Tra gli incontri inevitabili e le attrazioni fatali si situa il rapporto che lega l'artista Alder alla natura. Gioco a rimpiattino con le istanze primordiali di questa , svelarsi di trucchi minerali, fascinazione di fibre lignee.
Il viaggio artistico si compie in fasi differenti.
Per primo l'infinitamente piccolo (molecola? monade?) si fa infinitamente grande. Il microscopio ha qui pari dignità del pennello. La chimica ne è il segreto. Il disegno architettonico dei fiocchi di neve raggiunge la sua essenza, l'ossido realmente semina cristallo e nickel, l'aminoacido diviene parete concreta, l'invisibile si tocca.
E' proprio attraverso il tatto si percorre la seconda fase che la natura ispira. Netti e vigorosi nella forma - seta in superficie - i tronchi impongono la loro storia: si fanno visitare dall'aria che li scava, evocano una goccia d'acqua creatrice che non cade mai allo stesso punto.
Ultima fase è il fossile, il segno animale (la zanna) che riemerge prepotente da un qualche passato terroso, curva audace, graffio nel cielo. Alla fine della ricerca l'oggetto è davanti a noi poichè perfettamente il cerchio ( curva/ cristallo/ monade/fibra/vuoto/pieno/aria) si chiude.
La natura offre o protegge, rivela oppure occulta: all'artista il compito di coglierla nell'attimo per consegnarla a colui che guarda .
Simona Cancellara