La nuova legge sull'Editoria del 7 marzo 2001 dispone che,
se un sito Internet fa informazione periodica, questo debba
essere registrato presso il Tribunale ed avere un giornalista
professionista come direttore responsabile: basta questo per
dire come questa legge intenda cambiare radicalmente il clima
e lo spirito della Rete.
Guardando le cose con un certo realismo, non crediamo che
in questo Paese, dove la giustizia civile è paralizzata dalla
cronica assenza di risorse e di organizzazione, verranno aperti
procedimenti a carico di tutti gli utilizzatori del web che
aggiornano periodicamente i loro siti, per il solo fatto di
non essere registrati.
Non pensiamo nemmeno che saremo noi le prime ad essere colpite
da "casuali" controlli, visto che esistono pezzi di movimento
e organizzazioni assai più scomode, (pensiamo, per esempio,
al movimento antiglobalizzazione, il cosiddetto "popolo di
Seattle").
Oltretutto la legge sembrerebbe facilmente aggirabile se,
come sostiene Interlex (http://www.interlex.it/),
è sufficiente evitare accuratamente di uscire con periodicità
regolare per non incorrere nelle sanzioni previste.
Ci pare gravissimo, tuttavia, che alla vigilia di queste
elezioni si sia tentato di confezionare uno strumento legislativo
in grado di limitare la nostra libertà di espressione, che
sembra fatto apposta per essere utilizzato come arma di ritorsione
e di controllo nei confronti di soggetti ritenuti scomodi.
Il segnale, insomma, è preoccupante, al di là dell'applicabilità
o meno di questa legge, che consideriamo comunque inaccettabile,
e che può preludere a nuovi attacchi alla libertà di espressione.
Aderiamo quindi alla petizione promossa da Punto Informatico
e invitiamo tutti a fare altrettanto, all'indirizzo http://punto-informatico.it/petizione.asp
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