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Il
silenzio del ministero aggrava la situazione dei precari Il
MIUR, nonostante il considerevole ritardo accumulato, non ha ancora emanato le
disposizioni per l’aggiornamento delle graduatorie permanenti del personale
docente! Solo
nelle prossime ore si riunirà l’ufficio di presidenza del CNPI per esaminare
una nuova proposta di modifica delle tabelle delle graduatorie permanenti, dando
così il via all’istruttoria propedeutica alla riapertura delle graduatorie
stesse, con dei tempi però che
rischiano di determinare gravi conseguenze per le scuole. Sono
infatti ampiamente scaduti tutti i termini possibili affinché le procedure di
rinnovo delle graduatorie siano compatibili con i tempi della scuola. Il
Ministero si prepara così a mettere le basi per un “nuovo”
avvio di anno scolastico turbolento e in affanno tra graduatorie da
completare, errori dovuti alla fretta, avvicendamenti di supplenti. E’ un
quadro ben diverso da quello che doveva conseguire alle scadenze introdotte con determinazione
manageriale con un Decreto Legge nel 2001: il 31 luglio per definire tutte le
operazioni di inizio anno scolastico. Evidentemente
non bastano gli atti di decisionismo, occorre avere attenzione ai diritti delle
persone e alle regole che governano l’amministrazione pubblica, altrimenti ci
si trova sommersi dai problemi a cui non si sa come rispondere. L’accorpamento
delle fasce della graduatoria permanente dei supplenti ha determinato conflitti
fra interessi diversi ed il Ministro, insieme ad alcuni parlamentari del centro
destra, ha promesso, a tutti, la soluzione dei loro problemi. Precari
storici, vincitori di concorso e diplomati SSIS sono diventati i contendenti su
cui si è scaricata ogni promessa di politici ed esponenti governativi,
scontando così la conseguenza delle decisioni del Ministro tendenti a favorire
i docenti delle scuole private accorpando la terza e la quarta fascia delle
graduatorie. E’
una grossa responsabilità quella di aver introdotto divisioni fra i vari gruppi
di precari: oltre ai danni al personale, si continua ad alimentare una diffusa
conflittualità con frequenti ricorsi in giudizio e conseguenze fortemente
negative sul clima che si determina nelle scuole. Oggi,
dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha riconosciuto la fondatezza delle
posizioni espresse dalla CGIL scuola, il Ministro deve correggere le
graduatorie. Non
solo: la Corte Costituzionale, in seguito all’accoglimento di un ricorso
presentato dalla CGIL scuola contro l’accorpamento delle fasce, dovrà
pronunciarsi in tempi non lunghi sulla costituzionalità di detto provvedimento. Una
serie di ordini del giorno, approvati in Parlamento impegnano il governo a
modifiche delle tabelle dei punteggi delle graduatorie permanenti e solo ora,
fuori tempo massimo, avremo, forse, la proposta del ministro in merito. Siamo
di fronte ad un quadro molto turbolento, originato esclusivamente dalle scelte
compiute da questo Ministero e da questo Governo, che dà la misura della
incapacità di governo del sistema scolastico e che ormai si tinge di ulteriore
preoccupazione. La
situazione è paradossale dopo che, la straordinaria riuscita dello sciopero
indetto per il 24 marzo da un arco molto ampio di forze sindacali, ha indicato
con chiarezza che sul precariato occorre imboccare un’altra strada a partire
dall’avvio delle immissioni in ruolo. La
CGIL scuola denuncia, con grande preoccupazione, l’inerzia del MIUR nel dar
soluzione ai problemi del precariato e richiama l’esigenza indilazionabile di
dare risposta ai diritti delle persone e favorire contemporaneamente la qualità
della scuola pubblica. In
assenza di risposte tempestive e soddisfacenti, la CGIL Scuola ritiene
indispensabile proseguire l’iniziativa unitaria di lotta e mobilitazione e
ricorrerà di nuovo alla magistratura. E’
evidente che non accetteremo mai che non si facciano immissioni in ruolo, che si
arrivi alle chiamate nominali dei precari da parte dei singoli istituti, che si
punti a modifiche legislative ulteriori che avrebbero come unico risultato
quello di aumentare la precarizzazione del lavoro. Roma,
1 aprile 2003 |
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