Maurizio Baruffi, consigliere comunale dei Verdi, risponde a Michele Perini, Presidente di Assolombarda, autore di un articolo sulla Stazione Centrale pubblicato sul Corriere della Sera del 7/5/03

 

Ho letto l’articolo di Michele Perini, presidente di Assolombarda, sul progetto di trasformazione della Stazione Centrale e non sono assolutamente d’accordo con il suo contenuto.

L’elogio della Milano come centro della “politica del fare” e della “cultura del nuovo” è del tutto fuori luogo.

Milano, al contrario delle altre città d’Italia, ha mantenuto ben poco della sua storia; a parte i monumenti principali ben poco si è conservato: si pensi alla copertura dei bellissimi navigli e canali che ha trasformato Milano da splendida città sull’acqua a grigia metropoli piena di asfalto ed automobili, agli sventramenti del centro storico fatti a più riprese dall’ottocento ad oggi, demolendo anche edifici salvati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, alla racchetta e all’asse attrezzato che per favorire la circolazione hanno tentato di demolire ulteriori edifici.

Si arriva agli scempi più recenti perpetrati sugli edifici grazie alla folle legge regionale 22/99, che consente di sopralzare i tetti senza autorizzazioni della commissione edilizia; il Comune ha cercato di mettere un argine a questa legge, almeno per il centro storico, con un emendamento presentato dai Verdi ma ad esso si è opposta l’Associazione della Proprietà Edilizia con un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore, organo di Confindustria, a difesa dei suo interessi speculativi.

Non si è neanche riusciti a salvare i bellissimi bagni liberty del Diurno Cobianchi in Piazza Duomo, che un intervento del Comune sta trasformando in internet point, facendo felici gli antiquari che fanno incetta di sanitari dell’epoca.

Per non parlare della Scala, in cui il Sindaco si rifiuta di far vedere ai Milanesi con una struttura provvisoria quale sarà l’impatto dei nuovi volumi progettati dall’arch. Botta dalle strade circostanti.

Per fortuna non tutti i Milanesi la pensano come Perini e l’Assolombarda e cercano di difendere tenacemente quel poco che si è finora conservato. Cito Italia Nostra e il FAI, le organizzazioni ambientaliste, le associazioni di quartiere, singoli milanesi, che si appellano alla Sovrintendenza ai Beni Architettonici e alla Commissione Edilizia perché pongano un argine alla distruttiva “politica del fare”, che punta solo a fare soldi ma non rispetta il retaggio storico della città. Numerose sono le lettere di sostegno che mi sono pervenute, ad esempio, per il blocco ai sopralzi dei tetti, chiedendo di estenderlo a tutta la città ed alla Lombardia.

Veniamo ora al progetto della Stazione Centrale, in cui Perini pare difendere gli interessi dei soci privati di Grandi Stazioni e delle imprese che si preparano a concorrere ad un mega-appalto da 293 milioni di euro, per il 60% pubblici.

Il progetto è stato duramente contestato al dibattito presso l’Ordine degli Architetti e l’unica voce a sua difesa si è levata dall’ing. Perini, che ha preso a male parole chi lo criticava in modo dettagliato.

L’obiettivo del progettista arch. Tamino è stato quello di aumentare al massimo le superfici commerciali delle 13 grandi stazioni italiane per far tornare i conti di Grandi Stazioni, che è stata valutata 1000 miliardi di vecchie lire da Eurostazioni, la cordata di Pirelli, Benetton, Caltagirone e Ferrovie Francesi che ha acquistato nel 2000 il 40 % della società.

Per rendere appetibile la privatizzazione Grandi Stazioni ha presentato ai privati un programma di investimento che prevedeva a Milano il raddoppio delle superfici commerciali, senza tenere conto del vincolo monumentale. Il progetto preliminare presentato in Sovrintendenza nell’agosto 2001 prevedeva la chiusura della Galleria delle Carrozze con vetrate e la creazione di due livelli di soppalchi, come pure di balconate nel Salone Biglietterie. Era ovvio che la monumentale Galleria sarebbe stata trasformata in un grande magazzino.

Grazie alle pressioni di Italia Nostra, di docenti della Facoltà di Architettura e di studiosi di storia dell’Architettura sulla Sovrintendenza, si è ottenuto che questi obbrobri venissero eliminati nel progetto definitivo. Rimangono tuttavia soppalchi nelle sale laterali al piano terreno e nelle quattro grandi sale al piano dei binari all’altezza di 3 metri che rovinano la monumentalità degli ambienti e a cui la Sovrintendenza si oppone, come pure fori giganteschi nella Galleria di testa e Galleria delle Carrozze per nuove rampe mobili, balconate sui treni con scale a chiocciola, tettoie esterne che sono incompatibili con il progetto di Ulisse Stacchini.

Se almeno questi interventi migliorassero la funzionalità della stazione e la comodità di accesso ai treni. Neanche per sogno ! Il posteggio dei taxi viene spostato all’esterno, i percorsi dal metro e taxi sono raddoppiati, le scale mobili dirette dal piano terra a quello dei binari eliminate e sostituite con lunghissimi tapis roulants, gli sportelli della biglietteria diminuiti, le sale d’attesa dimezzate, solo per far passare 120 milioni di passeggeri all’anno davanti alle vetrine degli spazi commerciali, che raddoppiano di superficie.

Alcuni a autorevoli critici hanno chiamato la nuova stazione “autogrill”, altri “supermarket stazione centrale”.

E per le imprese che concorreranno all’appalto si aprono enormi difficoltà. Il CIPE, utilizzando per la prima volta la Legge Obiettivo per scavalcare i pareri dei vari enti, ha approvato il progetto definitivo con prescrizioni, ma senza modificare le tavole. Ciò vuol dire che le imprese dovranno stimare l’entità dei lavori sulla base di tavole che dicono una cosa e prescrizioni che dicono tutt’altro e sono piuttosto vaghe.

Il general contractor che vincerà la gara dovrà stendere un progetto esecutivo che dovrà rispettare tutte le prescrizioni e ottenere l’approvazione di Sovrintendenza e Regione Lombardia. Ci vorrà sicuramente un nuovo progettista e cosa faranno le imprese che hanno perso la gara ? Non assomiglia tutto questo stranamente a ciò che sta succedendo con la Scala, con le cause in corso ?

Ecco a  cosa porta la “politica del fare”. Si tengono nascosti i progetti, si ignorano le critiche, si irritano gli oppositori, e alla fine si rovina la città o tutto si ferma.

La Stazione Centrale di Milano è stata definita una delle più belle o la più bella stazione del mondo. A New York Grand Central Station è stata restaurata nei minimi dettagli, a Firenze la Sovrintendenza è intervenuta anche sulla segnaletica della stazione per salvare i vecchi cartelli.

A Milano invece tutto si può fare, da “capitale europea” con la “cultura del nuovo”. Ed i critici vengono zittiti. Ma Assolombarda non è onnipotente e se semina vento otterrà tempesta.

 

Maurizio Baruffi

Consigliere Comunale dei Verdi