PREMESSA

 

 

Le Comunità Montane sono state istituite con la Legge 3.12.1971 n.1102 per concorrere alla eliminazione degli squilibri di natura sociale ed economica tra le zone montane e il resto del territorio nazionale, alla difesa del suolo e alla protezione della natura.

La realizzazione degli interventi di competenza è previsto avvenga attraverso la predisposizione di un piano di sviluppo socio-economico che fissi gli obiettivi in relazione anche alle risorse disponibili. L’approvazione della Legge 142/90, relativa al nuovo ordinamento delle autonomie locali, con gli articoli 28 e 29 ha ridefinito la natura, il ruolo e le funzioni delle Comunità Montane, riconoscendo alle stesse la qualifica di ente locale e rinviando alle leggi regionali le norme sull’istituzione e il funzionamento, confermando altresì le funzioni programmatorie del piano di sviluppo.

In particolare l’interesse per il rilancio delle comunità nasce dalla necessità di istituire un regime particolare d’aiuti a favore delle zone agricole povere, indicate con il termine “svantaggiate”, intendendo come tali quelle aree in cui le condizioni di lavoro fossero difficili, a causa del clima sfavorevole, delle scadenti qualità del suolo e delle notevoli pendenze del terreno.

Appartengono sicuramente a questa categoria quei territori di montagna e di collina, ove le condizioni di lavoro particolarmente pesanti e l’incertezza dei redditi ha prodotto, in anni recenti, un forte esodo della popolazione, soprattutto di quella giovanile, verso la città e verso occupazioni più remunerative e sicure.

L’abbandono delle terre è stato un fenomeno che ha colpito la maggior parte dei territori montani e collinari ad economia prevalentemente agricola e che ha via via assunto proporzioni rilevanti.

La forte diminuzione della presenza umana e l’invecchiamento della popolazione hanno determinato effetti negativi oltre che sull’economia locale, anche e ancor più sotto l’aspetto sociale e culturale. Si è andata, infatti, perdendo buona parte dell’identità e delle peculiarità del mondo contadino. Si sono affievolite le sue tradizioni e la sua cultura; si sono perse le voci e i silenzi di un tempo. Si è rotta la naturale intesa tra l’uomo e il suo ambiente, che aveva radici lontane e consolidate.

Non solo, ma venendo meno la “presenza umana” e la quotidiana cura del territorio, questo è diventato sempre più fragile ed è stato sempre più pesantemente aggredito dal degrado fisico-ambientale, segnato dallo sviluppo disordinato della vegetazione, dall’azione erosiva dei torrenti, dalle frane, dagli smottamenti, dai movimenti lenti del suolo verso valle, dai problemi idrogeologici.

Ad aggravare lo stato dei luoghi è stato la dirompente alluvione verificatosi nel settembre-ottobre 2000 che ha sconvolto e devastato una moltitudine di opere che l’uomo con gran fatica aveva realizzato al fine di preservare la natura, certamente non per contrastarla bensì per assecondarla.

Avendo ora la Regione Calabria recepito, anche se con notevole ritardo, le direttive della CEE, buona parte delle nostre colline, penalizzate dalle notevoli pendenze del terreno e dai conseguenti problemi di instabilità geomorfologica, hanno la possibilità di

 

entrare a far parte di un’attività progettuale che trova conforto all’interno del “Piano di Bacino”, e quindi a  concorrere ai benefici previsti dalle diverse leggi di settore.

L’estensione dei confini della Comunità Montana alle zone marine  denota un ulteriore vantaggio derivante  della possibilità di avere un portale aperto verso lo Jonio e quindi dell’intero Mediterraneo che da sempre ha rappresentato la più antica e principale via di scambio culturale e sociale.

Oggi più che mai è necessario che a livello di pubbliche Amministrazioni siano programmati piani d’intervento di forte impegno e siano previsti adeguati finanziamenti volti sia alla difesa di questo territorio, sia al rilancio della sua economia. Infatti, non è più sufficiente operare solo nella direzione della difesa del territorio fisico e del mondo agricolo in generale, occorre definire sicure prospettive di sviluppo per l’economia di questi ambienti: operando con idee ed energie nuove, valorizzando il notevole patrimonio culturale, stimolando le capacità delle aziende, sfruttando al meglio la potenzialità dei suoli, creando moderne infrastrutture, intese come ricerca e partecipazione dei turisti alle variegate risorse, materiali e spirituali, che il mondo contadino e le zone costiere sono ancora in grado di offrire lungo la  fascia dell’alto Jonio-reggino e del suo entroterra.

Tutto questo affinché una gran ricchezza ambientale, sociale e culturale non vada irrimediabilmente perduta.

 

Il Piano di sviluppo socio–economico è lo strumento di base che definisce gli obiettivi e le azioni che la Comunità Montana metterà in atto nell’arco di cinque anni.

 

E` lo strumento di base per la programmazione della Comunità Montana, alla luce delle norme vigenti, si articola, sinteticamente, nei seguenti livelli:

-        il Piano di sviluppo socio – economico, che individua – motivandole – le linee operative fondamentali, frutto di un’analisi della realtà territoriale e socio–economica locale e della conseguente definizione di un sistema di obiettivi e di azioni che consentano il consolidamento dei punti di forza e l’attenuazione degli (o di alcuni) elementi di debolezza;

-        progetti specifici di settore che la Comunità Montana intenderà predisporre per approfondire argomenti complessi e particolarmente rilevanti;

-        il Programma annuale operativo, che di anno in anno e per la durata del piano, stralcia dal contesto generale del Piano di sviluppo stesso gli interventi da realizzare nell’anno cui il programma operativo si riferisce. Il Programma annuale operativo determina i contenuti di dettaglio delle operazioni da realizzare, definisce i costi, individua gli strumenti da attivare per sostenere gli investimenti necessari;

 

-        destinazione d’uso del territorio mediante supporto cartaceo, che permette di visualizzare  le indicazioni del Piano di sviluppo socio–economico e i progetti di settore; è la base per una programmazione urbanistica coerente con le scelte e gli orientamenti della Comunità Montana.

 

 

 

Il Piano di sviluppo socio–economico è, dunque, quel  documento di indirizzi programmatici, concernente sia il metodo di lavoro che la Comunità Montana Stilaro - Allaro dispiegherà nell’arco dei prossimi anni sia le linee di azione che verranno poste in atto e ulteriormente definite, il tutto in un realistico processo temporale coniugato da momenti di verifica e di approfondimento.


 LA  PROGRAMMAZIONE

( Flow - Chart )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Il Piano di sviluppo deve ricercare un giusto equilibrio tra due tendenze tra loro contrapposte:

·        quella di un’impostazione piramidale della programmazione tesa a definire lo sviluppo locale in ogni dettaglio;

·        quella di un’operatività legata all’episodica disponibilità di risorse pubbliche, priva di un riferimento generale.

La prima tendenza contrasta con la dinamica, positiva o negativa, del contesto socio-economico di riferimento; la seconda origina interventi scoordinati, che possono risultare scarsamente efficaci. Nella sua articolazione metodologica e di contenuto il Piano di sviluppo socio-economico si configura come un programma integrato pluriennale da cui derivano annualmente ,attraverso i Programmi annuali , progetti di dettaglio.

Il Piano non è un disegno di sviluppo teorico che spazia a tutto campo sui problemi e sulle necessità del territorio e della collettività locale, ma un progetto di sviluppo possibile, commisurato alle risorse umane ed a quelle finanziarie probabili ed alle competenze istituzionali della Comunità Montana Stilaro-Allaro.

Il Piano di sviluppo, quindi,  pone in evidenza i problemi fondamentali da affrontare e le azioni da attivare per risolverli in tutto o in parte, operando scelte di priorità, a livello di aree e di temi, su cui concentrare l’attività della Comunità Montana nell’immediato futuro.

Il Piano di sviluppo della Comunità Montana Stilaro-Allaro si articola secondo i seguenti punti fondamentali:

·        Analisi Socio-Economica del territorio attraverso una dettagliata indagine statistica

·        Caratterizzazione dei principali punti di forza e debolezza;

·        Individuazione programmatica  di un sistema di obiettivi;

·        individuazione delle azioni da attuare per il raggiungimento degli obiettivi;

·        definizione di alcune iniziative di sostegno alla attuazione delle azioni;

 

ed affronta argomenti pertinenti alle sotto elencate linnee di intervento:

 

-        la struttura economica interlacciata alle potenzialità agricole e  turistiche;

-        la cultura come elemento di identità sociale e fattore di sviluppo;

-        i servizi che la Comunità Montana potrebbe sviluppare insieme ai Comuni.

 

Da quanto sopra esposto si evince che il piano non va visto come:

 

·      risposta a tutti i fabbisogni, tantomeno le risorse umane e le disponibilità economiche potranno, in cinque anni, far fronte a tutte le emergenze: è necessario, quindi, finalizzare gli interventi prioritari.

 

 

·      somma dei numerosi e pur comprensibili bisogni dei Comuni. La programmazione della Comunità Montana va intesa non come sommatoria di proposte di singoli Comuni: occorre trovare una sinergia tra istituzioni, senza eccedere o cedere a campanilismi.

·      documento predisposto per un formale rispetto ad un obbligo di legge, ora sempre più rimarcato per l’accesso ad alcuni canali di finanziamento.

·      “libro dei sogni da custodire in un cassetto” composto da un “elenco di lagnanze” sul collasso progressivo e visivo della comunità. Occorre certo tenere conto della gravità delle situazioni, è necessario anche mettere davanti all’agire quotidiano obiettivi ambiziosi ma nel contempo è altrettanto rilevante sviluppare azioni concretamente realizzabili, commisurate inevitabilmente sui limiti e sulle potenzialità di chi vive ed opera nella Comunità Montana.

·      costruzione esclusivamente tecnica. Occorre una convinta partecipazione degli amministratori locali.

 

bensì,  quale:

 

·      momento di riflessione e di concertazione al fine di individuare in maniera chiara le decisioni strategiche per il futuro.

·      strumento attraverso il quale vengono operate scelte di priorità al fine di perseguire obiettivi realistici e credibili (le risorse umane e finanziarie sono limitate e quindi non consentono la risoluzione di tutti i problemi). Un limitato numero di priorità, purché chiare e motivate, aumenta il potere di contrattazione nei confronti degli enti finanziatori.

·      strumento di relazioni istituzionali attraverso il quale la Comunità Montana definisce il suo ruolo, comunica e difende nei confronti di altre amministrazioni le proprie decisioni e le proprie priorità al fine di ottenere il necessario consenso ed i necessari finanziamenti.

·      documento che fissa indirizzi da cui devono derivare le “scelte quotidiane”.

·      programma di lavoro da tenere “sotto controllo” per mantenere le azioni che lo costituiscono costantemente adeguate alla realtà locale, che inevitabilmente si modifica nel tempo e va sottoposto  a periodiche verifiche ed aggiornamenti.

 

 


 

 

capitolo i:       STATO DELLE CONOSCENZe

 

 

 

1 . IL TERRITORIO

 

1.1              LA STRUTTURA TERRITORIALE

I Caratteri Generali della Struttura Territoriale

L’area territoriale sulla quale opera la Comunità Montana comprende i territori dei seguenti Comuni: Bivongi, Caulonia, Pazzano, Placanica, Roccella Jonica, Stilo. La superficie dell’area sulla quale si intende realizzare il Piano di Sviluppo è di 286,5 Kmq, per un numero di abitanti, sulla base di dati ISTAT del 1999, pari a  22104.

L’area si trova ubicata lungo la fascia territoriale dell’alto jonio-reggino, compresa tra il mare e la dorsale delle Serre catanzaresi, nel senso Nord-Sud si estende dal fiume Assi al Comune di Roccella Jonica, comprendendo così porzioni di territorio rivierasco,  pedemontano e montano.

La conformazione morfologica del territorio, tipica del versante jonico, si caratterizza per una esigua fascia pianeggiante costiera, con altitudine compresa tra 0 e 200 m. slm., una fascia retrostante collinare ampia 10 - 15 Km., caratterizzata da pendenze fortemente variabili e da una zona montana, i cui limiti morfologici vengono posti mediamente attorno ai 650 m. slm., costituita da parte del massiccio delle Serre, culminante nei 1423 m. slm. col Monte Pecoraro. Una sequenza di corsi d'acqua (Assi, Stilaro, Ellera, Riace, Precariti, Allaro, Amusa e Barruca) a carattere prevalentemente stagionale torrentizio scandisce marcatamente il territorio con i propri tracciati sub paralleli in direzione dello Jonio.

L’area è posta sul versante sud-orientale del massiccio delle Serre ed in parte sulle propaggini montuose che si diramano dal medesimo massiccio verso il mare Jonio. Da segnalare fra i rilievi, nel limite ovest Monte Gremi (1.241 m. slm.) ed il crinale che da esso discende verso Roccella Jonica e Caulonia con le asperità di Monte Mignuso e Monte S. Andrea. A nord un’ampia area al di sopra dei 1.000 m. è caratterizzata da rilievi notevoli come Pietra del Caricatore (1.415), Pietra del Boaro (1.280), Colle dei Pecorari (1.318), Monte San Pietro (1.124), Monte Cucolia (1.129).

Gli insediamenti rispecchiano l’orografia del territorio e sono dislocati in parte sulla fascia costiera, altri nella media vallata dell’Allaro e del Precariti a circa 10 km dal litorale, altri ancora alle pendici del Monte Consolino nella vallata dello Stilaro. La contemporanea presenza di zone interne e zone rivierasche costituisce, infatti,  l'elemento contrastante della struttura territoriale anche per quanto riguarda la composizione degli insediamenti abitativi. Alle zone interne che conservano ancora un ambiente ed  una  cultura  intatta   si   contrappongono   i  centri  del  litorale  dove  si  è sviluppata un’attività edilizia, soprattutto residenziale, che ha diluito l’originaria conformazione del territorio.

Oltre agli insediamenti principali, coincidenti con i centri abitati dei comuni, il territorio presenta un numero notevole di insediamenti consistenti distribuiti in modo abbastanza uniforme, in prossimità delle aree di particolare vocazione agricola e boschiva.

Il sistema insediativo e relazionale è fortemente condizionato dai caratteri fisici dell’ambiente naturale. I Comuni presenti nell’area, tutti appartenenti alla provincia di Reggio Calabria sono così localizzati sul territorio :

- BIVONGI - sorge a Km 15 dalla statale 106 Ionica, è adagiato sulla sponda destra del torrente Stilaro; 

- CAULONIA - Comprende sia il centro storico, ubicato su di una collina, sia decine di frazioni sparse su tutto il territorio comunale che è di 100.70 ettari. La frazione. più grande e significativa è Caulonia Marina ed è posta nelle immediate vicinanze del Mar Jonio;

- PAZZANO  sorge sulle pendici orientali delle Serre a 16, 5 Km dalla SS106;

- PLACANICA è localizzato su un costone allungato sopra la fiumara del Precariti a 10 Km dalla SS 106;

- ROCCELLA  JONICA - moderna cittadina localizzata lungo la SS 106;

- STILO - si trova all’estremità Nord della provincia di Reggio Calabria a Km 14 dalla SS 106.

Sulla fascia costiera sono insediati i centri maggiori, Roccella Jonica e Caulonia. I Comuni di Bivongi, Pazzano e Stilo sono collocati nella media vallata dello Stilaro, alquanto ravvicinati tra di loro, sulle pendici dei Monti Consolino e Stella.

I centri abitati dell'area sono distribuiti su una fascia di altitudine che va dai 4 m slm. di Roccella Jonica ai 410 m slm. di Pazzano. Nelle tabella successiva è riportata questa  distribuzione.

I centri abitati che costituiscono le marine, nella direzione da sud a nord sono i seguenti: Roccella Jonica, Caulonia, Stilo (per una striscia piccolissima di territorio).

 

 

Centri Abitati

Altitudine

 

Centri Abitati

Altitudine

 

Bivongi

270 m

Placanica

290 m

Caulonia

298 m

Roccella Jonica

5 m

Pazzano

410 m

Stilo

400 m

 

Il paesaggio si presenta abbastanza omogeneo: brullo e selvaggio, caratterizzato da una zona collinare argillosa, in prossimità della costa, di grande suggestione paesaggistica e, soprattutto, in gran parte preservata da fenomeni di abusivismo edilizio.

L'area è attraversata da alcuni corsi d’acqua, le fiumare, che sono i torrenti dell'area, secchi per gran parte dell'anno. Il loro corso va da ovest verso est ed è molto breve. Le cinque grandi fiumare della zona sono il Torbido, l’Amusa, il Precariti, l’Allaro e lo Stilaro.  Le “fiumare”, quasi sempre asciutte, hanno determinato un “modello insediativo a pettine” connesso al binomio valli-fiumare. Infatti molte frazioni dei vari comuni sorgono proprio a ridosso di questi bacini idrografici e le vie di comunicazione stradali costeggiano in posizione parallela i loro alvei. Le acque delle fiumare sono utilizzate per scopi irrigui dal Consorzio di Bonifica di Caulonia. Esse hanno avuto storicamente una grossa importanza nella vita delle comunità locali: sono state un agente separatore tra i diversi comuni, ognuno visibile dall'altro ma separato dalla valle creata dalla fiumara, per alcuni periodi dell'anno impraticabile per l'acqua; le fiumare, inoltre, hanno costituito anche un polo di attrazione per numerose attività economiche.

La presenza del mare Jonio e le caratteristiche climatiche e meteorologiche rendono la zona di grande interesse naturalistico e turistico. Infatti, le temperature sono assimilabili a quelle mediterranee, miti nella stagione invernale e fresche in estate per via dei venti costanti. L'andamento generale della piovosità è ben definito, con un massimo autunnale che si prolunga nell'inverno e qualche caso di ripresa primaverile, a queste fa seguito una stagione maggiormente arida da aprile a settembre con precipitazioni quasi assenti nei mesi da giugno ad agosto. Cambiano con la quota le quantità complessive di pioggia, che aumentano uniformemente dai 700 mm./anno della costa ai 1.500 e più delle zone al di sopra dei 1.000 m. slm. La temperatura media va da 11.4°, a 28.5°, valore raggiunto nel periodo luglio settembre.

La vegetazione è abbastanza eterogenea. I quasi 20.000 ha di superficie montana si estendono dalla parte terminale dello Stilaro, al livello del mare, fino alle quote più alte. Come in gran parte dei boschi ionici calabresi, anche in questa zona si è verificata una intensa opera di modellamento e di sfruttamento a carattere antropico. Il 57% del territorio montano è ricoperto da formazioni boschive, le specie più diffuse sono la quercia ed il faggio, con la prevalenza delle fustaie (56%) rispetto ai cedui (44%). In particolare va segnalata la grande bellezza e la sostanziale integrità del Bosco di Stilo, estesa faggeta a contatto con la zona delle Serre. Notevoli estensioni sono ricoperte da colture agrarie arboree, come gli agrumeti nella zona bassa, gli uliveti nella fascia collinare, i vigneti, i frutteti ed i castagneti da frutto.

 

 

1.2 IL TERRITORIO E I SUOI ABITANTI

 

La Distribuzione degli Abitanti sul Territorio

 

Sulla fascia costiera sono insediati i centri maggiori, Roccella Jonica e Caulonia, tendenti ad ulteriori consolidamenti ed incrementi demografici. I centri interni al contrario presentano saldi naturali e migratori della popolazione negativi, stasi economica e dipendenza funzionale dai centri litoranei.

Nel 1999 risultano residenti nell’area di riferimento 22104 abitanti di cui l'81% nei soli 3 comuni di Caulonia, Roccella Jonica e Stilo.

La superficie territoriale dell’area in esame è di 286,8 Kmq: ne deriva una densità abitativa media di 77,1 Abitanti/Kmq. Tale densità si presenta comunque molto differenziata passando dai 37,5 Abitanti/Kmq di Stilo ai 189,2 di Roccella Jonica.

La comparazione dei dati ISTAT relativi agli 1991-1999 evidenzia una diminuzione dei livelli demografici per tutti i comuni dell'area. Analizzando in dettaglio i dati sono evidenti le forti differenziazioni sulle dinamiche della popolazione che caratterizzano le aree interne da quelle costiere (vedi Tabella).  Per effettuare questa analisi possiamo dividere i comuni in tre fasce:

-        i comuni i cui centri abitati ricadono in prevalenza nelle aree interne;

-        i comuni i cui centri abitati ricadono in prevalenza nelle aree costiere;

-        i comuni il cui territorio comprende ambedue le tipologie di aree.

Per quanto riguarda la prima fascia, costituita dai comuni di Bivongi, Pazzano, Placanica si può rilevare quanto segue :

- mentre Bivongi diminuisce del - 2% la sua popolazione residente, Pazzano e Placanica presentano un calo rispettivamente del - 11% e del - 15,6%;

 

Per quanto riguarda la seconda fascia, costituita dal solo comune costiero di Roccella Jonica, si può rilevare quanto segue :

- la popolazione residente presenta un trend pressochè stazionario nel periodo 1991-1999 : - 0,4%;

Per quanto riguarda la terza fascia, costituita dai comuni con territori che comprendono insediamenti abitativi sia nelle zone interne che in quelle costiere (Caulonia, Stilo) si può rilevare quanto segue :

la popolazione residente presenta un trend abbastanza stabile nel periodo 1991-1999 per quanto riguarda  Caulonia, - 3,9%, mentre Stilo evidenzia una diminuzione pari a - 6,14%

L’abbandono dei centri montani (Pazzano, Placanica) non rappresenta solo un fenomeno di spopolamento ma costituisce una perdita di identità e sdradicamento culturale. Una ulteriore anomalia è quella relativa alla distribuzione territoriale per età della popolazione. Le zone costiere, che rappresentano veri e propri centri ricettori dell’esodo dalle montagne, presentano età medie visibilmente inferiori rispetto ai paesi interni.

 

Comune

Popol.  '91

Popol. '99

Superf.

[Kmq]

Diff. Pop.

'99-'91

Diff.

%

Densita '99

Ab./Kmq

Densità '91

Ab./Kmq

Bivongi

1776

1740

25,3

- 36

- 2%

68,8

70,2

Caulonia

8259

7934

100,7

- 325

- 3,9%

78,8

82,01

Pazzano

954

849

15,5

- 105

- 11%

54,77

61,5

Placanica

1824

1539

29,3

- 285

-15,6%

52,5

62,25

Roccella J.

7121

7096

37,5

- 25

- 0,4%

189,2

189,9

Stilo

3139

2946

78,5

- 193

- 6,14%

37,5

40

TOTALI

23073

22104

286,8

- 969

- 4,2%

77,07

80,5

 

Le Dinamiche Migratorie dell’Area

Le osservazioni precedenti introducono l'aspetto critico che caratterizza la distribuzione degli abitanti dell’area: lo spopolamento dei centri interni. La storia delle migrazioni delle popolazioni dell'area è antica e merita di essere ripercorsa. Un esempio per tutti sono le Comunità di Bivongi in Argentina ed in Australia.

Nel periodo dell’esodo più accentuato, ogni anno una frazione che variava dal 3% al 5% del totale della popolazione era indotta a cambiare la propria residenza, emigrando verso il nord e soprattutto all’estero in cerca di lavoro. L’emigrazione nell’area è stata fortemente concentrata tra il 1967 ed il 1971. In questo periodo l’area è stata abbandonata da circa il 10% della popolazione (circa 3.000 persone). Dal 1976 si avvia un processo costante di riduzione dell’emigrazione, originata in gran parte dalle mutate condizioni economiche di quei mercati che richiedevano forza lavoro (soprattutto all’estero), e dalla stasi occupazionale della grande industria del nord.

In questo contesto, lo sviluppo socio-economico dell’area è necessario, non solo per migliorare la qualità della vita degli attuali residenti, ma anche per creare le premesse per un rientro di quella parte della popolazione emigrata, che ha sempre mantenuto vincoli fortissimi con la propria terra e per la quale il desiderio di ritorno è frenato solo dalla situazione di sottosviluppo.

Nell’area i Comuni che sono stati maggiormente coinvolti nelle dinamiche migratorie sono Bivongi e Pazzano che hanno visto la propria popolazione calare negli anni che vanno dal 1961 al 1984 di una cifra superiore ad un terzo del totale iniziale. Al fenomeno migratorio in questi Comuni si è aggiunto il calo demografico indotto dalla partenza delle coppie più giovani.

Oggi si assiste ad una emigrazione  di ritorno che consente di non configurare i flussi  migratori precedenti come “atti di abbandono” della terra di origine. 

La distribuzione degli Abitanti per Classi di Età

L’analisi della popolazione per fasce di età attraverso i dati del censimento 1991 è stata svolta raggruppandoli in quattro fasce e precisamente :

-        la prima, da 0 a 14 anni, corrispondente al periodo dell’istruzione obbligatoria;

-                la seconda, da 15 a 34 anni, corrispondente al periodo della successiva

formazione o della prevalente ricerca di un inserimento nel mercato del lavoro;

-        la terza, da 35 a 64 anni, corrispondente al periodo attivo della vita;

-        la quarta, oltre i 65 anni, corrispondente al periodo dell’anzianità.

La distribuzione riscontrata nell’area è globalmente simile a quella di riferimento dell’intera provincia di Reggio Calabria, con un incremento del 2% della frazione anziana.

I Comuni di Pazzano e Bivongi presentano valori fortemente minori per la prima classe giovanile (da 0 a 14 anni) a favore di valori molto più alti della classe anziana              (> 65 anni) che supera un quarto del totale (contro il 15 % della media provinciale ed il 16,8 % dell’area). Il caso opposto si verifica invece a Stilo, dove i valori molto forti di giovani e giovanissimi riducono le frazioni delle altre classi di età, in particolare  quella dei vecchi a meno di un decimo del totale.

Il Livello di Integrazione Territoriale

La particolare collocazione geografica dell’area costituisce un elemento di disturbo ai fini del raggiungimento di livelli ottimali di integrazione perlomeno all’interno della provincia reggina. Infatti la posizione eccentrica di Reggio crea, molto spesso, problemi anche sul piano dell’accessibilità ai servizi. Bisogna, comunque, aggiungere che l’area, purtroppo per varie ragioni, non esercita una forte capacità attrattiva sul territorio regionale o nazionale, nonostante siano stati eliminati livelli infrastrutturali penalizzanti.

L'area presenta un grado di integrazione insufficiente rispetto alle necessità. Nel campo economico sono rare le esperienze imprenditoriali connotate da buoni livelli di integrazione nei mercati esterni. Il resto dell'economia è caratterizzato da basso grado di integrazione che ne limita le potenzialità.

La dimensione culturale rappresenta un momento che potrebbe elevare tale integrazione per tutta una serie di iniziative che trovano in loco occasione di sviluppo (vedi scambi culturali con gli emigrati, servizi teatrali, manifestazioni canore).

 

 

1.3 IL PATRIMONIO STORICO, CULTURALE, AMBIENTALE E PAESAGGISTICO

 

La Storia e la Cultura

Le origini storiche dei centri che insistono sul territorio interessato dalla Comunità Montana possono essere ricondotte a quella vasta immigrazione Ellenica che caratterizzò il territorio della Calabria, intorno ai secoli IV-V a.C.

Le popolazioni elleniche, nel loro trasmigrare verso occidente, occuparono  il territorio costiero Calabrese, realizzando di fatto la loro "Megale Hellas", costituita da numerose colonie (Reggio, Sibari, Crotone, Locri,  etc.) e molte sub-colonie (Metauros, Hipponion, Kaulon, etc.).

Sicuramente, queste popolazioni,  provenienti da varie regioni Greche,  furono attratte in Calabria dalle ric­chezze dei territori , ed in particolare, nel caso di Kaulon, unica città magno-greca presente nell'area dell'alta Locride, ubicata presso l'odierna Monasterace Marina (non appartenete però alla Comunità Montana),  dalle ri­sorse del sottosuolo dell'entroterra, costituite da minerali ferrosi, rame, argento, sale, etc.

Da specificare che tali risorse risultavano già essere sfruttate dalle popolazioni indigene, come è testimoniato dai ritrovamenti archeologici, effettuati nell'area di Roccella in località San Onofrio.

Questa ricchezza mineraria, permise, prima ai Greci, ed in seguito a tutte le altre popolazioni che si sono succedute alla guida delle sorti della Calabria, di attuare una economia che consentiva loro di vivere in un territorio non certo idoneo ad altri tipi di attività economiche.

 

Le Fasi storiche

-        Del periodo dell'età del ferro, la sola testimonianza cono­sciuta sino ad oggi, risulta essere la già citata necropoli di San Onofrio (IX-VIII sec. a.C.), nel comune di Roccella, nella quale sono state rinvenute numerose sepolture, circa 34, conte­nenti corredi funebri  in bronzo ed in ferro.

          In particolare la presenza di quest'ultimo metallo, che viene trovato in quasi la metà delle tombe, avvalora l'ipotesi che la popolazione indigena residente nell'area, conoscesse la tecnologia di fusione e di estrazione del minerale di ferro, e che lo ottenesse dalle uniche miniere presenti nel circondario, quelle della vicina vallata dello Stilaro .

-        Più ricche sono invece le emergenze ed i reperti risalenti al periodo della Magna-Grecia. Questi, sono quasi tutti totalmente riconducibili alla suddetta città di Kaulon, la quale estendeva il proprio raggio d'influenza politico-economico su tutto il territorio interessato dalla Comunità Montana compresi i comuni dell'area che non ne fanno parte..

          Questa città, fu sempre oggetto di contesa tra le più potenti città di Locri e Crotone, sicuramente in quanto Kaulon insisteva e controllava un territorio ricco di risorse minerarie. Da non dimenticare, a tale proposito, che essa fu tra le prime città Magno-greche a coniare in proprio, monete (stateri incusi) in argento. Indice questo, della presenza nel suo territorio di miniere di tale metallo che, notizie storiche ci indicano nel territorio di Bivongi e lungo il fiume Assi.

          Altri interessanti ritrovamenti sono stati effettuati presso Focà (Caulonia) ed in contrada Jeritano (Camini). Si tratta di necropoli che testimoniano la presenza nel territorio Kauloniate, che si estendeva da Badolato sino a Caulonia, di una pluralità di insediamenti rurali, che approvvigionavano la città di frumento. Altri insediamenti rurali o minerari, che in seguito divennero "casali " erano dislocati lungo il corso dello Stilaro (Roseto, San Andrea, Bingi,ecc..).

-        Poche, sono attualmente le testimonianze archeologiche del periodo Romano. Esse sono riconducibili, ai resti di qualche villa agraria, posta a poca distanza dal mare, a qualche abitazione isolata, sparsa un pò dovunque nel territorio (Castellace-Melissari a Roccella, Focà presso Caulonia, Stilo, ecc..), ed in ultimo ai ritrovamenti monetali (loc."Praca" presso Pazzano), indice questo, della grande instabilità politica di quel tempo.

-        Nel periodo Bizantino, tutta l'area viene fortemente rivitalizzata dall'insedia­mento monastico dovuto alle comunità religiose, seguaci di San Basilio di Cesarea, che "occupano" il territorio, e sono protagonisti della  rina­scita religiosa-sociale ed economica dell'intera area.

          In particolare, lungo la vallata dello Stilaro, definita "la terrasanta del  basilianesimo e del Bizantinismo", si assiste ad una radicazione molto profonda del fenomeno. Qui, vengono costruiti oltre 28 tra conventi e monasteri , e fondate numerosissime Laure, circa 30, molte di questi, attualmente ricordati solamente dai toponimi, insistevano nei territori comunali di: Stilo, Caulonia, Pazzano, Camini, Riace, Stignano, Placanica, Guardavalle, Monasterace e  Bivongi.

          A capo di questa numerosa schiera di cellule religiose, viene posto, intorno al sec.XII, dai nuovi conquistatori della Calabria, i Normannii, mitici "Uomini del Nord" ,  il Monastero di San Giovanni Teresti, che diviene il " caput monasterium Ordinis Sancti Basilii in Calabria".

          Nella stessa vallata, al latifondo agrario dei laici, si affianca quello degli ordini religiosi, che fin dall'anno 1000 con i basiliani ed in seguito con i Certosini, ha caratterizzato l'intera economia dell'area.

          In questo periodo, e nel successivo, si assiste anche ad una urbanizzazione massiccia del  territori, immediatamente a ridosso dei conventi o monasteri, questa azione di "occupazione" del territorio rappresenta il passaggio dal periodo classico a quello Bizantino, e rappresenta l'inizio del razionale sfruttamento delle risorse territoriali.

          Nella vallata dello Stilaro, sicuramente sostituendosi, ed ingrandendo le antiche aziende agrarie del periodo romano, sorgono i casali di: Bingi, Bivongi, San Andrea, Roseto, del Conte, Cursano,  Pazzano, Camini, etc., alcuni dei quali tuttora presenti nell'are come comuni. 

-        Il periodo Normanno-Svevo,  rappresenta, per l'intero Meridione ed anche per la nostra zona, un vero e proprio rinascimento.

          E' in questa fase storica, che si ha,  grazie anche alla concentrazione degli abitanti e  delle attività economiche nei "Kastra", nei "loci" nelle "terre" , nei "casalia", etc., l'avvento del feudalesimo, il quale pone,  come nucleo  dal quale si esercita il  potere Reale,  il castello.

          Tale azione di incastellamento, aumenterà costantemente del corso degli anni, per esaurirsi nel corso del XVI.

          Nel periodo normanno-svevo, si assiste, nella nostra zona, alla creazione della Regia Demanialità di Stilo, all'arroccamento e all'incastellamento di molti centri (Stilo, Caulonia, Placanica, Monasterace) e alla creazione delle famose "Motte" Normanne, che caratterizzano ancor oggi l'aspetto di alcuni nostri centri urbani (Placanica, Monasterace).

-        Nei secoli successivi con l'avvento del potere baronale, alcuni paesi dell'area, divengono, centro di potere territoriale e di controllo anche  dei paesi viciniori.

          Sul versante dell'Allaro, Roccella, con i Caraffa i quali ingrandiscono il castello Angioino, controlla un vasto territorio che comprendeva 20 centri urbani,  con una superficie di 544 Kmq ed una popolazione pari a 25.523 abitanti, anche Caulonia, ha un peso notevole in questo versante.

          Nel bacino imbrifero dello Stilaro, forse per un discorso strettamente economico, operano diversi "poteri", laici e religiosi:

          Stilo è Città Regia ed è  il centro politico amministrativo più importante dell' intera area. Essa, era a capo e controllava il proprio "regio demanio", al quale appartenevano alcuni centri dell'area dello Stilaro e dell'Assi;

          La Certosa di Serra San Bruno, che esercitava, talvolta in contrapposizione a Stilo, il controllo delle attivi­tà economiche ivi attuate, ed il controllo su Bivongi e su parte del territorio che fiancheggia lo Stilaro, sino a giungere sino al mare.

          Infine, Monasterace, fondato dai Templari Gerosolomitani, e divenuto in seguito feudo dei Pignatelli,  costituiva un territorio a se stante, autonomo dai precenti.

-        Nel periodo Borbonico si ha, nella Vallata dello Stilaro, una particolare caratterizzazione del territorio e della società locale. Ciò è dovuto al nuovo impulso che essi danno alle millenarie attività siderurgiche e minerarie,  già attive sin dal tempo dei Normanni, con la costruzione del polo siderurgico di Stilo, Pazzano, Bivongi, Mongiana, che dava lavoro a quel tempo a circa 3.000 addetti.

-        Con l'unità d'Italia, "grazie" alle scelte nel campo economico attuate dal nuovo regime, le varie attività "industriali" Calabresi vengono dismesse, di conseguenza l'intera area è soggetta a quel vasto fenomeno migratorio che ha penalizzato così duramente l'intera Regione.

          Fenomeno, questo, proseguito a gran ritmo sino agli anni settanta del nostro secolo e  che tuttora, anche se in misura minore, è ancora in atto.

Il Patrimonio Storico Architettonico

Gli oltre duemila anni di storia, che hanno caratterizzato l'intero comprensorio dell'alta Locride, hanno dotato il  territorio di una cospicua presenza di beni monumentali ed archeologici.

I Greci, i Romani, i Bizantini, i Normanni, per arrivare sino ai Borboni, ci hanno tramandato  non solo il loro modo di pensare e di parlare, fortemente radicato ancor oggi nella nostra cultura e nella nostra società, ma hanno caratterizzato tutto il territorio (urbano e rurale) con i "segni" tangibili, del loro vivere civile, religioso, e delle loro  attività produttive.

Molte di queste testimonianze fisiche, sono andate, nel corso dei secoli, purtroppo perdute, per colpa dell'uomo e della natura, ma molte altre sono per fortuna ancora presenti,  per testimoniare e ricordarci  il nostro  passato.

Presenze monumentali, sicuramente,  diverse tra di loro, non solo dal punto di vista artistico, ma anche da punto di vista della loro specifica funzione d'uso.

Dalla necropoli di San Onofrio a Roccella, alla città Magno-greca di "Kaulon" a Monasterace, dalla " Mattanusa " a Caulonia, alla Cattolica di Stilo, dal San Giovanni Teresti a Bivongi, al castello di Placanica, all'eremo di Monte Stella a Pazzano, ecc.., per arrivare alla fonderia di Ferdinandea, ai Mulini idraulici, alle Ferriere, ecc.., che nel loro insieme, costituiscono e fanno  parte dei beni culturali presenti nell'area, sicuramente degni, nella loro globalità, di essere valorizzati e salvaguardati, in quanto espressione culturale del passato delle nostre genti.

A tale scopo, per avere un quadro generale delle presenze monumentali ed archeologiche e, soprattutto, per comprendere quanto sia vasto il campo d'azione, si è stilata la seguente scheda, che cita solamente parte dei beni culturali dell'area.

 

 

 

 

COMUNE

PATRIMONIO  STORICO-MONUMENTALE

BIVONGI

Basilica Bizantino-normanna San Giovanni Teresti (sec.XI) -

 

Chiesa parrocchiale San Giovanni Battista (Sec XIV)

 

Chiesa Santa Maria (sec.XVIII)

 

"Grangia" Certosina degli "Apostoli (sec.XI)

 

Mulini idraulici (sec.XVII), antiche centrali idroelettriche, vecchia conceria                                       

 

Bocche di miniera, impianto di flottazione,   centro storico medioevale

STILO

La "Cattolica" chiesa bizantina (sec X)

 

Il castello Normanno, la cinta muraria medioevale e le torri di guardia

 

Le laure eremitiche e le grotte

 

Le chiese di : San Giovanni (sec.XVII), San Francesco (sec. XV)

 

San Nicola da Tolentino (sec.XII), San Domenico (sec XVI),

 

Lucia (sec.XVI), Madonna delle Grazie (sec.XVII), Matrice (sec.XIII)

 

"Grangia" Certosina di San Leonzio (sec.XII)

 

Centro storico medioevale, porte urbiche

 

La "Ferdinandea" fonderia Borbonica, e palazzo amministrativo (sec.XVIII)

 

Villaggio siderurgico " Chiesa Vecchia"e l'altoforno (sec.XVII), le ferriere

 

Antichi mulini, bocche di miniera,

PAZZANO

Chiesa S.S. Annunziata (sec. XVIII), Eremo di " Monte Stella" (sec.X)

 

Cappella di San Rocco (sec. XVI), Chiesa "Vecchia"

 

Antiche bocche di miniera, fontana dei Minatori, antichi mulini

 

Centro storico minerario

CAULONIA

Centro storico medioevale, resti cinta urbica e porte, castello normanno

 

Chiese di: S.Zaccaria (sec XI), Matrice (sec. XIV), S.Silvesto e Barbara (secXVI)

 

S.S.Rosario, dell'Immacolata, della Trinità del Piano

 

Monastero "Valleverde"

 

Torre Camillari, la "Mattanusa" zona archeologica

ROCCELLA

Castello della "Rupella" (sec..XV), centro storico medioevale

 

Zona archeologica di  San Onofrio età del ferro, colonne Melissari

 

Chiese di: San Giuseppe, Matrice, San Nicola ex Aleph, del Priorato, S.Sostene

 

S.Maria delle Grazie (sec.XVI), monastero dei P.Riformati

PLACANICA

Castello "Arcadi" (sec.XIII), centro storico medioevale, resti cinta urbica

 

Convento dei PP Domenicani, Chiesa: di Santa Caterina, Di San Basilo

 

Cappelletta del SS Redentore, Tabernacolo della Vergine Maria

 

 

 

Le Risorse Ambientali e Paesaggistiche

Il corpo principale dei vasti boschi, è molto antico, ed in parte se ne conosce l'uso, fin dai tempi remoti, per produrre legname utilizzato per la costruzione di case e navi. Nel medioevo, sino al periodo pre-unitario, i boschi venivano sfruttati per produrre carbone per le ferriere e fonderie ivi presenti, per poi giungere allo stato unitario ed ai giorni nostri con il solo sfruttamento per recepire legname per costruzioni e per produrre carbone ad uso civile.

La morfologia del territorio è molto diversificata, e forse per questo molto interessante, infatti, a quella tipicamente montana, costituita dall’alternarsi di altopiani e di rilievi, culminanti nelle vette del monte Pecoraro (1414 m.), del monte Pietra del Caricatore, del monte Cucolia, rivestiti da abeti e faggi, fanno da riscontro il monte Mammicomito ed il monte Stella, spogli, rocciosi ma interessanti dal punto di vista paesaggistico.

Il territorio montano è caratterizzato da profondi valloni; l’aspetto generale dei monti è caratterizzato da profili discontinui, a strapiombo sui profondi canyon scavati dall’acqua dei fiumi e dei torrenti, che offrono scorci paesaggistici spettacolari.

La vegetazione dominante è costituita alle quote più alte, da abetaie e faggeti, alternate da boschi di pino e quercia; alle quote più basse, al di sopra degli uliveti è dominante la macchia mediterranea con le essenze di leccio e di castagno, con un ricco sottobosco di felce, agrifoglio e pungitopo.

La fauna è costituita essenzialmente dall’avifauna migratoria e stanziale,  (volpe, daino, cinghiale, lupo, ecc.).

Paesaggio, ambiente ed elemento umano sono gli elementi peculiari dell’area che la contraddistinguono da altre realtà territoriali e la pongono fra le mete maggiormente preferite dall’utenza turistica.

La cima del monte Stella sulle cui pendici è abbarbicato l’eremo basiliano di S. Maria delle Stella domina tutto il litorale ionico da Soverato a Roccella; la suggestione del paesaggio e la misticità del luogo per qualche attimo fanno rivivere i momenti di intensa preghiera e di solitaria contemplazione dei monaci basiliani.

Il Bosco di Stilo nella cui foresta, fra gli alberi si nascondono gelosamente veri e propri tesori naturali e con essi i segni dell’opera umana (industriali: ferriere, fonderie e villaggio siderurgico; residenziali: la reggia di Ferdinandea) facenti oramai parte integrante di un ambiente naturale di incomparabile varietà e bellezza.

Aspetti questi ultimi decantati dalla scrittrice Matilde Serao che nell’agosto del 1883  passa “una  vacanza da sogno” a Ferdinandea ospite del Garibaldino Achille Fazzari.

L’oasi naturale del Marmarico posta quasi alla foce del fiume Stilaro, intatta ed incontaminata. Ambiente e paesaggio si fondono e danno vita a forme spettacolari di architettura naturale che esprimono il massimo di bellezza  e di maestosità con l’ omonima cascata,  alta 110 metri ed il cui salto forma tre piccoli laghi di acqua limpidissima e abbondante di trote.

 

 

 

Il Parco Regionale delle Serre

Quasi tutto il territorio interessato al progetto è compreso nell’istituendo  Parco Regionale delle Serre riconosciuto con Legge della Regione Calabria, ma in effetti inoperoso per via della mancata perimetrazione dell’area e per l’inesistenza di una regolamentazione che ne riconosca l’istituzione e le funzioni.

L’ Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie della Calabria

Sul territorio è inoltre operativa una nuova forma di organizzazione territoriale il cui progetto è denominato: “Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria - Parco archeologico, ambientale,  monumentale del territorio e delle comunità-”.

La prima formulazione di Ecomuseo è stata elaborata in Francia tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni settanta; caratteristiche essenziali per la creazione di un Ecomuseo sono: 1) un territorio; 2) uno o più luoghi “in situ“ e collezioni rappresentative del patrimonio del territorio; 3) una popolazione partecipe al progetto; 4) una equipe pluridisciplinare; 5) presentazioni evolutive; 6) pubblici diversificati e attivi; 7) un progetto culturale in interazione permanente con l’evoluzione del suo ambiente socio-culturale ed economico.

L’Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie di Calabria è un’ impresa culturale al servizio dello sviluppo del suo territorio; la valorizzazione industriale, rurale e naturale di essa è il punto di forza.

Almeno fino all’Unità Nazionale, la Calabria ha ospitato uno dei più grandi centri siderurgici della penisola Italiana. Esso utilizzava il minerale estratto ab antiquo dalle pendici dei monti Stella e Mammicomito, nei pressi del villaggio di minatori di Pazzano, e lo lavorava negli impianti di Bivongi, Stilo e Assi fino al 1770, poi nei più moderni stabilimenti statali di Mongiana e Ferdinandea, ove si aggiungevano strutture di servizio, laminatoi e fabbriche d’armi. Un importante impianto privato, di proprietà dei filangieri di Satriano, sorgeva inoltre non lontano dagli impianti pubblici e nei pressi di cardinale, dove, negli anni Venti e Trenta dell’Ottocento, saranno fuse le catene dei primi ponti sospesi italiani: quelli sul Garigliano e sul Calore. Ancora oggi, ad oltre un secolo dal deprecabile abbandono degli impianti da parte dello stato, lo scenario ambientale delle officine calabresi si presenta intatto nelle sue valenze paesaggistiche e faunistiche. Esso si colloca in un’area solo debolmente urbanizzata, dove alle presenze archeologiche della Magna Grecia (Kaulonia nei quali pressi sono stati ritrovati i Bronzi di Riace) si associano i resti dell’ arte e della cultura Bizantina (Stilo con la Cattolica),  (Bivongi con San Giovanni Theresti, che  da qualche anno è stata prescelta da alcuni monaci di rito Greco - Ortodosso, provenienti dal Monte Athos in Grecia, quale loro dimora per ripercorrere, a distanza di così tanti secoli la via spirituale tracciata dai Monaco Basiliani, che in tanti erano presenti nella zona); centri storici di rilevanza monumentale (Stilo, Bivongi, Pazzano, Serra San Bruno ecc.); famose cittadelle monastiche (San Giovanni il Vecchio a Stilo, Certosa di Santo Stefano del Bosco a Serra San Bruno, San Giovanni Theresti a Bivongi); santuari rupestri (Santa Maria della Stella a Pazzano); antichi impianti termali ( Bivongi ); bocche di miniere abbandonate (Pazzano e Bivongi); villaggi operai (Pazzano e Mongiana); ruderi di ferriere (Bivongi, Stilo) e fonderie isolate (Ferdinandea ). Il tutto connesso da vie di comunicazione, itinerari campestri, sorgenti minerali e sulfuree, cascate d’acqua, torrenti e foreste impenetrabili.

 

1.4 LE INFRASTRUTTURE ED I SERVIZI

 

Il Sistema dei Trasporti

La particolare conformazione morfologica e la situazione idrogeologica di questo territorio si riflette direttamente sull'assetto del sistema relativo alla mobilità, sia territoriale che locale. Lo schema viario dell'area é costituito da un asse (la Statale 106 Jonica Reggio Calabria - Taranto e la ferrovia Reggio Calabria - Metaponto) di comunicazione principale bi-modale (stradale e ferroviario) che scorre lungo la costa, da una serie di assi perpendicolari che si collegano al primo e si sviluppano in prevalenza lungo le fiumare costituendo la debole struttura del sistema delle comunicazioni comprensoriali con le zone interne dell'area,  e dalla trasversale jonica-tirrenica (che collega la zona con i flussi di traffico su strada tra Reggio Calabria e Salerno).

La SS 106 Jonica, oltre alla funzione di collegare l'area con il resto della regione, assolve anche alla funzione di asse primario nei collegamenti interni all'area. Perpendicolare alla 106, salgono verso le aree interne alcune trasversali: la SS. 110, che partendo da Monasterace e costeggiando lo Stilaro, attraversa Stilo, Pazzano per poi proseguire verso Serra San Bruno, ed altre strade provinciali. Questo sistema secondario di viabilità risulta scarsamente efficiente per le proprie caratteristiche geometriche scadenti e per una manutenzione episodica, questo stato di cose si riflette in tempi di percorrenza lunghi, diminuzione della sicurezza negli spostamenti e limitazione alla capacità di trasporto, aumentando nel complesso l'isolamento delle zone interne e lo stato di emarginazione delle popolazioni, rappresentando un serio ostacolo a qualsiasi possibilità di sviluppo economico dell'area. Ancora peggiore è la situazione per quanto riguarda le connessioni reciproche fra i centri interni, che risentono della stagnazione economica locale e delle difficoltà insite nell'attraversamento di territori morfologicamente tormentati e sottoposti a gravi dissesti dei suoli, con rapido ammaloramento delle strutture esistenti. Questo fa sì che i collegamenti viari interni non costituiscano praticamente una rete efficiente, in grado di rispondere ai problemi di isolamento di vaste aree collinari e montane.

Da quasi quattro anni è stata aperta al traffico la superstrada “Ionio-Tirreno” che collega in maniera rapida il versante di Caulonia con la zona della “Piana di Gioia Tauro”. Questa nuova e importante via di comunicazione ha permesso l’avvio di nuovi scambi commerciali e ed economici con le altre zone della Provincia e della Regione ed ha aperto nuovi sbocchi di mercato alla zone che, dati gli scarsi collegamenti con alcuni punti della Regione, viveva un isolamento piuttosto marcato.

I collegamenti ferroviari sono assicurati dalla vecchia linea ionica a binario unico e senza elettrificazione. I collegamenti più importanti con il resto del Paese si svolgono lungo la linea tirrenica generando comprensibili disagi per la popolazione locale. Tale sistema di trasporto lungo la costa jonica ha carattere prevalentemente locale, ma svolge un ruolo indispensabile relativamente alla soddisfazione della domanda proveniente dal pendolarismo scolastico e lavorativo in direzione Reggio Calabria.

La strada ferrata si inserisce come taglio netto e forte nel paesaggio e per lo sviluppo dei centri, tranciando il rapporto degli insediamenti con il mare. La sua collocazione é sintomatica del rapporto che lo Stato centrale ha da sempre inteso con questi luoghi. In un contesto in cui il mare fosse stato percepito come fattore economico, certamente non si sarebbe frapposta una barriera allo ‘sviluppo’ così forte.

Il sistema complessivo delle reti di trasporto pubblico presenta un polo di notevole importanza costituito da Roccella Jonica, sede di notevoli localizzazioni e punto di partenza di collegamenti ferroviari di carattere regionale e nazionale.

Non secondario potrà essere il contributo allo sviluppo socio-economico dell’area del Porto di Roccella Jonica, in via di ultimazione, sia nel settore della pesca che del turismo nautico e da diporto.

Il sistema dei trasporti locali incide pesantemente ed incrementa gli squilibri tra zone interne e zone costiere. I centri interni sono per ampie fasce di tempo inaccessibili utilizzando i servizi di trasporto  pubblici (trasporto collettivo su strada). Questo tipo di servizio, che è gestito da aziende private in concessione con la Regione Calabria, tende a soddisfare la sola domanda dei pendolari che si concentra in poche ore del giorno e su percorsi che risultano redditivi solo per la gestione dell'esercizio. La particolare morfologia del sistema geografico certamente non favorisce una ottimale fruizione di tale servizio, anche per il fatto che la caratteristica principale dell’area consiste nella presenza di numerose piccole frazioni sparse e a bassa densità abitativa. Le utenze più sfavorite sono le fasce più deboli della popolazione (i cittadini più poveri, le donne, etc.).

 

 

I Servizi Tecnologici a Rete

La situazione delle infrastrutture a rete nell’area si presenta notevolmente carente.

Per quanto riguarda l’approvvigionamento elettrico la situazione appare soddisfacente per i centri abitati di maggiore rilevanza; l’approvvigionamento idrico, condotto autonomamente dai Comuni della zona, risente dei problemi legati all'impoverimento delle sorgenti e delle falde sfruttate a tale scopo. Nello stesso tempo, per le difficoltà derivanti dalla vastità e dalla tormentata morfologia delle aree rurali, difficilmente i Comuni possono operare efficacemente per migliorare le condizioni delle campagne e delle zone montane dal punto di vista delle forniture di servizi tecnici d’altronde indispensabili.

Particolari carenze si riscontrano per quanto riguarda le opere per la eliminazione delle acque di rifiuto, per la rete di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e dei residui di lavorazione (es. produzioni olivicole). In questi campi, infatti, difficilmente le ridotte capacità economiche dei Comuni possono permettere la realizzazione di soluzioni efficienti e rispettose dell’ambiente. La situazione attuale è molto precaria per la mancanza di impianti funzionali ed efficienti. Lo scenario futuro dei servizi ambientali relativi allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani dovrebbe essere meno preoccupante in quanto già dallo scorso anno la Regione Calabria ha provveduto ad elaborare un piano per la realizzazione di discariche, sulla base di ambiti territoriali, avviando in tal modo le procedure per l’accesso ai finanziamenti della Legge 441/87. Le discariche consortili, ricadenti dentro gli ambiti territoriali che interessano la locride, sono state localizzate a Locri (11.051 t annue); Grotteria (8.530 t annue); Caulonia (8.664 t annue); San Luca (7.501 t annue); Ciminà (3.336 t annue); Casignana (2.466 t annue); Gerace (2.626 t annue).

I Servizi ai Cittadini

La verifica delle dotazioni di servizi nell'area mette in evidenza che, tutti i Comuni, ad eccezione di Roccella Jonica ed in parte, Stilo e Caulonia, presentano un'offerta insufficiente, quantitativamente e qualitativamente, a soddisfare i bisogni della popolazione residente. Per molti servizi (alcune tipologie di scuole secondarie superiori, la quasi totalità dei servizi culturali, etc.)  non esiste offerta nell'area ed è necessario spostarsi a Locri e Siderno se non addirittura a Reggio Calabria.

I Servizi per l’Istruzione

Per l’analisi del sistema di offerta formativa a  servizio dell’area occorre fare riferimento all’intero comprensorio della Locride. Nel comprensorio, il sistema delle scuole superiori, appare nell'insieme abbastanza completo e, anzi, vi sono presenti due istituti quali l'Istituto Turistico Alberghiero e l'Istituto Tecnico per il Turismo (questo in particolare è uno dei soli 18 istituti presenti in Italia), unici nella provincia reggina, con sede a, rispettivamente, Locri e Marina di Gioiosa Jonica. Vi è inoltre, nell’Istituto Tecn. Industriale di Roccella, una specializzazione in chimica alimentare.

Gli istituti scolastici sono distribuiti, prevalentemente, fatta eccezione per il Liceo Scientifico di Gioiosa Jonica, nei centri costieri. Ne consegue così un diffuso e difficile pendolarismo studentesco tra i centri interni e quelli costieri.

Per quel che concerne la distribuzione delle scuole medie superiori sul territorio, vi è un’evidente concentrazione di queste tra Locri, principalmente, e Siderno. Infatti a Locri hanno sede il Liceo Classico, il Liceo Scientifico, l’Istituto Magistrale, l’Istituto d’Arte, l’Istituto Professionale Albeghiero, l’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato e l’Istituto Tecnico Commerciale; a Siderno si trovano invece il Liceo Artistico, l’Istituto Tecnico per Geometri, l’Istituto Tecnico Commerciale e l’Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato; a Roccella il Liceo Scientifico e l’Istituto Tecnico Industriale; a Gioiosa Jonica il Liceo Scientifico (sede distaccata dello Scientifico di Locri); a Marina di Gioiosa Jonica l’Istituto Tecnico per il Turismo; a Caulonia l’Istituto Tecnico Agrario; a Monasterace si trovano l’Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Istituto Tecnico Commerciale;  infine, bisogna segnalare che una minima ed irrilevante parte di utenza scolastica si sposta a sud dell’area per frequentare i corsi dell’Istituto Professionale per il Commercio di Brancaleone.

La popolazione scolastica relativa alle scuole medie superiori all’anno scolastico 1992-’93 era di 6.356 unità rispetto alle 5.665 dell’anno 1983-’84, evidenziando quindi un aumento percentuale del 12,2%. I “poli scolastici”, dove è concentrata la parte più consistente della domanda di istruzione, possono essere considerati Locri e Siderno che presentano una capacità di assorbimento rispettivamente del 38,3 e 29,6%.

I corsi professionali regionali, abbastanza frequenti vista la dislocazione di due sedi regionali per la formazione nell'area (Locri e Roccella), non suscitano interesse nonostante il sistema produttivo e dei servizi locali richiedono figure professionali specializzate. E’ il caso degli animatori sociali, turistici o dei meccanici che allo stato delle cose non ci sono.

I problemi connessi al sistema scolastico ed all'istruzione dei giovani dell'area sono riassumibili nei seguenti punti :

-        il pendolarismo che considerate le analisi riportate sul comprensorio e le connesse difficoltà di collegamento, diventa elemento fortemente penalizzante per un’attività di studio serena e produttiva;

-        lo stato dell’edilizia scolastica, talvolta fatiscente, talaltra inadeguata in quanto utilizza  locali in affitto, privi di strutture di laboratorio, di palestre, di biblioteche.

I Servizi Socio-Sanitari

L’area ricade interamente nell’Azienda Sanitaria Locale di Locri a seguito della nuova legislazione regionale che ha introdotto delle modifiche agli ambiti territoriali delle vecchie UU.SS.LL.

Le strutture ospedaliere sono localizzate a Locri, dove si trova l’ospedale principale dell’area, a Siderno e Gerace. E’ opinione comune che il servizio sia inadeguato : la gente si rivolge spesso a strutture sanitarie della città di Reggio Calabria o addirittura emigra dal territorio regionale per garantirsi una qualità professionale migliore ed un servizio più efficiente, nonostante i disagi logistici ed economici che ciò comporta.

La situazione non è migliore per i servizi socio-assistenziali alle fasce deboli della popolazione (anziani, disabili, soggetti a rischio) che sono tutti affidati a strutture di volontariato e di servizi sociali organizzate in forma cooperativa. Queste strutture, che in alcuni casi hanno raggiunto livelli di professionalità elevati, operano tra mille difficoltà, alcune volte purtroppo nell'indifferenza generale degli operatori e delle istituzioni pubbliche.

I Servizi Culturali

Nell’area si riscontra qualche esperienza isolata nel campo dei servizi culturali. Molto importante, sia per la sua funzione di promozione culturale sia per quella di incentivare i flussi turistici, è una manifestazione canora sulla musica jazz, organizzata annualmente dall’Associazione Culturale Jonica di Roccella Jonica.

Nell'area operano le maggiori associazioni ambientalistiche (Lega Ambiente, WWW, etc.), l’ACAI (Associazione Calabrese per l’Archeologia Industriale) che ha promosso ed avviato la realizzazione dell’Ecomuseo delle Ferriere e delle Fonderie della Calabria, ed altre Associazioni culturali.

Negli ultimi anni sono state promosse, soprattutto nel periodo estivo, anche per incentivare i flussi turistici, iniziative teatrali all'aperto da parte di compagnie locali e altre manifestazioni (sagre, feste popolari, manifestazioni promozionali dell'artigianato locale) finalizzate a recuperare e diffondere le tradizioni locali. 

 

I Servizi per lo Sport ed il Tempo Libero

Gli impianti sportivi presenti nell'area non sono sufficienti a  rispondere alle esigenze della popolazione locale. Gli impianti sono costituiti in massima parte da campi di calcio utilizzati dalle squadre iscritte nei campionati minori a livello locale. Altri impianti sportivi (campi da tennis, pallacanestro, pallavolo) sono presenti nei centri sociali promossi e gestiti da organizzazioni ecclesiali o nelle scuole medie e secondarie dell'area.

La situazione non è diversa per gli impianti sportivi gestiti direttamente da privati, che  soprattutto nel periodo estivo, potrebbero soddisfare la domanda dei turisti che occupano i villaggi e le seconde case dell'area.   

 

 

Le Aree ed i Servizi per le Attività Produttive

Le aree attrezzate avrebbero dovuto rappresentare un supporto territoriale allo sviluppo economico, occasione per gli operatori, per i piccoli imprenditori, di aggregarsi anche ‘fisicamente’ per poter competere meglio; se ciò fosse avvenuto tante piccole attività non si sarebbero disperse e non sarebbero state espulse dal mercato. Non c’è stata l’intuizione da parte delle amministrazioni locali, né da parte delle rappresentanze economiche, a considerare i piani commerciali, le aree pip in una logica di promozione del territorio.

La costruzione di aree attrezzate per l'artigianato, per la ricettività turistica, di centri commerciali e aree attrezzate per i mercati ambulanti (tipici di tutti i comuni dell'area) avrebbe permesso sicuramente lo sviluppo di questi settori e contemporaneamente avrebbe qualificato dal punto di vista ambientale e di vivibilità i centri abitati. In ogni caso nei programmi di sviluppo dei singoli Comuni sono previsti interventi in questa direzione ed alcuni sono stati già avviati e sono in fase di completamento.

Nell'area non esistono centri organizzati capaci di erogare servizi qualificati alle imprese ed agli enti locali. I professionisti locali si muovono in una logica assolutamente individualista e di completo isolamento dai circuiti più qualificati a livello  nazionale e comunitario.

 

 

1.5 LA STRUTTURA ECONOMICA

 

I Caratteri Generali dell’Economia Locale

La storia e l'economia dell'Alta Locride sono state caratterizzate profondamente, nel passato, dalla morfologia del territorio che ha sviluppato un'economia agricola sostenuta dalla produzione di vino, olio, e prodotti tipici del bosco e un'economia artigianale (ormai scomparsa) caratterizzata dalla produzione di vasellame in terracotta e  di oggetti in ferro battuto (questo tipo di artigianato ebbe origini molto antiche:  già nel medioevo le ferriere di queste zone erano molto conosciute).

Le dinamiche economiche, negli ultimi decenni, sono state fortemente condizionate dall'andamento demografico; l'area é stata permeata da fenomeni di spopolamento, dovuti all’emigrazione ed al trasferimento di parte della popolazione dai centri interni montani verso la fascia litoranea con conseguente cambiamento dell'economia, della cultura e difficoltà delle popolazioni di integrazione socioeconomica.

Oggi, l'economia dell'area si presenta estremamente povera, con un sistema produttivo precario ed una imprenditorialità di piccole dimensioni, dispersa sul territorio. L'area é  priva di specificità forti, si caratterizza per attività minute, divenute oggi marginali, perché non sostenute da un politica attenta alle risorse locali ed all'esistente. D'altra parte questo territorio ha tradizioni di economia debole: agricoltura, pesca, piccolo artigianato, cioè tante piccole attività che consentivano alla gente di ‘campare’ in una condizione dignitosa. La debolezza economica attuale è legata all’abbandono di queste attività un tempo minute, ma sufficienti per una sopravvivenza decorosa.

Le dinamiche socio-economiche dell’aria evidenziano una evoluzione in senso terziario, accentuando il grado di dipendenza dall’esterno dell’economia locale. Il calo generale della produttività, e la conseguente scarsa incidenza che le produzioni tipiche esercitano sul reddito dell’area, è generato da un progressivo abbandono di una economia compatibile con le vocazioni del territorio. E’ palese il paradosso relativo allo squilibrio del rapporto produzione-consumo. Mentre i consumi aumentano, i settori primario e secondario sono interessati da processi di progressivo indebolimento sia in termini di diminuzione di addetti che nel numero complessivo di unità.

In una ricerca del Dipartimento di Economia dell’Università della Calabria (G. Anania, F. Gaudio), finalizzata all’identificazione dei fattori principali di marginalità e dell’area considerata e alla verifica di possibilità di sviluppo del settore agricolo, sono stati individuati dei sistemi locali omogenei, rispetto ai quali è possibile prendere o proporre specifiche iniziative di politica economica sociale. I sedici comuni dell’area risultano divisi nei seguenti gruppi :

-        Povertà ed isolamento

          Questo primo gruppo racchiude le situazioni in cui più acuto è il livello di stress socio economico all’interno del territorio: tutti i valori medi degli indicatori di marginalità infatti assumono in questo gruppo valori negativi, con quote elevate sia per la disponibilità e qualità dei servizi, che per il livello dei redditi e consumi. I centri abitati sono concentrati lungo le pendici del costone che divide lo Jonio dal Tirreno.

-        Vecchi e Nuovi Ricchi

          Il secondo gruppo è caratterizzato da valori medi positivi e consistenti in valore assoluto, sia dall’indicatore sintetico relativo all’assetto del sistema economico produttivo, sia a quello relativo al livello dei redditi e dei consumi.

          In questo gruppo ricadono grandi centri e quelli in cui negli ultimi anni si sono verificati processi di espansione sia in termini di popolazione che di reddito.

-        In via di trasformazione

          Il terzo gruppo comprende i comuni concentrati lungo le coste o nelle vicinanze. I centri abitati sono caratterizzati per lo sforzo in atto verso una trasformazione dell’economia locale; questo processo di modernizzazione sembra però trovare ostacoli in conseguenza alle caratteristiche fisiche del territorio e/o nei ritardi oggettivi.

          A valori medi negativi degli indicatori di strutture agricole dell’assetto demografico  corrispondono valori positivi degli indicatori relativi alla disponibilità dei servizi, al livello dei redditi e dei consumi. Per questi comuni la vicinanza a centri di  dimensione più ampia, contribuisce a sostenere le trasformazioni in atto.

 

Popolazione Attiva - Occupazione - Mercato del Lavoro

Il mercato del lavoro dell'area si caratterizza per l'altissima quota di popolazione attiva priva di occupazione (circa il 18%).

Elevata è nel complesso la percentuale dei disoccupati sul totale della popolazione che va da un minimo di 4,5% a Stilo ad un massimo del 8% a Pazzano.

La frazione di persone in cerca di prima occupazione varia in conseguenza della dinamica demografica dei centri interessati. Si rilevano infatti valori minimi nei Comuni caratterizzati da un elevato numero di anziani (es. Pazzano) e valori elevati per quelli con una frazione rilevante di giovani, come Stilo.

L’invecchiamento dei residenti è leggibile anche nella distribuzione dei ritirati dal lavoro. In valore assoluto gli appartenenti a questa categoria superano gli occupati a Bivongi, Pazzano e Placanica.

Il perdurare di questa gravissima situazione è probabilmente possibile, come accade in altre aree del Mezzogiorno, grazie a una politica pubblica di sostegno dei redditi svolta attraverso trasferimenti: pensioni, assegni di invalidità, altre erogazioni.  In questo contesto economico estremamente debole la famiglia ha un ruolo rilevante, in quanto funziona da ammortizzatore (una sorta di cassa integrazione) di tutte le situazioni di disagio.

Il reddito pro-capite medio disponibile nell’area, secondo i dati del Banco di Santo Spirito e relativi al 1987, è pari a 7,995 Ml contro i 9,471 milioni della provincia di Reggio Calabria e i 9,076 della media regionale.

 

 

Le Attività Economiche

Da un'analisi dei dati forniti dalla Camera di Commercio di Reggio Calabria sulle imprese iscritte nei Comuni appartenenti alla Comunità Montana, risulta che nell'area sono presenti 1050 aziende. Il dato più eclatante che si riscontra, considerando i dati relativi alle unità economiche locali, è rappresentato dalla forte incidenza esercitata dal settore commerciale (46%), mentre il settore industriale rappresenta appena il 12%, il turismo il 7%, l'agricoltura soltanto il 4% e le altre attività, tra cui prevalgono le costruzioni ed i trasporti, risultano essere il 31% delle imprese locali.

 

Numero di Imprese dell'area iscritte alla Camera di Commercio (I sem. 1999)

COMUNE

NUMERO DI IMPRESE

 

INDUSTR.

AGRICOL.

COMMER.

TURISMO

ALTRE

TOTALE

Bivongi

15

1

38

8

18

80

Caulonia

48

31

155

25

130

389

Pazzano

3

0

24

1

9

37

Placanica

12

4

21

3

16

56

Roccella I.

40

3

190

25

119

377

Stilo

9

8

51

8

35

111

TOTALE

127

47

479

70

327

1050

FONTE: Elaborazioni su dati CCIAA Reggio Calabria

 

E’ interessante analizzare la scomposizione territoriale delle unità economiche:

-   il 73% di attività delle unità locali dell'industria sono localizzate tra Caulonia (38%), e Roccella Ionica (31%);

-   la concentrazione delle imprese commerciali avviene nelle zone “litoranee” interessate da flussi di persone più consistenti ed attraversate dalla via di comunicazione principale. La crescente riduzione di attività commerciali nelle aree interne è un indicatore eloquente degli inarrestabili flussi migratori verso le marine e l’esterno. Comunque il polo commerciale può essere considerato Roccella Ionica con il 39 % delle attività del settore.

Per quanto riguarda la tipologia delle imprese che si trovano nell'area della Comunità Montana, risulta che la forma giuridica maggiormente diffusa è la ditta individuale, che rappresenta addirittura l'80% delle aziende. Ciò è dovuto alla mancanza di associazionismo che caratterizza tutta l'attività imprenditoriale dell'area, ma in generale della Provincia, ed è un segno tangibile della debolezza economica del territorio.

 

Tipologia delle imprese iscritte alla Camera di Commercio (I sem. 1999)

 

COMUNE

TIPOLOGIA DI IMPRESE

 

 

DITTE IND.

SOC. PERS.

SOC. CAP.

ALTRE

TOTALE

Bivongi

70

10

0

5

85

Caulonia

305

45

12

30

392

Pazzano

25

5

0

1

31

Placanica

43

8

1

2

54

Roccella I.

270

83

10

8

371

Stilo

102

7

2

6

117

TOTALE

815

158

25

52

1050

FONTE: Elaborazioni su dati CCIAA Reggio Calabria

 

In aggiunta a quanto detto sembra opportuno ricordare che i dati riportati, per quanto attendibili, non prendono in considerazione quella larga fetta di economia, cosiddetta "sommersa", che sfugge alle rilevazioni ufficiali.

Altro importante elemento di valutazione per l'analisi economica dell'area è la forte incidenza degli addetti impiegati nel settore pubblico che ha rappresentato, per molti anni, oggetto di scambio da parte dei politici locali.

Il rigonfiamento del terziario pubblico sul piano politico serve infatti ad alimentare meccanismi di raccolta di consenso elettorale attraverso la mediazione clientelare; sul piano economico, questo serve invece a garantire un certo potere di acquisto diluendo così i livelli di consumo. La cultura del posto pubblico è immediata espressione dell’uso in chiave assistenzialistica delle risorse finanziarie esterne. 

 

 

L’Agricoltura

L’’analisi presentata nel seguito è una sintesi dei “Rapporti Agricoltura” elaborati dal Centro di Divulgazione Agricola N° 18 dell’A.R.S.S.A..

Il territorio, cui si riferisce l’analisi, comprende tutta l’area omogenea n° 18 ed ha una superficie agricola totale di circa 36.000 ettari. Il territorio è caratterizzato da una fascia pianeggiante che parte dallo Jonio e arriva sino a 200 m slm. Questa fascia, per la sua origine alluvionale, quindi per la sua fertilità, è stata destinata alla frutticoltura specializzata (agrumi) e all’orticoltura intensiva (pomodoro e ortive in genere, serre, etc.). C’è poi una parte collinare che arriva sino ai 600 m slm. in cui sono prevalenti la coltura dell’olio e della vite. Infine una fascia che arriva sino ai 1300 m slm. su cui insistono le coltivazioni prettamente forestali ed i pascoli destinati alla zootecnia ovicaprina.

L’agricoltura riveste un ruolo preminente nell’economia della zona. Nonostante ciò, attualmente, il settore presenta una situazione alquanto difforme, infatti, a colture in crisi fanno riscontro colture in fase di espansione territoriale, favorite anche dall’attuazione di leggi e regolamenti comunitari, nazionali e regionali.

Comunque le potenzialità produttive e di sviluppo risultano essere ancora inespresse. A tal proposito, un prima considerazione di ordine generale è possibile farla esaminando la produzione lorda vendibile, che è la sommatoria della produzioni unitarie dei singoli comparti produttivi.

Il volume complessivo è al di sotto di almeno il 50% di ciò che potrebbero esprimere le attività produttive nelle loro piena produttività; le stesse potrebbero soddisfare i fabbisogni alimentari non solo della produzione del luogo (che in fatto di consumi alimentari ha acquisito in questi ultimi anni un’evoluzione sia in termini quantitativi che qualitativi), ma anche quelli di altre popolazioni vicine.

Aziende e Superficie Agricola Utilizzata

Dal censimento generale dell’agricoltura del 1990, le informazioni disponibili, relative ad aziende e superfici, mostrano che il territorio in esame presenta un numero di aziende pari a 9.448 su una superficie agricola totale di 35.934,65 che è così ripartita:

 

-        18.256,36 Ha di S.A.U

-        14.673,76 Ha di bosco

-        2.938,09 Ha altre superficie

-        65,66 Ha pioppeto

 

La S.A.U. è così suddivisa:

 

-        3.986,36 Ha di seminativo

-        10.256,03 Ha di colture arboree

-        4.014,10 Ha di pascoli e prati permanenti.

 

In linea generale questa ripartizione si armonizza con la situazione climatica, le condizioni del terreno, l’altitudine, le dimensioni aziendali, i sistemi di conduzione, le condizioni di viabilità, con la scarsità di industrie di trasformazione e con le tradizioni di zona, tenendo conto delle esigenze dei mercati, dei processi innovativi attuali, della necessità di dare maggiore spazio ad ordinamenti colturali fondati su specie e varietà pregiate.

Un dato strutturale di particolare importanza per l’analisi della domanda e quindi della definizione degli interventi di politica agraria necessaria è rappresentato dalla distribuzione delle aziende ed elle superfici a seconda delle dimensioni aziendali. Dai dati si rileva l’insignificante dimensione della maglia poderale, che mediamente si attesta sui 1,9 Ha di SAU.

Si tratta in sostanza di un universo agricolo formato in prevalenza da micro-appezzamenti di terra. Appare evidente, quindi, come una fetta del settore agricolo locale di primaria importanza dal punto di vista dei soggetti sociali coinvolti, certamente non irrilevante in termini di prodotto lordo, appaia associata ad aziende in cui l’attività  agricola è realizzata su scala ridottissima. In molti casi si tratta di aziende di dimensioni complessive assai ridotte, in cui i conduttori affiancano all’attività aziendale altre attività lavorative. Accanto a queste, ovviamente operano aziende in cui l’attività produttiva è realizzata su scala più ampia.

Ancora oggi è possibile, rilevare che molte aziende non raggiungono dimensioni fisiche ed economiche sufficienti, poiché sono frammentate e polverizzate; le stesse sono caratterizzate da un elevato rapporto lavoro-terra, cioè molto lavoro per poca terra. La situazione fondiaria squilibrata crea una serie di conseguenze negative tra le quali si ricordano: l’economico uso di mezzi meccanici, lo sviluppo di attività di servizio a sostegno dell’agricoltura, ecc. e di conseguenza è impossibile intraprendere efficaci politiche di ammodernamento delle strutture, senza avviare prioritariamente, incisive azioni finalizzate alla crescita delle dimensioni aziendali.

Gli orientamenti di politica economica richiamano la necessità di riordino del regime fondiario attraverso l’applicazione delle leggi esistenti mediante la diffusione di cooperative di conduzione.

Nella zona  attualmente non esistono cooperative di conduzione di terreni, ne gruppi di coltivatori associati. L’adesione alle Associazioni dei Produttori è limitata solo al conferimento dei prodotti ove non esiste la possibilità di riuscirli a “piazzare” singolarmente. Il quadro fondiario è aggravato anche da fenomeni di frammentazione. La causa è da imputarsi a questioni ereditarie (alla morte del proprietario, il già piccolo appezzamento viene diviso fra gli eredi, divenendo una realtà esigua, incapace di dare alcun profitto).

Inoltre, nelle piccole aziende sono di difficile introduzione le innovazioni che vanno dalle tecniche agronomiche alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti, una notevole fetta del territorio fornisce produzioni qualitativamente e quantitativamente inferiori a quelle potenziali. Scarsi sono, inoltre,i rapporti con il mercato in quanto tutta la produzione viene desinata all’autoconsumo familiare.

Non mancano inoltre fenomeni di abbandono dovuti sia al mancato ricambio generazionale nella conduzione e coltivazione degli appezzamenti, sia alla negativa mentalità che si è insinuata nei giovani che non amano praticare l’attività agricola.

Tale fenomeno e, ancor più, accentuato in aziende ubicate in zona di difficile accesso e in quelle costituite da terreni molto poveri e con pendenza eccessiva e di piccole dimensioni.

 

Forme di Conduzione

La quasi totalità dell’agricoltura è praticata in aziende condotte dal coltivatore, con la collaborazione saltuaria dei familiari. Soltanto il 25% si avvale dell’apporto di manodopera esterna, generalmente salariati avventizi assunti in occasione delle principali operazioni colturali. In via di estinzione sono le altre forme di conduzioni tra le quali si ricordano la colonia parziaria, la mezzadria e altre forme atipiche locali. Va rilevato inoltre che un consistente numero di piccole aziende è condotta a part-time da imprenditori agricoli che sono braccianti, operai dell’industria, artigiani, commercianti ecc.

Per ciò che concerne il titolo di possesso dei terreni, circa il 94% è di proprietà, il 14% a conduzione mista e solo il 2% in affitto.

Un ulteriore importante aspetto è rappresentato dalle classi di età dei conduttori agricoli. Secondo i dati ISTAT, oltre il 50% dei coltivatori diretti ha una età superiori ai 55 anni, di quasi oltre la metà sono ultrasessantacinquenni, contro uno sparuto 8% dei conduttori comprese nelle fasce di età da 14 a 34. Dai dati si rileva che nel settore è in atto un continuo invecchiamento della popolazione attiva impiegata in agricoltura.

La situazione si presenta allarmante, non solo per il fenomeno della senilizzazione delle attuali forza lavoro, ma anche perché non c’è un ricambio generazionale; ossia eredi disposti a rilevare e continuare il lavoro dei padri.

 

Tipologie Aziendali

La fase di analisi della struttura produttiva deve passare necessariamente attraverso l’individuazione di una tipologia delle aziende-famiglia esistenti in agricoltura, perché solo attraverso una corretta individuazione delle finalità e dei vincoli delle condizioni agricole si possono individuare le effettive potenzialità di sviluppo e di fuoriuscita del settore dalla condizione di marginalità.

Nell’ambito delle aziende-famiglia, che costituiscono la realtà agricola predominante, sono state individuate tipologie diverse in funzione della superficie utilizzata, del lavoro impiegato e della produzione. Le piccole aziende che rappresentano il 75% del totale, pur occupando il 17% della superficie contribuiscono al 38% circa della produzione e al 5% dell’occupazione agricola, misurata in giornate/lavoro. La realtà dell’agricoltura part-time occupa circa 2/3 della superficie e contribuisce per il 50% alla produzione complessiva dell’area. Da notare che circa le metà delle aziende vitali, intendendo per vitali quelle imprese in cui è preminente la funzione di produzione per il mercato e che presentano una produttività netta aziendale superiore alla media provinciale è condotta a tempo parziale.

Le aziende-famiglia esclusive sono circa 2/5 delle aziende e coprono i due 2/3 della superficie, contribuendo al 35% della produzione dell’area e per 1/3 all’occupazione agricola.

 

L’Agriturismo

La conformazione geografica del territorio che per brevi distanze dagli ambienti marini a quelli di campagna o di montagna, l’ambiente naturale, l’esistenza di beni legati all’archeologia, hanno offerto condizioni ideali per lo sviluppo dell’agriturismo. In effetti, alcune aziende hanno già intrapreso questo nuovo tipo di attività e altre sono molto interessate.

 

Le Aziende e le Industrie di Trasformazione

Aziende Vitivinicole

La più grande realtà per la produzione di vini nella zona  è la “Società Cooperativa “Cantina Sociale di Bivongi “ ubicata nel Comune di Camini. L’azienda è sta realizzata a suo tempo dall’O.V.S. (Opera valorizzazione Sila , oggi ESAC) ed è gestita da una cooperativa di produttori, appunto la Cantina Sociale di Bivongi, costituita da 120 soci. La Cantina è dotata di impianti capaci di lavorare oltre 20.000q d’uva, con una capacità d’invaso di 15.000 Hl (90% rosato e 10%).

Il vino imbottigliato o allo stato sfuso viene commercializzato principalmente a livello locale. In Cantina si produce pure con la indicazione geografica denominato “Bivongi”. Quest’ultimo viene distribuito limitatamente in alcune zone del nord Italia e in maniera più diffusa sui mercati della provincie vicine: Catanzaro e Messina.

Un’altra importante azienda vinicola dell’area  è la Cantina Lavorata sita in Caulonia, la quale è dotata di un impianto in cui viene vinificata annualmente uva per circa 3500 q, con una produzione di vino di 1400 Hl, al 50% rosato e bianco. Il vino imbottigliato viene commercializzato in loco attraverso dei grossi supermercati presenti in zona.

Aziende per la trasformazione dei prodotti olivicoli

Nell’area, dislocati in maniera uniforme fra i Comuni ubicati in essa, sono operanti 40 oleifici, oltre un sansificio.  Fra questi sono molti quelli dotati di impianti moderni. Citiamo il Michelotti sito in agro del Comune di Caulonia. Questo ultimo è dotato di uno stabilimento con  moderni macchinari di lavorazione, di recente costruzione. All’interno di questa importante realtà produttiva si produce olio di oliva. La capacità di confezionamento della struttura produttiva è pari a 2.500 bottiglie/ora; mentre il frantoio può lavorare oltre 600 q di olive al giorno. A riguardo la media di lavorazione degli altri “significativi “  frantoi della zona, quali l’Oleificio di Gioiosa Ionica, di Stignano e quello di Camini, è di 250 q al giorno.

Ogni residuo della trasformazione viene venduto, generalmente, a un sansificio di proprietà Mazzà che è ubicato in agro del Comune di Stignano.   

 

Aziende Significative ed Enti Prestatori di Servizi in Agricoltura

Consorzio di Bonifica di Caulonia

Grazie ai numerosi corsi d’acqua (fiumare), presenti nel territorio, il Consorzio provvede alla distribuzione dell’acqua fra gli utenti in maniera adeguata e provvede alla progettazione, messa in opera e manutenzione degli impianti e reti irrigue.

Uffici Agricoli di Zona

Gli U.A.Z. presenti sul territorio sono 2 e sono ubicati uno a Marina di Caulonia, e l’altro nel Comune di Roccella Ionica. Il numero dei funzionari addetti negli uffici è di 6. Questi provvedono all’istruzione di pratiche degli operatori agricoli per la richiesta di incentivi finanziari dagli Enti.

Associazioni di Produttori

Le forme associative dei produttori agricoli sono le seguenti:

-        L’AGRUMARIA (Associazione Produttori Ortofrutticoli e Agrumari), con sede a Marina di Caulonia. Questa centrale agrumaria, realizzata dall’ESAC e gestita dalla Cooperativa Agrumaria, è l’Associazione legalmente riconosciuta.  Sull’attività della Centrale riportiamo dati relativi all’anno 1991:

-   Soci n° 267 - Superficie agrumetata dei soci ha 430

-   Prodotto commercializzato: q: 60.400 (Arancio q 50.000, Clementine q 3.712, Mandarini q 2.200,  Limoni q 2.600,  Pompelmi q 1.100, Bergamotto q 70,         Mapo q 718).

          Dei suddetti quantitativi 40.730 q sono stati venduti direttamente allo stato fresco, mentre 7.500 q tramite intermediari. Il resto è stato conferito all’industria, fuori zona. La varietà di arance maggiormente commercializzate sono tarocco (50%), navelina (15%), moro (10%), biondo e altre varietà (25%). Ultimamente la lavorazione comprende, pure, melograni, olive da tavola, ortaggi.

          L’ex A.P.O. Agrumaria (ora Agrinova), fornisce ai soci assistenza sia dal punto di vista legislativo (informazioni su normative C.E.E. nel comparto agrumi ecc; attuazione di Piani di riconversione varietale ai sensi del Reg. Cee 2052/88 Ob. 1), sia tecnico, considerata la presenza nel suo ambito di agronomi dell’Unione Nazionale al quale è associata. Il personale della struttura consta di operai e di 2 impiegati amministrativi fissi.

-        AMUSA (Associazione Produttori Ortofrutticoli e Agrumari ), con sede in agro del Comune di Caulonia. Questa importante centrale è stata legalmente riconosciuta da circa 5 anni e raggruppa circa n. 700 soci per una superficie agrumetata di ha 1.070 abbracciando, anche, aziende ubicati al di fuori del contesto territoriale dell’area 18. I quantitativi che l’Amusa riceve a lavorare annualmente sfiorano i 300.000 quintali.

          Il prodotto che consta di arance di diverse varietà (tarocco, navel, navelina, moro, biondo), di clementine, mandarini, mapo, pompelmi, tangelo, e albicocche viene commercializzato direttamente e solo una parte circa 50.000 q normalmente viene destinata all’INDAL S.R.L.

          Naturalmente i quantitativi di prodotto conferito e lavorato dall’Amusa variano di anno in anno a causa della “particolare” mentalità dei soci, come nel caso di tutte le altre forme associative, che preferiscono conferire a “Terzi”.

          Nell’associazione trovano occupazione a tempo determinato, a seconda delle esigenze di lavorazione, in media 20 operai avventizi (90% donne) nei reparti di lavorazione; 3 operai specializzati assunti in maniera fissa, responsabili rispettivamente dei reparti: confezionamento, conservazione (celle frigorifere) e lavorazione.

Scuole Agrarie

La presenza di istituti aventi lo specifico indirizzo agricolo, ovvero l’I.T.A.S. (Istituto Tecnico Agrario Statale), con sede a Caulonia, e l’I.P.A.S. (Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura), con sede a Monasterace, riveste fondamentale importanza per lo sviluppo agricolo della zona e per la possibilità di elaborare progetti per la scolarizzazione degli agricoltori dell’intera area. Inoltre, le aziende agrarie delle scuole potrebbero essere utilizzate per coltivazioni dimostrative. La formazione rientra tra le attività prioritarie della divulgazione poiché è atta ad ampliare e approfondire le conoscenze tecnico economiche e di gestione dei fattori produttivi dell’azienda agraria.

Attualmente c’è da rilevare nell’area 18 l’assenza di adeguate iniziative extrascolastiche di formazione, aggiornamento, qualificazione e specializzazione professionale nei settori in cui si articola l’agricoltura della zona: produzione, trasformazione, gestione e commercializzazione.

Per quanto concerne le due scuole agrarie citate, l’I.T.A.S., che è sezione staccata di Palmi, ha mediamente 90 iscritti. L’edificio che ospita la sezione è molto grande e in esso vi sono pure dei laboratori per le analisi chimiche di dotazione della scuola. Quest’ultima ha un’azienda di circa 4 ha per le esercitazioni pratiche degli allievi. L’I.P.A.S., come l’I.T.A.S., ha un’unica sezione e un numero di iscritti che mediamente si aggira sulle 70 unità, inoltre è dotata di un’azienda per le esercitazioni didattiche. L’Istituto in questione, al contrario del precedente, possiede diverse attrezzature di uso agricolo.

 

Consorzi Agrari 

Nel comune di Caulonia è presente una sede di Consorzio Agrario, che si aggiunge alle altre due dislocate nei Comuni di : Monasterace e Gioiosa Ionica. Ultimamente, il loro campo di azione si è notevolmente estero perché, oltre a provvedere all’acquisto e vendita di tutti i mezzi di cui bisognano gli agricoltori, s’interessano ampiamente della propaganda e dell’assistenza tecnica, non riuscendo, comunque, a “soddisfarne” il fabbisogno.

L’Azienda Mangiatorella

Una nota particolare merita un’azienda di imbottigliamento di acque oligominerali e di produzione con la medesima specifica delle bibite di agrumi: la MANGIATORELLA S.p.A., stabilimento che si trova ubicato nel Comune di Stilo.

Nel settore è presente da circa 25 anni ed esporta i prodotti col marchio proprio in molti paesi. In un anno, la Mangiatorella commercializza, mediamente, 50 milioni di bottiglie di acqua. Tra le varie difficoltà che ne impediscono l’ulteriore espandersi sono da includere i ripetuti attentati intimidatori cui è oggetto lo stabilimento e i suoi 80 addetti.

Imprenditorialità, Grado di Istruzione e Livello di Innovazione nel Settore

Conseguenza del retaggio di un passato di emarginazione economica e sociale è il basso livello di scolarità degli agricoltori del Versante, causa pure l’età avanzata del 70% di essi (dati ISTAT). I produttori agricoli privi di un qualunque titolo raggiungono il 35%, dato superiore alla media regionale che a sua volta è al più bassa d’Italia.

La scolarizzazione, con il modesto ricambio generazionale, ha avuto un incremento percentuale ma insufficiente poiché per potersi portare alle medie nazionali la percentuale dovrebbe come minimo raddoppiare. In effetti, nonostante si sia registrato un aumento di laureati, è aumentato il numero di coloro che non ultimano gli studi superiori. Anche  nei corsi di formazione di formazione professionale la politica risulta carente. Per quanto con concerne gli operatori agricoli,. solo lo 0,5% ha dichiarato ha dichiarato di aver frequentato corsi di formazione professionale. Dei giovani del versante Cauloniese solo l’1% ha frequentato corsi di formazione professionale in agricoltura; percentuale di gran lunga inferiore la media regionale, nazionale ed europea. E’ importante sottolineare che il grado di istruzione e la particolare mentalità rappresentano un vincolo alla crescita socio-economica dell’area considerata perché abbassano, naturalmente, in maniera notevole il livello di imprenditorialità.

Il ricorso a consulenze tecniche ed economiche è quasi nullo a livello di piccoli e medi operatori. Le organizzazioni di categoria forniscono soprattutto assistenza sociale, cioè servizi di patronato, trascurando completamente l’assistenza tecnica.

Poco incisiva è la presenza e l’utilizzo dei messi meccanici; il numero totale delle trattrici (955) è molto esiguo e poco rappresentativo; così come il numero dei motocoltivatori (836); degli apparecchi per la irrorazione e dei trattamenti antiparassitari (94); delle trebbiatrici e delle mietitrici (16).  La scarsa dotazione del parco macchine, incide moltissimo sulla qualità delle tecniche colturali le quali hanno di conseguenza un’incidenza notevole sui costi di produzione. Le macchine esistenti sono per lo più obsolete con una concezione tecnica tecnica superata. La potenza delle trattrici in alcuni casi è in esubero, intravedendo, quindi, un errore in fase di acquisto delle macchine. Le stesse vengono utilizzate per un periodo lavorativo superiore alle normali norme di manutenzione registrano frequenti guasti che si ripercuotono sulla stesa economicità del mezzo. Le trattrici nella quasi totalità dei casi non sono dotate delle strutture di protezione con grave rischio per l’utente.

Le aziende sono scarsamente dotate delle attrezzature per la lavorazione del terreno e per gli interventi antiparassitari con evidenti difficoltà nell’esecuzione dei trattamenti.

I motocoltivatori utilissimi nei piccoli lavori di affinamento non sono sufficienti, per cui le stesse lavorazioni ne risultano danneggiate. Le macchine raccoglitrici sono quasi inesistenti e la raccolta dei frutti nella maggior parte dei casi viene eseguita a mano, con un enorme impiego di manodopera che influisce notevolmente sul bilancio aziendale.

E’ necessario a breve termine potenziare l’attuale parco macchine per un rilancio di tutte le attività di coltivazione. Gli ostacoli principali sono imputabili ad una redditività aziendale molto bassa, alla mancanza di un’assistenza tecnica che preclude all’agricoltore la conoscenza dei prestiti pubblici agevolati concessi per la meccanizzazione, ma è soprattutto la piccola maglia poderale che influisce negativamente sullo sviluppo di tutto il settore.  

 

L’Artigianato e la Piccola Impresa

L’artigianto è un settore dalle potenzialità molto concrete che ha nell’area radici storiche ed importanti. La forte e secolare tradizione artigianale ha mantenuto fiorente l’economia dell’area fino al suo declino, avvenuto nell'immediato dopoguerra. L’artigianato è in via di estinzione per due ordini di motivi: in primo luogo, le attività artigianali non sono incentivate in misura sufficiente; in secondo luogo, i figli non continuano le attività tramandate loro dai padri. Quest’ultima ragione fa riecheggiare un passo di alvariana memoria: “I figli rappresentano una forza che deve correggere il destino individuale dei padri”. Ecco in queste parole viene spiegato il tentativo, indotto soprattutto dalle famiglie, delle nuove generazioni di “liberarsi” dal passato umile dei loro predecessori. Un ruolo importante di recupero dei mestieri artigiani potrebbe essere svolto dagli istituti professionali, con dei tecnici che sappiano far nascere nei giovani la voglia di recuperare, modernizzandole, le tecniche artigianali. E’ chiaro come questa osservazione introduca due problematiche molto avvertite dai soggetti locali:

·         la ricomposizione del tessuto artigianale (tipico ed artistico) e la rivitalizzazione della sua vitalità storica ed economica;

·         il ruolo fondamentale della scuola nella innovazione delle tecniche artigianali e nella formazione dei giovani artigiani.

Dai dati forniti dalla Camera di Commercio risulta che le imprese artigiane rappresentano solo il 25% del totale delle unità locali iscritte nell'area. La percentuale più alta è registrata nei settori delle costruzioni e dei trasporti, segno che le attività manifatturiere tradizionali non costituiscono più una fonte di reddito per l'economia locale. 

Va notato come a Bivongi, Pazzano e Placanica trovino luogo quasi esclusivamente imprese a conduzione individuale, rivolte all’esiguo mercato locale, come d’altra parte rilevabile anche dalle specializzazioni produttive riscontrate (alimentari di base, legno, abbigliamento). Fa eccezione la rilevante presenza di imprese di costruzione a Bivongi ed una discreta attività di commercio all’ingrosso, intermediazione e trasporti a Placanica.

Il dato rilevato a Stilo risente favorevolmente della presenza delle attività di imbottigliamento di acque minerali, a  carattere di piccola industria, e del suo indotto, cresciuto sotto la forma di attività di trasporto, noleggio ed ausiliari alla produzione.

Per quanto riguarda Caulonia è rilevabile la presenza di un tessuto di medie e piccole imprese ed attività artigianali impieganti lavoro dipendente soprattutto nel campo della trasformazione di prodotti agricoli, della produzione di materiali da costruzione, di lavorazioni chimiche. Esistono inoltre imprese di costruzione di dimensioni meno modeste di quelle sinora rilevate. E’ da notare come la relativa dinamicità economica abbia reso Caulonia sede di alcune attività complementari e/o indotte, quali quelle di installazione macchinari, istituti di credito, servizi di intermediazione, ed altri mancanti nei centri vicini.

Il dato più appariscente per quanto riguarda Roccella Jonica è certo l’elevato numero di dipendenti dell’Ente Ferrovie dello Stato, che qui accentra numerosi servizi riguardanti la zona ionica della provincia di Reggio. Da questa localizzazione è derivato un discreto indotto per quanto riguarda le attività connesse ai trasporti e la lavorazione dei metalli; altre attività vengono svolte da imprese a prevalente carattere individuale.

Il settore dell’artigianato, della piccola industria e delle attività connesse con la produzione e la pesca si presenta complessivamente molto debole per quanto riguarda i territori comunitari, occupando solo il 4% della popolazione residente complessiva, e presentando come unica realtà relativamente dinamica e complessa quella dell’area di Caulonia.

 

Le Unità Locali e le Imprese Artigiane  iscritte alla Camera di Commercio (1996)

 

COMUNE

UNITA' LOCALI

DI CUI ARTIGIANE

Bivongi

76

22

Caulonia

349

87

Pazzano

37

11

Placanica

44

14

Roccella I.

364

74

Stilo

83

16

TOTALE

953

344

          FONTE: Elaborazioni su dati ISTAT

 

 

Il Tessile

Il tessile, pur non agendo da traino, rappresenta un settore molto importante per il tipo di esperienze osservate. Esso, insieme all’agricoltura, costituisce un settore tipico del lavoro femminile. Nell’area è presente un numero notevole di imprese che sviluppano le loro attività in questo campo.

 

 

L’Edilizia

Un settore che sta attraversando una fase di crisi è l’edilizia. Bisogna dire che esso ha avuto un notevole impulso dalla eccessiva crescita della domanda di natura residenziale in cui le imprese prevalentemente operavano.

Sarebbe auspicabile una diversificazione della tipologia d’intervento edile sia perché viene fuori la tendenza da parte delle popolazioni, residenti specialmente nei centri interni, ad investire parte dei loro risparmi nella ristrutturazione delle vecchie case di proprietà, sia perchè la conservazione del tessuto urbano è resa precaria dalla carenza di interventi per il recupero dei centri storici ed  in genere dell’edilizia degradata. Tale ampio margine di sviluppo edilizio, in parte promosso per affrontare le questioni relative alle singole emergenze architettoniche, dal lato dell’edilizia civile e privata trova ostacoli insormontabili nelle ridotte capacità finanziarie dei proprietari.

 

 

Il Turismo

Le potenzialità turistiche dell’area appaiono ad oggi notevoli ma pochissimo sfruttate. Il contesto territoriale appare infatti essere sostanzialmente di notevole valenza turistica, sia per il clima, sia per le qualità intrinseche del paesaggio, che lo scarso sviluppo economico ha finora preservato nei suoi caratteri originali, sia per la ricchezza di resti e testimonianze di millenni di civiltà insediate in loco.

Se le riserve alla base di attività turistiche non mancano, ben più problematico è il verificarsi di condizioni ambientali e sociali che rendano tali attività effettive.

Assai acuta risulta la carenza di attrezzature ricettive, alberghiere, di ristoro e di supporto; quasi nulla l’offerta di attività ricreative e collaterali, nonostante la presenza di un patrimonio idrotermale e di ambienti ideali per un turismo escursionistico.

Ma tutti questi elementi, naturali, storici, culturali, necessitano per costruire una reale offerta turistica di un quadro territoriale complessivo che comprenda servizi indispensabili al soggiorno confortevole, attrezzature civili efficienti ed agevoli, centri urbani animati ed esteticamente piacevoli, luoghi di incontro, iniziative ricreative e di cultura, artigianato e produzioni tipiche di qualità.

Lo sviluppo turistico del territorio necessita cioè non soltanto dell’attrezzatura di alcune località o dalla creazione di itinerari, ma soprattutto dal miglioramento generalizzato delle condizioni insediative, dall’esistenza di un ambiente territoriale complessivo in cui si integrino l’ambiente naturale e quello antropizzato, la conservazione di una immagine integra e naturale con lo sviluppo economico e sociale , in una parola del riequilibrio complessivo del territorio.

Attualmente il tipo di turismo prevalente è di natura etnica, cioè emigrati che ritornano per trascorrervi le ferie. Di supporto ed impulso al turismo potrà essere il porto di Roccella Jonica che costituisce un punto di riferimento logistico ed un approdo ideale per i pescherecci, in particolare siciliani e pugliesi, e per i diportisti di ogni parte del mondo. Si crede che la presenza di questi soggetti esterni possa innescare un processo di emulazione negli operatori locali con conseguente sviluppo di un settore importante quale è la pesca e la vela da diporto.

 

 

I Servizi

Altra attività che concorre alla composizione del reddito della famiglia é il terziario. Il settore, che rappresenta una larga fetta del valore aggiunto dell'area, è basato essenzialmente sul commercio e sui trasporti.

Per quanto riguarda il commercio esso presenta adeguate reti distributive in particolare nei comparti merceologici dell’alimentare e abbigliamento. Oltre al commercio a posto fisso troviamo quello ambulante (prodotti ittici e ortofrutticoli ma anche tessili).

Caratteristica comune a quasi tutti i centri litoranei è lo svolgimento periodico del mercato locale che funge da attrazione sia per gli operatori economici sia per la popolazione. In queste occasioni è diffusa la commercializzazione delle produzioni tipiche (formaggi, salumi locali di carni suine, ecc.). I mercati locali svolgono una funzione promozionale dell’economia locale e rappresentano una nota di colore della vita delle piccole cittadine.

Non molto sviluppato è il settore dei servizi sociali che conta soltanto 49 aziende iscritte alla Camera di Commercio, il 41% delle quali ubicate Roccella Ionica che rappresenta il centro più attrezzato dell'area.

 

 

1.6  LA STRUTTURA SOCIALE

 

Il Ruolo della Cultura nella Costruzione dei Rapporti Sociali

 

L’individualismo e la mancanza di valori di comunità locale

La caratteristica principale della cultura locale è il marcato individualismo che caratterizza l'intera rete dei rapporti sociali. Questa nota restituisce una idea di società civile debole in quanto non riesce a sganciarsi da un sistema sociale ormai consolidatosi nel tempo. A questa tendenza non si sottraggono neanche i giovani che, rispetto alle capacità aggregative, spesso denotano un forte senso soggettivistico che mina alla base qualsiasi iniziativa che si vada ad intraprendere. Alla cultura dell'individualismo si aggiunge quella della diffidenza e del sospetto che paralizzando ogni tentativo di associazionismo introducono il ben noto fenomeno del "riflusso nel privato" che percorre tutta la società dell'area. Ciò evidenzia: le degenerazioni della cultura locale verso modelli di tipo familistico, e nella migliore delle ipotesi, campanilistico; la quasi totale mancanza di infrastrutturazione a livello istituzionale e sociale. Il tessuto sociale presentando questi connotati genera una scarsa tensione verso forme di vita associata, anche in campo economico. Essendo la cooperazione un ambito in cui è possibile manifestare reciprocità, mutualità e solidarietà, cioè valori fondamentali per la comunità locale, ne deriva una supplementare difficoltà di comunicazione che si va ad aggiungere ad un deterioramento di relazioni di comunità di vitale importanza, quali la famiglia, l’amicizia, il vicinato. Qui l’identità e il senso dell’appartenenza spesso divengono familismo, localismo, clientelismo, cioè modalità di presenza ed incidenza nella società che non producono beni relazionali. Si pensi all’uso delle risorse pubbliche, orientato non al bene della comunità, ma al vantaggio del proprio gruppo di appartenenza. Lo sguardo può ancora essere allargato alla lenta agonia di quelle microsolidarietà che si esprimevano in contesti tradizionali e che oggi non sono più salde come in passato in quanto la crescita del reddito ha annullato quelle forme di solidarietà minime che si esprimevano in contesti di povertà.

Altro elemento facilmente riscontrabile è rappresentato dalla tendenza verso i valori del privato (il riflusso di cui sopra) che ha generato una fuga dal politico (in senso stretto), ed una forte emergenza dei valori della quotidianità che si contrappongono ai progetti ed ai disegni politici collettivi di più ampio respiro. Questo ripiegamento nel privato evidenzia, inevitabilmente, una scarsa tenuta dei meccanismi di solidarietà sociale.

La cultura dell'intermediazione contro la cultura del diritto/dovere

La cultura della mediazione, tipica di contesti socio-politici impregnati di clientelismo, avviene tra interessi privati e pubblici. Quindi il luogo in cui è costantemente ricercato l’equilibrio del sistema clientelare è la politica. Il punto di riferimento delle decisioni, spesso non è rappresentato dal bene collettivo ma dalla categoria “amico-nemico” che alimenta il sistema dello scambio clientelare e si sostituisce a modalità di azione politica ed amministrativa fondata sulla categoria diritto-dovere. La crisi di quest’ultima rappresenta lo specchio dell’affermazione della cultura della mediazione continuata ed un vincolo relativo all’accessibilità alle possibilità (appalti, convenzioni, ecc. ) offerte dal pubblico.

 

Il Ruolo e la Presenza della “Società di Mezzo”

Partendo dal dato concreto delle difficoltà e della debolezza della società civile ne discende il “silenzioso comportamento” della società di mezzo che vi si colloca all’interno. Qui si avverte un aspetto del modo di essere società. Esso attiene alla programmazione e agli apporti partecipativi. E’ essenziale per la definizione degli indirizzi generali il concerto tra enti locali, rappresentanti di categorie produttive ed imprenditoriali, sindacati, organizzazioni sociali e culturali. In un contesto in cui sembra evidente la lontananza tra “paese legale” e “paese reale” la società di mezzo poteva svolgere un ruolo importante per lo sviluppo di un nuovo metodo di governo che richieda come necessaria la presenza di soggetti coscienti di essere protagonisti di processi culturali democraticamente qualificanti. In questo reciproco impegno deve avvenire un incontro tra istituzioni e società di mezzo che si traduca in dinamismo dialettico attraverso il quale raggiungere un raccordo tra volontà “sociale” e “politica”.  E’ proprio la dialettica fra parti sociali e istituzioni politiche che manca. Tuttavia il mondo della rappresentanza, in particolare il sindacato, in quest’ultimo periodo, sembra vivere una fase di effervescenza e di progettualità. Il passaggio futuro deve portare alla creazione di una “rete delle rappresentanze” per la Locride attraverso la mobilitazione delle risorse positive esistenti all’interno della società di mezzo. Obiettivo primario dell’intera società locridea diventa pertanto la chiusura della precedente fase di “sterilità progettuale e politica” per inaugurare una nuova stagione della politica e della rappresentanza e dei diritti.

L’Associazionismo

La struttura associativa nell'area si presenta in forma variegata essendo espressione dei molteplici interessi che attraversano la società. Essenzialmente l'associazionismo locale opera su alcuni settori specifici della vita civile che vanno dal sociale al culturale, al politico e all'economico.

Associazionismo sociale

La prevalenza delle aggregazioni che hanno come punto di riferimento la Chiesa, ovvero il soggetto locale più impegnato che agisce come unica forza aggregante sul territorio, sia per la sua storia che per la profonda convinzione dei suoi rappresentanti, è la caratteristica principale dell'associazionismo sociale. Infatti si tratta dell'unica istituzione che ha un ruolo molto forte nell'orientamento della cultura nell'area della locride riuscendo a dare dimensione riflessiva e propositiva alle discussioni anche su problematiche sociali come la mafia. Cioè ha contribuito e stimolato il risveglio sociale.

Appare evidente quindi come la Chiesa abbia approfondito il suo rapporto con il territorio, generando forte radicamento e, allo stesso tempo, maturando la convinzione che fosse obbligatorio, per potervi incidere efficacemente, operare un passaggio obbligato da una Chiesa dedita esclusivamente al culto ad una Chiesa, invece, di tipo missionario che impernia la sua opera sull’evangelizzazione e sui problemi sociali.

E' proprio il mondo cattolico, con la sua vasta e capillare rete di rapporti che ha sul territorio a promuovere relazioni sociali fondate sull’universalità, la fraternità e la solidarietà e a dare le risposte più incisive al bisogno di aggregarsi manifestato dai giovani. E’ chiaro che un impegno di tal genere urta le tendenze del particolarismo e dell’individualismo, per cui è plausibile ipotizzare che le tensioni culturali dell’area si collocano e si addensano in questo “scontro” tra le idealità e i valori religiosi e la quotidianeità individualistica (indifferenza, egoismo, riflusso nel privato, disinteresse).

 

Associazionismo sportivo

Altrettanto diffusa è questa forma particolare di associazionismo che nell'area coinvolge, nelle diverse discipline sportive praticate, numerosissimi giovani. Le associazioni sportive rivestono un ruolo importante riguardo l'aggregazione dei giovani. Nonostante per i giovani lo sport e le attività ricreative in genere riscuotano un notevole interesse aggregativo, si riscontra una penalizzante ed estrema carenza di strutture ricreative idonee a suscitare aggregazione.

Una parentesi deve essere aperta in riferimento all'associazionismo spontaneo, che rappresenta, tra le varie tipologie, quello meno tradizionale e più "moderno". Tale modalità aggregativa significa in quanto viene alimentato dalle piazze, sale da gioco, pizzerie, bar.

 

Associazionismo culturale

Tre sono le branche di operatività delle associazioni culturali presenti sul territorio: culturale in senso stretto, salvaguardia del patrimonio storico, ambientale.

L’associazionismo culturale in senso stretto si esprime principalmente in due forme: quello elitario, esclusivo e molto chiuso, e quello invece più diffuso nel sociale. Nella prima specie vanno inclusi i Rotary ed i Lyons organizzati nella forma del club. Ci sono anche delle associazioni, quali la FIDAPA, costituite esclusivamente da donne che operano in modo molto attivo.

Importante, per il ruolo svolto in campo culturale, è l’Associazione Culturale Jonica che è riuscita, con la sua costante opera, a far diventare di Roccella Jonica un momento d’incontro mondiale per il Jazz. Tale manifestazione rappresenta un evento unico per l'intera zona protraendosi fino alla tarda estate consentendo così di allungare la stagione turistica.

Per quanto concerne l'associazionismo relativo alla conservazione del patrimonio storico-artistico, una prima osservazione da fare è inerente allo sviluppo, in termini di volontariato, di una sensibilità culturale che è più radicata nei centri interni. Infatti a Stilo (dove si può visitare la Cattolica) opera un circolo culturale per la tutela dei monumenti.

L'ultima specificità dell'associazionismo culturale è intrecciata profondamente con il territorio e le tematiche ecologiche che intende promuovere. Tale impegno è fondamentale in quanto la crescita civica e culturale dell'area la si riscontra nel rapporto che i cittadini hanno nei confronti del territorio. Oggi sembra di notare una maggiore attenzione per quel che c'è "dietro la porta di casa". Questo risultato lo si è ottenuto con la continua sensibilizzazione e con i frequenti dibattiti sull'ambiente. Pur non essendo molto diffuse nell'area (però hanno come riferimenti singole persone) le associazioni ambientalistiche presentano un alto grado di concentrazione a Bivongi, dove operano il WWF, Italia Nostra e Legambiente.

 

Associazionismo politico.

Per capire meglio i connotati dell'associazionismo politico occorre avere come punto di riferimento la fase di transizione politica che attualmente sta interessando l'Italia. Mentre negli anni precedenti le strutture politiche tradizionali riuscivano ad aggregare con le loro organizzazioni sia il mondo adulto che giovanile, adesso si assiste ad un crollo della domanda di partecipazione politica. Cioè è entrato in crisi un modello di rappresentanza e di organizzazione degli interessi del territorio nonchè di aggregazione politica di base. Nel passato, si verificava, anche, che le sezioni coincidevano con le abitazioni dei singoli politici evidenziando una preoccupante mancanza di collegamento tra la base ed i partiti. La politica allora aggregava in modo squallidamente clientelare. Alcuni strumenti (intervento straordinario in primis) su cui si reggeva il vecchio sistema politico hanno consentito la prosecuzione di un "feudalesimo" inteso non come forma di "baronia" del signorotto locale ma come forma di "baronia politica", in quanto al vecchio signorotto locale si è sostituito il padrino politico che ha cercato (riuscendoci) di gestire la situazione alla “vecchia maniera”, attraverso quindi un controllo sociale fatto di favori, di clientele, offrendo posti negli enti pubblici, smorzando la possibilità e la volontà nelle nuove generazioni di potersi impegnare in attività produttive. Altre importanti caratteristiche del sistema politico è la litigiosità ed una embrionale tendenza a "polarizzarsi" nelle elezioni politiche mentre ciò non trova corrispondenza in ambito comunale e provinciale dove si sono verificati fenomeni di localismi politici, anche se poi non hanno avuto alcun seguito. La riforma elettorale non sembra aver ridotto la consistenza di tali fenomeni anche se rispetto al locale sembrano avere un peso maggiore le liste civiche non intese però in senso antipartitico ma come forma migliore di organizzazione degli interessi delle comunità e di mobilitazione-aggregazione delle varie energie non vincolate a partiti politici o disperse nell’universo variegato della società civile.

L’associazionismo politico rappresenta anche un momento per riflettere sulla classe dirigente attuale. E su questo punto bisogna osservare che molti degli amministratori presentano un grado di sensibilità verso alcuni nodi problematici (lavoro giovanile, sviluppo delle risorse autoctone, buon andamento della pubblica amministrazione, etc.) abbastanza elevato proponendosi, in qualche caso, come attivatori di dinamiche di sviluppo. Viene, in un certo senso, affermata la centralità degli attori locali nelle politiche di sviluppo. Purtroppo la gracilità di questo processo non incide positivamente sul rapporto cittadini - istituzioni. L’aspetto principale di tale rapporto consiste nella contraddizione tra elevata partecipazione elettorale e scarsa fiducia nelle istituzioni. Oltre questo momento particolare della vita politica la relazione cittadino-istituzione si esaurisce nella pressante richiesta di servizi elementari e quotidiani che rimandano a una latente conflittualità per le difficoltà del pubblico a soddisfarla. In sostanza i cittadini avvertono una sorta di solitudine.

Associazionismo economico.

Premesso che la scarsa propensione all'associazionismo attraversa tutto l'arco delle attività sociali dell'area, da questa "sindrome jonica" non è immune nemmeno l'associazionismo di tipo economico che è molto sviluppato solamente nel settore commerciale. Una lettura più approfondita rivela che il limite dell'economia dell'area non è tanto la perifericità, determinata anche da lontananze geografiche a da carenza infrastrutturali, rispetto alle altre aree più avanzate, quanto la scarsa cultura della aggregazione. Questa situazione è particolarmente penalizzante in quanto soffoca la già debole progettualità autocna, la possibilità di dare visibilità e corpo all’organizzazione degli interessi economici endogeni, la capacità ed il potere di aprire contenziosi forti con il mondo politico.

 

 

La Condizione Giovanile

Gli aspetti salienti che connotano l'universo giovanile della locride si condensano in alcune tematiche (per esempio la disoccupazione), alcune delle quali attualmente stanno attraversando l'intera società. Quello che più è parso di notare è la scarsa integrazione dei giovani nei vari mondi del vivere quotidiano. Per esempio raramente si incontrano amministratori o imprenditori giovani.

Questa marginalità giovanile pur rappresentando un anello debole del sistema sociale locale può diventare un punto di forza, finalizzato al cambiamento complessivo della società, proprio perchè i giovani sono i meno integrati. I loro luoghi di incontro non sono le strutture istituzionalizzate, sono le strade, i campi sportivi, i bar e le sale giochi. Il loro obiettivo non è il "palazzo" ma è il "cantiere", raggiungibile con metodi e percorsi diversi.

 

Scolarità

La concentrazione della maggior parte delle scuole superiori nei centri esterni al territorio della Comunità Montana, crea le condizioni perché nell’area si verifichi un accentuato pendolarismo che per la scarsa programmazione esistente nel settore dei trasporti, genera non pochi disagi agli studenti. Infatti, alcune scuole e qualche Distretto Scolastico hanno chiesto alla Regione di armonizzare i tempi dei trasporti con le esigenze della scuola per consentire lo svolgimento di molte attività, per esempio di prevenzione, che attualmente non possono essere svolte per i disagi a cui sono sottoposti gli studenti pendolari.

L'impressione generale è che ci sia all'interno delle scuole una forte coscienza rispetto al ruolo di aggregazione sociale. La scuola rappresenta un posto strategico per la promozione dello sviluppo se riesce a formare, orientare e informare. L'handicap che però viene fuori è che se la scuola da una parte fa sentire i giovani protetti dall'altra, sovente, non li stimola a proiettarsi nel loro futuro. La crescente scolarizzazione ha diffuso un atteggiamento di rifiuto verso lavori o imprese che comportano ruoli manuali, per esempio in campo agricolo o zootecnico, quindi senza “scrivanie”. Tale osservazione è confermata dall’emblematica caduta, nell’ultimo decennio, della domanda di istruzione agricola. Le statistiche sono sconcertanti sia per il vistoso calo degli iscritti, si è passati dai 297 dell’anno 1983-’84 ai 126 (- 57,5%) del 1996, sia perchè questa tendenza negativa ha comportato la chiusura nel 1990-’91 di uno dei tre istituti, ad indirizzo agricolo, dell’area. Bassissima è la fetta che tale indirizzo occupa nel quadro scolastico del microsistema della locride: solo il 2% rispetto al 5,2% del 1983-’84. Tutto ciò, purtroppo, si verifica in una area che presenta una forte vocazione economica di tipo agricolo ed agroalimentare. A questo trend preoccupante corrisponde un notevole incremento della damanda di formazione di tipo turistico-alberghiera. Infatti i due istituti di Locri e Marina di Gioioisa Jonica hanno registrato nell’ultimo decennio un innalzamento degli iscritti che supera il 70% passando dagli 594 del 1983 ai 1009 1996.

Da riscontrare nell’area un embrionale e positivo atteggiamento all'interno del sistema scolastico in generale nell'educare i giovani alla autopromozione nel mondo del lavoro in particolare tra gli istituti professionali e le scuole a carattere liceale e poi anche negli istituti, alberghiero e turistico, dedicati esclusivamente alla formazione di specifiche figure professionali (cuochi, camerieri, a altre figure che presentano affinità col settore).

Complessivamente nell’area si possono riscontrare due atteggiamenti disomogenei: da una parte una forte richiesta, sostenuta particolarmente dalle famiglie (infatti una parte di risparmio viene destinata per gli studi dei figli), di scolarizzazione; dall’altra il mondo del lavoro che richiede un “prodotto finito” pronto per soddisfare quella minima domanda di lavoro locale.

La popolazione scolastica nell’anno ‘92 - ‘93 era di 6.356 unità, di cui 3.878 (61%) negli istituti ad indirizzo tecnico; 2.478 in quelli umanistici. Tale ambivalenza, in riferimento alla preparazione al lavoro, sembra configurarsi nei seguenti termini:

-   esiste una domanda alta di qualificazione tecnica e professionale, cui si accompagna la richiesta di maggiore concretezza e specificità dell’insegnamento ricevuto;

-   esiste altresì una buona domanda di formazione generale;

-   si riscontra infine una certa disponibilità ad esperienze di lavoro nel corso degli studi (vedere Ist. Alberghiero di Locri).

Riguardo gli ambienti viene denunciato lo stato di abbandono in cui versano le strutture dell'area da parte degli enti preposti quali la Provincia. Sopperisce, in qualche occasione per imbiancare le classi, la buona volontà degli alunni.

Disoccupazione

Uno degli aspetti più gravi della situazione economica e sociale che sta vivendo l’area è la preoccupante caduta di domanda di lavoro ed il costante aumento del numero di disoccupati. I dati relativi al mercato del lavoro provinciale sono allarmanti: 119.102 disoccupati su una popolazione di 590.863 residenti. Si tratta di un fenomeno che coinvolge tutto il mondo industrializzato ed in particolare le regioni meridionali italiane che sono collocate in un contesto economico strutturalmente debole in cui emergono:

-   le conseguenze di una politica di investimenti pubblici che si è rivelata effimera (vedere Intervento Straordinario);

-   la mancanza di una efficiente politica del mercato del lavoro che faciliti la mobilità della mano d’opera.

Lo squilibrio tra la domanda e l’offerta è un dato strutturale dell’economia dell’area e lo sviluppo, nel passato, di flussi migratori, anche giovanili, verso l’esterno ne è una dimostrazione eloquente.

Un fattore che ha introdotto delle distorsioni nel mercato del lavoro è il gonfiamento del pubblico impiego che costituisce il 36% dell’occupazione totale, mentre commercio ed industria garantiscono livelli occupazionali più bassi, rispettivamente il 31% e il 15%. Anche questi dati evidenziano lo squilibrio esistente all’interno del mercato del lavoro locale dove la consistente offerta di lavoro giovanile non si incontra con una domanda di identiche dimensioni.

 

 

1.7  LA DIAGNOSI DELLE POTENZIALITA’ DI SVILUPPO DELL’AREA

 

I Vincoli allo Sviluppo

 

I Punti di Debolezza Ambientali

 

Distanza geografica dai maggiori centri

La perifericità geografica del territorio della Comunità Montana, come di tutta la Regione Calabria, rispetto ai più sviluppati Centri di Europa, unita alla particolare conformazione del territorio ed alle vicende storiche che hanno segnato profondamente la cultura della popolazione locale, ha molto contribuito a determinare l'inferiorità economica e la mancata crescita del substrato ambientale (dal punto di vista socio-economico), necessaria per generare delle dinamiche di sviluppo territoriale.

 

 

 

 

 

Caratteri di montuosità

I limiti derivanti dalla morfologia del territorio, per le zone interne, sicuramente sono ben circoscrivibili nella prevalente caratteristica montuosa del territorio che non permette facilmente comunicazione e scambi. Questa connotazione costituisce un limite per lo sviluppo di queste zone in quanto la loro collocazione geografica le isola rispetto alle principali direttrici dello sviluppo socio-economico non solo locale.

Mancanza di grandi centri abitati che agiscano da centri propulsori di iniziative culturali ed economiche

L'area, per il momento, non presenta particolari interazioni con la realtà cittadina più vicina; il rapporto con la città di Reggio Calabria e con i paesi limitrofi o con la città di Catanzaro, si esaurisce in un "uso" della città diretto soltanto ad assolvere determinate funzioni di carattere economico/amministrativo.

La perifericità geografica dell'area è da attribuire anche alla mancanza di un grande centro urbano, capace di fungere da Centro propulsivo di iniziative culturali ed economiche trainanti per lo sviluppo del territorio.

Anche la totale carenza di un artigianato di qualità è naturalmente da collegarsi alla mancanza di un collegamento col mercato, poichè la ricchezza del ceto urbano avrebbe certamente potuto sostenere un affinamento di tecniche e una importazione di materia prima, se quella connessione fosse stata presente e avesse sollecitato la produzione. Sono facilmente immaginabili quali sarebbero state le conseguenze positive della creazione di un intero ceto di artigiani e di commercianti che avessero dimestichezza con aree, città e mercati non solo locali.

La funzione urbana ha comportato attività che il territorio non è riuscito ad esprimere, o non è riuscito ad esprimere a quel livello di complessità e di qualità visto altrove: ceti artigiani, industriali, mercantili; competenze tecniche e professionali; istruzione, cultura più ricca e aperta verso l'esterno. Tutto questo non è accaduto nell'area della Comunità Montana.

 

Mancanza di infrastrutture e/o bassa qualità di quelle esistenti

L' infrastrutturazione, avvenuta prevalentemente attraverso l'intervento straordinario, non è mai stata gestita dal basso, ma è stata pensata al di fuori di una domanda locale, con i problemi che questo ha comportato.

La carenza di infrastrutture rappresenta, da sempre, un grosso ostacolo per lo sviluppo dell'area. Le vie di comunicazione e di trasporto, i servizi sociali, sanitari, culturali, etc. richiedono ancora un grosso sforzo da porte delle amministrazioni locali per raggiungere un livello, sia pur minimo, di vivibilità.

 

Degrado urbanistico

Il degrado urbanistico è testimoniato ovunque da una massiccia presenza di case abusive costruite nella periferia di centri abitati che ha apportato notevoli alterazioni alla struttura territoriale. La totale mancanza di strumenti adeguati per la regolamentazione dell'attività edilizia ha favorito tali trasformazioni, rendendo ancora più precaria la forma urbana e lasciando che il patrimonio edilizio si sviluppasse in assenza di pianificazione.

 

Scarsa coscienza delle problematiche ambientali

In tutta l'area molto spesso l'ambiente non viene visto come una risorsa da tutelare e da valorizzare, ma come un elemento da sfruttare indistintamente. La normativa di riferimento in campo ambientale rappresenta una fonte di ricchezza non riconosciuta da una parte degli amministratori dell'area che hanno inteso tali strumenti legislativi come una sorta di restrizioni e vincoli da evitare per i presunti danni che ciò arrecherebbe all'economia locale.

Tale mancanza di cultura dimostrata dagli enti pubblici si riflette ovviamente anche nella mentalitá degli abitanti del posto che, solo ultimamente, stanno imparando a considerare il territorio come un bene proprio e stanno cercando di riappropriarsi dell'ambiente, inteso come insieme integrato di flora, fauna, culture e tradizioni locali.

 

I Punti di Debolezza Economici

La crisi dell'economia dell'area della Comunità Montana è simile a quella di molte aree rurali: l'apertura dei mercati, la concorrenza dei prodotti provenienti dall'esterno ne ha trasformato profondamente la struttura, mentre non si è innescato uno sviluppo di tipo moderno. Inoltre, l'impatto del nuovo, del moderno su di una struttura sociale e produttiva per molti versi arcaica è stato particolarmente dirompente: il nuovo ha sostituito il vecchio, che non è stato capace di rinnovarsi.

A questi elementi si aggiungono forme di rapporto tra economia e politica, economia e istituzioni, ampiamente note perche' comuni alla generalita' delle aree arretrate del Mezzogiorno. In particolare, si puo' ritenere che la diffusa dipendenza del reddito delle famiglie dai trasferimenti o dagli impieghi pubblici abbia tre conseguenze importanti :

-        il ruolo economico che le comunità' assegnano a se stesse è in gran parte appiattito sull'essere fruitrici di erogazioni e sullo spenderle. E' molto debole, quasi inesistente, una percezione delle comunità come gruppi sociali autonomamente capaci di esprimere attivita' economiche e di puntare al miglioramento delle proprie condizioni di vita. Costitutivo dell'esperienza di molte persone e' il rapporto con lo Stato, non il rapporto col mercato. Questo rende nebuloso e difficile immaginare iniziative che, proprio nel mercato, abbiano il loro punto di innesto principale;

-        il rapporto con le istituzioni è un rapporto mediato, filtrato, da questa dipendenza dallo Stato. E' difficile per che vive nell'area pensare all'istituzione pubblica come ad una entità che fa qualcosa di diverso dal distribuire contributi, assegni, o posti di lavoro piu' o meno assistenziali. Di conseguenza manca la capacita' di configurare la stessa richiesta alle istituzioni di un ruolo, profondamente diverso, di sostegno a iniziative locali: sostegno alla loro nascita (nel senso di favorire un allontanamento della dipendenza dallo Stato, di favorire e alimentare l'offerta imprenditoriale) e sostegno al loro consolidamento (sotto forma di servizi reali e competenze tecniche, al posto di denaro);

-        la classe politica si muove in una dimensione che la rende difficilmente cooptabile a fini di sviluppo endogeno. Essa ha basi di legittimazione molto deboli: ricava la sua maggiore forza dalla capacita' di convogliare sull'area risorse pubbliche o, nei paesi dove la criminalita' mafiosa o di faida e' forte, di saper contenere il disagio entro limiti accettabili, di lavorare a favore di alcuni fondamentali equilibri nei rapporti tra le famiglie, o forse di essere il piu' immobile e assente possibile.

 

Polverizzazione e frammentazione delle aziende

Come giá si é avuto modo di affermare in precedenza, le aziende presenti nell'Alta Locride sono, per lo piú, ditte individuali dirette quasi esclusivamente dal titolare e dai suoi familiari. La mancanza di associazionismo e la scarsa cultura di impresa sono alcuni degli elementi cardine che determinano la polverizzazione della dimensione aziendale. Tale fenomeno, diffuso non soltanto nell'area della Comunità Montana, ma anche nel resto del Meridione, influisce negativamente sull'andamento dell'economia locale e sulla capacitá delle imprese della zona di essere visibili sul mercato.

Da un punto di vista strettamente agricolo, si può affermare che la polverizzazione della proprietà rimane il vincolo maggiore per lo sviluppo di un'agricoltura moderna e competitiva.

 

Frammentazione dell’offerta dei prodotti e bassa qualità dei servizi

Anche i prodotti dell'area sono offerti al consumatore finale in modo non coerente con le logiche di mercato solitamente utilizzate dagli operatori economici inseriti in contesti piú evoluti.

Si avverte la poca diffusione di marchi tipici e certificazioni di qualitá dei prodotti locali che, proprio per questo motivo, non sempre riescono a spuntare prezzi remunerativi e ad essere commercializzati in mercati diversi da quello locale. Inoltre, la mancanza di strategie di filiera in tutti i settori produttivi dell'area determina una scarsa attenzione verso il cliente finale ed una bassa qualitá dei servizi offerti che non permette di attribuire alcun valere aggiunto ai prodotti.

 

Scarsa conoscenza delle risorse produttive, naturali, archeologiche e culturali

Nell'area si riscontra uno scarso grado di conoscenza delle risorse produttive, naturali, archeologiche e culturali presenti sul territorio. La popolazione locale non é attenta alla valorizzazione del patrimonio architettonico ed archeologico e dimostra di non conoscere adeguatamente tutte le potenzialitá offerte da tali risorse.

 

Difficoltà di accesso al credito

Il sistema del credito rappresenta nell’area un vincolo per lo sviluppo piuttosto che un soggetto trainante. Il finanziamento del credito bancario avviene a condizioni gravose, e forse insopportabili, per gli imprenditori locali. Se questo è il quadro in cui si collocano i rapporti tra il mondo imprenditoriale e bancario, i giovani, che non possiedono reddito e vogliono avviare proprie iniziative economiche, sono chiaramente penalizzati, in quanto non sono certamente in grado di soddisfare i requisiti e le garanzie che gli istituti richiedono.

 

Inefficienza della Pubblica Amministrazione

Il quadro politico-amministrativo dell’area precedente alla nuova riforma elettorale, che ha introdotto l’elezione diretta dei sindaci, era caratterizato da una forte instabilità amministrativa.  Se questo problema appare oggi superato rimangono inefficienze e carenze croniche. Si pensi alla materia urbanistica ed alle inadempienze dei Comuni, rispetto agli obblighi previsti dalla legge per la predisposizione di strumenti che regolino la crescita fisica del territorio. Si pensi ancora agli inesistenti servizi sociali, servizi di rete, servizi all’ambiente, ecc.

Le difficoltà dei Comuni sembra si nascondano dietro le ristrettezze economiche e le carenze di personale. In realtà è assente una vera e propria cultura politica, di coinvolgimento della società civile, è inadeguato il livello tecnico-culturale dei singoli amministratori nel soddisfare la domanda che il territorio esprime, risultano anche poco approfondite le conoscenze degli strumenti e delle opportunità legislative.

Il limite più evidente delle politiche di sviluppo dell’area consiste nella superficialità dei programmi di rilancio economico della zona. Il procedere per eventi è tipico di un sistema politico che opera in contesti di disaggregazione socio-economici.

Le amministrazioni locali, fino ad oggi, non hanno aperto alcun dibattito sulla centralità del problema sviluppo e sul loro ruolo. Esse si sentono soffocate dalla ingente domanda di servizi (ecologici, viabilità, ecc.) e questo aspetto è la nota più saliente del rapporto tra cittadini-istituzioni. Mancano forme di collaborazione fra questi due soggetti. Non esistono, in tema di gestione di servizi, rapporti organici tra volontariato ed istituzioni. Le linee divergenti corrispondenti alle due direzioni del mondo politico e della società civile, si incrociano nelle sole e solite occasioni elettorali dopodiché si apre un fossato colmabile sia da una maggiore efficienza delle pubbliche amministrazione, sia dall’eliminazione, da parte dei cittadini di un approccio bellicoso e carico di pretese, anche se legittime.

I luoghi istituzionali di riferimento per la popolazione dell'area sono unicamente il Comune e la Regione che comunque hanno un livello di interazione basso; altri livelli, intermedi, non sono presenti. Oltre ad una sovrapposizione di decisioni sul medesimo territorio che rispondono, in ultima istanza a differenti logiche di governo locale e/o sovralocale.

Sono pochi gli amministratori che cominciano a pensare allo sviluppo e che mostrano attenzione al territorio come risorsa.

I Punti di Debolezza Sociali

Alcuni aspetti della società dell'area sembrano rappresentare ostacoli importanti alla nascita ed alla diffusione di iniziative di sviluppo dal basso, o alimentate da risorse locali. In parte, questi aspetti sono presenti nella consapevolezza dei cittadini e sono evidenti anche per chi abbia tenui occasioni di rapporto con le comunità locali, in parte, invece, debbono essere portati alla luce attraverso un'attenta riflessione sulla storia dell'area.

 

Alto tasso di disoccupazione, specie giovanile, femminile ed intelletuale

Come si è rilevato in precedenza, è altissima la quota di giovani disoccupati che ambiscono ad un lavoro, probabilmente ad una vita diversa da quella dei loro padri. I livelli di scolarizzazione, anche nell'Alta Locride, si sono elevati moltissimo negli ultimi vent'anni, i giovani sono in contatto con organizzazioni sociali, modelli di consumo differenti, la fragile economia locale non sembra assicurare nè reddito, nè la sicurezza necessari. Tuttavia, la spinta ad intervenire direttamente per cambiare le cose non sembra andare di pari passo col rifiuto dell'esistente: da un lato, non pare particolarmente forte, nei giovani, la motivazione di intraprendere attività autonome, dall'altro, c'è una difficoltà di fondo ad individuare nelle caratteristiche dell'area, nelle tradizioni, nei saperi accumulati da generazioni delle risorse adeguate a sostenere processi di sviluppo.

 

Bassa propensione all’associazionismo

Fattore negativo per lo sviluppo è lo scarso senso di cooperazione, diffuso tanto nei giovani quanto nella popolazione dell’area in genere. Non si tratta di individualismo sociale vero e proprio, ma di poca esperienza di tutte quelle situazioni che richiedono il concorso di un gruppo più ampio di quello familiare, o della famiglia allargata. Nelle aree a forte vocazione agricola, ad esempio, la collaborazione è stata stimolata dalla necessità di associarsi per l'acquisizione di macchinari per la coltivazione della terra, o dalla necessità di saltare l'azione di intermediari per presentarsi con maggior forza sul mercato. E' sintomatico come, nell'area, questo non sia avvenuto: il mercato è ancora dominato, largamente, da intermediari e grossisti che, da un lato, assorbono una parte cospicua del reddito prodotto e, dall'altro, non consentono ai produttori di conoscere il cliente finale.

Presenza della criminalità organizzata

Nel territorio della Comunità Montana, la criminalità organizzata non è un fenomeno tanto diffuso come in altre zone della provincia; tuttavia, è presente sul territorio la cultura dell’illegalità. Sintomatico di questa situazione è il meccanismo contorto di false assunzioni  che consentiva a numerose persone di percepire redditi ed emolumenti provenienti dai trasferimenti dello Stato a sostegno del settore agricolo. Si tratta di un fenomeno, questo delle false assunzioni in agricoltura, molto presente in questa area. Questi emolumenti (illegali) sicuramente concorrono a formare il mix del reddito medio delle famiglie insieme alle rimesse degli immigrati (ormai in forte declino), all’impiego pubblico, all’attività edilizia e commerciale.

 

 

Crisi di identità delle popolazioni locali

Questi elementi evidenziano ancora di più le difficoltà esistenti nel realizzare, oggi, iniziative dal basso nell'area Il punto decisivo è che tra i saperi sociali di questo territorio - accanto al sapere produrre formaggio, o accanto al sapere curare l'olivo e spremere l'olio, e cosi' via - non ha mai avuto occasione di costituirsi e di radicarsi un sapere sociale il cui contenuto è la relazione con l'esterno, con il mercato,  e con le regole che lo governano.

Il passato e il presente sono in dialettica tra loro, un corpo sociale utilizza oggi capacità, conoscenze e abilità che non nascono dal nulla , ma dalla sua storia. La popolazione dell'area, però, non sembra apprezzare tali valori e dedica poca attenzione alle tematiche legate alla cultura tradizionale ricca di risorse da valorizzare.

 

Mancanza di tradizione nella partecipazione ai processi decisionali

La manifestazione più evidente e più recente di questa situazione è stata l’intervento straordinario che, nato per l’eliminazione degli squilibri infrastrutturali ed economici, non ha dotato il territorio di grandi opere e si è limitato alle concessioni di incentivi per alcune imprese locali. Per decenni l'intervento straordinario ha prodotto opere pubbliche avulse dal territorio e slegate da qualsiasi progetto di sviluppo economico ed iniziative imprenditoriali senza alcun presupposto per reggere la concorrenza del mercato che nel tempo si sono perse causando non pochi problemi occupazionali e di disagio sociale.

 

Bassa cultura imprenditoriale

Come giá messo in evidenza altrove, nell'area non é affatto presente una cultura imprenditoriale di rilievo; ai giovani mancano esperienze di imprenditorialità di successo cui fare riferimento ed il lavoro in proprio sembra più un'alternativa povera e malsicura all'occupazione "seria" del posto fisso statale.

 

Bassa professionalità

Un altro fattore di debolezza dell'area é la scarsa attenzione dedicata alla formazione della manodopera che non sempre riesce a garantire la qualitá del lavoro. Tale fenomeno, riscontrabile soprattutto nel settore agricolo ed artigianale, ma anche in quello edile, é dovuto soprattutto alla scarsa trasmissione dei valori tradizionali e dell' "antico modo di fare le cose".

 

Le Potenzialità ed i Fattori di Successo

Anche se individuare fattori strutturali di sviluppo in una area come quella della Comunità Montana rappresenta un compito arduo in quanto nella zona jonica ci sono tutte le condizioni negative per intavolare un reale discorso di sviluppo tuttavia l’osservazione di questi fattori, ove siano presenti, rende più agevole la lettura del modello di sviluppo che facilita o meno la crescita dell’area.

Pertanto, l'obiettivo che si vuole raggiungere con la realizzazione del Piano è quello di innescare un processo di sviluppo organico che, partendo dalle debolezze dell'area che presentano potenzialità da valorizzare, le trasformi per farle diventare fattori di successo dell'iniziativa.

La bellezza del paesaggio e la ricchezza di risorse naturali, la fama di talune produzioni agricole (il vino, il formaggio, l’olio, etc.), la presenza di un artigianato locale già apprezzato (artigianto del legno, del granito, dei tessuti, etc.) o di risorse economiche-sociali (la pesca, l’attività estrattiva, il turismo, la forza lavoro giovanile, etc.) sono tutti elementi che contribuiscono, in maniera determinante, allo sviluppo integrato dell'area.

 

I Punti di Forza Ambientali

Presenza di vaste aree preservate dall’inquinamento

La favorevole posizione geografica viene segnalata come risorsa naturale da attivare per lo sviluppo dell'area. Il clima, il mare, la montagna sono ritenuti fattori intorno ai quali elaborare ipotesi di rilancio dell'economia locale. Seppure questa tendenza, rappresenti una convinzione fortemente radicata ed una direzione ricca di potenzialità, non sembra stimolare, allo stato, una progettualità di provenienza endogena. Infatti, un modo diffuso di rapportarsi alla risorsa Ambiente ed alle sue opportunità deriva da modelli importati quali l'istituzione di parchi nazionali od oasi naturalistiche intorno ai quali si dovrebbero coagulare l'iniziativa privata con quella, di supporto, pubblica. Ovviamente esistono esperienze imprenditoriali avviate che, in particolare nell'agricoltura, trovano nelle condizioni fisiche del territorio la linfa vitale per la propria sopravvivenza.

La valutazione complessiva che potrebbe essere fatta riguarda la necessità di attivare la molteplicità delle variabili ambientali (mare, montagna, collina) che questo territorio esprime come potenzialità di sviluppo.  

 

 Presenze di coste ed aree montane di interesse turistico

Insieme all'agricoltura ed all'artigianato di pregio, il turismo è una delle risorse economiche endogene di più grande significato su cui puntare per uno sviluppo dell'area. Fattori ambientali di sicuro potenziale economico sono: il Parco dello Stilaro e l’Oasi faunistica a Bivongi dove tra l’altro andrebbe valorizzata la Cascata del Marmarico che con i suoi 100 metri è la più alta d’Italia. Da una stima approssimativa risulta un consistente flusso turistico pari a 20-30 mila persone annue che genera problemi di gestione per gli amministratori comunali.

 

Breve distanza mare-monti

Tenendo ben presente l'equazione Ambiente=Sviluppo, una appropriata gestione del territorio e delle sue potenzialità costituisce un “fattore di potenzialità”. Questo potenziale di sviluppo viene fatto dipendere dalle risorse fisse. In riferimento, all’area in esame, esse consistono in disponibilità di risorse naturali e nella localizzazione geografica (mare-montagna). A questi due elementi va aggiunto il patrimonio storico-culturale con la relativa questione dei beni architettonici.

 

Mitezza del clima

Come già si è avuto modo di affermare, l'area dello Stilaro-Allaro presenta un clima temperato con inverni miti ed estati siccitose. La mitezza del clima costituisce un duplice punto di forza in quanto è una caratteristica particolarmente apprezzata sia nel settore turistico che in quello agricolo.

 

Presenza di vaste aree interessanti dal punto di vista archeologico, naturalistica, termale e culturale

L'area offre numerosissimi spunti per testimoniare l'importanza della sua storia dal punto di vista archeologico, architettonico e culturale.

Ogni Comune della zona è ricco di segni particolari o di risorse tipiche che rendono comprensibile un intervento di recupero e valorizzazione dell'intero territorio Il Piano di Sviluppo Socio-Economico è imperniato su obiettivi che sono.

 

 

 

 

 


 

 

CAPITOLO iI: METODOLOGIE E STRATEGIE DI SVILUPPO

 

 

 

 

2  OBIETTIVI SOSTENIBILI

 

Il Piano di Sviluppo Socio-Economico è imperniato su obiettivi che sono strategici ed hanno, quindi, una proiezione temporale di realizzazione di lungo e medio  periodo.

Nell’individuazione degli obiettivi si è dovuto tenere conto delle variabili fondamentali che caratterizzano sia il momento evolutivo dell’intera società che la specificità geopolitica dell’area oggetto del piano e valutare gli effetti, spesso difficilmente prevedibili, risultanti dall’intreccio delle variabili stesse.

In estrema sintesi, l’obiettivo finale e fondamentale è quello di mettere in condizione l’uomo, che ha liberamente scelto di vivere in determinate zone della comunità di  supportare i bisogni e rafforzare i valori.

All’interno di questo obiettivo si individuano molteplici azioni che formano la struttura operativa di un piano a proiezione temporale triennale-quinquennale. Su questa base è possibile formulare un bilancio pluriennale che tenga conto e verifichi tutte le opportunità di finanziamento coerenti con gli obiettivi.

Annualmente la Comunità Montana, predisponendo il bilancio sulla base di disponibilità relativamente certe, determina il budjet a disposizione per ogni azione.

Trattandosi di operazioni complesse nei termini e prolungate nel tempo, momenti essenziali della realizzazione del piano dovranno essere le verifiche periodiche – non solo tecniche, ma sostanziali – della coerenza delle azioni intraprese con gli obiettivi.

Il nucleo centrale della strategia dell'Ente individua nell'uomo, nelle risorse del suo territorio e nello strumento istituzionale Comunità Montana i valori ed il mezzo sui quali costruire ipotesi di sviluppo durature, condivise, partecipate.

Al centro dell'elaborazione progettuale e dell'attività operativa è l'uomo che, nel contempo, diviene “motore” di ogni azione.

Non si intende quindi programmare una montagna”vuota” e una zona marina “popolata” , quale luogo di memoria e di testimonianza, ma avviare processi, anche provocatori, che sappiano ricondurre a positiva fecondità il rapporto uomo – ambiente, che in passato è stato troncato prima dall’instaurarsi di una marginalità geopolitica e poi dalla sovrapopolazione e dal successivo conseguente fenomeno migratorio che ha portato allo spopolamento attuale.

 

Il territorio offre un complesso di risorse da utilizzare appieno: è il caso, ad esempio, dell'acqua, dei boschi, del paesaggio naturale, delle testimonianze della storia, dell’arte e del lavoro.

Il territorio è lo strumento di sviluppo non il fine del lavoro, anche se l'uomo, la risorsa basilare  verso la quale orientare l’attenzione e le azioni, ha bisogno di un ambiente sicuro, gradevole, ricco di fascino e di suggestioni. Il territorio deve apparire ed essere seducente prima di tutto per la sua gente, deve recuperare quella capacità di attrazione che le è connaturata ma che le è stata sottratta dalla marginalità.

In questo processo sono importanti gli aspetti culturali.

Cultura significa capacità di cogliere le potenzialità dell'identità locale ma anche liberazione dagli stereotipi sterili che pongono la montagna, questa montagna in specifico, al di là del confine del vivibile, oltre la soglia del mondo che produce, una vaga ed impalpabile plaga dove la memoria collettiva colloca fiabe del “c’era una volta”.

 

La Comunità Montana quale strumento Istituzionale

La Comunità Montana, sia riguardo alla legge istitutiva che alle leggi nazionali e regionali sulla montagna, è lo strumento istituzionale di cui si dispone attualmente per progettare e gestire un piano di sviluppo: il livello comunale sarebbe troppo ristretto; il livello provinciale e regionale troppo generico.

La Comunità Montana, redigendo il piano di sviluppo socio – economico, ha l'opportunità di cogliere e far lievitare le risorse che sono insite nel territorio, progettando interventi e attuando metodologie che siano coerenti con gli obiettivi e che siano tecnicamente adeguati e economicamente sostenibili.

Il lavoro da fare non è quindi quello di grandi progettazioni ma una paziente composizione a mosaico; in questo lavoro la difficoltà e l’abilità consistono nel trovare ad ogni tassello il suo posto e nell'individuare o costruire per ogni risorsa il tassello più opportuno.

Nella sua funzione di gestore e motore operativo del piano la Comunità Montana dovrà saper coniugare e collegare:

-        la capacità di porsi come agente di riferimento per i fondi strutturali della Unione Europea, che verranno riformati prossimamente;

-        le competenze delle "braccia di supporto e operative" (il GAL della Locride. la Locride Sviluppo, ecc…);

-        la necessità di rompere l'isolamento operando con le altre Comunità Montane nella definizione degli spazi per un nuovo sviluppo, anche aperti in una dimensione più che nazionale;

-        i rapporti con le Associazioni di categoria e con le Istituzioni interne ed esterne alla Comunità.

Se il piano di sviluppo socio-economico riuscirà a mettere in moto tutto questo, non si tratterà più del solito malloppo carteceo da archiviare, ma di un progetto vitale e coinvolgente per tutta lo Stilaro-Allaro.

Per raggiungere l'efficacia necessaria si definiranno, formalizzandoli in un “protocollo di intesa”, gli impegni dei possibili partner (organizzazioni sindacali, di categoria ecc.) che collaboreranno con la Comunità Montana nella realizzazione di alcuni interventi in modo che siano chiari i rispettivi ruoli. Si mette così in atto una rete di collaborazione e di competenze che potrà assumere successivamente anche la veste di "Agenzia dello sviluppo locale".

Con le altre Comunità Montane si dovrà lavorare per giungere ad intese che diano vitalità ed originalità di proposta a un territorio vasto che ha comunanze di storia, di cultura e risorse e per avere una sufficiente forza contrattuale a tutti i livelli istituzionali  per affrontare i problemi comuni dell’area.

Vi è, infine, un altro livello sul quale collocare le prospettive di sviluppo ed è quello della creazione di una partnership aldilà della frontiera nazionale consolidata e di carattere permanente che porti a comuni processi di sviluppo in una nuova visione non soltanto dei rapporti istituzionali ma anche dei rapporti sociali. D'altro canto, questa apertura all'Europa appare una scelta obbligata, in quanto nella riforma dei fondi strutturali verrà premiata la capacità progettuale, soprattutto in quei programmi che hanno valenza transnazionale. In questa direzione verranno moltiplicati gli sforzi per approfondire idee, formulare progetti, creare ed ampliare l'area del consenso a livello locale, regionale e transnazionale, per quest’ultimo aspetto si riporta come esempio di sistema di collaborazione  i Porti di ULISSE, che vede la cooperazione da parte italiana delle regioni Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia e da parte Greca del Ministero per l’Egeo, il Ministero dell’economia e delle agenzie per lo sviluppo del Dodecanneso e delle Cicladi            .

 


PIANO DI SVILUPPO E LIVELLI INTERATTIVI

(Flow- Chart)

 

 

Rettangolo arrotondato: PIANO DI SVILUPPO SOCIO ECONOMICO
 

 

 

 

 

 

 

 

 


         

 

Ovale: LIVELLO STRATEGICO 

Progetti di interesse Dominante (Lungo e medio termine)
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 



2.1  APERTURA COMUNITARIA (U.E.)

Lo spazio europeo che si va delineando alle soglie del Duemila impone il superamento dei confini tradizionali e cartacei, riscrive le mappe dei flussi economici e sociali, supera le burocrazie centralistiche, consente una progettualità nuova.

Economie speculari e complementari, fili lunghi di culture e radici storiche comuni, di interessi e di curiosità, di ricerche artistiche e religiose connotate dalle medesime ansie  determinano uno “spazio ideale” per sperimentare un nuovo sviluppo. In questo scenario, il progetto "Villages d’Europe" potrebbe essere visto come uno degli strumenti di possibile aggregazione per porre in rete tutto ciò che l'area transnazionale offre.

Quello che sta delineandosi è un lavoro in "progress" le cui basi di partenza sono già delineate, sia nella definizione degli strumenti che nella costituzione di un sistema di relazioni che, seppur non rigido, consenta di giocare tutte le carte derivanti dai finanziamenti europei e dalla messa in rete di economie che si giovano di imprenditorialità anche innovative. L’attività della Comunità dovrebbe svilupparsi in questo caso parallelamente all’attività di ricerca effettuata dal BIC Calabria, che ormai è una realtà regionale.

La fase prioritaria sarà quella della scelta oculata di un partner europeo tale da offrire la disponibilità di una cooperazione interattiva, ciò definirebbe uno spazio europeo in grado di produrre idee ed azioni in cui la sinergia tra cultura, politica ed economia può portare alla nascita di una “regione” di stampo europeo, radicalmente altra rispetto alla regionalizzazione accentratrice, burocratica e centralistica che abbiamo ereditato.

Un punto di forza che potrebbe mediare ed accelerare la collaborazione è l’instaurarsi di un rapporto con le Università dislocate nel territorio nazionale. Tutto ciò costituisce un primo tassello di questa costruzione; altri verranno portati da protocolli d'intesa e di cooperazione a cui si sta già lavorando.

Gli obiettivi di quest'apertura transnazionale sono palesi, puntando a medio termine alla rottura dell'isolamento ed al superamento della condizione di marginalità in cui scelte politiche e accadimenti storici hanno costretto la nostra regione ed in particolare la nostra Comunità. Rompere la solitudine inserendosi in un ampio spazio progettuale ed impegnare le istituzioni in un concertato lavoro di sussidiarietà e nella predisposizione di strumenti capaci di promuovere partnership adeguate: sono queste le tappe del cammino per raggiungere le finalità che il piano di sviluppo si pone in una proiezione di lungo termine.

 

  2.2  INTERAZIONE CON LE ALTRE istituzioni

Oltre alle aperture ai paesi dell’U.E., che presuppongono – evidentemente – il consolidarsi di relazioni di collaborazione tra istituzioni, enti ed associazioni, vi sono altri livelli di rapporti interistituzionali che la Comunità Montana dello Stilaro-Allaro pone come elementi strategici sia nella fase di preparazione del piano di sviluppo che nei momenti di gestione delle linee operative dello stesso.

Si intende giungere alla definizione di una nuova tipologia di comunicazione e di interazione, cosiddetta  modello a rete", che sappia confrontarsi con l'esterno e superi il tradizionale rapporto verticistico che pone in posizione scalare i vari momenti istituzionali (Regione – Provincia – Comunità Montana – Comune).

Ogni nodo della rete di rapporti interistituzionali è ugualmente importante per la sua solidità; nessuno è più importante degli altri.

In questo senso vanno intese anche le partecipazioni della Comunità Montana all’Azienda turistica regionale ed ai  Consorzi turistici presenti nell’ambito operativo.

Questo sistema a rete dei rapporti interistituzionali ha due momenti nevralgici:

-        i rapporti tra Comunità Montana, Comuni, Istituzioni locali, Associazioni di categoria, altri soggetti portatori di interessi diffusi;

-        i rapporti tra la Comunità Montana con le altre Comunità Montane.

Il rapporto Comunità Montana – Comuni è il nodo essenziale attorno al quale si inizia la tessitura dello sviluppo locale e questo rapporto, oltre al compito della programmazione concertata, si assume l'onere di garantire i servizi di base a supporto alle attività proprie dei Comuni. Si vuole raggiungere un sistema che produca le condizioni per far convergere su obiettivi comuni e realizzabili tutte le energie presenti e che attivi le azioni capaci di mettere in moto processi di sviluppo attorno alle risorse del territorio. La Comunità Montana è complementare ai Comuni, non è sostitutiva di essi né tantomeno antagonista.

La rete dello sviluppo troverà supporto nelle "braccia operative" di cui si sta dotando e nella sinergia con le Associazioni di categoria, le Istituzioni, le organizzazioni e gli enti portatori di interessi diffusi.

Nel contempo Comuni e Comunità Montana devono organizzarsi ed attrezzarsi per rispondere in modo costruttivo alle disposizioni sul decentramento amministrativo fornendo servizi adeguati alla popolazione e al territorio.

La Comunità Montana Stilaro-Allaro ha in passato  costruito relazioni di collaborazione con altre Comunità Montane. La posizione baricentrica le consente di intrecciare  un sistema di rapporti e di idee , di comportamenti e di azioni in modo tale da creare uno  spazio-progetto che sappia confrontarsi costruttivamente con altre realtà similari ed aprirsi a politiche transfrontaliere.

 

2.3  LE RISORSE

Formare  un elenco delle risorse disponibili sul territorio, servirebbe soltanto a rodersi le dita e rimembrare quello che si sarebbe potuto fare sfruttando  le potenizialità. L’attenzione, comunque, si concentra  su alcuni principi-cardine che possono divenire motivo di dibattito, di approfondimento e di azione.

La Comunità Montana Stilaro-Allaro dispone di potenzialità che hanno radice nella natura dei luoghi e nella cultura e nel sapere espressi dalla popolazione, nella capacità di aprirsi a nuove relazioni, nella ancora presente volontà d’impresa. Ed è su queste potenzialità che bisogna basarsi perché vivere, in modo paarticolare, la montagna abbia un senso: si tratta infatti di una scelta comunque difficile a causa delle discriminazioni culturali, sociali ed economiche alle quali è sottoposto colui che liberamente ha scelto di restare o di tornare in montagna.

Il progetto di valorizzazione delle risorse della montagna negli spazi offerti dal nuovo sviluppo regionale europeo ha due presupposti: il superamento dell’equivalenza vivere in montagna = sacrificio e la sconfitta della marginalità culturale.

Sono due processi che si sviluppano insieme e che mirano a collocare uomo e montagna in un contesto di valori nuovi dove assume senso di libertà il vivere – in modo emancipato e non subordinato – in un contesto sociale diverso da quello che ha connotato lo sviluppo urbano ed i miracoli economici, veri o fasulli, che hanno contrassegnato questo secolo.

Le risorse assumono significato pratico quando di esse si ha piena coscienza e consapevolezza e si dispone dei mezzi, culturali ed economici, per trasformarle in opportunità di lavoro e di reddito. Lo Stilaro-Allaro dispone di risorse primarie tali da consentire la germinazione di molteplici opportunità, a condizione che si rompano quegli schemi - mentali, istituzionali, organizzativi - che hanno portato quest'area a diventare, negli atlanti dello sviluppo economico di questi anni recenti, poco più di una espressione geografica: il cammino che si sta intraprendendo è quello di rendere la gente del posto protagonista attiva dell’uso delle risorse del proprio territorio.

L'acqua, il bosco, il paesaggio naturale, i numerosi e diversificati “segni” che la presenza umana ha lasciato in questo territorio, le qualità delle produzioni, il patrimonio artistico, storico e documentale, linguistico ... sono risorse di grande attualità se condotte all'interno di un programma che superi i limiti posti alla loro valorizzazione da condizionamenti esterni ed interni alla comunità.

I condizionamenti esterni possono essere messi in discussione con la diffusione della rete di relazioni e ribaltati rompendo la marginalità per raggiungere spazi di un nuovo sviluppo reso possibile con l’avvio dell'Europa Unita. I limiti interni all'area devono essere attentamente soppesati e valutati per approntare strumenti adeguati al loro superamento.

Si tratta, in pratica, di rompere l'accerchiamento culturale, di valorizzare l’identità locale, di cancellare i segni di un rassegnato fatalismo, di dare risalto ai risultati positivi, di elevare il livello di professionalità.

E’ un processo né facile né breve, che va affrontato con disponibilità al dialogo e  con determinazione: dai suoi risultati deriva la possibilità di dare concretezza al nuovo modello di rapporti interistituzionali e transnazionali che si sta delineando.

L'animazione culturale è uno strumento dell'attività della Comunità Montana, tesa a ricreare le condizioni di base affinché si rafforzi la solidarietà all'interno della Comunità, si consolidino le conoscenze utili al nuovo sviluppo, si giunga a riqualificare il lavoro e le sue produzioni in un contesto che si pone come obiettivo prioritario l'innalzamento della qualità della vita.

Le azioni che la Comunità ha intrapreso in questi anni vanno in questa direzione. Ad esempio:

-        la cultura, oltre che tema di ricerca per valorizzare l'identità collettiva, tende a diventare strumento di sviluppo economico, con vari progetti tesi a rivalutare il patrimonio storico, artistico, documentale, linguistico.

-        si sta lavorando, con diversi regolamenti della Comunità e con il G.A.L., per rafforzare e qualificare le produzioni agricole ed artigianali; uno dei compiti essenziali dovrà essere quello di rendere riconoscibili i prodotti con un marchio collettivo ma anche di valorizzare i luoghi di produzione.

Le risorse dalle quali partire per un piano di sviluppo che abbia una visione di lungo termine divengono, dunque, l'uomo e le qualità del suo territorio.

Le azioni individuate dal piano si collocano quindi all’interno di un sistema integrato che si basa inizialmente sulle risorse e potenzialità più evidenti.

Questo sforzo complessivo, che vede protagonista la comunità Stilaro-Allaro e non un singolo Ente, sia pure di programma come la Comunità Montana, troverà spazio di approfondimento in una "Carta del Territorio", strumento di indirizzi, organizzato in formulazioni progressive in base alle informazioni via via disponibili, che evidenzi le potenzialità, e ne delimiti i confini d'uso collocandole in un contesto che si pone come obiettivo  lo sviluppo sostenibile.

Il concorso di Universita’ collocati nell’ambito regionale, alla redazione della Carta avrà il duplice significato di riempirla delle necessarie conoscenze scientifiche e di collocare l’area in quel nuovo spazio europeo per lo sviluppo che contrassegna la sua attività ed i suoi indirizzi politico-amministrativi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO IiI: SETTORI DI INTERVENTO E obiettivi

 

 

 

 

3        OBIETTIVI STRATEGICI

 

La Comunità Montana, attraverso la attuazione del Piano di Sviluppo Socio Economico, intende raggiungere i seguenti obiettivi di carattere strategico:

 

 

 



3.1       PRINCIPALI SETTORI DI INTERVENTO

 

La Comunità Montana Stilaro-Allaro intende raggiungere gli obiettivi strategici del processo di sviluppo del proprio territorio operando nei seguenti settori di intervento:

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Valorizzazione delle Risorse (SETTORE n° 1)

 

 

Le azioni contenute in questo settore di intervento prevedono la realizzazione della Carta di Destinazione d’uso del Territorio e la valorizzazione delle risorsa idrica in particolare idropotabile e a quella forestale necessari ai fini dello sviluppo della Comunità Montana Stilaro-Allaro.

 

 

·        Carta di destinazione d’uso del territorio

 

La Comunità Montana intende dotarsi della Carta di destinazione d’uso del territorio non solo al fine di rispettare gli adempimenti di legge attuali (e di adeguarsi a quelli in fieri, quali le nuove leggi quadro regionali in materia di economia montana e forestazione), ma soprattutto al fine di poter disporre di uno strumento operativo ed utile alla attuazione delle varie azioni previste dal Piano di Sviluppo Socio Economico.

 

La Carta di destinazione d’uso del territorio sarà costituita da un supporto cartografico di base elaborato sia in scala 1:25.000 (scala territoriale), che in scala 1:10.000 (scala di dettaglio) e da una serie di MAPPE TEMATICHE sovrapponibili sia al supporto di base che una sull’altra, al fine di incrociare elementi di tematismi diversi in rapporto alle necessità di lettura del territorio.

 

Inoltre, ad ognuna delle mappe tematiche, sarà associato un DATABASE INFORMATICO di lettura del territorio, che ad ognuna delle informazioni presenti sulla cartografia assocerà tutti gli elementi disponibili ed utili a successive elaborazioni progettuali.

 

La CARTA DI DESTINAZIONE DEL TERRITORIO sarà realizzata per fasi successive e digitalizzata su supporto informatico dalla Comunità Montana entro il periodo di attuazione del Piano di Sviluppo: lo strumento sarà quindi disponibile attraverso la realizzazione di una rete telematica a tutti gli operatori socio economici del territorio.

 

La CARTA DI DESTINAZIONE DEL TERRITORIO è uno strumento non statico,  bensì di carattere dinamico che dovrà essere sottoposto a continui aggiornamenti da parte della Comunità Montana, anche su indicazioni degli altri attori che parteciperanno alla attuazione del Piano di Sviluppo.

 

La carta non ha valore vincolante rispetto alla pianificazione urbanistica dei Comuni, ma rappresenta tuttavia lo strumento di base da cui ogni amministrazione, nell’interesse del proprio territorio, non potrà prescindere al fine della elaborazione di strumenti urbanistici comunali in accordo e di supporto alle azioni del piano di sviluppo.

 

 

·        Interventi finalizzati all’uso idropotabile delle risorse idriche

 

La Comunità Montana dovrà approntare con uno studio complessivo l’utilizzo plurimo delle risorse idriche residue necessario allo sviluppo di fasi progettuali preliminari e definitive che rendono cantierabile l’azione precedente, ovvero consentono all’ente di valorizzare l’uso della risorsa.

 

Per quanto riguarda l’uso idropotabile delle acque, la Comunità Montana intende avviare la progettazione preliminare di una serie di interventi finalizzati ad approvvigionare innanzitutto i propri comuni ubicati nella zona marina (in particolare Roccella Jonica, Caulonia), penalizzati sia dalla qualità che dalla quantità della risorsa e costretti quindi a sostenere elevati investimenti di captazione a causa della esiguità della risorsa, nel contempo il piano si interesserà del miglioramento del servizio idrico nelle zone ancora scoperte. 

 

 

·        Elaborazione del Piano Territoriale Forestale (P.T.F.)

 

La Comunità Montana parteciperà all’attuazione, che sarà avviata probabilmente nell’anno 2002, del progetto relativo al PIANO TERRITORIALE FORESTALE della Regione Calabria.

 

Questo nuovo strumento ha la finalità di agire su due diversi aspetti della valorizzazione delle risorse forestali: la pianificazione e la gestione.

 

Il P.T.F., che diverrà vincolante nel momento in cui sarà adottata dalla Regione Calabria la nuova legge quadro in materia forestale, fornirà i seguenti elementi principali:

 

- stato di fatto della situazione forestale della comunità;

 

- criteri gestionali della risorsa (tagli, conversioni, miglioramenti, etc.)

 

- indagine sulle proprietà;

 

- piano pascoli;

 

- aree soggette ad interventi di sistemazione idraulico-forestale;

 

Il nuovo P.T.F. sarà corredato da una serie di elaborazioni cartografiche elaborate in scale opportune:

 

- carta delle compartimentazioni, unità di terre, dissesti e viabilità;

 

- carta dei vincoli idrogeologici e paesistico-ambientali;

 

- carta forestale e delle altre occupazioni del suolo;

 

- carta delle destinazioni d’uso;

 

- carta degli interventi gestionali e delle priorità;

 

- quadri di unione catastali comunali con limiti di proprietà;

 

·        Utilizzo delle fonti alternative ai fini della cogenerazione di energia

 

La Comunità Montana, in attuazione anche degli indirizzi di valorizzazione della risorse forestali del territorio che saranno indicati dal P.T.F. (Piano Territoriale Forestale, vedi azione precedente), avvierà le procedure necessarie alla ricerca dei finanziamenti ed alla successiva realizzazione di impianti di cogenerazione alimentati dalle biomasse di origine forestale del territorio.

 

Occorre sottolineare come la applicazione di tale tecnica di valorizzazione sia una finalità oggetto di molte decisioni ed iniziative comunitarie (ad esempio: programmi Joule Thermie ed Altener) sia per quanto attiene la manutenzione ambientale del patrimonio forestale che per le ricadute occupazionali nelle aree rurali e montane:

in questo scenario la Comunità Montana avvierà dunque una serie di contatti a livello europeo al fine di individuare i partner e le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione della azione.

 

La realizzazione degli impianti  di cogenerazione deve essere intesa – come uno strumento di sviluppo locale, in quanto gli interventi di miglioramento del patrimonio boschivo necessari ad alimentare gli impianti e consentiranno anche di far ripartire l’intera filiera di valorizzazione della risorsa legno sia per la produzione di manufatti da opera da impiegare nel settore del recupero del patrimonio edilizio locale che di produzione di mobili artigianali.

 

Al fine di raggiungere l’obiettivo di valorizzazione delle risorsa forestale, la localizzazione degli impianti di cogenerazione deve essere tale da poter raggiungere il  bacino di utenza a cui erogare l’energia ed il calore prodotto.

L’idea, se accordata da una corretta gestione economica, avrà ricadute rilevanti sulla manutenzione ambientale e sulla produttività dei boschi.

 


 

Erogazione dei Servizi ad altri Enti  (SETTORE n° 2)

 

Le azioni contenute in questo settore di intervento prevedono la realizzazione di un Centro di Erogazione di Servizi agli Enti e di una Rete Telematica.

Il Piano prevede inoltre la localizzazione di centri per il deposito temporaneo e la diffusione di un servizio necessari per la raccolta dei rifiuti ingombranti. Inoltre è previsto il miglioramento dei servizi alla popolazione anziana residente nella Comunità Stilaro-Allaro.

 

 

·        Creazione di un Centro di Erogazione Servizi agli Enti dislocati sul territorio della Comunità Montana.

 

La Comunità Montana, al fine di mettere gli Enti del proprio territorio nelle condizioni di poter erogare servizi efficienti nonostante le oggettive difficoltà imposte dal territorio e dalla esiguità delle risorse dei singoli Enti, intende rendere operativo un Centro di Erogazione Servizi.

 

La Comunità Montana intende porsi come riferimento per l’espletamento di quelle funzioni e per l’erogazione di quei servizi che, in particolare modo, a livello comunale non trovano livelli di efficienza rispondenti alle esigenze dei cittadini.

L’obiettivo è, quindi, il raggiungimento di un duplice risultato che consente sia la ottimizzazione dell’efficacia dei servizi che la sopravvivenza stessa dell’istituzione comunale.

 

La gestione associata dei servizi attraverso il Centro, si propone dunque, come formula in grado di difendere le competenze di ogni singolo comune, liberandolo da oneri gestionali difficili e lasciandone inalterato, anche sotto il profilo formale, il ruolo istituzionale.

 

Il rapporto tra Comunità Montana e Comuni nell’erogazione di servizi e nell’espletamento di funzioni è delicato e presuppone un solido accordo tra Enti, escludendo imposizioni e posizioni di subalternità dei Comuni nei confronti della Comunità Montana, in particolare:

 

1.      le modalità di gestione associata saranno pertanto concordate attraverso un processo di concertazione che vedrà protagonista la Consulta dei Sindaci.

 

2.      Il nuovo Centro gestirà in forma associata le seguenti tipologie di servizio a favore dei comuni:

 

- ragioneria, contabilità, pagamenti;

 

- riscossione tributi e fatturazione;

 

- manutenzione infrastrutture;

 

- pratiche edilizie;

 

- progettazione;

 

Per quanto riguarda il servizio di progettazione questo potrà essere fornito su espressa richiesta del Comune che si trovi nella necessità di dover procedere celermente alla redazione di progetti, al fine di rispettare le scadenze poste dalle normative regionali e comunitarie e di cogliere eventuali opportunità di finanziamento.

 

Il Centro Servizi gestirà inoltre l’assegnazione dei mezzi del parco macchine di proprietà della Comunità Montana ai singoli comuni per la realizzazione dei lavori di ordinaria e straordinaria delle infrastrutture.

 

Il nuovo Centro Servizi, dopo aver raggiunto il livello di funzionamento a regime, dovrà assistere anche il processo di pianificazione territoriale legato alla valorizzazione delle risorse e quindi provvedere alla implementazione delle varie carte tematiche che comporranno la Carta di Destinazione d’uso del territorio.

 

La attivazione del nuovo servizio dovrà essere preceduta ed accompagnata da una revisione della dotazione organica sia della Comunità Montana che dei comuni, al fine di impiegare in maniera ottimale il personale attualmente in organico e di reperire le nuove figure eventualmente necessarie.

 

La struttura che ospiterà il nuovo Centro di Erogazione Servizi potrà essere  distaccata rispetto alla sede della Comunità Montana e localizzata in posizione centrale rispetto alla Comunità.

 

La Comunità Montana, attraverso la nuova struttura, si occuperà di favorire la elaborazione del Piano di Protezione Civile ed il coordinamento di gruppi intercomunali di volontari al fine di costruire sul territorio una adeguata capacità operativa sia nella prevenzione che nell’intervento in caso di calamità naturali.

 

Attraverso la presente azione la Comunità Montana intende supportare i propri comuni costretti ad affrontare, oltre alla domanda di servizi della popolazione residente per l’intero corso dell’anno, i picchi di fabbisogno generati dalle presenze stagionali dei turisti.

 

 

·        Realizzazione della Rete Telematica

 

L’economia mondiale sta passando da una società prevalentemente industriale ad un nuovo insieme di regole: la società dell’informazione.

Quella che sta emergendo viene spesso contraddistinta con il nome di “New Economy”

 

L’enorme quantitativo di informazioni disponibili crea grandi opportunità di utilizzo grazie allo sviluppo di nuovi rapporti e servizi. Infatti la trasformazione delle informazioni digitali in valore economico e sociale è la base della nuova economia: crea nuove attività economiche, ne trasforma altre e modifica profondamente la vita dei cittadini.

La Comunità Montana procederà ad avviare ed implementare la realizzazione di una Rete Telematica che rappresenterà il paradigma dell’evoluzione e degli strumenti per il trattamento elettronico dei dati ancorando il tutto al principio di “cooperative processing”, cioè alla cooperazione di più nodi, geograficamente differenziati, che concorrono a produrre un univoco output,  in grado di rompere le barriere di isolamento sia interne che esterne e di consentire quindi:

 

- di collegare tra loro sia le Amministrazioni Pubbliche che i principali responsabili della attuazione del Piano di Sviluppo (fonti di finanziamento: “E-Government” e “Europe” – Regione Calabria) al fine di consentire un rapido scambio ed accesso ai dati ed alle  informazioni reciproche;

 

- l’accesso a tutti i soggetti connessi per via telematica alle informazioni ed ai servizi disponibili sulle reti telematiche esterne al territorio (ad esempio: la rete regionale Calabria in rete, la rete nazionale S.I.M. -Sistema Informativo per la Montagna-, la rete internazionale Internet) a costi accessibili;

 

- di erogare sul territorio attraverso appositi sportelli ai cittadini ed alle imprese della una serie di servizi, resi disponibili per via telematica attraverso appositi accordi con enti esterni (ad esempio: ASL per il servizio di prenotazione, CCIAA o SOA per il rilascio di certificati, etc.)

 

L’infrastrutturazione telematica del territorio della Comunità Montana procederà secondo due fasi successive ed integrate:

 

FASE A: RETE DI ATTIVAZIONE

 

L’obiettivo della prima fase è quello di collegare tra loro i principali soggetti esistenti ed operativi; tale obiettivo sarà raggiunto attraverso la realizzazione delle seguenti tre attività:

 

- studio di fattibilità della rete telematica pilota (individuazione delle infrastrutture hardware esistenti, definizione degli interventi di completamento e dei relativi costi);

 

- implementazione della rete che dovrà prevedere ai fini della economicità di accesso al servizio, la installazione di N. 3 server (N. 1 presso il CFS di Stilo e N. 1 presso il Centro di Erogazione Servizi ai Comuni, N.1 presso l’Unità Sanitaria Locale);

 

- gestione della rete pilota, al fine di rendere effettivamente disponibili un primo pacchetto di servizi e di garantire all’utenza l’accesso alle principali banche dati;

 

 

FASE B: RETE DEFINITIVA

 

L’obiettivo della seconda fase è quello di estendere la copertura telematica all’intera Comunità; tale obiettivo sarà raggiunto attraverso la realizzazione delle seguenti tre attività:

 

- studio di fattibilità, che dovrà individuare le nuove tecnologie hardware e software presenti sul mercato, analizzare il fabbisogno dell’utenza e definire le modalità di copertura telematica della comunità Montana;

 

- implementazione della rete, che consiste nella costruzione delle infrastrutture telematiche necessarie al raggiungimento della estensione della rete alla intera Comunità Montana;

 

- gestione della rete a regime, che dovrà consentire un efficiente scambio di informazioni tra tutti gli operatori socio economici della Comunità e la erogazione di un pacchetto di servizi effettivamente rispondente ai fabbisogni dell’utenza;

 

La gestione della rete a regime consentirà di avviare nuove ed importanti applicazioni ed attività connesse allo sviluppo del territorio, tra le quali risultano prioritarie:

 

·      la realizzazione e la gestione digitale in rete delle mappe tematiche che compongono la Carta di destinazione d’uso del territorio;

 

·      la messa in opera e la erogazione agli operatori di un avanzato sistema di commercializzazione telematica dei prodotti (e-commerce);

 

·      l’avviamento di alcune esperienze di  telelavoro.

 

Un valido supporto all’iniziativa è costituito dal POR Calabria che considera “fattore chiave dello sviluppo regionale” la promozione della Società dell’informazione e si appresta a produrre uno sforzo notevole per ridurre il rischio di emarginazione della società dell’informazione attraverso alcuni interventi diretti.

 

 

 

·        Diffusione della Raccolta dei Rifiuti Ingombranti

 

Allo stato attuale il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani è gestito mediante il conferimento nella Discarica Consortile.

 

L’entrata in vigore delle nuove normative in materia di rifiuti (“Decreto Ronchi”), impongono tuttavia il raggiungimento di soglie minime di raccolta differenziata in ogni comune ed in particolare modo dei rifiuti ingombranti.

 

La Comunità Montana Stilaro-Allaro ha  intenzione di istituire un servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti ingombranti. Una categoria che comprende elettrodomestici: frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie, cucine a gas, materiale metallico e legno. Materiale che, proprio perché potrebbe danneggiare l'ambiente, dovrà essere smaltito, previo stoccaggio, in particolari discariche. Accanto ai rifiuti ingombranti si vuole sviluppare, portandolo a soluzione, il problema dello smaltimento  dei rifiuti inerti.

Sui territori nei quali si svolge il servizio di raccolta dei rifiuti ingombranti e degli inerti derivanti dalla demolizione di opere edili, la stessa si è rivelata di grande utilità particolarmente quale prevenzione al proliferare delle discariche abusive ed è risultato anche molto gradito ai cittadini contribuenti.

Per facilitare la raccolta differenziata nella Comunità, sono indispensabili delle “Aree Attrezzate”, ubicate strategicamente in almeno due siti, l’uno nella parte bassa del territorio e l’altra in quella medio alta. Infatti se si dovesse fare la raccolta differenziata, senza le suddette aree, i costi di trasporto sarebbero insostenibili. Basti considerare che un contenitore da 30 mc. completamente carico di materiale in plastica non supera come portata un quantitativo superiore ai 1000 kg. La Comunità Montana, in questa prima fase programmerà la realizzazione di n° 2 aree, dando la possibilità ai Comuni di attivare raccolte differenziate che integrano e ottimizzano i servizi già esistenti, al fine di recuperare una più ampia gamma di rifiuti, quali:

 

-                RIFIUTI INGOMBRANTI RECUPERABILI (reti, arredi, armadi, tavoli, scaffalature, lavatrici, termosifoni, televisori, computer, ecc.).

-                RIFIUTI VEGETALI (potature, legno, ecc.).

-                INDUMENTI (cotone, lana, ecc.).

-                PELLAMI.

-                APPARECCHIATURE OBSOLETE INQUINANTI (surgelati, frigoriferi, ecc.).

Le Dimensioni dell’area partono da un minimo di 1500 mq/cad. e  consentono di servire un bacino di utenza fino a 50 mila abitanti.

L’iniziativa indubbiamente più rilevante che la Comunità Montana Stilaro Allaro vuole intraprendere è la presentazione di un progetto comunitario per la realizzazione di queste aree cosiddette  “stazioni ecologiche”.

 

La Comunità Montana inoltre, in collaborazione con le amministrazioni comunali, promuoverà la realizzazione di una campagna di informazione e di sensibilizzazione della popolazione della intera comunità montana, al fine di sostenere con forza il processo di vivibilità ecologica.

 

 

 

 

 

·        Miglioramento dei servizi di assistenza alla popolazione anziana

 

La Comunità Montana intende innanzitutto fornire il proprio supporto tecnico-progettuale al fine di migliorare le condizioni di efficienza e la realizzazione di complessi edilizi per persone anziane. Il ruolo che la Comunità Montana intende svolgere sarà anche quello della ricerca di finanziamenti pubblici per aumentare l’efficienza del servizio da erogare.

 

Lo sviluppo singolare che intenderà portare avanti la Comunità Montana è quello di  partecipare alla erogazione di un servizio pilota di telesoccorso e teleassistenza alla popolazione anziana residente nelle aree montane.

 

A fronte di un bacino complessivo di popolazione residente abbastanza ampio, potranno beneficiare del servizio N. 200 residenti anziani, che dovranno essere individuati dalla Comunità Montana in relazioni ai seguenti criteri:

 

-         età dell’utente;

-         composizione e residenza della famiglia;

-         stato di salute;

-         localizzazione della residenza rispetto al centro abitato;

-         localizzazione dei servizi socio-sanitari di base rispetto alla residenza;

-         presenza di associazioni di volontariato operanti sul territorio;

 

Il progetto, si prevede sarà concordato con  l’Assessorato Regionale alla Sanità.


 

Sostegno al Sistema delle Imprese  (SETTORE n° 3)

 

 

 

Le azioni contenute in questo settore di intervento prevedono la realizzazione di un Patto Territoriale per lo sviluppo e l’occupazione, oltre alla erogazione alle imprese della energia elettrica prodotta a prezzi incentivanti.

Sarà inoltre realizzato uno spazio collettivo di commercializzazione ed adottato un nuovo regolamento per favorire la creazione di nuove imprese.

 

·        Partecipazione attiva al Patto Territoriale della Locride

 

La Comunità Montana partecipa alla promozione ed alla attuazione, unitamente ai comuni della “Locride” ad un PATTO TERRITORIALE per lo sviluppo e l’occupazione.

 

Nell’ambito del proprio territorio la Comunità Montana individuerà gli interventi infrastrutturali di carattere pubblico in grado di sostenere gli investimenti di carattere privato che dovranno essere promossi dalle imprese del territorio.

 

Poiché le recenti normative di attuazione dello strumento del patto territoriale prevedono l’ingresso del settore agricolo tra quelli ammissibili, la Comunità Montana perseguirà la attuazione della iniziativa con la duplice finalità di sviluppare e consolidare l’area (settore delle PMI), rafforzare il settore turistico nell’intero territorio ed aumentare il numero di imprese (settore agricolo).

I soggetti che parteciperanno alla attuazione del patto territoriale per lo sviluppo e l’occupazione saranno individuati attraverso un’ampia azione di concertazione e di animazione territoriale, che sarà estesa a tutti gli attori sociali ed economici del territorio (associazioni di categoria, istituti di credito, associazioni sindacali).

 

 

·        Promozione di accordi di programma per l’insediamento di nuove imprese

 

La Comunità Montana, al fine di poter disporre anche al di fuori del patto territoriale di uno strumento in grado di rispondere in maniera efficiente alle richieste di insediamento di nuove imprese nelle aree attrezzate (che sono concentrate e disponibili in alcuni dei sei comuni costituenti la Comunità Montana), assumerà il ruolo di soggetto capofila nella realizzazione di specifici Accordi di Programmi di cui alla Legge n. 142/90 e successive modifiche ed integrazioni.

 

Lo strumento dell’accordo di programma sarà quindi attivato dalla Comunità Montana per sostenere iniziative di carattere locale rilevanti per la loro ricaduta occupazionale sul territorio, qualora una o più imprese manifestino la propria volontà di insediamento in una delle aree attrezzate disponibili.

 

La Comunità Montana assumerà quindi il ruolo di soggetto promotore e coordinatore dell’accordo tra il comune interessato dall’insediamento, la Regione Calabria, la Provincia di Reggio Calabria e l’impresa che avrà avanzato la proposta di localizzazione, al fine di definire un accordo quadro nell’ambito del quale tutte le parti coinvolte assumano rispettivi obblighi al fine di favorire la creazione di nuova occupazione locale. 

 

Lo strumento dell’accordo di programma potrà anche essere promosso dalla Comunità Montana al fine della realizzazione di strutture collettive di servizio alle imprese, con particolare riferimento all’innovazione tecnologica di produzione e di processo.

 

 

·        Erogazione di energia elettrica alle imprese a prezzi incentivanti

 

 

Questa azione rappresenta la ricaduta sul sistema delle imprese e prevede la costruzione di centraline che sfruttano l’energia eolica, solare, biomasse e altre forme di energia.

 

Le imprese – per le quali l’acquisto dell’energia a prezzi incentivanti rappresenta un sostegno pubblico indiretto ma reale – si troveranno quindi nelle condizioni di poter affrontare nuovi investimenti e di migliorare quindi le potenzialità dell’economia locale, sia in termini occupazionali che di competitività.

 

La Comunità Montana, parallelamente alla costruzione degli impianti in accordo con i diversi Enti propositori-investitori, avvierà una diffusa attività di animazione territoriale che avrà la finalità di illustrare alle imprese le caratteristiche ed i vantaggi della nuova iniziativa:

 

-         semplicità nell’iter di ingresso all’interno del soggetto autoproduttore;

-          nessun impegno di risorse umane ed economiche per l’impresa nella gestione dell’impianto;

-          nessun cambiamento tecnico rispetto alla tradizionale erogazione da parte dell’ENEL;

-          la garanzia di continuità della fornitura;

-          il miglioramento dei costi di gestione aziendali, dovuto all’abbattimento dei costi energetici;

-          la eliminazione e riduzione degli sprechi di costo energetici derivanti dal miglioramento della potenza impegnata e dal tipo di contratto (consulenza energetica gratuita);

 

Al termine della attività di animazione potrà essere  costituito, sotto il coordinamento della Comunità Montana, un consorzio di autoproduttori  tra la società investitrici e le imprese utenti, che beneficeranno del vettoriamento dell’energia prodotta.

 

·        Realizzazione di centri di commercializzazione collettiva a servizio delle imprese

 

La Comunità Montana intende sostenere e sviluppare prioritariamente la presenza di aziende attraverso il potenziamento delle aree artigianali.

 

La Comunità intende realizzare, in accordo e con la partecipazione finanziaria dei comune, uno spazio espositivo e di commercializzazione in un area apposita che si trova nel comune di Caulonia, in località “Canne”, a ridosso della SS. 106 Jonica. La costituzione di questa area attrezzata avrà come fine quello di sostenere non solo le imprese presenti, ma di fornire uno sbocco di mercato anche alle altre imprese che operano nella comunità, incluse quelle del settore agricolo.

 

Inoltre l’iniziativa è anche rivolta ad agevolare l’inserimento di nuove imprese, alle quali si offrirà l’opportunità di esporre i propri prodotti all’interno della nuova sede di commercializzazione.

 

La presente azione potrà essere  collegata ai progetti comunitari per la valorizzazione dei prodotti  che alle attività di sostegno all’economia locale svolte dal GAL.

 

Infatti sarà privilegiata l’esposizione e la commercializzazione presso la struttura delle produzioni aventi caratteristiche di tipicità e verranno altresì promossi in modo particolare i prodotti tali da potersi fregiare del marchio di qualità.

il marchio rappresenta una delle ricadute economiche del progetto di valorizzazione culturale in fase di realizzazione attraverso le iniziativa comunitarie “Village d’Europe o i Porti di Ulisse”

 

Il collegamento con le attività del GAL avverrà invece su un duplice livello:

da un lato, infatti, sarà il GAL stesso a redigere i disciplinari del marchio per le varie produzioni agricole ed artigianali, dall’altro le nuove strutture funzioneranno anche come centri di promozione dei punti di vendita diretta presso le aziende agricole realizzati dal GAL attraverso un apposito bando.

 

·        Regolamento per la creazione di nuove imprese

 

La Comunità Montana, al fine di contribuire ad aumentare il numero di imprese procederà alla revisione degli attuali regolamenti di sostegno alle imprese artigiane dislocate nel territorio , al fine di poter disporre di una unica misura di sostegno quadro.

 

L’obiettivo del nuovo strumento sarà quello di mettere a disposizione delle nuove imprese un pacchetto integrato di misure di sostegno:

contributi in conto capitale, contributi in conto interesse, accordi bancari per l’accesso al credito a tassi agevolati, formazione professionale, etc.

 

La metodologia di valutazione delle domande e di compilazione della graduatoria di accesso alle misure di sostegno, assegnerà carattere prioritario a tutte le iniziative imprenditoriali connesse alla lavorazione ed alla trasformazione di prodotti locali, ad attività ad alto livello di innovazione, ai livelli occupazionali diretti ed indotti.

 

Per quanto riguarda le imprese esistenti, le agevolazioni della Comunità Montana saranno limitate unicamente ai settori o agli operatori che non possono avere accesso agli incentivi regionali, nazionali e comunitari.

 

 


 

Valorizzazione delle Risorse  Culturali (SETTORE n° 4)

 

 

 

Questo settore di intervento prevede sia il completamento di alcuni progetti in itinere  che la realizzazione di servizi ed attività culturali (collaborazione con Istituti Universitari nazionali ed europei, elaborazione di nuovi progetti scientifici e culturali) mirati al recupero della identità culturale del territorio ed allo sviluppo socio-economico della Comunità Stilaro-Allaro

 

 

 

·        Completamento e sviluppo

 

La valorizzazione del patrimonio culturale del territorio, quale strumento necessario anche per l'espansione economica, vedrà impegnata la Comunità Montana Stilaro-Allaro, la nascita di nuovi centri museali multimediali sulla cultura rappresenteranno un ulteriore tassello nel modo di concepire l’azione turistica innovativa.

Il progetto coinvolgerà tecnici della comunicazione multimediale, esperti di offerta turistica e ricercatori, nella composizione di un'unica, grande presentazione storico-culturale, geografica e turistica del Territorio, in forma di ipertesto consultabile su un sito Internet, entro cui confluiranno i circuiti turistici e culturali, già attrezzati, esistenti sui territori nazionali e transfrontalieri.

 

 

Inoltre, la creazione di una prima attività-vetrina sui prodotti tradizionali (precedentemente citata), rappresenterà un punto di partenza inteso quale migliore messaggio per la scoperta dei valori territoriali. L’idea mira alla organizzazione della promozione innovativa dei prodotti tradizionali ed alla ricognizione delle risorse produttive di qualità. Sarà inoltre progettato il lancio sperimentale di un sito attrattivo e transattivo dedicato al commercio elettronico dei prodotti.

 

 

 

 

·        Servizi ed attività culturali per la rivitalizzazione socio-culturale del territorio

 

 

L'obiettivo di coesione accreditato dall'Unione Europea per il prossimo periodo di programmazione (2000-2006), basato sulla ricerca delle "radici culturali comuni" fra le popolazioni, risulta congegnale alla politica di valorizzazione delle risorse culturali del territorio.

Per tali ragioni lo sforzo di programmazione interna può, dunque, comprendere la definizione di sempre più incisive partnership europee incentrate sulla valorizzazione dei caratteri identitari. La priorità e i segni distintivi dell'azione proposta dovranno tener conto della valorizzazione dell'identità culturale del territorio in funzione dello sviluppo economico e ai fini di una reale coesione degli interessi degli imprenditori, della popolazione e i grandi obiettivi di collaborazione internazionale. L'azione, dunque, ricomprende, non a caso, l'attivazione delle collaborazioni scientifiche accanto alla promozione delle attività culturali e produttive esistenti nel territorio della Comunità Montana.

 

In modo particolare   dovranno essere presi in considerazione i seguenti aspetti:

 

1.      Ricerca e sviluppo in campo culturale, anche attraverso l'attivazione di collaborazioni con le Università, gli Istituti di Studi e gli Enti Istituzionali Europei. Tale opera va proseguita e implementata in vista degli appuntamenti dettati anche dalla programmazione europea.

 

2.      Predisposizione di interventi strutturali e dell'immagine coordinata di una "rete museale" e dei "percorsi artistici" del territorio. La ricchezza etnografica straordinaria basata sulla storia e le tradizioni del territorio richiede interventi puntuali di creazione o rifunzionalizzazione di piccoli musei o di edifici storici  complementari alla migliore funzione turistica del territorio. Uno dei principali elementi di attrazione dell'offerta espositiva legata alla tradizione del territorio potrà essere la realizzazione di un Museo multimediale della cultura. Sarà, inoltre, necessario promuovere di questi ultimi un'immagine coordinata, sull'esempio delle reti museali europee, che sottolinei e valorizzi la loro "messa in rete", razionale e fruibile.

 

3.      Favorire la conoscenza delle epoche e delle figure storiche più significative del territorio. Il territorio della Comunità Montana è stata patria di illustri personaggi legati a differenti epoche storiche e a diversi campi di attività intellettuale ed artistica. Da un primo esame di tali epoche e figure emerge un panorama significativo e ricco che, opportunamente studiato e valorizzato, può rappresentare un carattere identitario e storico profondo e di sicuro interesse internazionale.

 

4.      Valorizzazione e promozione delle attività produttive più legate all'identità culturale. I prodotti tradizionali, anche enogastronomici, abbisognano, nei nuovi orizzonti creati dal mercato europeo, di una organizzazione della promozione innovativa degli stessi anche attraverso la ricognizione delle risorse produttive di qualità unitamente al lancio sperimentale di siti attrattivi e transattivi dedicati al commercio elettronico. Tale progettazione basandosi sull'assistenza alle attività produttive legate all'eredità culturale e allo sviluppo di strategie di nicchia svilupperà un'assistenza allo sviluppo, modernizzazione e diversificazione di prodotti e servizi per P.M.I., anche attraverso:

 

 

 

1) - lo sviluppo di forme più efficaci / efficienti di intermediazione

2) - il miglioramento dei processi relativi al core business

3) - la più efficace segmentazione del mercato

4) - lo sviluppo della customer relationship.

 

 

5.      Promozione e qualificazione delle attività culturali e scientifiche che generano momenti di incontro (musica, danza, "progetto cielo", etc...) Dopo il grande spopolamento degli anni 60 si sta assistendo, in questi ultimi anni, ad una importante presa di coscienza identitaria da parte delle giovani generazioni che si esprime, soprattutto, nella rielaborazione della cultura tradizionale (identificabile con la riproposizione della musica e delle danze occitane) e nel nuovo approccio volto alla fruizione dei beni "naturali" del territorio. Va implementata una azione coerente che valorizzi queste "attività spontanee" rivolgendole ad un progetto educativo e culturale di grande respiro.

 

 

 


 

Sviluppo Attività Agricole (SETTORE n° 5)

 

 

Le specificità più evidenti della composizione della produzione agricola nell’ambito territoriale della Comunità Montana sono costituite dal peso maggiore che assume l’agrumicoltura e l’olivicoltura; nettamente inferiore è invece il peso della vitivinicoltura e zootecnia ed ancora meno quello della cerealicoltura, orticoltura ecc.

In particolare modo l’agrumicoltura, similmente a come avviene in tutto il territorio regionale, da alcuni anni versa in condizioni critiche, infatti nessun comparto della filiera è nelle condizioni di reggere la concorrenza di altri Paesi produttori, sia facenti parti della Comunità Europea che extra comunitari. La produzione si caratterizza per gli alti costi di produzione, per la mancanza di adeguate strutture ed una seria politica commerciale (Piano Agrumicolo Nazionale).

La produzione agrumicola risulta poco competitiva ed inadeguata a quanto richiesto dalla G.D.O. (Grande Distribuzione Organizzata), in quanto estremamente frazionata e poco standardizzata. Le difficoltà che il nostro prodotto incontra sui mercati  sono legate alla forte concorrenza degli altri paesi del mediterraneo, alla scarsa capacità di penetrazione, alla carenza di adeguate strategie di marketing.

Situazione aggravata dalla carenza di strutture commerciali in grado di garantire alla G.D.O. quantità e standard qualitativi costanti nel tempo e non una offerta frammentata. A ciò è da aggiungere che negli ultimi anni anche per il prodotto fresco, fonte primaria di reddito per i nostri agrumicoltori, il mercato interno registra la forte concorrenza da parte dei paesi del bacino del mediterraneo. Concorrenza che si potrebbe accentuare in seguito all’abbattimento delle barriere fitosanitarie e doganali, per come stabilito dall’Uruguay Round.

La Spagna rappresenta il principale concorrente: grazie a politiche commerciali vincenti e ad una adeguata strategia di marketing, è infatti riuscita a conquistare i principali mercati europei e dell'Est Europa, risultando il primo paese fornitore di agrumi della Germania, non solo di arance ma anche di limoni e clementine. Presenta un calendario di raccolta più diversificato e ben più ampio del nostro e questo consente ai prodotti spagnoli di essere presenti sui mercati nazionali ed esteri dai primi di ottobre a fine maggio.

Si avverte dunque la necessità di riconvertire le vecchie varietà di arance, a favore di nuovi cloni di clementine, al fine di allungare il più possibile il periodo di commercializzazione e di presenza sul mercato; concentrare quanto più possibile l’offerta, attraverso adeguate politiche di cooperazione e di associazionismo e di creare organismi quali i marketing orders, strumenti a gestione mista pubblico-privata, presenti in tutti gli altri paesi agrumicoli che si occupano di norme di qualità, di adeguate politiche commerciali e di marketing, della standardizzazione degli imballaggi, della promozione, della ricerca, ecc.

La stessa crisi interessa il settore olivicolo, anche se in maniera diversa, in quanto da comparto primario nel contesto locale, non riesce ad ottenere una giusta rispondenza sotto il profilo remunerativo. Le cause sono da imputarsi ad una mancanza di estrema tipicizzazione, certezza di provenienza geografica, accurata vestizione del prodotto e, come trend visibile, perfino caratteristiche organolettiche mirate per ciascun specifico abbinamento culinario come esemplificato dalla “carta degli olii”. Perfino sui mercati si consumano in massima parte miscele di oli di provenienza varia, commercializzate dalla grande distribuzione organizzata (GDO).

La richiesta crescente di mercato ha indotto, in paesi terzi del bacino del Mediterraneo, un forte aumento delle produzioni con basso profilo qualitativo, che si indirizzano verso industrie di raffinazione, soprattutto italiane, che se ne approvvigionano beneficiando del basso costo d'acquisto. Ciò comporta, in questa fascia di prodotto, una competizione estrema con i produttori dell’Italia meridionale in genere, che vedono ad ogni campagna ridursi la quota di prodotto tradizionalmente assorbito dalle industrie di raffinazione e trasformazione del centro nord Italia e perfino da quelle locali.

La principale sfida per i produttori olivicoli, resta l'innalzamento della qualità e un drastico ampliamento dell'offerta nel segmento dei prodotti di alto profilo (orientato al mercato interno, comunitario e internazionale ad alto reddito), ma anche un prodotto meno caratterizzato con un costo competitivo e ben commercializzato, può conquistare e mantenere salde quote sui mercati interni ma soprattutto internazionali, attuali e di previsto sviluppo.

Anche se in misura inferiore, il comparto vitivinicolo non versa in migliori condizioni, in quanto la politica comunitaria disincentivante degli ultimi vent’anni, la crisi di mercato, il crollo dei consumi, la conseguente crisi delle cantine sociali hanno causato, un po’ in tutta la Calabria un grave depauperamento del patrimonio viticolo.

E’ ovvio che il raggiungimento degli obiettivi proposti dalla CE, miranti al contenimento dei costi di produzione e ad una maggiore elasticità del mercato, come in Italia e, a maggior ragione nel nostro sistema territoriale, diventa difficile, se non è accompagnato da politiche di miglioramento qualitativo e relativa valorizzazione commerciale.

Per convincersi di ciò è sufficiente constatare che la conformazione orografica dei terreni vitati è in gran parte collinare, quindi vocata a produzioni di pregio. La presenza dei vini di qualità, “Bivongi DOC”, andrebbe valorizzata su tutto il comprensorio.

Le problematiche di rilievo sull’areale della Comunità Montana, riguardano l’eccessiva frammentazione aziendale, la presenza di impianti vetusti, con forme di allevamento poco razionali e con la presenza di varietà locali poco adatte a produzioni di qualità e, in molti casi, senza la necessaria certezza ampelografica.

La nostra vitivinicoltura necessita, quindi, di una politica di ristrutturazione complessiva che consenta di ottenere produzioni di qualità ed una migliore finalizzazione commerciale. Il punto di partenza degli interventi strutturali dovrà essere l’ammodernamento dei vigneti finalizzato alla riduzione dei costi produttivi, ad una adeguata meccanizzazione delle operazioni colturali, ad un miglioramento della qualità dell’uva.

Il comparto zootecnico occupa un posto degno di nota nel panorama agricolo del nostro territorio; anche se ci si trova in presenza di allevamenti (bovini, ovicaprini, apistici, ecc.) in aree rurali altrimenti non utilizzate e abbandonate, l’occupazione è in zone svantaggiate, si utilizzano tecniche di allevamento estensive ed a basso impatto ambientale, si ha una certa sicurezza di prodotti zootecnici non inquinati dall’utilizzo di mezzi tecnici usati in un tipo di zootecnia intensiva, si utilizzano tecniche di allevamento e di trasformazione che garantiscono la sopravvivenza di biodiversità dei prodotti, si ha uno stretto legame con il territorio e l’ambiente, ciò nonostante ci sono una serie di problematiche che riguardano la limitata dimensione media degli allevamenti, scarsa propensione all’associazionismo, frammentarietà dell’offerta, mancanza di azioni di valorizzazione dei prodotti zootecnici, scarsa remunerazione del lavoro e delle produzioni, elevati costi di produzione con particolare riferimento alle voci alimentazione e manodopera, scarsa preparazione tecnica degli operatori del comparto; scarsi coordinamenti ed incisività dei servizi realmente fruibili dagli allevatori.

 

In particolare per tale settore  il piano socio economico intende sviluppare i seguenti punti operativi:

 

·        Centro servizi per l’assistenza tecnica alle imprese agricole

 

La Comunità Montana intende affrontare il complesso problema del rilancio del settore agricolo in maniera del tutto innovativa rispetto al passato, ovvero incentrando le proprie risorse non tanto nella erogazione di contributi alle aziende esistenti ma piuttosto nella direzione della assistenza tecnico-amministrativa alle aziende.

 

Le aziende attualmente presenti si trovano accedere ai numerosi contributi agricoli (sia regionali sia comunitari), dall’altro dall’oggettiva difficoltà nel predisporre in maniera corretta tutta la documentazione necessaria, infatti, ad operare in un contesto alquanto contraddittorio, caratterizzato da un lato dalla possibilità teorica di sia all’ottenimento dei fondi sia alla corretta gestione aziendale.

Oltre allo scenario sopra evidenziato, occorre considerare l’oggettiva difficoltà degli agricoltori nel doversi recare in luoghi spesso lontani dalle proprie aziende per poter ricevere anche la semplice assistenza di tipo burocratico amministrativo.

 

L’azione prevede dunque di istituire uno Sportello di Assistenza alle Aziende Agricole in grado di erogare le seguenti tipologie di servizio:

 

-         assistenza amministrativa;

-         assistenza tecnica-colturale;

-         consulenza per pratiche contributi;

 

Lo Sportello di Assistenza Tecnica sarà costituito – attraverso un apposito rapporto convenzionale – dagli esperti delle singole Associazioni di Categoria del settore agricolo, affiancati da un esperto di fiducia della Comunità Montana.

 

Lo Sportello di Assistenza Tecnica sarà supportato dalla Rete Telematica, attraverso la quale sia i dati delle aziende archiviati presso le Associazioni di Categoria che quelli presenti in nelle reti regionali e internazionali saranno disponibili sul territorio.

 

Lo Sportello svolgerà anche la funzione di supporto interno alla attuazione di tutte le azioni del settore agricolo previste dal Piano di Sviluppo:

 

in via prioritaria dovrà occuparsi della redazione delle carte tematiche del settore agricolo (che costituiscono parte integrante della carta di Destinazione d’Uso del Territorio) e della compilazione della banca dati dei terreni agricoli disponibili sul territorio ai fini dell’avviamento di nuove iniziative nel settore agricolo.

 

La Comunità Montana continuerà nel periodo di attuazione del Piano di Sviluppo alla erogazione delle attuali misure di sostegno al settore zootecnico:

 

1)      Mutua bestiame;

2)      Contributo acquisto mangime;

3)      Convenzione con i veterinari;

 

·        Progetto di filiera per lo sviluppo del settore agricolo

 

La Comunità Montana ha come obiettivo prioritario di accedere ad un finanziamento comunitario necessario per la predisposizione del “Piano di valorizzazione delle risorse”, che rappresenta uno degli strumenti conoscitivi delle potenzialità agricole.

 

L’azione della Comunità Montana sarà quella di passare dal “piano al progetto”, ovvero quella di predisporre, attraverso il coinvolgimento delle aziende agricole e dei comuni, un unico progetto organico di sviluppo del settore.

 

Per quanto tale azione appaia ambiziosa, in realtà questa è l’unica strada da percorrere sia per poter attirare sul territorio un volume cospicuo di risorse nel prossimo periodo di programmazione dei fondi comunitari (2000-2006) che per “abituare” gli operatori del territorio ad operare secondo i criteri della concertazione e della programmazione negoziata.

 

L’azione sarà avviata dalla Comunità Montana che – in collaborazione con lo Sportello di Assistenza alle Imprese Agricole – promuoverà una diffusa attività di animazione territoriale mirata alla costruzione del progetto, che dovrà prevedere:

 

-         investimenti privati da parte delle imprese esistenti;

-         investimenti privati da parte di nuove aziende agricole;

-         investimenti pubblici sulle infrastrutture rurali di supporto agli investimenti privati da parte dei Comuni e della Comunità Montana;

 

Le varie iniziative inserite nel progetto potranno ricevere contributi secondo le aliquote massime ammissibili fissate dall’Unione Europea per il comparto agroalimentare (fino al 55% per gli investimenti delle imprese private, fino all’80% per le infrastrutture realizzate dagli Enti Pubblici).

 

Un altro strumento di base ai fini della attuazione della azione è rappresentato dallo studio mirato a mettere a punto il catasto pastorale per avviare la certificazione della provenienza dei prodotti zootecnici e caseari.

 

In particolare l’attività nel settore potrebbe svilupparsi maggiormente attraverso la realizzazione di alcune filiere.  Il progetto di filiera potrà essere mirato a sostenere sia le attività agricole di tipo strettamente produttivo, basate sulle coltivazioni e sulle lavorazioni di nicchia ad alto valore aggiunto che quelle mirate alla valorizzazione ed alla manutenzione ambientale del territorio.

 

La filiera del latte ha sempre avuto una parte preponderante nell'economia agricola montana; ovviamente  le caratteristiche del territorio non permettono alle aziende locali di competere con le realtà di pianura, poiché le condizioni in cui svolgono la loro attività sono profondamente differenti, ma proprio tali condizioni hanno nel tempo contribuito a caratterizzare e diversificare il prodotto, creando di fatto le premesse odierne per la sua vitalità.

L'azienda zootecnica, inoltre, rappresenta la garanzia per il perdurare di una serie di buone prassi di gestione del territorio, in quanto unica garanzia per il mantenimento della fertilità del terreno, per la cura e la manutenzione dei prati stabili e dei pascoli, e quindi del paesaggio e della fruizione del verde.

 

Il piano di azioni integrate che si vogliono attuare sono volte ad intervenire nel comparto.

 

a)      Interventi di supporto alla rete di raccolta del latte al fine di garantire il ritiro anche nelle aree più svantaggiate

 

b)      Definizione ed attuazione di misure volte a garantire la presenza diffusa di un veterinario di base, di concerto con quanto previsto dalla normativa di riferimento

 

c)      Sostenere interventi di formazione e aggiornamento sulle corrette prassi di gestione dell'allevamento. Questi momenti sono molto importanti, per far crescere il livello culturale degli imprenditori, ma soprattutto per dare loro un momento di incontro, per aiutarli a superare i problemi e a vedersi in tutte le loro potenzialità, uscendo dall'isolamento.

 

d) Attività di assistenza tecnica  con particolare riferimento a:

 

·   Gestione del piano di alimentazione

·   Benessere animale

·   Gestione agronomica dei prati, dei pascoli e di altre produzioni agronomiche

·   Interventi di assistenza tecnica presso le aziende  e le imprese di trasformazione coinvolte in un'azione collettiva di qualificazione della produzione

·   Tutelare e migliorare l'ambiente naturale

·   Tutelare e migliorare le condizioni di igiene ed il benessere degli animali

·   Migliorare le condizioni di sicurezza sul lavoro

·   Incentivare l'introduzione di tecnologie a basso impatto sull'impiego delle risorse energetiche ed ambientali;

 

e)      Attività di analisi e studio volta a definire le tipologie produttive locali per la definizione di standard merceologici e qualitativi caratteristici, volta ad ottenere anche il riconoscimento di marchi e denominazioni di tipicità

 

f)        Consolidamento e valorizzazione delle aziende biologiche: la presenza di alcune aziende biologiche può diventare un punto di forza, poiché sempre più prende valore l'aspetto qualità del cibo per i consumatori. Riuscire a creare una filiera lattiero-casearia biologica potrebbe diventare un fattore strategico per il rilancio del settore.

 

g)      Interventi volti a sostenere l'impostazione di filiera, anche in un'ottica di associazionismo tra produttori e caseifici locali, al fine di garantire la qualità del processo di lavorazione

 

h)      Creazione in una o più zone adeguate,  un alpeggio modello dimostrativo, che funga da scuola per gli imprenditori e da centro didattico per i turisti e i bambini:

 

i)        Studio e realizzazione di interventi promozionali considerati strategici per rafforzare  il valore del comparto zootecnico sotto il profilo professionale e imprenditoriale. Sarà auspicabile lavorare di concerto con l'Amministrazione provinciale, nonchè le Comunità Montane limitrofe,  in modo da  definire un quadro organico delle principali manifestazioni zootecniche, collocandone almeno una per zona, qualificata per  tipologia di prodotto. La concentrazione degli eventi consente di migliorarne il livello qualitativo e di farle diventare un punto di confronto/incontro tra imprenditori.

Si cercherà di sottolineare sempre più l'aspetto qualitativo delle mostre, premiando la professionalità degli allevatori  e la loro capacità manageriale, sia in termini  di livello qualitativo del bestiame esposto, sia come capacità di gestione dell'azienda. Si propone di  creare, per esempio, premi specifici per i giovani conduttori, al fine di motivare i figli degli imprenditori agricoli e di rafforzare lo spirito imprenditoriale e la passione per l'allevamento. 

Oltre alle manifestazioni zootecniche, il comparto potrebbe avvantaggiarsi  delle seguenti tipologie di eventi:

         

-         mostre dei prodotti

-         manifestazioni gastronomiche

-         settimane o serate gastronomiche presso i ristoranti locali

-         studio di confezioni particolari

-         studio e realizzazione di  materiale illustrativo della storia e delle caratteristiche dei prodotti caseari, dando ampio spazio alla cultura rurale

-         visite guidate ai caseifici

-         raccordo con il settore scuole (progetti di educazione alimentare)

 

 

 

 

 

 

·        Elaborazione di proposte di insediamento di nuove imprese agricole e avviamento dei servizi di sostituzione

 

La Comunità Montana attraverso la presente azione intende affrontare in maniera sperimentale ed innovativa il problema del rilancio del settore agricolo, sul modello delle esperienze oramai acquisite nel Nord dell’Europa.

 

La azione consiste nella predisposizione da parte della Comunità Montana – attraverso il supporto dello Sportello di Assistenza alle Aziende Agricole - di alcune proposte di insediamento di nuove aziende agricole, da diffondere sul mercato alla ricerca di nuovi imprenditori.

 

A tal fine è necessario disporre degli strumenti di base per procedere in tale direzione, quali il “Piano di valorizzazione delle risorse foraggere del territorio della comunità” e la banca dati dei terreni agricoli.

 

Sulla base di tali elementi (ovvero la disponibilità di aree agricole acquisibili e la conoscenza delle loro potenzialità in termini produttivi), la Comunità Montana potrà elaborare progetti di piccole imprese agricole, che conteranno i seguenti elementi:

 

·        localizzazione e caratteristiche dei terreni agricoli;

·        modalità e costi di acquisizione/affitto dei terreni;

·        tipologia di attività agricola insediabile;

·        analisi dell’investimento imprenditoriale necessario;

·        misure di sostegno alla iniziativa da parte della Comunità Montana;

·        sviluppo del business plan di impresa;

 

Il ruolo in cui si pone la Comunità Montana attraverso questa azione è, quindi, quello di agire da “facilitatore” di nuovi investimenti, risolvendo almeno una parte dei problemi che di solito si pongono di fronte a chi vuole insediare una impresa in montagna, causando spesso rinunce dovute alla mancanza di elementi fondamentali per la riuscita dell’iniziativa.

 

Le proposte di insediamento redatte secondo i parametri di cui sopra – che data la esiguità delle risorse saranno elaborate in numero assai esigui – potranno essere poi diffuse dalla Comunità Montana attraverso procedure pubbliche, al fine di entrare in contatto con operatori esterni al territorio che possano valutare la proposta di insediamento e decidere in merito alla opportunità di investire.

 

Analizzando, altresì il mercato del lavoro, si evince in maniera ineluttabile che si sta vivendo un periodo di forte crisi determinata dall'alto tasso di disoccupazione che caratterizza in modo particolare il nostro territorio comunitario. All'interno di questa realtà esistono, tuttavia, situazioni diversificate. In particolare, per quanto riguarda il settore agricolo e, all'interno di questo, ad esempio, l'attività zootecnica da latte, dove l'impegno lavorativo è di 365 giorni all'anno, al personale addetto, laddove presente, o al titolare dell'impresa, sono richiesti sacrifici ed alta professionalità.

In questo ultimo caso appena citato, l’avviamento dei servizi di sostituzione alle aziende agricole ha altresì una valenza di ordine sociale, in quanto garantisce una opportunità occupazionale a lavoratori extracomunitari.

 

Il servizio di sostituzione prefigge il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

 

1.      Creare nuove opportunità di lavoro per i disoccupati e i giovani in cerca di prima occupazione

2.      Favorire l'inserimento nel tessuto sociale e lavorativo anche a persone di provenienza extracomunitaria che intendono prestare la loro opera nelle aziende agricole

3.      Fornire ai giovani che si insediano in un'azienda agricola standard di vita e di lavoro adeguati alle nuove e mutate esigenze

4.      Favorire la flessibilità del lavoro

5.      Diminuire il lavoro nero nelle aziende agricole

 

Per raggiungere tali obiettivi, è possibile realizzare una forma associativa mirata per svolgere i servizi di sostituzione effettuati alle aziende associate, società che potrà avvalersi dei finanziamenti specifici. La Comunità Montana, ritenendolo una importante occasione di innalzare i parametri di qualità di vita degli imprenditori agricoli, potrà  avviare una serie di consultazioni con le Associazioni che potrebbero concorrere ad attivare i servizi di sostituzione per le aziende associate.

 

Le tipologie di imprese infatti, che potrebbero  concorrere  all'iniziativa sono:

 

·        Associazioni di imprenditori agricoli che si costituiscono per la gestione di un servizio di sostituzione

·        Associazioni di imprenditori agricoli, cooperative o consorzi già operanti nell'ambito della stessa attività e/o di assistenza alla gestione delle aziende agricole, a condizione che, se necessario, adeguino i loro statuti a quanto previsto dalle condizioni della misura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

·        Regolamento di sostegno per l’insediamento di nuove imprese agricole

 

La Comunità Montana non intende proporre una progettualità propria al fine di attirare nuove imprese modello, ma intende tuttavia sostenere l’iniziativa imprenditoriale autonoma di qualunque soggetto sia intenzionato ad avviare una nuova attività agricola.

 

L’obiettivo del nuovo strumento sarà quello di mettere a disposizione delle nuove imprese un pacchetto integrato di misure di sostegno:

 

·        contributi in conto capitale;

 

·        contributi in conto interesse;

 

·        accordi bancari per l’accesso al credito a tassi agevolati;

 

·        formazione professionale;

 

·        accesso ai servizi dello Sportello di Assistenza;

 

La metodologia di valutazione delle domande e di compilazione della graduatoria di accesso alle misure di sostegno, assegnerà carattere prioritario a tutte le iniziative imprenditoriali connesse alle produzioni biologiche ed alla zootecnia alternativa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sviluppo Offerta Turistica  (SETTORE n° 6)

 

 

 

·        Realizzazione di infrastrutture di fruizione turistica del territorio

 

La Comunità Montana, al fine di supportare in maniera indiretta gli investimenti delle imprese turistiche, procederà al reperimento di finanziamenti pubblici per la realizzazione e la messa in rete di infrastrutture turistiche, ovvero di una serie di interventi finalizzati a rendere fruibile il territorio ed intrattenervi il turista durante il soggiorno presso le strutture ricettive.

 

Gli interventi infrastrutturali promossi ed eventualmente realizzati dalla Comunità Montana rientreranno nelle seguenti categorie, che corrispondono alle diverse tipologie di fruizione turistica verso le quali sarà orientata l’offerta del territorio:

 

 

- ARTE

 

Gli interventi volti alla valorizzazione turistica del patrimonio artistico dovranno innanzitutto garantire reali possibilità di fruizione del bene sia in quanto singolo punto di attrazione (che dovrà quindi risultare accessibile e visitabile) che in quanto nodo di una rete di fruizione tematica del territorio.

 

In particolare gli interventi dovranno quindi risultare collegati sia alla parte di patrimonio già recuperata che alla nuova progettualità in corso.

 

In questo senso è certamente appetibile dal mercato un rafforzamento del sistema di offerta, attraverso il recupero del patrimonio delle chiese minori, degli affreschi, di itinerari legati al recupero dei segni delle antiche personalità artistiche del territorio.

 

- NATURA

 

Già in passato la Comunità Montana Stilaro-Allaro ha avviato delle progettualità riferite al sistema di collegamento sentieristico dispersa dal tempo in cui è iniziata l'emigrazione verso le zone marine.

 

Negli ultimi anni la Comunità Montana ha ripreso con forza a lavorare su questo patrimonio inserendosi in iniziative di largo respiro, programmando e attrezzando i sentieri, favorendo la nascita di anelli locali, attrezzando sentieri di alta Montagna.

 

Gli interventi della Comunità Montana saranno quindi rivolti innanzitutto al recupero ed alla sistemazione della rete sentieristica esistente con la finalità di realizzare percorsi di fruizione naturalistica del territorio.

 

Rivestiranno carattere prioritario gli interventi finalizzati alla realizzazione di percorsi di supporto alla ricettività diffusa esistente sul territorio oppure a nuovi insediamenti di imprese ricettive (sia nel settore alberghiero che in quello extralberghiero) da parte di operatori privati.

 

L’azione della Comunità Montana sarà inoltre volta alla valorizzazione turistica di singoli punti in differenti parti del territorio di interesse naturalistico, in modo tale da spalmare sul territorio stesso i cospicui flussi di visitatori.

 

La Comunità Montana dovrà inoltre dotarsi di un progetto complesso volto al potenziamento, promozione, manutenzione, ricerca e sviluppo del sistema sentieristico. In tal senso si candiderà al coordinamento del sistema stesso in collaborazione con le associazioni operanti nel territorio.

 

Inoltre, considerata la valenza che questi rivestono a fini turistici, l’azione della Comunità Montana sarà volta alla ricerca di finanziamenti finalizzati al miglioramento ed alla manutenzione dei collegamenti, in questo ambio riveste carattere prioritario la elaborazione la creazione di un itinerario turistico generale per tutta la comunità.

 

- SPORT

 

L’azione della Comunità Montana sarà finalizzata alla realizzazione di infrastrutture sportive a basso impatto ambientale in grado di generare  una offerta di fruizione connotata dal contesto naturalistico e paesaggistico del territorio. In particolare dovranno essere integrati e migliorati i percorsi di fruizione del territorio, legati alla pratica del trekking a cavallo e della mountain bike.

 

Il ruolo della Comunità Montana sarà anche finalizzato all’adeguamento delle infrastrutture di fruizione agli standard nazionali ed internazionali, al fine poter ospitare manifestazioni sportive di rilevanza sovralocale.

 

- TRADIZIONE E CULTURA

 

L’offerta turistica legata agli aspetti tradizionali e culturali del territorio vedrà nell’allestimento di un ulteriore museo e della messa in rete, una delle principali azioni in cui sarà impegnata la Comunità Montana.

 

Le attrazioni espositive saranno organizzate secondo due filoni principali di interesse:

 

1)      l’ECOMUSEO di Bivongi, che renderà fruibili dal punto di vista turistico tutti gli aspetti legati alla tradizione ed alla cultura del territorio (antichi mestieri, religiosità, scuole, architettura, affreschi artistici, etc.)

 

2)      il nuovo museo  dedicato alle PERSONALITÀ FAMOSE della Comunità Montana.

La Comunità Montana, al fine di rafforzare le infrastrutture di fruizione legate alle tradizioni del proprio territorio, potrà inoltre promuovere interventi di recupero del patrimonio architettonico rurale

 

 

 

·        Misure di tutela e valorizzazione del patrimonio edilizio locale

 

L’aspetto “autentico” del paesaggio rurale costituisce un elemento fondamentale ai fini della capacità di attrazione turistica di un territorio montano.

 

La Comunità Montana intende quindi promuovere iniziative di recupero del proprio patrimonio edilizio locale da parte dei soggetti proprietari, attraverso:

 

1)      la definizione di un Regolamento di Tutela del Paesaggio, mirato a definire i canoni estetici di base a cui deve essere adeguate le abitazioni;

 

2)      la definizione e la diffusione degli standard di recupero e di valorizzazione dei centri storici dei comuni, nonché il supporto tecnico alla redazione dei progetti rispondenti a tali criteri;

 

3)     la definizione  e la diffusione degli standard di recupero da utilizzare in tutta la Comunità per gli interventi di recupero delle abitazioni alpine e delle borgate effettuati da privati;

 

4)     la definizione di accordi con istituti bancari al fine della concessione di crediti a tasso agevolato ai proprietari privati che realizzano interventi di recupero seguendo gli standard di cui sopra;

 

Per quanto riguarda i proprietari privati la Comunità Montana potrà, secondo le proprie disponibilità di bilancio, mettere a punto un regolamento in grado di erogare un contributo finanziario ai progetti di recupero, secondo una graduatoria che ne valuterà la miglior rispondenza agli standard di recupero.

 


 

·        Regolamento di sostegno alla tipicizzazione delle strutture ricettive e di ristorazione

 

Uno degli intenti della Comunità Montana sarà quello di adottare  un regolamento finalizzato a sostenere le imprese turistiche (sia del settore ricettivo che della ristorazione) che intendono rendere più accoglienti - attraverso interventi di tipicizzazione - le proprie strutture.

 

Il nuovo regolamento sarà basato su un Capitolato Tecnico Generale di Tipicizzazione che definirà le caratteristiche degli interventi ammissibili a ricevere di sostegno e finalizzati a creare nei locali ricettivi quella atmosfera di tipicità propria degli ambienti rurali e montani.

 

Il regolamento, oltre agli incentivi di carattere finanziario, prevederà l’obbligo per le imprese beneficiarie di partecipazione a corsi di formazione professionale (ad esempio: cucina tipica) e di  adesione ad iniziative di costruzione di pacchetti turistici.

 

L’azione mira ad elevare l’attuale basso livello di tipicizzazione delle strutture turistiche ed a migliorare la qualità dei servizi offerti, che generano un tipo di offerta poco connotata e che risulta quindi poco attrattiva nei confronti della clientela e scarsamente competitiva sul mercato.

 

 

·      Regolamento di sostegno alla creazione di nuove imprese ricettive

 

Al fine di compensare la carenza di posti letto che caratterizza l’intero sistema di offerta turistica della Comunità Montana metterà a punto un nuovo regolamento finalizzato a sostenere la creazione di nuove imprese di piccole dimensioni nel settore ricettivo sia alberghiero che extralberghiero.

 

Questa misura di sostegno agevolerà la nascita di nuove imprese basate sulle stesse caratteristiche di tipicità e qualità del servizio della azione precedente e pertanto varranno per i beneficiari gli stessi obblighi sia in termini di formazione professionale che di adesione a pacchetti turistici.

 

Il regolamento sosterrà anche l’iniziativa dei proprietari di immobili che, nel rispetto delle vigenti normative in materia, intendano avviare una attività ricettiva basata sul modello del BED & BREAKFAST e dell’albergo diffuso.

 

 

 

 

 

 

 

·        Creazione di piccole strutture ricettive nel settore extralberghiero

 

La Comunità Montana intende partecipare direttamente con fondi propri o attraverso il reperimento di risorse regionali o comunitarie alla creazione di piccole strutture ricettive nel settore extra alberghiero.

 

Questa azione, sia per motivi legati alle risorse finanziarie ragionevolmente disponibili che alla necessità di non incorrere in fenomeni di concorrenza sleale nei confronti delle imprese turistiche, non avrà carattere diffuso sull’intero territorio ma sarà bensì mirata ad intervenire unicamente in quelle aree in cui alla presenza di attrazioni turistiche e/o di attività economiche (ed alla domanda potenziale a queste connessa) non corrisponde una adeguata capacità ricettiva.

 

Le strutture turistiche ricettive del settore extralberghiero che potranno essere realizzate nell’ambito della presente azione sono le seguenti:

 

- campeggi;

- aree sosta per campers;

- rifugi alpini (unicamente per interventi di adeguamento);

- rifugi escursionistici;

- foresterie;

 

L’ipotesi di intervento diretto da parte della Comunità Montana potrà concretizzarsi unicamente in presenza di un soggetto gestore privato, il quale dovrà farsi carico - oltre che degli oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura - degli stessi obblighi imposti alle imprese turistiche che beneficeranno dei regolamenti di cui alle precedenti azioni.

 

 

·        Organizzazione del sistema di accoglienza turistica

 

La Comunità Montana, impegnata sia nella realizzazione di nuove infrastrutture turistiche che nel sostegno e nella creazione di nuove imprese turistiche, non potrà svolgere in maniera diretta quella funzione di organizzazione del sistema di accoglienza in grado di creare le condizioni per la formazione di un prodotto turistico che deve competere in un mercato sempre più selettivo. Del resto la volontà della Comunità Montana di inserire la propria offerta in circuiti ben più ampi di quelli locali.

 

La Comunità Montana si renderà, altresì, promotrice della formazione di un Consorzio  misto partecipato sia dalle amministrazioni locali che da varie imprese turistiche del territorio che dovrà svolgere le seguenti funzioni:

 

-         garantire la corretta gestione ed il funzionamento dei servizi offerti dagli Uffici di Informazione ed Accoglienza Turistica;

 

-         reperire e monitorare i dati dei singoli elementi che compongono l’offerta turistica del territorio (infrastrutture di fruizione, ricettività, ristorazione, servizi informativi, accompagnamento, eventi e manifestazioni);

 

-         proporre alla Comunità Montana iniziative ed azioni di completamento del sistema di offerta turistica coerenti con il Piano di Sviluppo Socio Economico dell’Ente;

 

-         promuovere momenti di incontro tra Enti Locali ed operatori turistici (albergatori, ristoratori, accompagnatori, gestori di infrastrutture) con la finalità di organizzare l’accoglienza dei flussi presenti;

 

-         promuovere momenti di incontro tra Enti Locali ed operatori turistici (albergatori, ristoratori, accompagnatori, gestori di infrastrutture) al fine  di costruire nuovi pacchetti di soggiorno (prodotti turistici) di carattere tematico della comunità;

 

-         coordinare la propria azione con altri partners al fine di veicolare l’offerta del territorio sui circuiti promozionali esterni gestiti dai citati soggetti;

 

-         organizzare e gestire nuove manifestazioni di rilevanza turistica nell’ambito del territorio, in grado di coinvolgere anche operatori esterni al territorio e di diventare veicolo di promozione della fruizione delle infrastrutture tematiche realizzate dalla Comunità Montana e dai Comuni;

 

-         promuovere  e coordinare programmi di aggiornamento e formazione professionale a favore degli operatori turistici;

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Assetto Idrogeologico e Forestale del Territorio  (SETTORE n° 7)

 

 

 

 

·        Messa in sicurezza del territorio e prevenzione dei fenomeni di dissesto

 

Lo sviluppo socio-economico sostenibile dal punto di vista ambientale, pur rappresentando in questo contesto e nella Calabria intera un punto di forza, non ha quasi mai trovato pratica attuazione nelle politiche di intervento degli anni precedenti, conservando emergenze naturali ed ambientali di altissimo livello.

L’intervento dell’uomo, la forte pressione antropica legata all’urbanizzazione turistica e residenziale, all’intervento agricolo in prossimità degli ambiti fluviali, costieri e delle aree umide, alla pratica di trasformazione e gestione del territorio (urbanizzazione, strade, estrazioni, discariche di rifiuti, incendi boschivi, ecc.), poco attenta alla tutela delle risorse naturali, minacciano seriamente l’integrità degli ambiti naturali ancora soggetti a valorizzazione e conservazione.

Nel recente passato tutti questi fattori di pressione hanno inciso profondamente sull’assetto fisico, ambientale e paesaggistico del territorio, determinando alti livelli di attenzione per il rischio idrogeologico, carenti attività di programmazione nel settore della difesa del suolo, (mentre è prevalsa l’attività di post-emergenza attraverso ordinanze di protezione civile), una deficitaria dotazione infrastrutturale nel campo della gestione dei rifiuti ed una limitata conoscenza degli ecosistemi naturali la cui gestione avviene senza l’utilizzo di uno strumento di pianificazione razionale che discenda da un’analisi dettagliata del territorio.

 

Gli orientamenti prioritari riguardano opere di manutenzione e di assetto idrogeologico del territorio, interventi volti all’imboschimento dei terreni non agricoli in aree marginali, che hanno come obiettivo quello di incrementare le funzioni ambientali e protettive delle zone interessate e il recupero della fertilità dei suoli depauperati.

Incremento dell’estensione delle aree forestali, costituendo soprassuoli permanenti sottoposti a vincolo idrogeologico paesaggistico ed ambientale dei boschi.

Ricostituzione di boschi danneggiati da disastri naturali con l’obiettivo di migliorare l’assetto idro-morfologico di aree soggette a fenomeni di degrado idrogeologico, tramite la ricostituzione del potenziale silvicolo danneggiato da eventi naturali o da incendi soprattutto con l’impiego delle tecniche di ingegneria naturalistica.

Migliorare l’assetto ecologico di aree soggette a fenomeni di degrado ambientale attraverso interventi che consentono di incrementare le funzioni ecologiche e protettive delle aree forestali; migliorare l’efficienza delle imprese forestali qualificate nel settore tramite realizzazione di interventi a basso impatto ambientale.

Recupero e salvaguardia aree di pregio naturale tramite la rivitalizzazione di attività forestali, promovendo la costituzione di aziende agro-silvo-pastorali, con finalità anche turistiche e ricreative, scegliendo percorsi naturalistici di elevata importanza ambientale come quelli già presenti in alcune realtà del territorio, riqualificando il paesaggio e più in generale l’ambiente fisico e biologico (rimboschimenti delle zone degradate).

 

I lineamenti morfologici del territorio della  comunità sono condizionati dalle caratteristiche dell’assetto geologico, improntate alla netta contrapposizione delle aree pianeggianti che dominano il settore orientale, con il repentino elevarsi dei rilievi collinari e montuosi che occupano il settore occidentale.

 

Conseguentemente, la distribuzione delle fenomenologie cui si riconduce il dissesto idrogeologico riscontrabile nel territorio, possono essere così distinte:

 

·        aree coinvolte da dissesto per movimenti gravitativi di versante;

·        aree coinvolte da dissesto morfologico di carattere torrentizio;

·        aree coinvolte da dissesto per trasporto di massa su conoidi.

 

Dissesto per movimenti gravitativi di versante

 

Le frane attive si concentrano principalmente nell’area nord; il resto dei movimenti franosi è localizzato nei  vari territori comunali.

 

Questa disomogenea distribuzione è legata, a livello generale, alle caratteristiche del substrato cristallino affiorante che supportano una copertura superficiale di carattere detritico-argilloso, facilmente soggetta a mobilizzazione in seguito a fenomeni di ruscellamento diffuso connessi, in ultima analisi, con eventi meteorici particolarmente intensi e/o con processi riconducibili alla dinamica evolutiva torrentizia.

 

La Comunità Montana si è adoperata ad intervenire formulando una progettazione mirata di interventi da poter essere finanziati per mezzo del Piano Regionale Emergenza Alluvione 2000.

 

 

Dissesto morfologico di carattere torrentizio

 

 

Questa tipologia di dissesto idrogeologico è legata essenzialmente alla dinamica evolutiva di corsi d’acqua caratterizzati da eventi di piena improvvisi, nei cui confronti la geometria dell’alveo è spesso sottodimensionata e, soprattutto, contraddistinti da un elevato trasporto solido.

 

Ne consegue: una marcata capacità erosiva che si manifesta in approfondimenti del letto dei corsi d’acqua stessi e in processi di erosione spondale, responsabili, in particolare, di fenomeni di scalzamento al piede dei versanti vallivi, la cui stabilità resta così compromessa

1.      la tendenza ad esondare nelle zone di fondovalle (limite collina-pianura) con allagamenti di aree depresse e sedi stradali adiacenti i corsi d’acqua.

È il caso dei torrenti Allaro e Amusa, Arena ecc.., lungo la cui asta si rilevano aree con pericolosità molto elevata o elevata nei confronti dei fenomeni sopra descritti.

 

Un esempio recente di forte instabilità del reticolo idrografico si è manifestato durante gli intensi eventi piovosi del 9-30 Settembre  2000. Le copiose precipitazioni hanno causato la fuoriuscita d’alveo di diversi torrenti che percorrono il territorio della Comunità, con danni alle infrastrutture stradali e alle abitazioni adiacenti allagate.

 

Anche per tale tipologia di dissesto, la Comunità Montana si è adoperata ad intervenire formulando una progettazione mirata di interventi tali da poter contrastare i fenomeni sopra descritti, ed essere finanziati per mezzo del Piano Regionale Emergenza Alluvione 2000.

 

 

Dissesto per trasporto di massa su conoidi

 

Laddove un torrente proveniente da una valle stretta e ripida si immette in un’altra valle più ampia o in pianura, il passaggio dalla zona più acclive ad una caratterizzata da pendenza più dolce avviene in modo brusco ed altrettanto brusca è la risposta del corso d’acqua: la velocità diminuisce improvvisamente ed i materiali detritici vengono depositati istantaneamente originando un accumulo a forma di ventaglio, denominato conoide alluvionale.

 

In corrispondenza di tali forme del territorio, i corsi d’acqua si dividono rapidamente in una quantità di piccoli canali che si ramificano in un fitto intreccio di letti minori.

In condizioni di magra e/o di morbida le linee di flusso possono privilegiare un particolare settore della conoide piuttosto di un altro; tuttavia, in concomitanza con eventi di piena più o meno significativi, le condizioni di deflusso possono repentinamente coinvolgere i rami abbandonati della conoide stessa, individuando un’intensa attività torrentizia generalizzata contraddistinta da un elevato trasporto solido. I sedimenti ghiaioso – sabbioso – ciottolosi costituenti la conoide, pertanto, vengono ripresi in carico e si viene così a determinare un trasporto di massa in grado di compromettere il naturale assetto geomorfologico del territorio immediatamente circostante. Nel territorio della Comunità montana si sono rilevati diversi dissesti idrogeologici riconducibili ai fenomeni sopra descritti.

 

La comunità ha predisposto per questo ulteriore aspetto un piano progettuale di intervento al fine di realizzare delle strutture atte a contrastare il dissesto appena  descritto.

 

 

 

 

 

 

 

Ripristino e Potenziamento delle Reti Viarie

(SETTORE n° 8)

 

 

 

 

 

·        Miglioramento delle principali infrastrutture viarie

 

Pur non rientrando nelle proprie competenze dirette e nelle disponibilità finanziarie dell’Ente la possibilità di intervenire direttamente sulla viabilità principale, la Comunità Montana intende svolgere un ruolo attivo nel promuovere nei confronti degli Enti competenti (Regione, Provincia, ecc) la progettazione e la realizzazione degli interventi di miglioramento delle principali infrastrutture viarie.

 

Lo stesso tipo di attenzione da parte della Comunità Montana andrà nel sollecitare la Regione al miglioramento della viabilità generale, l’obiettivo è quello di accelerare la fase di realizzazione della variante SS. 106, in modo tale da potersi successivamente attivare per la costruzione di nuove e importanti bretelle trasversali che percorrano con tempi decisamente inferiori a quelli attuali, le zone più interne del territorio della Comunità.

 

La Comunità Montana intende anche sollecitare la definizione e la realizzazione di un collegamento funzionale tra la SS 106  ed i comuni di Pazzano, Bivongi, Stilo per poi proseguire verso i monti delle Serre Calabre.

 

La Comunità Montana, unitamente alle altre Comunità Montane che parteciperanno alla attuazione del Patto Territoriale, intende promuovere la nascita di un confronto con le autorità nazionali e locali al fine del completamento del collegamento pedemontano tra le valli.

 

Accanto a quanto sopra esposto, un altro e incisivo aspetto che la Comunità Montana dovrà valutare e soprattutto propugnare nel campo del potenziamento è la possibilità di realizzare una nuova arteria stradale di collegamento tra il centro abitato di Placanica la frazione Santa Domenica, quest’ultima meta di una moltitudine di pellegrini ( attualmente se ne contano centinaia di migliaia), in modo particolare nelle ricorrenze, invade la piccola stradella, che dipartendosi dal centro abitato del comune porta al Santuario della Madonna dello Scoglio.

 

Attualmente la strada della larghezza media di 3.50 m, rappresenta l’unico collegamento che da Placanica scende verso la fiumara Precariti, attraversando la stessa mediante un ponticello, tra l’altro fatiscente (vedi allegato fotografico) della larghezza di circa 2.20 m , per risalire verso una quota di circa 100 m sul livello del mare dove è posto il Santuario.

 

Più volte i vari tratti di strada sono stati interessati da movimenti franosi e da fenomeni di scoscendimento a causa di una infelice ubicazione del sito stradale, vista anche la vetustà dell’opera. Accanto a questi disagi causati da fenomeni naturali che nel decorso dei tempi si sono accentuati, risiede un’aspetto altrettanto importante quanto decisivo, ovvero il contenimento di un’afflusso così elevato di persone in visita al Santuario.

 

Da un lato una strada che offre appena la larghezza necessaria al transito di un autoveicolo, dall’altra parte il disagio dei pellegrini, trasportati dai numerosi pullman che arrivano da ogni parte d’Italia e che vedono arrestata la loro corsa a soli pochi chilometri dal Santuario. Infatti da come sopra esposto il transito dei pullman data la loro sagoma stradale è consentito fino alla periferia del Comune, aldilà della quale la missione del pellegrino continua attraverso una faticosa marcia a piedi.

 

E’ da notare il notevole disagio, visto e considerato che nella moltitudine di persone si individuano, soprattutto disabili e portatori di ogni genere di handicap.

 

Sebbene questo fenomeno risulta noto a tutti gli Italiani vista la grande diffusione attuata gratuitamente dai mezzi di telecomunicazione, l’aspetto dell’efficienza riferita alla viabilità resta aldifuori di ogni contesto; comunque la comunità Montana, rivolgendosi alle Autorità competenti, posto il problema, individuando la possibilità di studiare ed elaborare nuovi tracciati stradali, dovrà promuovere ogni iniziativa possibile al fine di realizzare una strada in grado di accogliere e contenere il continuo pellegrinare verso Santa Domenica.

 

La realizzazione della strada, nonchè di ampi parcheggi, rappresenteranno comunque un potenziale nuovo per la collettività tutta, in quanto fungerà da volano per iniziative turistiche, potenziando prioritariamente il tessuto produttivo locale, incentivando operazioni attinenti la piccola imprenditoria, senza portare all’ulteriore spopolamento delle zone interne e inutilmente, a processi di concentrazione di popolazione solo in pochi poli della regione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INDICE GENERALE

 

 

PREMESSA                                                                                                      pag.   1

 

LA PROGRAMMAZIONE                                                                             pag.   4

 

CAPITOLO I°: STATO DELLE CONOSCENZE                                 pag.   7

 

 

1.       IL TERRITORIO                                                                                    pag.   7

 

1.1     LA STRUTTURA TERRITORIALE                                                     pag.   7

 

·        I Caratteri Generali della Struttura Territoriale                                               pag.   7

 

 

1.2     IL TERRITORIO E I SUOI ABITANTI                                               pag.   9

 

·        La Distribuzione degli Abitanti sul Territorio                                          pag.   9

 

·        Le Dinamiche Migratorie dell’Area                                                           pag.   11

 

·        La distribuzione degli Abitanti per Classi di Età                                     pag.   11

·        Il Livello di Integrazione Territoriale                                                       pag.   12

 

 

1.3    IL PATRIMONIO STORICO, CULTURALE, AMBIENTALE E PAESAGGISTICO                                                                                                       pag.     12

 

·        La Storia e la Cultura                                                                                 pag.   12

·        Il Patrimonio Storico Architettonico                                                                  pag.   15

 

·        Le Risorse Ambientali e Paesaggistiche                                                    pag.   17

 

·        Il Parco Regionale delle Serre                                                                    pag.   18

 

·        L’ Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie della Calabria                            pag.   18

 

 

1.4     LE INFRASTRUTTURE ED I SERVIZI                                              pag.   19

 

·        Il Sistema dei Trasporti                                                                              pag.   19

 

·        I Servizi Tecnologici a Rete                                                                        pag.   21

 

·        I Servizi ai Cittadini                                                                                   pag.   21

 

·        Le Aree ed i Servizi per le Attività Produttive                                           pag.   23

 

 

1.5     LA STRUTTURA ECONOMICA                                                pag.   24

 

·        I Caratteri Generali dell’Economia Locale                                              pag.   24

·        Popolazione Attiva - Occupazione - Mercato del Lavoro                          pag.   25

·        Le Attività Economiche                                                                              pag.   26

 

·        L’Agricoltura                                                                                              pag.   27

·        L’Agriturismo                                                                                              pag.   30

·        Le Aziende e le Industrie di Trasformazione                                             pag.   30

·        Aziende Significative ed Enti Prestatori di Servizi in Agricoltura                   pag.   31

·        L’Artigianato e la Piccola Impresa                                                            pag.   34

 

·        Il Tessile                                                                                                       pag.   35

·        L’Edilizia                                                                                                     pag.   36

 

·        Il Turismo                                                                                                    pag.   36

 

·        I Servizi                                                                                                        pag.   37

 

 

1.6     LA STRUTTURA SOCIALE                                                                  pag.   37

 

·        Il Ruolo della Cultura nella Costruzione dei Rapporti Sociali               pag.   37

 

·        Il Ruolo e la Presenza della “Società di Mezzo”                                       pag.   38

 

·        L’Associazionismo                                                                                       pag.   39

 

·        La Condizione Giovanile                                                                            pag.   41

 

 

 

 

 

1.7     LA DIAGNOSI DELLE POTENZIALITA’ DI SVILUPPO

          DELL’AREA                                                                                                                   pag.   43

 

 

·        I Vincoli allo Sviluppo                                                                                 pag.   43

 

- I Punti di Debolezza Ambientali                                                                     pag.   43

 

- I Punti di Debolezza Economici                                                                     pag.   45

- I Punti di Debolezza Sociali                                                                           pag.   47

- Le Potenzialità ed i Fattori di Successo                                                        pag.   49

- I Punti di Forza Ambientali                                                                           pag.   50

 

 

CAPITOLO II°: METODOLOGIE E STRATEGIE DI SVILUPPO   pag.   52

 

 

2.       OBIETTIVI SOSTENIBILI                                                          pag.   52

 

·        La Comunità Montana quale strumento Istituzionale                     pag.   53

 

·        PIANO DI SVILUPPO E LIVELLI INTERATTIVI (Flow-Chart)       pag.   55

 


2.1     APERTURA COMUNITARIA (U.E.)                                                    pag.   56

 


2.2     INTERAZIONE CON LE ALTRE ISTITUZIONE                     pag.   56

 

2.3     LE RISORSE                                                                                            pag.   57

 

 

CAPITOLO III°: SETTORI DI INTERVENTO ED OBIETTIVI                pag.   60

 

 

3.      OBIETTIVI STRATEGICI                                                                        pag.   60

 

 

3.1         PRINCIPALI SETTORI DI INTERVENTO                               pag.   61

 

 

q       Valorizzazione delle Risorse (SETTORE n° 1)                       pag.   70

 

 

·        Carta di destinazione d’uso del territorio                                         pag.   70

 

·        Interventi finalizzati all’uso idropotabile delle risorse idriche                  pag.   71

 

·        Elaborazione del Piano Territoriale Forestale (P.T.F.)                    pag.   71

·        Utilizzo delle fonti alternative ai fini della cogenerazione di energia        pag.   72

 

 

q       Erogazione dei Servizi ad altri Enti  (SETTORE n° 2)        pag.   73

 

 

·        Creazione di un Centro di Erogazione Servizi agli Enti dislocati

sul territorio della Comunità Montana                                                       pag.   73

 

·        Realizzazione della Rete Telematica                                                         pag.   74

 

·        Diffusione della Raccolta dei Rifiuti Ingombranti                                     pag.   76

 

·        Miglioramento dei servizi di assistenza alla popolazione anziana   pag.   77

 

 

q       Sostegno al Sistema delle Imprese  (SETTORE n° 3)           pag.   79

 

 

·        Partecipazione attiva al Patto Territoriale della Locride                          pag.   79

 

·        Promozione di accordi di programma per l’insediamento di

nuove imprese                                                                                             pag.   79

 

·        Erogazione di energia elettrica alle imprese a prezzi incentivanti  pag.   80

 

·        Realizzazione di centri di commercializzazione collettiva a servizio

delle imprese                                                                                               pag.   81

 

·        Regolamento per la creazione di nuove imprese                                       pag.   81

 

 

q       Valorizzazione delle Risorse  Culturali (SETTORE n° 4)   pag.   83

 

 

·        Completamento e sviluppo                                                                          pag.   83

 

·        Servizi ed attività culturali per la rivitalizzazione socio-culturale

del territorio                                                                                                 pag.   83

 

q       Sviluppo Attività Agricole (SETTORE n° 5)                                   pag.   86

 

 

·        Centro servizi per l’assistenza tecnica alle imprese agricole                   pag.   88

 

·        Progetto di filiera per lo sviluppo del settore agricolo                     pag.   89

 

·        Elaborazione di proposte di insediamento di nuove imprese

agricole e avviamento dei servizi di sostituzione                              pag.   92

 

·        Regolamento di sostegno per l’insediamento di nuove imprese

agricole                                                                                                        pag.   94

 

 

q       Sviluppo Offerta Turistica (SETTORE n° 6)                        pag.   95

 

 

·        Realizzazione di infrastrutture di fruizione turistica del

Territorio                                                                                                      pag.   95

 

·        Misure di tutela e valorizzazione del patrimonio edilizio locale                pag.   97

 

·        Regolamento di sostegno alla tipicizzazione delle strutture

ricettive e di ristorazione                                                                            pag.   98

 

·        Regolamento di sostegno alla creazione di nuove imprese ricettive        pag.   99

 

·        Creazione di piccole strutture ricettive nel settore extralberghiero         pag.   99

 

·        Organizzazione del sistema di accoglienza turistica                                  pag.   100

 

 

q       Assetto Idrogeologico e Forestale del Territorio

(SETTORE n° 7)                                                                                 pag.   101

 

 

·        Messa in sicurezza del territorio e prevenzione dei fenomeni

di dissesto                                                                                                    pag.   101

 

 

q       Ripristino e Potenziamento delle Reti Viarie

(SETTORE n° 8)                                                                             pag.   104

 

 

·        Miglioramento delle principali infrastrutture viarie                                  pag.   104