Introduzione
generale
alla poetica
di Luigi
Pirandello
12. Livello linguistico
Pirandello distingue:
¨ - uno stile di cose,
¨ - uno stile di
parole.
Importante è
lo stile di cose col quale si dà la preminenza
ai fatti e ai personaggi da rappresentare: le parole di per sé sono vuote, sono
come abiti appesi nel guardaroba che non hanno sostanza né importanza, se non
quando noi li abbiamo indossati. Sono fantasmi senza concretezza né realtà, che
acquistano un significato solo quando siamo noi a
darglielo.
Così scrive
l'autore in Uno nessuno centomila:
Io posso credere a tutto ciò che voi mi dite. Ci credo. Vi offro una sedia: sedete; e vediamo di metterci d'accordo.
Dopo una buona oretta di conversazione, ci siamo intesi perfettamente.
Domani mi venite con le mani in faccia, gridando:
- Ma come? Che avete inteso? Non mi avevate detto così e così?
Così e così, perfettamente. Ma il guajo è che voi, caro, non saprete mai, né io vi potrò mai comunicare come si traduca in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto di intenderci; non ci siamo intesi affatto.
L'impossibilità di trovare una parola che abbia per tutti il medesimo
significato insieme a una realtà che sia valida e uguale per tutti, senza
possibilità di incomprensioni presenti o future con il sopraggiungere della
riflessione, crea una situazione di solitudine e di incomunicabilità per cui
ogni personaggio è irrimediabilmente solo: la parola, come il gesto, diventa
priva di significato universale, perché ognuno le dà il suo
significato.
Di qui la
necessità di trovare e di mettere in atto uno stile di cose, in cui le
parole possano acquistare un più realistico ed oggettivo significato proprio
attraverso oggetti, sentimenti, pensieri facilmente riconoscibili da parte di
tutti.
Anche la creazione
del personaggio, come l'analisi dei fatti, non sfugge a questa regola. Il
comportamento dei personaggi, l'assurdità e il grottesco di certi avvenimenti,
dipendono dall'interpretazione che i personaggi hanno della realtà delle
cose.
Uno stile fatto di
cose significa:
¨ - rifiuto dei
tradizionali modelli espressivi retorici,
¨ - rifiuto del modello verista, secondo il quale dovevano
essere i fatti a presentarsi da sé, utilizzando un linguaggio che doveva essere
quello usato nella realtà dai protagonisti, a seconda della classe sociale cui
appartenevano (anche con forme dialettali, proverbi, ecc.).
Per far raggiungere con maggiore immediatezza al lettore la comprensione di certe situazioni, Pirandello accentua nella descrizione i lati grotteschi:
· di certe azioni, come
quella del personaggio de La carriola che nel chiuso del suo studio fa
camminare il suo cane sulle zampe anteriori sollevandogli quelle posteriori:
facendogli fare la carriola,
· di
certe situazioni (come quella di Belluca ne Il treno ha fischiato, che
vive con due cieche, due figlie vedove con sette figli scatenati in una casa
troppo angusta per l'eccessivo numero degli occupanti),
· di certi personaggi, che si impongono con la loro bruttezza
quasi bestiale, come Matteo Falcone del romanzo L'esclusa.
È un grottesco
che richiama alla memoria una certa forma di verismo, con la differenza che
mentre nel verismo si mettevano in evidenza gli aspetti esteriori, che avrebbero
potuto essere migliori in presenza di una migliore condizione sociale, nella
quale sparisce qualsiasi forma di bestialità, Pirandello mette in evidenza gli
aspetti interiori e le tragiche conseguenze derivate dalle piccole
cause.
Proprio attraverso la
parola i personaggi cercano di uscire dal doloroso isolamento nel quale sono
costretti dall'impossibilità di capire e capirsi. Per questo il dialogo
diventa la forma espressiva più importante, ponendo in secondo piano la forma
descrittiva e rappresentativa, anche se si svolge con molte difficoltà, sia
perché, come abbiamo visto, alle parole ciascuno dà un suo significato, sia
perché nel dialogo ognuno cerca di nascondere i moti più nascosti del
proprio animo, le sensazioni che non si ha il coraggio di confessare nemmeno a
se stessi.
Attraverso il
dialogo i personaggi possono analizzare se stessi e capire gli altri,
anche se questo porta a soluzioni non sempre accettabili e a capire situazioni
intime che sarebbe stato meglio non
capire.
In molte novelle
prevale una sorta di monologo del personaggio, che espone le sue idee con
un linguaggio discorsivo che monopolizza l'attenzione generale, cercando
di coinvolgere anche il pubblico, e quindi i lettori, ai quali si rivolge
direttamente, senza, però, aprire con essi un vero
dialogo.
Per evitare che i
personaggi cadano nel vicolo cieco dell'incomunicabilità, Pirandello inventa
tecnicamente la figura del personaggio al di fuori dell'azione che
introduce la riflessione e crea un contatto tra i
personaggi e i lettori, tra gli attori e il pubblico spettatore, per far
diventare tutti partecipi e protagonisti dello stesso dramma, in quanto tutti
vivono la stessa situazione di solitudine.
La
riflessione serve al personaggio-fuori-azione, che spesso è lo
stesso Pirandello, a mettere a nudo le contraddizioni del mondo nel quale vivono
i protagonisti dell'azione e quella condizione di solitudine che è già dentro il
mondo moderno, fatto di macchine, che porta a un vivere falsato nella sua
naturalità e genera nell'uomo un senso d'angoscia irrisolvibile perché lo
circoscrive
nell'alienazione.
Ma
proprio in quel contatto. il
Pirandello--personaggio--fuori--azione scopre l'ennesima e più profonda
delusione: il dialogo come atto di parola è solo una forma di
confessione che resta circoscritta al personaggio senza diventare universale ed
oggettiva e una forma di espiazione dei propri
errori.
I drammi si compiono
parlandone (da questo, insieme a venature di caratteri filosofeggiante, l'accusa
di pirandellismo), ma tutto tornerà ad essere sepolto nella coscienza di ognuno
e nella condizione di solitudine esistenziale alla quale nessuno può né sa
trovare una soluzione. E lo stesso Pirandello nella sua arte non sa trovare un
carattere di compiutezza per l'uomo del Novecento e non tenta una sua qualche
riabilitazione, ma lo lascia immerso nei tanti problemi e nelle tante illusioni
che con sempre maggior forza si scontrano con la realtà esterna. In questa
incompiutezza troviamo le due guerre mondiali, lo scontro EST-OVEST, il
capitalismo borghese contro il comunismo capitalista di stato, l’individualismo
contro il collettivismo e, infine, la perpetuazione della società universale
nella quale gli oppressori (ricchi, potenti) stanno sempre da una parte e gli
oppressi (poveri, deboli) stanno sempre dall'altra.
13. l'arte umoristica
Dopo aver spiegato il procedimento dell'arte umoristica nelle sue componenti (avvertimento del contrario vs aspetto comico ---> riso, e sentimento del contrario vs aspetto drammatico ---> dolore), vediamo di capire meglio l'intimo processo dell'arte umoristica, cioè la tecnica con cui Pirandello affronta e descrive realtà e peronaggi, citando dal Saggio su l'umorismo:
... L'arte, come tutte le costruzioni ideali o illusorie, tende a fissar la vita: la fissa in un momento o in varii momenti determinati: la statua in un gesto, il paesaggio in un aspetto temporaneo, immutabile...
L'arte in genere astrae e concentra, coglie cioè e rappresenta così degli individui come delle cose, l'idealità essenziale e caratteristica. Ora pare all'umorista che tutto ciò semplifichi troppo la natura e tenda a rendere troppo ragionevole o almeno troppo coerente la vita. Gli pare che delle cause, delle cause vere che muovono spesso questa povera anima umana agli atti più inconsulti, assolutamente imprevedibili, l'arte in genere non tenga quel conto che secondo lui dovrebbe. Per l'umorista le cause, nella vita, non sono mai così logiche, così ordinate, come nelle nostre comuni opere d'arte, in cui tutto è, in fondo, combinato, congegnato, ordinato ai fini che lo scrittore si è proposto.
L'arte di
Pirandello non rispecchia la 'realtà' così come comunemente è intesa, ma va alla
ricerca delle piccole cause che generano conseguenze imprevedibili e sono troppo
spesso ritenute insignificanti. Sono le piccole cause che fanno cadere le
illusioni in cui culliamo le nostre certezze e fanno crollare le forme fittizie
che ci siamo creati.
Pirandello raccoglie i casi comuni della vita, che diventano particolari per le
cause vere che li generano e che non sempre gli uomini riescono a cogliere e a
sentire. Le azioni sono messe in rilievo da un fondo di vicende ordinarie e
comuni che però si trovano in contraddizione con gli aspetti ideali della vita,
che, non potendosi realizzare nella realtà quotidiana, costringono gli uomini a
commettere fatti contrari a quelle azioni ideali così ben costruite nella logica
e nelle illusioni.
E le
azioni non sono descritte nella loro globalità, ma nei particolari contrasti e
nelle contraddizioni quotidiane che mutano di momento in momento senza una
logica apparente, spesso in opposizione con la logica tanto vantata da tutti ma
troppo spesso irrealizzabile.