancora di cuore a voi, alle vostre famiglie, alle vostre comunità e ai
vostri preti.
Un
abbraccio forte forte.
Don
Piero, Mario, Gladis, Alma, Pedrito, Evaluna e tutta la comunità parrocchiale
di Cristo Nostra Pace.
Guatemala GENNAIO 2003
Carissimi amici del Comitato S.O.S. Guatemala
Spero che stiate bene e che abbiate cominciato bene il nuovo anno.
Qui viviamo in gravi problemi sia politici, sia sociali.
A novembre ci saranno le votazioni, quindi c’è già tutta la “macchinaria” in marcia: 21 partiti in lizza.
Tra Natale e Capodanno ci hanno assassinato 17 persone, per lo più giovani.
L’ambiente è sempre più pericoloso.
Il prete di Brescia è ritornato in Italia: penso che non ritorni, perché questa parrocchia è troppo dura, conflittiva e difficile: sono la nostra gente a cui vogliamo molto bene.
Grazie per l’aiuto prezioso che continuate a mandarci.
Fatico abbastanza per le ernie cervicali, soprattutto quando ci arrivano le ondate di freddo dal polo nord, come in questi giorni.
Ringraziate tutti per la loro generosa solidarietà e collaborazione. Grazie di cuore.
Un caloroso abbraccio e saluti da tutti noi.
Don Piero Nota, Gladis Arriaga e Mario Lopez
NATALE 2002
Guatemala – Natale 2002
Carissimi amici e amiche,
eccomi di nuovo a voi per dirvi che sono ancora vivo e mi ricordo di voi e che vi voglio molto bene. Sono particolarmente vicino a quelli di voi che soffrono per l’incertezza del posto di lavoro.
I poveri oggi non fanno più notizia; sono terminate, almeno qui in Guatemala e Salvador, i periodi della guerriglia: ufficialmente; però è cresciuta enormemente la violenza con centinaia di assassinati ogni mese. La fame e la miseria scatenano meccanismi paurosi, e la nostra gente vive terrorizzata.
Questa è la situazione che viviamo in queste aree di miseria: la gente ha sempre più fame, le medicine hanno prezzi irraggiungibili, l’educazione è sempre più cara.
Finché ci aiutate possiamo accompagnare un po’ la gente: cerchiamo di tenere in piedi le mense dei bambini con l’aiuto di Rivalta con qualche persona che li affianca, anche se le spese crescono sempre di più.
Il mangiare è aumentato molto di prezzo soprattutto in quest’ultimo anno.
Siamo abbastanza alle corde, e alle volte anche un po’ sfiduciati.
La nostra speranza siete voi: da altre parti non ci arriva niente.
Grazie a tutti di cuore di quanto fate per noi e per i nostri poveri. Grazie di cuore e avanti!
E’ già tanto se la nostra gente, includendo tutte le colonie insieme, riesce a mettere insieme, la domenica, un totale di 30 euro: e questo, naturalmente, va per i malati e i casi di emergenza.
Ma cos’è?
Come chiesa siamo in questi ultimi tempi fortemente attaccati sulle linee pastorali, specialmente da parte di alcuni movimenti cattolici e di predicatori laici fanatici.
Con molta fatica portiamo avanti da anni la linea della chiesa dei poveri e chiesa liberatrice lavorando e lottando perché i poveri siano soggetti e protagonisti dell’evangelizzazione e della missione.
I movimenti, invece, hanno come schema il modello della chiesa trionfante: non interessa né il Regno di Dio, né umanizzare la vita, solo spiritualismo che non ha niente a che vedere con lo Spirito Santo e l’incarnazione di Cristo.
Abbiamo un piano pastorale parrocchiale che da anni portiamo avanti sulla linea di Monsignor Gerardi, nostro martire, però ..quanta fatica…quanta lotta per sostenere gli animatori e operatori pastorali fedeli alle linee della chiesa povera e dei poveri.
Comunque, vi posso assicurare che – come sempre – sarò fedele alla causa dei poveri, alla causa del Regno di Dio, fino all’ultimo respiro, anche se la salute si infiacchisce un po’, soprattutto per quanto riguarda il sistema nervoso.
Finché avrò fiato griderò a tutto il mondo che i poveri e gli esclusi sono i prediletti di Dio ed io sto con loro, succeda quello che succeda.
E invito anche voi ad entrare in questa corrente travolgente, assumendo la solidarietà e la condivisione con i piccoli e i poveri soffrendo fino all’osso.
A metà ottobre è venuto un prete della diocesi di Brescia. In gennaio rientra a Brescia; io spero che ritorni, però qui la vita è dura e pesante e – mi dice la gente – non tutti ce la fanno.
Ho settant’anni e già non posso correre come dieci/quindici anni fa, uno che mi accompagni mi andrebbe bene, soprattutto per la gente.
Ad ogni modo i miei auguri di Natale sono questi: assumete una forte spiritualità sulla linea del regno di Dio e dei nostri martiri che per i poveri hanno dato il loro sangue.
In questa situazione di gente supercorrotta (governi, ecc..) non perdete l’etica: non lasciatevi affascinare dalla corrente vincente.
State con i poveri e scegliete loro: sono carichi di futuro e di speranza.
Lavorate per la pace anche se i governi lavorano per le armi e la guerra.
“Buon Natale” e un bacione a tutti e tutte.
Felice Anno Nuovo! Don Pedro
NATALE
2001
Cari
amici e amiche,
Vogliate accettare gli auguri di
Natale, in un periodo di tanta incertezza, sconcerto, terrorismo, e guerra
spietata in nome della libertà. Quale libertà, perché?…Oggi, più che nel
passato, ci chiediamo cosa significa celebrare la Nascita di Gesù Cristo.
Egli si è inserito nella nostra storia umana e non la abbandona, anche
se noi abbandoniamo Lui, il Vangelo, il Regno di Dio. In questo periodo dopo
l’11 settembre quanti cristiani del Nord (non è un problema dei nostri paesi)
hanno abbandonato Cristo, rifiutato il Vangelo, appoggiando la guerra, i
massacri e il terrorismo.
Ma chi si ricorda dei milioni di morti
solo in America Latina, causati dalla Cia, che ha promosso e finanziato guerre
spietate contro i poveri (vero terrorismo) con la scusa che erano comunisti,
soprattutto gli indigeni, come in Guatemala. State attenti! Rinsavite! Non
perdete la testa! Chiedete a Gesù Cristo, nel Natale, che vi aiuti a ritornare,
a essere persone con un minimo di umanità. Coloro che appoggiano la guerra non
sono cristiani e non possono celebrare il Natale con senso cristiano, a meno che
si convertano e cambino.
Ritorniamo tutti al Signore, al
Bambino di Betlemme che ci tende la mano e ci invita a essere umani, fraterni,
cristiani. Lasciamoci invadere dal senso di pace e di giustizia a cui ci chiama
la nascita di Cristo, dobbiamo essere pacifisti ad oltranza, soprattutto oggi
avremmo tanto bisogno di un Gandhi, di un Luter King, di un Francesco
d’Assisi.
Nonostante tutti i terrorismi e la
guerra, noi sappiamo che Gesù, che si è inserito in questa storia del terzo
millennio, non ci abbandona: tocca a noi rispondere, assumere questa storia con
cuore di credenti, sapendo che Dio sta con noi (cristiani, mussulmani, tutti i
popoli) per aiutarci ad alzare la testa, metterci in cammino per costruire un
mondo umano, fraterno e solidale, in pace.
Si, tutto questo è possibile, perché
Cristo è venuto per stare con questa umanità lacerata e divisa, per creare
pace, perché Cristo è “Nostra Pace”, come è il titolo della nostra
parrocchia del Limon. Gesù ci chiama a ci dà forza di tener viva la speranza,
“sperando contro ogni speranza”. Oggi noi cristiani dobbiamo essere gente di
speranza, nonostante tutto vada alla rovescia e in senso opposto. Non possiamo
vivere di paura, ma di bontà, e fiducia, di coraggio. Che il Natale di
quest’anno ci restituisca la fiducia nell’uomo e nella donna e ci rimetta in
cammino con coraggio, con allegria e gioia.
Vi scrivo da questa parrocchia, sempre
più povera, con più fame, con più violenza (circa 50 persone assassinate
nella parrocchia solo quest’anno): chi più paga il prezzo di questa
situazione di ingiustizia terribile sono i bambini, le donne, gli anziani e i
malati che non possono curarsi, perché le medicine hanno prezzi
irraggiungibili.
Abbiano 166 bambini nelle mense
parrocchiali, però non basta. La disoccupazione supera il 75% e la gente tenta
di sopravvivere, ma come? Abbiamo le code di persone che ci chiedono aiuto per
mangiare, per le medicine, per pagare la scuola, ecc… qui tutto si paga; il
governo e la società non regalano niente.
Se potete aiutarci con il vostro
contributo vi siamo infinitamente grati. Continuate ad aiutarci! Grazie! Da
altre parti non abbiamo nessun aiuto, solo da Voi. Migliaia di bambini,
adolescenti, giovani sono abbandonati: i più grandicelli entrano nelle bande:
ci mancano tanti animatori e animatrici; quelli più capaci cercano lavoro per
sopravvivere; agli animatori dobbiamo dare borse di studio, però da dove
prendere i fondi?
Questa è un po’ la situazione e la
vita della nostra parrocchia. Tuttavia abbiamo dentro tanta gioia e tanta
speranza, perché sappiamo che Gesù sta con i poveri, gli indifesi, gli
esclusi.
Che significa credere in epoca di
terrorismo? A partire dal terrorismo Dio ci chiama a dare un volto nuovo e umano
al mondo. Il Natale è l’occasione e la forza per una nuova nascita. Ma come?
Dobbiamo redimere tutti i terrorismi.
I martiri, vittime dei terrorismi di
Stato e degli eserciti, ci indicano la strada.
Il terrorismo non si supera con un
altro terrorismo: guerra, vendetta, rappresaglia. ecc.. che scatenano solo una
spirale di odio e tanta sofferenza. Per sradicarlo bisogna difendere la
giustizia, la cultura di pace, evitare offese umilianti e anche usare le vie
diplomatiche e giuridiche. Così hanno fatto i martiri come Mons. Romero e Mons.
Gerardi, come i Gesuiti del Salvador.
Ma c’è un passo ulteriore e più
profondo: bisogna farsi carico della realtà che scatena il terrorismo,
rischiando che ti travolga.
Occorre stare nella realtà
dell’ingiustizia che lo ha provocato, entrarvi dentro, anche se ti colpisce.
Occorre denunciare la disumanità di tutti i terrorismi e proporre l’utopia
della riconciliazione e del perdono, disposti a pagare di persona.
In definitiva, in qualche modo occorre
stare nel dolore che producono i terrorismi, disposti a dare la vita, perché
non uccidano altre persone. È il cammino del Servo sofferente di Javeh. Per
redimere occorre assumere tutto l’impegno per la vita, la verità, la
giustizia, la pace fino a dar la vita per questa scelta. È ciò che hanno fatto
i nostri martiri.
Bisogna lottare con tutte le forme
legittime contro il terrorismo; però per sradicarlo bisogna andare alla sua
“radice”: l’odio, il fanatismo e la disumanizzazione.
Tutto questo si vince solo con
l’Amore. Il Natale è la prova dell’Amore di Dio per l’umanità. Gesù
Cristo non ha aggirato i problemi, ma è entrato dentro e li ha assunti, fino ad
andare alla Croce. E il problema eravamo e siamo noi: l’umanità divisa!
Scusatemi per questa riflessione, ma
sono convinto che solo entrando dentro il problema terrorismo (che non è solo
Bin Laden) riusciremo a trovare il cammino per cambiare e per costruire una
nuova società. In questo senso mi sento rivoluzionario: assumendo e pagando i
mezzi necessari.
Termino questa lunga lettera con
queste considerazioni.
Il terrorismo distrugge e disumanizza,
il Vangelo umanizza e ricostruisce l’uomo nuovo e la società nuova. Torniamo
al Vangelo!
I nostri poveri vivono nel terrorismo
che si chiama estrema miseria; solamente che non usano le armi e la violenza:
subiscono tutto per paura, per la repressione.
In Guatemala i poveri vivono nel
terrore: fame, miseria, senza casa, senza potersi curare, morte, ignoranza e
analfabetismo, perché i poveri non interessano al governo.
Le torri gemelle degli USA sono solo
un campanello di allarme: ci dicono che così non si può più continuare:
aprite gli occhi e gli orizzonti, leggete i segni dei tempi!
La situazione disumana e terrorista in
cui vivono molti paesi è molto più grave.
I nostri poveri non muoiono per le
armi batteriologiche, ma muoiono a fuoco lento per la miseria, la fame,
l’ingiustizia, la violenza e di questo tipo di terrorismo non si parla più
perché scomoderebbe troppo il nostro modo di vivere.
È giunto il momento di rifare questa
umanità, di cambiarla come dice Gandhi, “noi per primi dobbiamo essere il
cambio che vogliamo vivere il mondo”.
Avanti! Costruiamo il mondo e la società che vogliamo. L’amor di Dio ci spinge: il tempo corre, non sprechiamolo. Se non vogliamo lottare e impegnarci per noi, facciamolo almeno per i nostri bambini: un giorno ci giudicheranno. Il Bambino di Betlemme ci aiuti a fissare lo sguardo su tutti i bambini dell’umanità. È una continua strage di innocenti. Bambini vittime delle guerra, della fame, della denutrizione (ogni giorno muoiono 30.000 bambini di fame).
Come non reagire, come non lottare e
se necessario dare anche la vita, perché si cambi strada, si faccia una nuova
società e si trasformi questo mondo?
Oggi il disinteresse, l’indifferenza
non sono solo un peccato, ma un crimine. Neppure si giustifica il chiudersi solo
nella paura. So che in Italia e in Europa c’è come una crociate e una serie
di movimenti di persone a favore della pace, contro la guerra. Tutte queste
persone, tra cui certamente ci siete tutti voi, sono per me un motivo di gioia e
di speranza in un futuro nuovo. Questi movimenti, queste lotte sono un segno che
è già Natale Un Natale contro tutte le guerre e tutti i terrorismi.
Spero che questa lettera (che ho
“sofferto” tanto”) scateni coraggio, una nuova spiritualità e apra
orizzonti nuovi.
Essere amici vuol dire dirci le cose,
metterci in discussione, io per primo.
Tutto solo per Gesù, per il Vangelo,
per il Regno di Dio e per una nuova umanità.
Grazie ancora di tutta la vostra
solidarietà sempre costante e generosa; grazie per accompagnarci con le vostre
preghiere e il contributo economico: ne abbiamo sempre bisogno, viste le
necessità urgenti dei poveri.
Siamo
riusciti a costruire due stanze nel secondo piano, perché la casa è troppo
piccola e non riuscivamo ad accogliere la gente ed essere aperti all’ospitalità.
Non penso che siano soldi sprecati: era necessario.
Un abbraccio forte a tutti quanti.
LUGLIO
2001
Guatemala,
10 luglio 2001
Al
Comitato SOS
Guatemala di Rivalta
Care
amiche e amici
Siamo
contenti di salutarvi e di incontrarvi. Siamo sicuri che il Dio della vita, il
Dio dei poveri sia con voi. Siamo sicuri che la vostra amicizia e il vostro
aiuto stanno contribuendo allo sviluppo fisico, educativo e ricreativo delle
bambine e dei bambini delle baraccopoli
di Candelaria, Esquipulas e El Limon.
I
bambini che ricevono il vostro appoggio sono molto contenti di avere a
disposizione un pasto quotidiano e attività ricreative di cui hanno tanto
bisogno.
Sulle
foto che vi abbiamo inviato, potrete vedere la nostra visita al giardino
zoologico di “La Aurora”, i bambini mentre ricevono il pasto, quando
dipingiamo il salone della mensa, mentre i bambini realizzano alcuni lavori a
scuola.
La
nostra parrocchia è molto contenta di contare sul vostro affetto.
Vi
ricordiamo nelle nostre preghiere e sappiamo che siete partecipi alla causa dei
più poveri, dei più deboli e abbandonati
della nostra infanzia guatemalteca.
Con
affetto il vostro amico
p.
Pedro Nota párroco.
Parroquia Cristo Nuestra Paz
PASQUA 2001
Cari
amici e amiche
Con
l’occasione della Pasqua di questo terzo millennio, vogliate accettare gli
auguri che vi giungono da una terra lontana, ma vicini nel ricordo e
nell’affetto.
Anzitutto
esprimo, a nome mio e dei poveri, il grazie più vivo e profondo per la vostra
solidarietà ed il vostro accompagnamento prezioso. Il vostro contributo
solidale a livello di preghiera e economico ci permette di continuare ad
avanzare, dando maggior dignità a una parte della gente, soprattutto ai malati
e ai bambini che sono i più vulnerabili e indifesi. Grazie di cuore.
Dar
da mangiare ai bambini denutriti non è fare assistenzialismo, come alcuni
potrebbero pensare, ma è dare loro una vita degna, perché possano svilupparsi,
anche a livello celebrale e possano essere persone “normale”.
Alle
volte ti viene da pensare se con la vostra e nostra solidarietà, non facciamo
il gioco del sistema neo-liberista: il sistema crea i poveri e gli esclusi dal
sistema sociale e umana e noi li consoliamo perché possano sopravvivere.
Se
anche ciò fosse vero, ciò che ci motiva a dare le nostre energie e la nostra
vita nella solidarietà, oltre al motivo che sono essere umani, è il Vangelo,
Gesù Cristo, il Regno di Dio che ci chiama a lottare senza mezzi termini, per
una nuova società, un mondo differenze, a misura umana, ove tutti, nessuno
escluso, possano avere un posto, già ore, al banchetto della vita e del Regno.
Ciò
per cui lottiamo non è solo rabberciare o fare dei ritocchi, ma una vera
trasformazione, un cambio radicale della società: Dio ci ha messo dentro il suo
Spirito creatore, non riparatore, e ci dà la forza per questa avventura.
La
Pasqua ne è una garanzia, nonostante molti fallimenti personale, comunitari e
storici, la vittoria è certa, è garantita, anche se non la vediamo con i
nostri occhi fisicamente. Abbiamo già vinto, siamo dei risorti, siamo pasquali.
Anche
i nostri morti sono più vivi di noi e davanti all’Agnello Pasquale
intercedono per noi e con noi per la realizzazione del Regno. Ma crediamo sul
serio all’evento sconvolgente e rivoluzionario della Pasqua? Certo se
guardiamo la realtà sociale e politica del Guatemala e non solo del Guatemala,
siamo costernati e sconcertati. Dopo tante false e ipocrite promesse nella
campagna elettorale, il governo e una buona parte del partito di maggioranza
sono una disgrazia, incapaci e corrotti e approfittatori, prepotenti e
autoritari, preoccupati solo di salvare la loro impunità e il loro partito, il
bene del paese a loro non interessa. Dovendo pagare le spese propaganda
elettorale pongono nei ministeri persone disoneste e corrotte. Che inganno per
la gente aver creduto nelle loro pagliacciate elettorali in maniera fin troppa
ingenua! Però sono da scusare per la miseria in cui vivono e perché la
maggioranza è analfabeta.
C’è
proprio da chiedersi: i poveri dove stanno? Non hanno diritto di esistere?
Nel
Limon viviamo un periodo di terrore, a nostro parere favorito dall’impunita
esistente nel governo e nel parlamento. Nei primi mesi dell'anno 2001 abbiamo
avuto 23 assassinati, quasi tutti giovani. La gente vive di paura e molti
scoppiano a piangere: c’è un forte nervosismo in tutti, che si rivela anche
nei rapporti interpersonali con molta aggressività.
Siamo
impotenti. Chi c’è dietro le bande sempre più armate? Non è pura
delinquenza comune, fa parte di un piano per paralizzare la gente, che non si
muova, non protesti.
Le
persone che hanno pianificato l’assassinio di Mons. Gerardi, le forze
politiche o militari che operano nel paese, continuano la loro politica, sotto
l’egida dell'impunità, per cui anche gli assassini locali si sentono
tranquilli. Non si arresta, non si condanna mai nessuno.
Qual
è allora la nostra missione di Chiesa? Consolare, dare speranza, intensificare
la presenza nelle strade in cui la gente vive. Soprattutto accompagnare con
tanto amore. Camminare stretti abbracciati alla gente, in un'unica camminata: la
camminata della speranza. Capire i segni di vita, di lotta e di resistenza della
nostra gente, vedere i segni di resurrezione già in atto.
La
nostra gente è meravigliosa! Volti denutriti, pieni di rughe, a volte un po’
sporchetti per mancanza d’acqua e di igiene, immersi nella miseria, nella
sofferenza e nella paura, sanno però lottare, resistere e sperare contro ogni
speranza. Essi sanno che la loro forza è Dio in Cristo Risorto.
Essere
innamorato di Cristo, del Vangelo e del Regno, per me è essere innamorato dei
poveri e degli esclusi dal sistema criminale in cui viviamo e che produce sempre
più vittime.
La
situazione che viviamo mette a nudo le terribili realtà dei poveri. Mai si era
vista l’aggressività tanto forte del peccato sociale, tanta durezza di cuore
appoggiata da tanta indifferenza. Licenziamenti continui per rispondere alla
economia della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale.
Nonostante
tutto ciò Dio ci chiama ad essere costruttori di speranza. Saper scorgere,
anche nelle realtà più negative i segni di resurrezione e di speranza che Dio
continua a seminare tra di noi. Il coraggio di vedere la realtà cruda come è,
ma anche la forza e il coraggio di alzare lo sguardo, guardare in avanti, il
futuro nuovo che Dio già prepara, almeno in germogli. “Perché cercate tra i
morti colui che è vivo?” è il titolo del ritiro che, come parrocchia,
abbiamo fatto per questa Pasqua.
La
Pasqua non è soltanto un evento, ma è uno stile di vita. Stiamo male,
malissimo: però è Pasqua: trionfa la vita, la speranza. La grande vittima
dell'umanità, Cristo, è risorto è vivo.
Le
nostre vittime, tra cui anche i martiri, sono più vivi che mai e noi, loro
eredi nella speranza, siamo chiamati a continuare, oggi, la loro presenza, la
loro testimonianza, con una vita impegnata e donata senza mezze misure alla
causa del Regno.
Mons.
Gerardi, per cui è in corso il processo, è uno di questi martiri che ci invita
a rischiare, oggi, la vita per il Regno. Il Regno di Dio, diceva, è sempre
rischioso.
Che
la Pasqua di questo primo anno di millennio, ci scuota dal nostro torpore, dal
nostro comodo, dalla nostra indifferenza.
Un
augurio e un saluto affettuoso a tutti, soprattutto alle persone più deboli:
bambini, anziani, malati.
Pasqua 2001 Don Piero Nota
DICEMBRE 2000
Città
del Guatemala, 11 dicembre 2000
Carissimi
Amici e Amiche
Grazie
per l'accoglienza che mi avete fatto in ottobre, accoglienza che esprime il
vostro affetto e l'interesse per i Poveri del Guatemala e quindi di tutto il
mondo.
Io
sto meglio, anche se la flebite continua a crearmi qualche problema, però spero
che tutto vada per il meglio.
Stiamo
lavorando sul progetto delle mense. Qui i tempi sono più lunghi che da voi, ci
vuole molta pazienza e non è facile organizzare la gente affinché si unisca e
si impegni comunitariamente. D’altronde per 36 anni, durante il conflitto
armato interno, sono stati sotto controllo, e con la paura, educati dal sistema
dei servizi segreti a diffidare gli uni degli altri, a fare la spia contro gli
stessi familiari: erano pagati e obbligati a denunciare persone; per l'esercito,
i Poveri erano tutti guerriglieri.
Di
lì tutto il faticoso impegno per ricostruire, con piccole iniziative, il
tessuto sociale umano completamente disgregato.
Si
tratta di rifare un popolo che abbia senso e identità di popolo, di persone
umane, di gente che si sente stimata e presa in considerazione, che si mette in
piedi per potere camminare.
Tuttavia
lavoriamo con gioia, con tanta speranza, anche se con molta fatica.
La
situazione economica e politica peggiora e si deteriora sempre più. C'è una
grande corruzione. Non c'è nella classe al potere nessun interesse per i
Poveri. La violenza è salita alle stelle, nonostante le promesse fatte durante
la campagna elettorale.
Il
neo-liberismo, il capestro del FMI (Fondo Mondiale di Investimento) e della
Banca Mondiale, sta sempre più escludendo la gente povera dal giro della
produzione, con grandi licenziamenti, una crescente disoccupazione (che è la più
alta di tutta l'America latina) e con la chiusura di molte imprese.
Quelli
che possono, sbarcano il lunario con lavoretti precari e di pura sopravvivenza.
La maggior parte soccombe per denutrizione.
Il
Natale per i Poveri ormai non ha niente a che fare con il consumismo, per cui
siamo sempre più stimolati a lavorare per le nuove mensa, per difendere almeno
i bambini.
E
di questo siamo molto grati a voi di Rivalta: adulti e scuole.
Molti,
purtroppo, si gettano nelle bande della violenza, nel narcotraffico, della
delinquenza più spietata e dei sequestri.
Comunque
qui sappiamo che la violenza e la delinquenza comune e politica sono in aumento
anche a livello mondiale e sono il frutto del sistema neo-liberista e in parte
della globalizzazione. Sono sistemi ingiusti e escludenti che producono miseria:
senza giustizia non c'è pace.
Che
senso può avere per noi, che viviamo in questa realtà, il giubileo? L'Incarnazione e la Nascita di Gesù?
Anzitutto
è importante sapere che non siamo soli, che Cristo si è solidarizzato con noi,
con i più Poveri, che oggi continua a nascere nei vari Sud del mondo
e nelle sacche di miseria. Anche oggi i Poveri sono dimenticati, esclusi
o rifiutati, quando non perseguitati. Gesù continua a nascere nelle nostre
popolazioni oppresse, affamate e crocefisse.
E'
in questi popoli, più che in altre parti, che Gesù è presente e continua a
camminare in questa storia.
Dio
sta sempre dalla parte delle vittime: Gesù continua la sua presenza e la sua
vita oggi nelle vittime del tutto il mondo e nelle maggioranze escluse.
Da
Gesù risorge la grande "speranza": se Dio, in Gesù Cristo, si è
inserito in questa storia, significa che, nonostante tutto ci sembri contrario
al Suo messaggio, questa storia (che è sempre storia sacra) non è assurda,
perché con la venuta di Gesù porta dentro la vittoria contro il male.
Da
quando Cristo è Risorto vale la pena sperare.
Di
fatto i Poveri sono coloro che pure in un mare di difficoltà e di lotte per la
sopravvivenza, sanno sperare e gioire sempre, sanno "sperare contro ogni
speranza".
La
loro speranza è Gesù Risorto, Gesù Bambino e tutti i martiri (soprattutto
quelli di oggi...e quanti sono!).
Dio in Gesù Cristo, la grande Vittima sulla Croce, si è solidarizzato con tutte le vittime dell'umanità.
Meditando
il Vangelo, penso che il Signore ci chiede sempre di più: che implichiamo la
nostra vita con i Poveri, e insieme, che cerchiamo di unirci Nord e Sud, come un
solo fronte, una unica causa: indignarci, denunciare e condannare pubblicamente
tutti i sistemi che producono vittime e morte: dal sistema militare, economico,
politico e anche ecclesiastico, quando è complice con grandi silenzi o non
prende pubbliche posizioni per il Vangelo, per Gesù Cristo, per la causa dei
Poveri. Bisogna rifiutare l'indifferenza e l'assenteismo che invade molta gente
del Nord.
I
Poveri non fanno più notizia: ci sentiamo, come popoli, sempre più soli ed
esclusi dal consorzio delle Nazioni.
Implicarci
con le situazioni della giustizia, contro l'ingiustizia, significa complicarci
la vita, non più stare tranquilli ed assumere le cause per cui lottano i più
Poveri del mondo.
Gesù
in Betlemme si è implicato con l'umanità, per questo si è complicato la vita
fino alla Croce, ma è risorto.
Vivere
il Natale è implicarci con Gesù per cambiare questa umanità.
L'augurio
che vi faccio per il Natale per l'inizio del nuovo millennio, è che implichiate
la vostra vita con Gesù Cristo, con i Poveri, con i Crocefissi della terra, per
la costruzione del regno di Dio.
Non
abbiate paura di lasciarvi complicare la vita quando è in gioco la solidarietà
con i più Poveri e gli esclusi.
Grazie
di tutto, specialmente ai bambini e alle bambine.
Buon
Natale! Buon Anno! Buon Millennio!
don Piero, Mario, Gladis, Alma, Pedrito, Evaluna e tutti i Poveri della Parrocchia.