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 Le leggende

Il mito pagano narra che Ercole inseguì i giganti Leuterni per tutta la costa della Japigia, trucidandoli con la sua possente clava; dai corpi disfatti dei mostri scaturirono le attuali sorgenti solfuree ubicate in quattro grotte: la "Fetida", che prende il nome dall'intenso odore che tramanda la decomposizione del gas idrogeno solfurato; la "Solfurea" o grotta di "Santa Cesaria" così chiamata dal nome della vergine attorno al XV secolo; la "Gattulla", che guardata dal mare sembra, appunto, una gatta in agguato ed infine la "Solfatara" la cui denominazione è da attribuire al rumore, simile ad uno sfiato, prodotto, in presenza di mare mosso, da un buco -detto marmitta dei giganti- situato sulla volta.

La leggenda popolare cristiana, invece, tramanda che Cisaria, fatta segno dal genitore a voglie incestuose, si rifugiò in una grotta e questi fu arso da vampe di zolfo. Il monte, intanto, si era aperto per inghiottire e salvare la giovane ("aprite munte e gnutti Cisaria" recita la tradizione orale). Le acque, quindi, per merito di Cisaria che vi aveva trasfuso la sua purezza e santità, divennero meta di sofferenti, provenienti da paesi lontani.

Ancora oggi chi arriva alla località balneo-termale è invaso dal caratteristico odore d'idrogeno solforato che emana dalle acque del suo mare ricco di proprietà terapeutiche e conosciute sin dal tempo di Aristotele e Strabone.


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