PREMESSA
Le
Comunità Montane sono state istituite con la Legge 3.12.1971 n.1102 per
concorrere alla eliminazione degli squilibri di natura sociale ed economica tra
le zone montane e il resto del territorio nazionale, alla difesa del suolo e
alla protezione della natura.
La realizzazione degli interventi di
competenza è previsto avvenga attraverso la predisposizione di un piano di
sviluppo socio-economico che fissi gli obiettivi in relazione anche alle
risorse disponibili. L’approvazione della Legge 142/90, relativa al nuovo
ordinamento delle autonomie locali, con gli articoli 28 e 29 ha ridefinito la
natura, il ruolo e le funzioni delle Comunità Montane, riconoscendo alle stesse
la qualifica di ente locale e rinviando alle leggi regionali le norme sull’istituzione
e il funzionamento, confermando altresì le funzioni programmatorie del piano di
sviluppo.
In
particolare l’interesse per il rilancio delle comunità nasce dalla necessità di
istituire un regime particolare d’aiuti a favore delle zone agricole povere,
indicate con il termine “svantaggiate”, intendendo come tali quelle aree in cui
le condizioni di lavoro fossero difficili, a causa del clima sfavorevole, delle
scadenti qualità del suolo e delle notevoli pendenze del terreno.
Appartengono
sicuramente a questa categoria quei territori di montagna e di collina, ove le
condizioni di lavoro particolarmente pesanti e l’incertezza dei redditi ha
prodotto, in anni recenti, un forte esodo della popolazione, soprattutto di
quella giovanile, verso la città e verso occupazioni più remunerative e sicure.
L’abbandono
delle terre è stato un fenomeno che ha colpito la maggior parte dei territori
montani e collinari ad economia prevalentemente agricola e che ha via via
assunto proporzioni rilevanti.
La
forte diminuzione della presenza umana e l’invecchiamento della popolazione
hanno determinato effetti negativi oltre che sull’economia locale, anche e
ancor più sotto l’aspetto sociale e culturale. Si è andata, infatti, perdendo
buona parte dell’identità e delle peculiarità del mondo contadino. Si sono
affievolite le sue tradizioni e la sua cultura; si sono perse le voci e i
silenzi di un tempo. Si è rotta la naturale intesa tra l’uomo e il suo
ambiente, che aveva radici lontane e consolidate.
Non
solo, ma venendo meno la “presenza umana” e la quotidiana cura del territorio,
questo è diventato sempre più fragile ed è stato sempre più pesantemente
aggredito dal degrado fisico-ambientale, segnato dallo sviluppo disordinato
della vegetazione, dall’azione erosiva dei torrenti, dalle frane, dagli
smottamenti, dai movimenti lenti del suolo verso valle, dai problemi
idrogeologici.
Ad
aggravare lo stato dei luoghi è stato la dirompente alluvione verificatosi nel
settembre-ottobre 2000 che ha sconvolto e devastato una moltitudine di opere
che l’uomo con gran fatica aveva realizzato al fine di preservare la natura,
certamente non per contrastarla bensì per assecondarla.
Avendo
ora la Regione Calabria recepito, anche se con notevole ritardo, le direttive
della CEE, buona parte delle nostre colline, penalizzate dalle notevoli
pendenze del terreno e dai conseguenti problemi di instabilità geomorfologica,
hanno la possibilità di
entrare
a far parte di un’attività progettuale che trova conforto all’interno del
“Piano di Bacino”, e quindi a
concorrere ai benefici previsti dalle diverse leggi di settore.
L’estensione
dei confini della Comunità Montana alle zone marine denota un ulteriore vantaggio derivante della possibilità di avere un portale aperto verso lo Jonio e
quindi dell’intero Mediterraneo che da sempre ha rappresentato la più antica e
principale via di scambio culturale e sociale.
Oggi
più che mai è necessario che a livello di pubbliche Amministrazioni siano
programmati piani d’intervento di forte impegno e siano previsti adeguati
finanziamenti volti sia alla difesa di questo territorio, sia al rilancio della
sua economia. Infatti, non è più sufficiente operare solo nella direzione della
difesa del territorio fisico e del mondo agricolo in generale, occorre definire
sicure prospettive di sviluppo per l’economia di questi ambienti: operando con
idee ed energie nuove, valorizzando il notevole patrimonio culturale,
stimolando le capacità delle aziende, sfruttando al meglio la potenzialità dei
suoli, creando moderne infrastrutture, intese come ricerca e partecipazione dei
turisti alle variegate risorse, materiali e spirituali, che il mondo contadino
e le zone costiere sono ancora in grado di offrire lungo la fascia dell’alto Jonio-reggino e del suo
entroterra.
Tutto
questo affinché una gran ricchezza ambientale, sociale e culturale non vada
irrimediabilmente perduta.
Il Piano di
sviluppo socio–economico è lo strumento di base che definisce gli obiettivi e
le azioni che la Comunità Montana metterà in atto nell’arco di cinque anni.
E` lo
strumento di base per la programmazione della Comunità Montana, alla luce delle
norme vigenti, si articola, sinteticamente, nei seguenti livelli:
-
il Piano di sviluppo socio – economico,
che individua – motivandole – le linee operative fondamentali, frutto di
un’analisi della realtà territoriale e socio–economica locale e della
conseguente definizione di un sistema di obiettivi e di azioni che consentano
il consolidamento dei punti di forza e l’attenuazione degli (o di alcuni)
elementi di debolezza;
-
progetti specifici di settore che la Comunità Montana intenderà
predisporre per approfondire argomenti complessi e particolarmente rilevanti;
-
il Programma annuale operativo, che di
anno in anno e per la durata del piano, stralcia dal contesto generale del Piano
di sviluppo stesso gli interventi da realizzare nell’anno cui il programma
operativo si riferisce. Il Programma annuale operativo determina i contenuti di
dettaglio delle operazioni da realizzare, definisce i costi, individua gli
strumenti da attivare per sostenere gli investimenti necessari;
-
destinazione d’uso del territorio
mediante supporto cartaceo,
che permette di visualizzare le
indicazioni del Piano di sviluppo socio–economico e i progetti di settore; è la
base per una programmazione urbanistica coerente con le scelte e gli
orientamenti della Comunità Montana.
Il Piano di sviluppo socio–economico è, dunque,
quel documento di indirizzi
programmatici, concernente sia il metodo di lavoro che la Comunità Montana
Stilaro - Allaro dispiegherà nell’arco dei prossimi anni sia le linee di azione
che verranno poste in atto e ulteriormente definite, il tutto in un realistico
processo temporale coniugato da momenti di verifica e di approfondimento.
LA PROGRAMMAZIONE
( Flow - Chart )
Il Piano di sviluppo deve ricercare un giusto
equilibrio tra due tendenze tra loro contrapposte:
·
quella di
un’impostazione piramidale della programmazione tesa a definire lo sviluppo
locale in ogni dettaglio;
·
quella di
un’operatività legata all’episodica disponibilità di risorse pubbliche, priva
di un riferimento generale.
La prima tendenza contrasta con la dinamica,
positiva o negativa, del contesto socio-economico di riferimento; la seconda
origina interventi scoordinati, che possono risultare scarsamente efficaci.
Nella sua articolazione metodologica e di contenuto il Piano di sviluppo
socio-economico si configura come un programma integrato pluriennale da cui
derivano annualmente ,attraverso i Programmi annuali , progetti di dettaglio.
Il Piano non è un disegno di sviluppo teorico che
spazia a tutto campo sui problemi e sulle necessità del territorio e della
collettività locale, ma un progetto di sviluppo possibile, commisurato alle
risorse umane ed a quelle finanziarie probabili ed alle competenze
istituzionali della Comunità Montana Stilaro-Allaro.
Il Piano di sviluppo, quindi, pone in evidenza i problemi fondamentali da
affrontare e le azioni da attivare per risolverli in tutto o in parte, operando
scelte di priorità, a livello di aree e di temi, su cui concentrare l’attività
della Comunità Montana nell’immediato futuro.
Il Piano di sviluppo della Comunità Montana
Stilaro-Allaro si articola secondo i seguenti punti fondamentali:
·
Analisi
Socio-Economica del territorio attraverso una dettagliata indagine statistica
·
Caratterizzazione
dei principali punti di forza e debolezza;
·
Individuazione
programmatica di un sistema di
obiettivi;
·
individuazione
delle azioni da attuare per il raggiungimento degli obiettivi;
·
definizione
di alcune iniziative di sostegno alla attuazione delle azioni;
ed affronta
argomenti pertinenti alle sotto elencate linnee di intervento:
-
la
struttura economica interlacciata alle potenzialità agricole e turistiche;
-
la
cultura come elemento di identità sociale e fattore di sviluppo;
-
i
servizi che la Comunità Montana potrebbe sviluppare insieme ai Comuni.
Da quanto sopra esposto si evince che il piano non va visto
come:
· risposta a tutti i fabbisogni, tantomeno
le risorse umane e le disponibilità economiche potranno, in cinque anni, far
fronte a tutte le emergenze: è necessario, quindi, finalizzare gli interventi
prioritari.
·
somma dei
numerosi e pur comprensibili bisogni dei Comuni. La programmazione della
Comunità Montana va intesa non come sommatoria di proposte di singoli Comuni:
occorre trovare una sinergia tra istituzioni, senza eccedere o cedere a
campanilismi.
·
documento
predisposto per un formale rispetto ad un obbligo di legge, ora sempre più
rimarcato per l’accesso ad alcuni canali di finanziamento.
·
“libro dei
sogni da custodire in un cassetto” composto da un “elenco di lagnanze” sul
collasso progressivo e visivo della comunità. Occorre certo tenere conto della
gravità delle situazioni, è necessario anche mettere davanti all’agire
quotidiano obiettivi ambiziosi ma nel contempo è altrettanto rilevante
sviluppare azioni concretamente realizzabili, commisurate inevitabilmente sui
limiti e sulle potenzialità di chi vive ed opera nella Comunità Montana.
·
costruzione
esclusivamente tecnica. Occorre una convinta partecipazione degli
amministratori locali.
bensì, quale:
· momento di riflessione e di concertazione
al fine di individuare in maniera chiara le decisioni strategiche per il
futuro.
·
strumento
attraverso il quale vengono operate scelte di priorità al fine di perseguire
obiettivi realistici e credibili (le risorse umane e finanziarie sono limitate
e quindi non consentono la risoluzione di tutti i problemi). Un limitato numero
di priorità, purché chiare e motivate, aumenta il potere di contrattazione nei
confronti degli enti finanziatori.
·
strumento
di relazioni istituzionali attraverso il quale la Comunità Montana definisce il
suo ruolo, comunica e difende nei confronti di altre amministrazioni le proprie
decisioni e le proprie priorità al fine di ottenere il necessario consenso ed i
necessari finanziamenti.
·
documento
che fissa indirizzi da cui devono derivare le “scelte quotidiane”.
·
programma
di lavoro da tenere “sotto controllo” per mantenere le azioni che lo
costituiscono costantemente adeguate alla realtà locale, che inevitabilmente si
modifica nel tempo e va sottoposto a
periodiche verifiche ed aggiornamenti.
capitolo i: STATO DELLE
CONOSCENZe
1 . IL TERRITORIO
1.1
LA STRUTTURA TERRITORIALE
I Caratteri Generali della Struttura
Territoriale
L’area territoriale sulla quale opera la
Comunità Montana comprende i territori dei seguenti Comuni: Bivongi, Caulonia,
Pazzano, Placanica, Roccella Jonica, Stilo. La superficie dell’area sulla quale
si intende realizzare il Piano di Sviluppo è di 286,5 Kmq, per un numero di
abitanti, sulla base di dati ISTAT del 1999, pari a 22104.
L’area si trova ubicata lungo la fascia
territoriale dell’alto jonio-reggino, compresa tra il mare e la dorsale delle
Serre catanzaresi, nel senso Nord-Sud si estende dal fiume Assi al Comune di
Roccella Jonica, comprendendo così porzioni di territorio rivierasco, pedemontano e montano.
La conformazione morfologica del
territorio, tipica del versante jonico, si caratterizza per una esigua fascia
pianeggiante costiera, con altitudine compresa tra 0 e 200 m. slm., una fascia
retrostante collinare ampia 10 - 15 Km., caratterizzata da pendenze fortemente
variabili e da una zona montana, i cui limiti morfologici vengono posti
mediamente attorno ai 650 m. slm., costituita da parte del massiccio delle
Serre, culminante nei 1423 m. slm. col Monte Pecoraro. Una sequenza di corsi
d'acqua (Assi, Stilaro, Ellera, Riace, Precariti, Allaro, Amusa e Barruca) a
carattere prevalentemente stagionale torrentizio scandisce marcatamente il
territorio con i propri tracciati sub paralleli in direzione dello Jonio.
L’area è posta sul versante sud-orientale
del massiccio delle Serre ed in parte sulle propaggini montuose che si diramano
dal medesimo massiccio verso il mare Jonio. Da segnalare fra i rilievi, nel
limite ovest Monte Gremi (1.241 m. slm.) ed il crinale che da esso discende
verso Roccella Jonica e Caulonia con le asperità di Monte Mignuso e Monte S.
Andrea. A nord un’ampia area al di sopra dei 1.000 m. è caratterizzata da
rilievi notevoli come Pietra del Caricatore (1.415), Pietra del Boaro (1.280),
Colle dei Pecorari (1.318), Monte San Pietro (1.124), Monte Cucolia (1.129).
Gli insediamenti rispecchiano l’orografia
del territorio e sono dislocati in parte sulla fascia costiera, altri nella
media vallata dell’Allaro e del Precariti a circa 10 km dal litorale, altri
ancora alle pendici del Monte Consolino nella vallata dello Stilaro. La
contemporanea presenza di zone interne e zone rivierasche costituisce,
infatti, l'elemento contrastante della
struttura territoriale anche per quanto riguarda la composizione degli
insediamenti abitativi. Alle zone interne che conservano ancora un ambiente
ed una
cultura intatta si
contrappongono i centri
del litorale dove
si è sviluppata un’attività
edilizia, soprattutto residenziale, che ha diluito l’originaria conformazione
del territorio.
Oltre agli insediamenti principali,
coincidenti con i centri abitati dei comuni, il territorio presenta un numero
notevole di insediamenti consistenti distribuiti in modo abbastanza uniforme,
in prossimità delle aree di particolare vocazione agricola e boschiva.
Il sistema insediativo e relazionale è
fortemente condizionato dai caratteri fisici dell’ambiente naturale. I Comuni
presenti nell’area, tutti appartenenti alla provincia di Reggio Calabria sono
così localizzati sul territorio :
- BIVONGI - sorge a Km 15 dalla
statale 106 Ionica, è adagiato sulla sponda destra del torrente Stilaro;
- CAULONIA - Comprende sia il centro
storico, ubicato su di una collina, sia decine di frazioni sparse su tutto il
territorio comunale che è di 100.70 ettari. La frazione. più grande e
significativa è Caulonia Marina ed è posta nelle immediate vicinanze del Mar
Jonio;
- PAZZANO sorge sulle pendici orientali delle Serre a
16, 5 Km dalla SS106;
- PLACANICA è localizzato su un
costone allungato sopra la fiumara del Precariti a 10 Km dalla SS 106;
- ROCCELLA JONICA - moderna cittadina
localizzata lungo la SS 106;
- STILO - si trova all’estremità Nord
della provincia di Reggio Calabria a Km 14 dalla SS 106.
Sulla fascia costiera sono insediati i
centri maggiori, Roccella Jonica e Caulonia. I Comuni di Bivongi, Pazzano e
Stilo sono collocati nella media vallata dello Stilaro, alquanto ravvicinati
tra di loro, sulle pendici dei Monti Consolino e Stella.
I centri abitati dell'area sono
distribuiti su una fascia di altitudine che va dai 4 m slm. di Roccella Jonica
ai 410 m slm. di Pazzano. Nelle tabella successiva è riportata questa distribuzione.
I centri abitati che costituiscono le marine, nella direzione da sud a nord
sono i seguenti: Roccella Jonica, Caulonia, Stilo (per una striscia
piccolissima di territorio).
Centri Abitati |
Altitudine |
Centri Abitati |
Altitudine |
Bivongi |
270 m |
Placanica |
290 m |
Caulonia |
298 m |
Roccella Jonica |
5 m |
Pazzano |
410 m |
Stilo |
400 m |
Il paesaggio si presenta abbastanza
omogeneo: brullo e selvaggio, caratterizzato da una zona collinare argillosa,
in prossimità della costa, di grande suggestione paesaggistica e, soprattutto,
in gran parte preservata da fenomeni di abusivismo edilizio.
L'area è attraversata da alcuni corsi
d’acqua, le fiumare, che sono i
torrenti dell'area, secchi per gran parte dell'anno. Il loro corso va da ovest
verso est ed è molto breve. Le cinque grandi fiumare della zona sono il
Torbido, l’Amusa, il Precariti, l’Allaro e lo Stilaro. Le “fiumare”, quasi sempre asciutte, hanno
determinato un “modello insediativo a pettine” connesso al binomio
valli-fiumare. Infatti molte frazioni dei vari comuni sorgono proprio a ridosso
di questi bacini idrografici e le vie di comunicazione stradali costeggiano in
posizione parallela i loro alvei. Le acque delle fiumare sono utilizzate per
scopi irrigui dal Consorzio di Bonifica di Caulonia. Esse hanno avuto
storicamente una grossa importanza nella vita delle comunità locali: sono state
un agente separatore tra i diversi comuni, ognuno visibile dall'altro ma
separato dalla valle creata dalla fiumara, per alcuni periodi dell'anno
impraticabile per l'acqua; le fiumare, inoltre, hanno costituito anche un polo
di attrazione per numerose attività economiche.
La presenza del mare Jonio e le
caratteristiche climatiche e meteorologiche rendono la zona di grande interesse
naturalistico e turistico. Infatti, le temperature sono assimilabili a quelle
mediterranee, miti nella stagione invernale e fresche in estate per via dei
venti costanti. L'andamento generale della piovosità è ben definito, con un
massimo autunnale che si prolunga nell'inverno e qualche caso di ripresa
primaverile, a queste fa seguito una stagione maggiormente arida da aprile a
settembre con precipitazioni quasi assenti nei mesi da giugno ad agosto.
Cambiano con la quota le quantità complessive di pioggia, che aumentano
uniformemente dai 700 mm./anno della costa ai 1.500 e più delle zone al di
sopra dei 1.000 m. slm. La temperatura media va da 11.4°, a 28.5°, valore
raggiunto nel periodo luglio settembre.
La vegetazione è abbastanza eterogenea. I
quasi 20.000 ha di superficie montana si estendono dalla parte terminale dello
Stilaro, al livello del mare, fino alle quote più alte. Come in gran parte dei
boschi ionici calabresi, anche in questa zona si è verificata una intensa opera
di modellamento e di sfruttamento a carattere antropico. Il 57% del territorio
montano è ricoperto da formazioni boschive, le specie più diffuse sono la
quercia ed il faggio, con la prevalenza delle fustaie (56%) rispetto ai cedui
(44%). In particolare va segnalata la grande bellezza e la sostanziale
integrità del Bosco di Stilo, estesa faggeta a contatto con la zona delle
Serre. Notevoli estensioni sono ricoperte da colture agrarie arboree, come gli
agrumeti nella zona bassa, gli uliveti nella fascia collinare, i vigneti, i
frutteti ed i castagneti da frutto.
1.2 IL TERRITORIO E I SUOI
ABITANTI
La
Distribuzione degli Abitanti sul Territorio
Sulla fascia costiera sono insediati i
centri maggiori, Roccella Jonica e Caulonia, tendenti ad ulteriori
consolidamenti ed incrementi demografici. I centri interni al contrario
presentano saldi naturali e migratori della popolazione negativi, stasi
economica e dipendenza funzionale dai centri litoranei.
Nel 1999 risultano residenti nell’area di
riferimento 22104 abitanti di cui l'81% nei soli 3 comuni di Caulonia, Roccella
Jonica e Stilo.
La superficie territoriale dell’area in
esame è di 286,8 Kmq: ne deriva una densità abitativa media di 77,1
Abitanti/Kmq. Tale densità si presenta comunque molto differenziata passando
dai 37,5 Abitanti/Kmq di Stilo ai 189,2 di Roccella Jonica.
La comparazione dei dati ISTAT relativi
agli 1991-1999 evidenzia una diminuzione dei livelli demografici per tutti i
comuni dell'area. Analizzando in dettaglio i dati sono evidenti le forti
differenziazioni sulle dinamiche della popolazione che caratterizzano le aree
interne da quelle costiere (vedi Tabella).
Per effettuare questa analisi possiamo dividere i comuni in tre fasce:
- i
comuni i cui centri abitati ricadono in prevalenza nelle aree interne;
- i
comuni i cui centri abitati ricadono in prevalenza nelle aree costiere;
- i
comuni il cui territorio comprende ambedue le tipologie di aree.
Per quanto riguarda la prima fascia,
costituita dai comuni di Bivongi, Pazzano, Placanica si può rilevare quanto
segue :
- mentre Bivongi diminuisce del - 2% la sua
popolazione residente, Pazzano e Placanica presentano un calo rispettivamente
del - 11% e del - 15,6%;
Per quanto riguarda la seconda fascia,
costituita dal solo comune costiero di Roccella Jonica, si può rilevare quanto
segue :
- la popolazione residente presenta un trend
pressochè stazionario nel periodo 1991-1999 : - 0,4%;
Per quanto riguarda la terza fascia,
costituita dai comuni con territori che comprendono insediamenti abitativi sia
nelle zone interne che in quelle costiere (Caulonia, Stilo) si può rilevare
quanto segue :
la popolazione residente presenta un
trend abbastanza stabile nel periodo 1991-1999 per quanto riguarda Caulonia, - 3,9%, mentre Stilo evidenzia una
diminuzione pari a - 6,14%
L’abbandono dei centri montani (Pazzano,
Placanica) non rappresenta solo un fenomeno di spopolamento ma costituisce una
perdita di identità e sdradicamento culturale. Una ulteriore anomalia è quella
relativa alla distribuzione territoriale per età della popolazione. Le zone
costiere, che rappresentano veri e propri centri ricettori dell’esodo dalle
montagne, presentano età medie visibilmente inferiori rispetto ai paesi
interni.
Comune |
Popol.
'91 |
Popol. '99 |
Superf. [Kmq] |
Diff. Pop. '99-'91 |
Diff. % |
Densita '99 Ab./Kmq |
Densità '91 Ab./Kmq |
Bivongi |
1776 |
1740 |
25,3 |
- 36 |
- 2% |
68,8 |
70,2 |
Caulonia |
8259 |
7934 |
100,7 |
- 325 |
- 3,9% |
78,8 |
82,01 |
Pazzano |
954 |
849 |
15,5 |
- 105 |
- 11% |
54,77 |
61,5 |
Placanica |
1824 |
1539 |
29,3 |
- 285 |
-15,6% |
52,5 |
62,25 |
Roccella J. |
7121 |
7096 |
37,5 |
- 25 |
- 0,4% |
189,2 |
189,9 |
Stilo |
3139 |
2946 |
78,5 |
- 193 |
- 6,14% |
37,5 |
40 |
TOTALI |
23073 |
22104 |
286,8 |
-
969 |
-
4,2% |
77,07 |
80,5 |
Le
Dinamiche Migratorie dell’Area
Le osservazioni precedenti introducono
l'aspetto critico che caratterizza la distribuzione degli abitanti dell’area:
lo spopolamento dei centri interni. La storia delle migrazioni delle
popolazioni dell'area è antica e merita di essere ripercorsa. Un esempio per
tutti sono le Comunità di Bivongi in Argentina ed in Australia.
Nel periodo dell’esodo più accentuato,
ogni anno una frazione che variava dal 3% al 5% del totale della popolazione
era indotta a cambiare la propria residenza, emigrando verso il nord e
soprattutto all’estero in cerca di lavoro. L’emigrazione nell’area è stata
fortemente concentrata tra il 1967 ed il 1971. In questo periodo l’area è stata
abbandonata da circa il 10% della popolazione (circa 3.000 persone). Dal 1976
si avvia un processo costante di riduzione dell’emigrazione, originata in gran
parte dalle mutate condizioni economiche di quei mercati che richiedevano forza
lavoro (soprattutto all’estero), e dalla stasi occupazionale della grande
industria del nord.
In questo contesto, lo sviluppo
socio-economico dell’area è necessario, non solo per migliorare la qualità
della vita degli attuali residenti, ma anche per creare le premesse per un
rientro di quella parte della popolazione emigrata, che ha sempre mantenuto
vincoli fortissimi con la propria terra e per la quale il desiderio di ritorno
è frenato solo dalla situazione di sottosviluppo.
Nell’area i Comuni che sono stati
maggiormente coinvolti nelle dinamiche migratorie sono Bivongi e Pazzano che
hanno visto la propria popolazione calare negli anni che vanno dal 1961 al 1984
di una cifra superiore ad un terzo del totale iniziale. Al fenomeno migratorio
in questi Comuni si è aggiunto il calo demografico indotto dalla partenza delle
coppie più giovani.
Oggi si assiste ad una emigrazione di ritorno che consente di non configurare i
flussi migratori precedenti come “atti
di abbandono” della terra di origine.
La distribuzione degli Abitanti per
Classi di Età
L’analisi della popolazione per fasce di
età attraverso i dati del censimento 1991 è stata svolta raggruppandoli in
quattro fasce e precisamente :
- la
prima, da 0 a 14 anni, corrispondente al periodo dell’istruzione obbligatoria;
-
la seconda,
da 15 a 34 anni, corrispondente al periodo della successiva
formazione o della prevalente ricerca di
un inserimento nel mercato del lavoro;
- la
terza, da 35 a 64 anni, corrispondente al periodo attivo della vita;
- la
quarta, oltre i 65 anni, corrispondente al periodo dell’anzianità.
La distribuzione riscontrata nell’area è
globalmente simile a quella di riferimento dell’intera provincia di Reggio
Calabria, con un incremento del 2% della frazione anziana.
I Comuni di Pazzano e Bivongi presentano
valori fortemente minori per la prima classe giovanile (da 0 a 14 anni) a favore
di valori molto più alti della classe anziana (> 65 anni) che supera un quarto del totale
(contro il 15 % della media provinciale ed il 16,8 % dell’area). Il caso
opposto si verifica invece a Stilo, dove i valori molto forti di giovani e
giovanissimi riducono le frazioni delle altre classi di età, in
particolare quella dei vecchi a meno di
un decimo del totale.
Il Livello di Integrazione Territoriale
La particolare collocazione geografica
dell’area costituisce un elemento di disturbo ai fini del raggiungimento di
livelli ottimali di integrazione perlomeno all’interno della provincia reggina.
Infatti la posizione eccentrica di Reggio crea, molto spesso, problemi anche
sul piano dell’accessibilità ai servizi. Bisogna, comunque, aggiungere che
l’area, purtroppo per varie ragioni, non esercita una forte capacità attrattiva
sul territorio regionale o nazionale, nonostante siano stati eliminati livelli
infrastrutturali penalizzanti.
L'area presenta un grado di integrazione
insufficiente rispetto alle necessità. Nel campo economico sono rare le
esperienze imprenditoriali connotate da buoni livelli di integrazione nei
mercati esterni. Il resto dell'economia è caratterizzato da basso grado di
integrazione che ne limita le potenzialità.
La dimensione culturale rappresenta un
momento che potrebbe elevare tale integrazione per tutta una serie di
iniziative che trovano in loco occasione di sviluppo (vedi scambi culturali con
gli emigrati, servizi teatrali, manifestazioni canore).
1.3 IL PATRIMONIO STORICO, CULTURALE, AMBIENTALE E
PAESAGGISTICO
La
Storia e la Cultura
Le origini storiche dei centri che
insistono sul territorio interessato dalla Comunità Montana possono essere
ricondotte a quella vasta immigrazione Ellenica che caratterizzò il territorio
della Calabria, intorno ai secoli IV-V a.C.
Le popolazioni elleniche, nel loro
trasmigrare verso occidente, occuparono
il territorio costiero Calabrese, realizzando di fatto la loro
"Megale Hellas", costituita da numerose colonie (Reggio, Sibari, Crotone,
Locri, etc.) e molte sub-colonie
(Metauros, Hipponion, Kaulon, etc.).
Sicuramente, queste popolazioni, provenienti da varie regioni Greche, furono attratte in Calabria dalle ricchezze
dei territori , ed in particolare, nel caso di Kaulon, unica città magno-greca
presente nell'area dell'alta Locride, ubicata presso l'odierna Monasterace
Marina (non appartenete però alla Comunità Montana), dalle risorse del sottosuolo dell'entroterra, costituite da
minerali ferrosi, rame, argento, sale, etc.
Da specificare che tali risorse
risultavano già essere sfruttate dalle popolazioni indigene, come è
testimoniato dai ritrovamenti archeologici, effettuati nell'area di Roccella in
località San Onofrio.
Questa ricchezza mineraria, permise,
prima ai Greci, ed in seguito a tutte le altre popolazioni che si sono
succedute alla guida delle sorti della Calabria, di attuare una economia che
consentiva loro di vivere in un territorio non certo idoneo ad altri tipi di
attività economiche.
Le Fasi storiche
- Del
periodo dell'età del ferro, la sola testimonianza conosciuta sino ad oggi,
risulta essere la già citata necropoli di San Onofrio (IX-VIII sec. a.C.), nel
comune di Roccella, nella quale sono state rinvenute numerose sepolture, circa
34, contenenti corredi funebri in
bronzo ed in ferro.
In particolare la presenza di
quest'ultimo metallo, che viene trovato in quasi la metà delle tombe, avvalora
l'ipotesi che la popolazione indigena residente nell'area, conoscesse la
tecnologia di fusione e di estrazione del minerale di ferro, e che lo ottenesse
dalle uniche miniere presenti nel circondario, quelle della vicina vallata
dello Stilaro .
- Più
ricche sono invece le emergenze ed i reperti risalenti al periodo della
Magna-Grecia. Questi, sono quasi tutti totalmente riconducibili alla suddetta
città di Kaulon, la quale estendeva il proprio raggio d'influenza
politico-economico su tutto il territorio interessato dalla Comunità Montana
compresi i comuni dell'area che non ne fanno parte..
Questa città, fu sempre oggetto di contesa
tra le più potenti città di Locri e Crotone, sicuramente in quanto Kaulon
insisteva e controllava un territorio ricco di risorse minerarie. Da non
dimenticare, a tale proposito, che essa fu tra le prime città Magno-greche a
coniare in proprio, monete (stateri incusi) in argento. Indice questo, della
presenza nel suo territorio di miniere di tale metallo che, notizie storiche ci
indicano nel territorio di Bivongi e lungo il fiume Assi.
Altri interessanti ritrovamenti sono
stati effettuati presso Focà (Caulonia) ed in contrada Jeritano (Camini). Si
tratta di necropoli che testimoniano la presenza nel territorio Kauloniate, che
si estendeva da Badolato sino a Caulonia, di una pluralità di insediamenti
rurali, che approvvigionavano la città di frumento. Altri insediamenti rurali o
minerari, che in seguito divennero "casali " erano dislocati lungo il
corso dello Stilaro (Roseto, San Andrea, Bingi,ecc..).
- Poche,
sono attualmente le testimonianze archeologiche del periodo Romano. Esse sono
riconducibili, ai resti di qualche villa agraria, posta a poca distanza dal
mare, a qualche abitazione isolata, sparsa un pò dovunque nel territorio
(Castellace-Melissari a Roccella, Focà presso Caulonia, Stilo, ecc..), ed in
ultimo ai ritrovamenti monetali (loc."Praca" presso Pazzano), indice
questo, della grande instabilità politica di quel tempo.
- Nel
periodo Bizantino, tutta l'area viene fortemente rivitalizzata dall'insediamento
monastico dovuto alle comunità religiose, seguaci di San Basilio di Cesarea,
che "occupano" il territorio, e sono protagonisti della rinascita religiosa-sociale ed economica
dell'intera area.
In particolare, lungo la vallata dello
Stilaro, definita "la terrasanta
del basilianesimo e del
Bizantinismo", si assiste ad una radicazione molto profonda del
fenomeno. Qui, vengono costruiti oltre 28 tra conventi e monasteri , e fondate
numerosissime Laure, circa 30, molte di questi, attualmente ricordati solamente
dai toponimi, insistevano nei territori comunali di: Stilo, Caulonia, Pazzano, Camini,
Riace, Stignano, Placanica, Guardavalle, Monasterace e Bivongi.
A
capo di questa numerosa schiera di cellule religiose, viene posto, intorno al
sec.XII, dai nuovi conquistatori della Calabria, i Normannii, mitici
"Uomini del Nord" , il
Monastero di San Giovanni Teresti, che diviene il " caput monasterium Ordinis Sancti Basilii in Calabria".
Nella stessa vallata, al latifondo
agrario dei laici, si affianca quello degli ordini religiosi, che fin dall'anno
1000 con i basiliani ed in seguito con i Certosini, ha caratterizzato l'intera
economia dell'area.
In
questo periodo, e nel successivo, si assiste anche ad una urbanizzazione
massiccia del territori, immediatamente
a ridosso dei conventi o monasteri, questa azione di "occupazione"
del territorio rappresenta il passaggio dal periodo classico a quello
Bizantino, e rappresenta l'inizio del razionale sfruttamento delle risorse
territoriali.
Nella vallata dello Stilaro,
sicuramente sostituendosi, ed ingrandendo le antiche aziende agrarie del periodo
romano, sorgono i casali di: Bingi, Bivongi, San Andrea, Roseto, del Conte,
Cursano, Pazzano, Camini, etc., alcuni
dei quali tuttora presenti nell'are come comuni.
- Il
periodo Normanno-Svevo, rappresenta,
per l'intero Meridione ed anche per la nostra zona, un vero e proprio
rinascimento.
E' in questa fase storica, che si
ha, grazie anche alla concentrazione
degli abitanti e delle attività
economiche nei "Kastra", nei "loci" nelle "terre"
, nei "casalia", etc., l'avvento del feudalesimo, il quale pone, come nucleo
dal quale si esercita il potere
Reale, il castello.
Tale azione di incastellamento,
aumenterà costantemente del corso degli anni, per esaurirsi nel corso del XVI.
Nel periodo normanno-svevo, si assiste,
nella nostra zona, alla creazione della Regia Demanialità di Stilo,
all'arroccamento e all'incastellamento di molti centri (Stilo, Caulonia,
Placanica, Monasterace) e alla creazione delle famose "Motte"
Normanne, che caratterizzano ancor oggi l'aspetto di alcuni nostri centri urbani
(Placanica, Monasterace).
- Nei
secoli successivi con l'avvento del potere baronale, alcuni paesi dell'area,
divengono, centro di potere territoriale e di controllo anche dei paesi viciniori.
Sul versante dell'Allaro, Roccella, con
i Caraffa i quali ingrandiscono il castello Angioino, controlla un vasto
territorio che comprendeva 20 centri urbani,
con una superficie di 544 Kmq ed una popolazione pari a 25.523 abitanti,
anche Caulonia, ha un peso notevole in questo versante.
Nel bacino imbrifero dello Stilaro,
forse per un discorso strettamente economico, operano diversi
"poteri", laici e religiosi:
Stilo è Città Regia ed è il centro politico amministrativo più
importante dell' intera area. Essa, era a capo e controllava il proprio
"regio demanio", al quale appartenevano alcuni centri dell'area dello
Stilaro e dell'Assi;
La Certosa di Serra San Bruno, che
esercitava, talvolta in contrapposizione a Stilo, il controllo delle attività
economiche ivi attuate, ed il controllo su Bivongi e su parte del territorio
che fiancheggia lo Stilaro, sino a giungere sino al mare.
Infine, Monasterace, fondato dai
Templari Gerosolomitani, e divenuto in seguito feudo dei Pignatelli, costituiva un territorio a se stante,
autonomo dai precenti.
- Nel
periodo Borbonico si ha, nella Vallata dello Stilaro, una particolare
caratterizzazione del territorio e della società locale. Ciò è dovuto al nuovo
impulso che essi danno alle millenarie attività siderurgiche e minerarie, già attive sin dal tempo dei Normanni, con
la costruzione del polo siderurgico di Stilo, Pazzano, Bivongi, Mongiana, che
dava lavoro a quel tempo a circa 3.000 addetti.
- Con
l'unità d'Italia, "grazie" alle scelte nel campo economico attuate
dal nuovo regime, le varie attività "industriali" Calabresi vengono
dismesse, di conseguenza l'intera area è soggetta a quel vasto fenomeno
migratorio che ha penalizzato così duramente l'intera Regione.
Fenomeno, questo, proseguito a gran
ritmo sino agli anni settanta del nostro secolo e che tuttora, anche se in misura minore, è ancora in atto.
Il Patrimonio Storico Architettonico
Gli oltre duemila anni di storia, che
hanno caratterizzato l'intero comprensorio dell'alta Locride, hanno dotato
il territorio di una cospicua presenza
di beni monumentali ed archeologici.
I Greci, i Romani, i Bizantini, i
Normanni, per arrivare sino ai Borboni, ci hanno tramandato non solo il loro modo di pensare e di
parlare, fortemente radicato ancor oggi nella nostra cultura e nella nostra
società, ma hanno caratterizzato tutto il territorio (urbano e rurale) con i
"segni" tangibili, del loro vivere civile, religioso, e delle
loro attività produttive.
Molte di queste testimonianze fisiche,
sono andate, nel corso dei secoli, purtroppo perdute, per colpa dell'uomo e
della natura, ma molte altre sono per fortuna ancora presenti, per testimoniare e ricordarci il nostro
passato.
Presenze monumentali, sicuramente, diverse tra di loro, non solo dal punto di
vista artistico, ma anche da punto di vista della loro specifica funzione
d'uso.
Dalla necropoli di San Onofrio a
Roccella, alla città Magno-greca di "Kaulon" a Monasterace, dalla
" Mattanusa " a Caulonia, alla Cattolica di Stilo, dal San Giovanni
Teresti a Bivongi, al castello di Placanica, all'eremo di Monte Stella a Pazzano,
ecc.., per arrivare alla fonderia di Ferdinandea, ai Mulini idraulici, alle
Ferriere, ecc.., che nel loro insieme, costituiscono e fanno parte dei beni culturali presenti nell'area,
sicuramente degni, nella loro globalità, di essere valorizzati e salvaguardati,
in quanto espressione culturale del passato delle nostre genti.
A tale scopo, per avere un quadro
generale delle presenze monumentali ed archeologiche e, soprattutto, per
comprendere quanto sia vasto il campo d'azione, si è stilata la seguente scheda,
che cita solamente parte dei beni culturali dell'area.
COMUNE |
PATRIMONIO
STORICO-MONUMENTALE |
BIVONGI |
Basilica Bizantino-normanna San Giovanni
Teresti (sec.XI) - |
|
Chiesa parrocchiale San Giovanni Battista (Sec
XIV) |
|
Chiesa Santa Maria (sec.XVIII) |
|
"Grangia" Certosina degli
"Apostoli (sec.XI) |
|
Mulini idraulici (sec.XVII), antiche centrali
idroelettriche, vecchia conceria |
|
Bocche di miniera, impianto di
flottazione, centro storico
medioevale |
STILO |
La "Cattolica" chiesa bizantina (sec
X) |
|
Il castello Normanno, la cinta muraria
medioevale e le torri di guardia |
|
Le laure eremitiche e le grotte |
|
Le chiese di : San Giovanni (sec.XVII), San
Francesco (sec. XV) |
|
San Nicola da Tolentino (sec.XII), San Domenico
(sec XVI), |
|
Lucia (sec.XVI), Madonna delle Grazie
(sec.XVII), Matrice (sec.XIII) |
|
"Grangia" Certosina di San Leonzio
(sec.XII) |
|
Centro storico medioevale, porte urbiche |
|
La "Ferdinandea" fonderia Borbonica,
e palazzo amministrativo (sec.XVIII) |
|
Villaggio siderurgico " Chiesa
Vecchia"e l'altoforno (sec.XVII), le ferriere |
|
Antichi mulini, bocche di miniera, |
PAZZANO |
Chiesa S.S. Annunziata (sec. XVIII), Eremo di
" Monte Stella" (sec.X) |
|
Cappella di San Rocco (sec. XVI), Chiesa
"Vecchia" |
|
Antiche bocche di miniera, fontana dei
Minatori, antichi mulini |
|
Centro storico minerario |
CAULONIA |
Centro storico medioevale, resti cinta urbica
e porte, castello normanno |
|
Chiese di: S.Zaccaria (sec XI), Matrice (sec.
XIV), S.Silvesto e Barbara (secXVI) |
|
S.S.Rosario, dell'Immacolata, della Trinità
del Piano |
|
Monastero "Valleverde" |
|
Torre Camillari, la "Mattanusa" zona
archeologica |
ROCCELLA |
Castello della "Rupella" (sec..XV),
centro storico medioevale |
|
Zona archeologica di San Onofrio età del ferro, colonne Melissari |
|
Chiese di: San Giuseppe, Matrice, San Nicola
ex Aleph, del Priorato, S.Sostene |
|
S.Maria delle Grazie (sec.XVI), monastero dei
P.Riformati |
PLACANICA |
Castello "Arcadi" (sec.XIII), centro
storico medioevale, resti cinta urbica |
|
Convento dei PP Domenicani, Chiesa: di Santa
Caterina, Di San Basilo |
|
Cappelletta del SS Redentore, Tabernacolo
della Vergine Maria |
Le
Risorse Ambientali e Paesaggistiche
Il corpo principale dei vasti boschi, è
molto antico, ed in parte se ne conosce l'uso, fin dai tempi remoti, per
produrre legname utilizzato per la costruzione di case e navi. Nel medioevo,
sino al periodo pre-unitario, i boschi venivano sfruttati per produrre carbone
per le ferriere e fonderie ivi presenti, per poi giungere allo stato unitario
ed ai giorni nostri con il solo sfruttamento per recepire legname per
costruzioni e per produrre carbone ad uso civile.
La morfologia del territorio è molto
diversificata, e forse per questo molto interessante, infatti, a quella
tipicamente montana, costituita dall’alternarsi di altopiani e di rilievi,
culminanti nelle vette del monte Pecoraro (1414 m.), del monte Pietra del
Caricatore, del monte Cucolia, rivestiti da abeti e faggi, fanno da riscontro
il monte Mammicomito ed il monte Stella, spogli, rocciosi ma interessanti dal
punto di vista paesaggistico.
Il territorio montano è caratterizzato da
profondi valloni; l’aspetto generale dei monti è caratterizzato da profili
discontinui, a strapiombo sui profondi canyon scavati dall’acqua dei fiumi e
dei torrenti, che offrono scorci paesaggistici spettacolari.
La vegetazione dominante è costituita
alle quote più alte, da abetaie e faggeti, alternate da boschi di pino e
quercia; alle quote più basse, al di sopra degli uliveti è dominante la macchia
mediterranea con le essenze di leccio e di castagno, con un ricco sottobosco di
felce, agrifoglio e pungitopo.
La fauna è costituita essenzialmente
dall’avifauna migratoria e stanziale,
(volpe, daino, cinghiale, lupo, ecc.).
Paesaggio, ambiente ed elemento umano
sono gli elementi peculiari dell’area che la contraddistinguono da altre realtà
territoriali e la pongono fra le mete maggiormente preferite dall’utenza
turistica.
La cima del monte Stella sulle cui pendici è abbarbicato l’eremo
basiliano di S. Maria delle Stella domina tutto il litorale ionico da Soverato
a Roccella; la suggestione del paesaggio e la misticità del luogo per qualche
attimo fanno rivivere i momenti di intensa preghiera e di solitaria
contemplazione dei monaci basiliani.
Il Bosco di Stilo nella cui foresta, fra gli alberi si
nascondono gelosamente veri e propri tesori naturali e con essi i segni
dell’opera umana (industriali: ferriere, fonderie e villaggio siderurgico;
residenziali: la reggia di Ferdinandea) facenti oramai parte integrante di un ambiente
naturale di incomparabile varietà e bellezza.
Aspetti questi ultimi decantati dalla
scrittrice Matilde Serao che nell’agosto del 1883 passa “una vacanza da sogno” a Ferdinandea ospite del
Garibaldino Achille Fazzari.
L’oasi naturale del Marmarico posta quasi alla foce del fiume Stilaro,
intatta ed incontaminata. Ambiente e paesaggio si fondono e danno vita a forme
spettacolari di architettura naturale che esprimono il massimo di bellezza e di maestosità con l’ omonima cascata, alta 110 metri ed il cui salto forma tre
piccoli laghi di acqua limpidissima e abbondante di trote.
Il Parco Regionale delle Serre
Quasi tutto il territorio interessato al
progetto è compreso nell’istituendo
Parco Regionale delle Serre riconosciuto con Legge della Regione
Calabria, ma in effetti inoperoso per via della mancata perimetrazione
dell’area e per l’inesistenza di una regolamentazione che ne riconosca
l’istituzione e le funzioni.
L’ Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie
della Calabria
Sul territorio è inoltre operativa una
nuova forma di organizzazione territoriale il cui progetto è denominato: “Ecomuseo delle ferriere e fonderie di
Calabria - Parco archeologico, ambientale,
monumentale del territorio e delle comunità-”.
La prima formulazione di Ecomuseo è stata
elaborata in Francia tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni
settanta; caratteristiche essenziali per la creazione di un Ecomuseo sono: 1)
un territorio; 2) uno o più luoghi “in situ“ e collezioni rappresentative del
patrimonio del territorio; 3) una popolazione partecipe al progetto; 4) una
equipe pluridisciplinare; 5) presentazioni evolutive; 6) pubblici diversificati
e attivi; 7) un progetto culturale in interazione permanente con l’evoluzione
del suo ambiente socio-culturale ed economico.
L’Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie di
Calabria è un’ impresa culturale al servizio dello sviluppo del suo territorio;
la valorizzazione industriale, rurale e naturale di essa è il punto di forza.
Almeno fino all’Unità Nazionale, la
Calabria ha ospitato uno dei più grandi centri siderurgici della penisola
Italiana. Esso utilizzava il minerale estratto ab antiquo dalle pendici dei
monti Stella e Mammicomito, nei pressi del villaggio di minatori di Pazzano, e
lo lavorava negli impianti di Bivongi, Stilo e Assi fino al 1770, poi nei più
moderni stabilimenti statali di Mongiana e Ferdinandea, ove si aggiungevano
strutture di servizio, laminatoi e fabbriche d’armi. Un importante impianto
privato, di proprietà dei filangieri di Satriano, sorgeva inoltre non lontano
dagli impianti pubblici e nei pressi di cardinale, dove, negli anni Venti e
Trenta dell’Ottocento, saranno fuse le catene dei primi ponti sospesi italiani:
quelli sul Garigliano e sul Calore. Ancora oggi, ad oltre un secolo dal
deprecabile abbandono degli impianti da parte dello stato, lo scenario
ambientale delle officine calabresi si presenta intatto nelle sue valenze
paesaggistiche e faunistiche. Esso si colloca in un’area solo debolmente
urbanizzata, dove alle presenze archeologiche della Magna Grecia (Kaulonia nei
quali pressi sono stati ritrovati i Bronzi di Riace) si associano i resti dell’
arte e della cultura Bizantina (Stilo con la Cattolica), (Bivongi con San Giovanni Theresti, che da qualche anno è stata prescelta da alcuni
monaci di rito Greco - Ortodosso, provenienti dal Monte Athos in Grecia, quale
loro dimora per ripercorrere, a distanza di così tanti secoli la via spirituale
tracciata dai Monaco Basiliani, che in tanti erano presenti nella zona); centri
storici di rilevanza monumentale (Stilo, Bivongi, Pazzano, Serra San Bruno
ecc.); famose cittadelle monastiche (San Giovanni il Vecchio a Stilo, Certosa
di Santo Stefano del Bosco a Serra San Bruno, San Giovanni Theresti a Bivongi);
santuari rupestri (Santa Maria della Stella a Pazzano); antichi impianti
termali ( Bivongi ); bocche di miniere abbandonate (Pazzano e Bivongi);
villaggi operai (Pazzano e Mongiana); ruderi di ferriere (Bivongi, Stilo) e
fonderie isolate (Ferdinandea ). Il tutto connesso da vie di comunicazione,
itinerari campestri, sorgenti minerali e sulfuree, cascate d’acqua, torrenti e
foreste impenetrabili.
1.4 LE INFRASTRUTTURE ED I
SERVIZI
Il
Sistema dei Trasporti
La particolare conformazione morfologica
e la situazione idrogeologica di questo territorio si riflette direttamente
sull'assetto del sistema relativo alla mobilità, sia territoriale che locale.
Lo schema viario dell'area é costituito da un asse (la Statale 106 Jonica
Reggio Calabria - Taranto e la ferrovia Reggio Calabria - Metaponto) di
comunicazione principale bi-modale (stradale e ferroviario) che scorre lungo la
costa, da una serie di assi perpendicolari che si collegano al primo e si
sviluppano in prevalenza lungo le fiumare costituendo la debole struttura del
sistema delle comunicazioni comprensoriali con le zone interne dell'area, e dalla trasversale jonica-tirrenica (che collega la zona con i flussi di traffico su
strada tra Reggio Calabria e Salerno).
La SS 106 Jonica, oltre alla funzione di
collegare l'area con il resto della regione, assolve anche alla funzione di
asse primario nei collegamenti interni all'area. Perpendicolare alla 106,
salgono verso le aree interne alcune trasversali: la SS. 110, che partendo da
Monasterace e costeggiando lo Stilaro, attraversa Stilo, Pazzano per poi
proseguire verso Serra San Bruno, ed altre strade provinciali. Questo sistema
secondario di viabilità risulta scarsamente efficiente per le proprie
caratteristiche geometriche scadenti e per una manutenzione episodica, questo
stato di cose si riflette in tempi di percorrenza lunghi, diminuzione della
sicurezza negli spostamenti e limitazione alla capacità di trasporto,
aumentando nel complesso l'isolamento delle zone interne e lo stato di
emarginazione delle popolazioni, rappresentando un serio ostacolo a qualsiasi
possibilità di sviluppo economico dell'area. Ancora peggiore è la situazione
per quanto riguarda le connessioni reciproche fra i centri interni, che
risentono della stagnazione economica locale e delle difficoltà insite
nell'attraversamento di territori morfologicamente tormentati e sottoposti a
gravi dissesti dei suoli, con rapido ammaloramento delle strutture esistenti.
Questo fa sì che i collegamenti viari interni non costituiscano praticamente
una rete efficiente, in grado di rispondere ai problemi di isolamento di vaste
aree collinari e montane.
Da quasi quattro anni è stata aperta al
traffico la superstrada “Ionio-Tirreno” che collega in maniera rapida il
versante di Caulonia con la zona della “Piana di Gioia Tauro”. Questa nuova e
importante via di comunicazione ha permesso l’avvio di nuovi scambi commerciali
e ed economici con le altre zone della Provincia e della Regione ed ha aperto
nuovi sbocchi di mercato alla zone che, dati gli scarsi collegamenti con alcuni
punti della Regione, viveva un isolamento piuttosto marcato.
I collegamenti ferroviari sono assicurati
dalla vecchia linea ionica a binario unico e senza elettrificazione. I
collegamenti più importanti con il resto del Paese si svolgono lungo la linea
tirrenica generando comprensibili disagi per la popolazione locale. Tale
sistema di trasporto lungo la costa jonica ha carattere prevalentemente locale,
ma svolge un ruolo indispensabile relativamente alla soddisfazione della
domanda proveniente dal pendolarismo scolastico e lavorativo in direzione Reggio
Calabria.
La strada ferrata si inserisce come
taglio netto e forte nel paesaggio e per lo sviluppo dei centri, tranciando il
rapporto degli insediamenti con il mare. La sua collocazione é sintomatica del
rapporto che lo Stato centrale ha da sempre inteso con questi luoghi. In un
contesto in cui il mare fosse stato percepito come fattore economico,
certamente non si sarebbe frapposta una barriera allo ‘sviluppo’ così forte.
Il sistema complessivo delle reti di
trasporto pubblico presenta un polo di notevole importanza costituito da
Roccella Jonica, sede di notevoli localizzazioni e punto di partenza di
collegamenti ferroviari di carattere regionale e nazionale.
Non secondario potrà essere il contributo
allo sviluppo socio-economico dell’area del Porto di Roccella Jonica, in via di
ultimazione, sia nel settore della pesca che del turismo nautico e da diporto.
Il sistema dei trasporti locali incide
pesantemente ed incrementa gli squilibri tra zone interne e zone costiere. I
centri interni sono per ampie fasce di tempo inaccessibili utilizzando i
servizi di trasporto pubblici
(trasporto collettivo su strada). Questo tipo di servizio, che è gestito da
aziende private in concessione con la Regione Calabria, tende a soddisfare la
sola domanda dei pendolari che si concentra in poche ore del giorno e su
percorsi che risultano redditivi solo per la gestione dell'esercizio. La
particolare morfologia del sistema geografico certamente non favorisce una
ottimale fruizione di tale servizio, anche per il fatto che la caratteristica
principale dell’area consiste nella presenza di numerose piccole frazioni
sparse e a bassa densità abitativa. Le utenze più sfavorite sono le fasce più
deboli della popolazione (i cittadini più poveri, le donne, etc.).
I
Servizi Tecnologici a Rete
La situazione delle infrastrutture a rete
nell’area si presenta notevolmente carente.
Per quanto riguarda l’approvvigionamento
elettrico la situazione appare soddisfacente per i centri abitati di maggiore
rilevanza; l’approvvigionamento idrico, condotto autonomamente dai Comuni della
zona, risente dei problemi legati all'impoverimento delle sorgenti e delle
falde sfruttate a tale scopo. Nello stesso tempo, per le difficoltà derivanti
dalla vastità e dalla tormentata morfologia delle aree rurali, difficilmente i
Comuni possono operare efficacemente per migliorare le condizioni delle
campagne e delle zone montane dal punto di vista delle forniture di servizi
tecnici d’altronde indispensabili.
Particolari carenze si riscontrano per
quanto riguarda le opere per la eliminazione delle acque di rifiuto, per la
rete di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e dei residui di lavorazione (es.
produzioni olivicole). In questi campi, infatti, difficilmente le ridotte
capacità economiche dei Comuni possono permettere la realizzazione di soluzioni
efficienti e rispettose dell’ambiente. La situazione attuale è molto precaria
per la mancanza di impianti funzionali ed efficienti. Lo scenario futuro dei
servizi ambientali relativi allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani dovrebbe
essere meno preoccupante in quanto già dallo scorso anno la Regione Calabria ha
provveduto ad elaborare un piano per la realizzazione di discariche, sulla base
di ambiti territoriali, avviando in tal modo le procedure per l’accesso ai
finanziamenti della Legge 441/87. Le discariche consortili, ricadenti dentro
gli ambiti territoriali che interessano la locride, sono state localizzate a
Locri (11.051 t annue); Grotteria (8.530 t annue); Caulonia (8.664 t annue);
San Luca (7.501 t annue); Ciminà (3.336 t annue); Casignana (2.466 t annue);
Gerace (2.626 t annue).
I Servizi ai Cittadini
La verifica delle dotazioni di servizi
nell'area mette in evidenza che, tutti i Comuni, ad eccezione di Roccella
Jonica ed in parte, Stilo e Caulonia, presentano un'offerta insufficiente,
quantitativamente e qualitativamente, a soddisfare i bisogni della popolazione
residente. Per molti servizi (alcune tipologie di scuole secondarie superiori,
la quasi totalità dei servizi culturali, etc.)
non esiste offerta nell'area ed è necessario spostarsi a Locri e Siderno
se non addirittura a Reggio Calabria.
I Servizi per l’Istruzione
Per l’analisi del sistema di offerta
formativa a servizio dell’area occorre
fare riferimento all’intero comprensorio della Locride. Nel comprensorio, il
sistema delle scuole superiori, appare nell'insieme abbastanza completo e,
anzi, vi sono presenti due istituti quali l'Istituto Turistico Alberghiero e
l'Istituto Tecnico per il Turismo (questo in particolare è uno dei soli 18
istituti presenti in Italia), unici nella provincia reggina, con sede a,
rispettivamente, Locri e Marina di Gioiosa Jonica. Vi è inoltre, nell’Istituto
Tecn. Industriale di Roccella, una specializzazione in chimica alimentare.
Gli istituti scolastici sono distribuiti,
prevalentemente, fatta eccezione per il Liceo Scientifico di Gioiosa Jonica,
nei centri costieri. Ne consegue così un diffuso e difficile pendolarismo
studentesco tra i centri interni e quelli costieri.
Per quel che concerne la distribuzione
delle scuole medie superiori sul territorio, vi è un’evidente concentrazione di
queste tra Locri, principalmente, e Siderno. Infatti a Locri hanno sede il
Liceo Classico, il Liceo Scientifico, l’Istituto Magistrale, l’Istituto d’Arte,
l’Istituto Professionale Albeghiero, l’Istituto Professionale per l’Industria e
l’Artigianato e l’Istituto Tecnico Commerciale; a Siderno si trovano invece il
Liceo Artistico, l’Istituto Tecnico per Geometri, l’Istituto Tecnico
Commerciale e l’Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato;
a Roccella il Liceo Scientifico e l’Istituto Tecnico Industriale; a Gioiosa
Jonica il Liceo Scientifico (sede distaccata dello Scientifico di Locri); a
Marina di Gioiosa Jonica l’Istituto Tecnico per il Turismo; a Caulonia
l’Istituto Tecnico Agrario; a Monasterace si trovano l’Istituto Professionale
per l’Agricoltura e l’Istituto Tecnico Commerciale; infine, bisogna segnalare che una minima ed irrilevante parte di
utenza scolastica si sposta a sud dell’area per frequentare i corsi
dell’Istituto Professionale per il Commercio di Brancaleone.
La popolazione scolastica relativa alle
scuole medie superiori all’anno scolastico 1992-’93 era di 6.356 unità rispetto
alle 5.665 dell’anno 1983-’84, evidenziando quindi un aumento percentuale del
12,2%. I “poli scolastici”, dove è concentrata la parte più consistente della
domanda di istruzione, possono essere considerati Locri e Siderno che
presentano una capacità di assorbimento rispettivamente del 38,3 e 29,6%.
I corsi professionali regionali,
abbastanza frequenti vista la dislocazione di due sedi regionali per la
formazione nell'area (Locri e Roccella), non suscitano interesse nonostante il
sistema produttivo e dei servizi locali richiedono figure professionali
specializzate. E’ il caso degli animatori sociali, turistici o dei meccanici
che allo stato delle cose non ci sono.
I problemi connessi al sistema scolastico
ed all'istruzione dei giovani dell'area sono riassumibili nei seguenti punti :
- il
pendolarismo che considerate le analisi riportate sul comprensorio e le
connesse difficoltà di collegamento, diventa elemento fortemente penalizzante
per un’attività di studio serena e produttiva;
- lo
stato dell’edilizia scolastica, talvolta fatiscente, talaltra inadeguata in
quanto utilizza locali in affitto, privi
di strutture di laboratorio, di palestre, di biblioteche.
I Servizi Socio-Sanitari
L’area ricade interamente nell’Azienda
Sanitaria Locale di Locri a seguito della nuova legislazione regionale che ha
introdotto delle modifiche agli ambiti territoriali delle vecchie UU.SS.LL.
Le strutture ospedaliere sono localizzate
a Locri, dove si trova l’ospedale principale dell’area, a Siderno e Gerace. E’
opinione comune che il servizio sia inadeguato : la gente si rivolge spesso a
strutture sanitarie della città di Reggio Calabria o addirittura emigra dal
territorio regionale per garantirsi una qualità professionale migliore ed un
servizio più efficiente, nonostante i disagi logistici ed economici che ciò
comporta.
La situazione non è migliore per i
servizi socio-assistenziali alle fasce deboli della popolazione (anziani,
disabili, soggetti a rischio) che sono tutti affidati a strutture di
volontariato e di servizi sociali organizzate in forma cooperativa. Queste
strutture, che in alcuni casi hanno raggiunto livelli di professionalità
elevati, operano tra mille difficoltà, alcune volte purtroppo nell'indifferenza
generale degli operatori e delle istituzioni pubbliche.
I Servizi Culturali
Nell’area si riscontra qualche esperienza
isolata nel campo dei servizi culturali. Molto importante, sia per la sua
funzione di promozione culturale sia per quella di incentivare i flussi
turistici, è una manifestazione canora sulla musica jazz, organizzata
annualmente dall’Associazione Culturale Jonica di Roccella Jonica.
Nell'area operano le maggiori
associazioni ambientalistiche (Lega Ambiente, WWW, etc.), l’ACAI (Associazione
Calabrese per l’Archeologia Industriale) che ha promosso ed avviato la
realizzazione dell’Ecomuseo delle Ferriere e delle Fonderie della Calabria, ed
altre Associazioni culturali.
Negli ultimi anni sono state promosse,
soprattutto nel periodo estivo, anche per incentivare i flussi turistici,
iniziative teatrali all'aperto da parte di compagnie locali e altre
manifestazioni (sagre, feste popolari, manifestazioni promozionali
dell'artigianato locale) finalizzate a recuperare e diffondere le tradizioni
locali.
I Servizi per lo Sport ed il Tempo Libero
Gli impianti sportivi presenti nell'area
non sono sufficienti a rispondere alle
esigenze della popolazione locale. Gli impianti sono costituiti in massima
parte da campi di calcio utilizzati dalle squadre iscritte nei campionati
minori a livello locale. Altri impianti sportivi (campi da tennis,
pallacanestro, pallavolo) sono presenti nei centri sociali promossi e gestiti
da organizzazioni ecclesiali o nelle scuole medie e secondarie dell'area.
La situazione non è diversa per gli
impianti sportivi gestiti direttamente da privati, che soprattutto nel periodo estivo, potrebbero
soddisfare la domanda dei turisti che occupano i villaggi e le seconde case
dell'area.
Le
Aree ed i Servizi per le Attività Produttive
Le aree attrezzate avrebbero dovuto
rappresentare un supporto territoriale allo sviluppo economico, occasione per
gli operatori, per i piccoli imprenditori, di aggregarsi anche ‘fisicamente’
per poter competere meglio; se ciò fosse avvenuto tante piccole attività non si
sarebbero disperse e non sarebbero state espulse dal mercato. Non c’è stata
l’intuizione da parte delle amministrazioni locali, né da parte delle
rappresentanze economiche, a considerare i piani commerciali, le aree pip in una logica di promozione del
territorio.
La costruzione di aree attrezzate per
l'artigianato, per la ricettività turistica, di centri commerciali e aree
attrezzate per i mercati ambulanti (tipici di tutti i comuni dell'area) avrebbe
permesso sicuramente lo sviluppo di questi settori e contemporaneamente avrebbe
qualificato dal punto di vista ambientale e di vivibilità i centri abitati. In
ogni caso nei programmi di sviluppo dei singoli Comuni sono previsti interventi
in questa direzione ed alcuni sono stati già avviati e sono in fase di
completamento.
Nell'area non esistono centri organizzati
capaci di erogare servizi qualificati alle imprese ed agli enti locali. I professionisti
locali si muovono in una logica assolutamente individualista e di completo
isolamento dai circuiti più qualificati a livello nazionale e comunitario.
1.5 LA STRUTTURA ECONOMICA
I
Caratteri Generali dell’Economia Locale
La storia e l'economia dell'Alta Locride
sono state caratterizzate profondamente, nel passato, dalla morfologia del
territorio che ha sviluppato un'economia agricola sostenuta dalla produzione di
vino, olio, e prodotti tipici del bosco e un'economia artigianale (ormai scomparsa)
caratterizzata dalla produzione di vasellame in terracotta e di oggetti in ferro battuto (questo tipo di
artigianato ebbe origini molto antiche:
già nel medioevo le ferriere di queste zone erano molto conosciute).
Le dinamiche economiche, negli ultimi
decenni, sono state fortemente condizionate dall'andamento demografico; l'area
é stata permeata da fenomeni di spopolamento, dovuti all’emigrazione ed al
trasferimento di parte della popolazione dai centri interni montani verso la
fascia litoranea con conseguente cambiamento dell'economia, della cultura e
difficoltà delle popolazioni di integrazione socioeconomica.
Oggi, l'economia dell'area si presenta
estremamente povera, con un sistema produttivo precario ed una
imprenditorialità di piccole dimensioni, dispersa sul territorio. L'area é priva di specificità forti, si caratterizza
per attività minute, divenute oggi marginali, perché non sostenute da un
politica attenta alle risorse locali ed all'esistente. D'altra parte questo
territorio ha tradizioni di economia debole: agricoltura, pesca, piccolo
artigianato, cioè tante piccole attività che consentivano alla gente di
‘campare’ in una condizione dignitosa. La debolezza economica attuale è legata
all’abbandono di queste attività un tempo minute, ma sufficienti per una
sopravvivenza decorosa.
Le dinamiche socio-economiche dell’aria
evidenziano una evoluzione in senso terziario, accentuando il grado di
dipendenza dall’esterno dell’economia locale. Il calo generale della
produttività, e la conseguente scarsa incidenza che le produzioni tipiche
esercitano sul reddito dell’area, è generato da un progressivo abbandono di una
economia compatibile con le vocazioni del territorio. E’ palese il paradosso
relativo allo squilibrio del rapporto produzione-consumo. Mentre i consumi
aumentano, i settori primario e secondario sono interessati da processi di
progressivo indebolimento sia in termini di diminuzione di addetti che nel
numero complessivo di unità.
In una ricerca del Dipartimento di
Economia dell’Università della Calabria (G. Anania, F. Gaudio), finalizzata
all’identificazione dei fattori principali di marginalità e dell’area
considerata e alla verifica di possibilità di sviluppo del settore agricolo,
sono stati individuati dei sistemi locali omogenei, rispetto ai quali è
possibile prendere o proporre specifiche iniziative di politica economica
sociale. I sedici comuni dell’area risultano divisi nei seguenti gruppi :
- Povertà
ed isolamento
Questo
primo gruppo racchiude le situazioni in cui più acuto è il livello di stress
socio economico all’interno del territorio: tutti i valori medi degli
indicatori di marginalità infatti assumono in questo gruppo valori negativi,
con quote elevate sia per la disponibilità e qualità dei servizi, che per il
livello dei redditi e consumi. I centri abitati sono concentrati lungo le
pendici del costone che divide lo Jonio dal Tirreno.
- Vecchi
e Nuovi Ricchi
Il
secondo gruppo è caratterizzato da valori medi positivi e consistenti in valore
assoluto, sia dall’indicatore sintetico relativo all’assetto del sistema
economico produttivo, sia a quello relativo al livello dei redditi e dei
consumi.
In
questo gruppo ricadono grandi centri e quelli in cui negli ultimi anni si sono
verificati processi di espansione sia in termini di popolazione che di reddito.
- In
via di trasformazione
Il
terzo gruppo comprende i comuni concentrati lungo le coste o nelle vicinanze. I
centri abitati sono caratterizzati per lo sforzo in atto verso una
trasformazione dell’economia locale; questo processo di modernizzazione sembra
però trovare ostacoli in conseguenza alle caratteristiche fisiche del
territorio e/o nei ritardi oggettivi.
A
valori medi negativi degli indicatori di strutture agricole dell’assetto
demografico corrispondono valori
positivi degli indicatori relativi alla disponibilità dei servizi, al livello
dei redditi e dei consumi. Per questi comuni la vicinanza a centri di dimensione più ampia, contribuisce a
sostenere le trasformazioni in atto.
Popolazione Attiva - Occupazione -
Mercato del Lavoro
Il mercato del lavoro dell'area si
caratterizza per l'altissima quota di popolazione attiva priva di occupazione
(circa il 18%).
Elevata è nel complesso la percentuale
dei disoccupati sul totale della popolazione che va da un minimo di 4,5% a Stilo
ad un massimo del 8% a Pazzano.
La frazione di persone in cerca di prima
occupazione varia in conseguenza della dinamica demografica dei centri
interessati. Si rilevano infatti valori minimi nei Comuni caratterizzati da un
elevato numero di anziani (es. Pazzano) e valori elevati per quelli con una
frazione rilevante di giovani, come Stilo.
L’invecchiamento dei residenti è
leggibile anche nella distribuzione dei ritirati dal lavoro. In valore assoluto
gli appartenenti a questa categoria superano gli occupati a Bivongi, Pazzano e
Placanica.
Il perdurare di questa gravissima
situazione è probabilmente possibile, come accade in altre aree del
Mezzogiorno, grazie a una politica pubblica di sostegno dei redditi svolta
attraverso trasferimenti: pensioni, assegni di invalidità, altre
erogazioni. In questo contesto
economico estremamente debole la famiglia ha un ruolo rilevante, in quanto
funziona da ammortizzatore (una sorta di cassa integrazione) di tutte le
situazioni di disagio.
Il reddito pro-capite medio disponibile
nell’area, secondo i dati del Banco di Santo Spirito e relativi al 1987, è pari
a 7,995 Ml contro i 9,471 milioni della provincia di Reggio Calabria e i 9,076
della media regionale.
Le Attività Economiche
Da un'analisi dei dati forniti dalla
Camera di Commercio di Reggio Calabria sulle imprese iscritte nei Comuni
appartenenti alla Comunità Montana, risulta che nell'area sono presenti 1050
aziende. Il dato più eclatante che si riscontra, considerando i dati relativi
alle unità economiche locali, è rappresentato dalla forte incidenza esercitata
dal settore commerciale (46%), mentre il settore industriale rappresenta appena
il 12%, il turismo il 7%, l'agricoltura soltanto il 4% e le altre attività, tra
cui prevalgono le costruzioni ed i trasporti, risultano essere il 31% delle
imprese locali.
Numero
di Imprese dell'area iscritte alla Camera di Commercio (I sem. 1999)
COMUNE |
NUMERO DI IMPRESE |
|||||
|
INDUSTR. |
AGRICOL. |
COMMER. |
TURISMO |
ALTRE |
TOTALE |
Bivongi |
15 |
1 |
38 |
8 |
18 |
80 |
Caulonia |
48 |
31 |
155 |
25 |
130 |
389 |
Pazzano |
3 |
0 |
24 |
1 |
9 |
37 |
Placanica |
12 |
4 |
21 |
3 |
16 |
56 |
Roccella I. |
40 |
3 |
190 |
25 |
119 |
377 |
Stilo |
9 |
8 |
51 |
8 |
35 |
111 |
TOTALE |
127 |
47 |
479 |
70 |
327 |
1050 |
FONTE:
Elaborazioni su dati CCIAA Reggio Calabria
E’ interessante analizzare la
scomposizione territoriale delle unità economiche:
- il 73% di attività delle unità locali
dell'industria sono localizzate tra Caulonia (38%), e Roccella Ionica (31%);
- la
concentrazione delle imprese commerciali avviene nelle zone “litoranee”
interessate da flussi di persone più consistenti ed attraversate dalla via di
comunicazione principale. La crescente riduzione di attività commerciali nelle
aree interne è un indicatore eloquente degli inarrestabili flussi migratori
verso le marine e l’esterno. Comunque il polo commerciale può essere
considerato Roccella Ionica con il 39 % delle attività del settore.
Per quanto riguarda la tipologia delle
imprese che si trovano nell'area della Comunità Montana, risulta che la forma
giuridica maggiormente diffusa è la ditta individuale, che rappresenta
addirittura l'80% delle aziende. Ciò è dovuto alla mancanza di associazionismo
che caratterizza tutta l'attività imprenditoriale dell'area, ma in generale
della Provincia, ed è un segno tangibile della debolezza economica del
territorio.
Tipologia
delle imprese iscritte alla Camera di Commercio (I sem. 1999)
COMUNE |
TIPOLOGIA DI IMPRESE |
|
|||
|
DITTE IND. |
SOC. PERS. |
SOC. CAP. |
ALTRE |
TOTALE |
Bivongi |
70 |
10 |
0 |
5 |
85 |
Caulonia |
305 |
45 |
12 |
30 |
392 |
Pazzano |
25 |
5 |
0 |
1 |
31 |
Placanica |
43 |
8 |
1 |
2 |
54 |
Roccella I. |
270 |
83 |
10 |
8 |
371 |
Stilo |
102 |
7 |
2 |
6 |
117 |
TOTALE |
815 |
158 |
25 |
52 |
1050 |
FONTE:
Elaborazioni su dati CCIAA Reggio Calabria
In aggiunta a quanto detto sembra
opportuno ricordare che i dati riportati, per quanto attendibili, non prendono
in considerazione quella larga fetta di economia, cosiddetta
"sommersa", che sfugge alle rilevazioni ufficiali.
Altro importante elemento di valutazione
per l'analisi economica dell'area è la forte incidenza degli addetti impiegati
nel settore pubblico che ha rappresentato, per molti anni, oggetto di scambio
da parte dei politici locali.
Il rigonfiamento del terziario pubblico
sul piano politico serve infatti ad alimentare meccanismi di raccolta di consenso
elettorale attraverso la mediazione clientelare; sul piano economico, questo
serve invece a garantire un certo potere di acquisto diluendo così i livelli di
consumo. La cultura del posto pubblico è immediata espressione dell’uso in
chiave assistenzialistica delle risorse finanziarie esterne.
L’Agricoltura
L’’analisi presentata nel seguito è una
sintesi dei “Rapporti Agricoltura” elaborati dal Centro di Divulgazione
Agricola N° 18 dell’A.R.S.S.A..
Il territorio, cui si riferisce
l’analisi, comprende tutta l’area omogenea n° 18 ed ha una superficie agricola
totale di circa 36.000 ettari. Il territorio è caratterizzato da una fascia
pianeggiante che parte dallo Jonio e arriva sino a 200 m slm. Questa fascia,
per la sua origine alluvionale, quindi per la sua fertilità, è stata destinata
alla frutticoltura specializzata (agrumi) e all’orticoltura intensiva (pomodoro
e ortive in genere, serre, etc.). C’è poi una parte collinare che arriva sino
ai 600 m slm. in cui sono prevalenti la coltura dell’olio e della vite. Infine
una fascia che arriva sino ai 1300 m slm. su cui insistono le coltivazioni
prettamente forestali ed i pascoli destinati alla zootecnia ovicaprina.
L’agricoltura riveste un ruolo preminente
nell’economia della zona. Nonostante ciò, attualmente, il settore presenta una
situazione alquanto difforme, infatti, a colture in crisi fanno riscontro
colture in fase di espansione territoriale, favorite anche dall’attuazione di
leggi e regolamenti comunitari, nazionali e regionali.
Comunque le potenzialità produttive e di
sviluppo risultano essere ancora inespresse. A tal proposito, un prima
considerazione di ordine generale è possibile farla esaminando la produzione
lorda vendibile, che è la sommatoria della produzioni unitarie dei singoli
comparti produttivi.
Il volume complessivo è al di sotto di
almeno il 50% di ciò che potrebbero esprimere le attività produttive nelle loro
piena produttività; le stesse potrebbero soddisfare i fabbisogni alimentari non
solo della produzione del luogo (che in fatto di consumi alimentari ha
acquisito in questi ultimi anni un’evoluzione sia in termini quantitativi che
qualitativi), ma anche quelli di altre popolazioni vicine.
Aziende e Superficie Agricola Utilizzata
Dal censimento generale dell’agricoltura
del 1990, le informazioni disponibili, relative ad aziende e superfici,
mostrano che il territorio in esame presenta un numero di aziende pari a 9.448
su una superficie agricola totale di 35.934,65 che è così ripartita:
-
18.256,36 Ha di S.A.U
-
14.673,76 Ha di bosco
-
2.938,09 Ha altre superficie
-
65,66 Ha pioppeto
La S.A.U. è così suddivisa:
-
3.986,36 Ha di seminativo
-
10.256,03 Ha di colture arboree
-
4.014,10 Ha di pascoli e prati
permanenti.
In linea generale questa ripartizione si
armonizza con la situazione climatica, le condizioni del terreno, l’altitudine,
le dimensioni aziendali, i sistemi di conduzione, le condizioni di viabilità,
con la scarsità di industrie di trasformazione e con le tradizioni di zona,
tenendo conto delle esigenze dei mercati, dei processi innovativi attuali,
della necessità di dare maggiore spazio ad ordinamenti colturali fondati su
specie e varietà pregiate.
Un dato strutturale di particolare
importanza per l’analisi della domanda e quindi della definizione degli
interventi di politica agraria necessaria è rappresentato dalla distribuzione
delle aziende ed elle superfici a seconda delle dimensioni aziendali. Dai dati
si rileva l’insignificante dimensione della maglia poderale, che mediamente si
attesta sui 1,9 Ha di SAU.
Si tratta in sostanza di un universo
agricolo formato in prevalenza da micro-appezzamenti di terra. Appare evidente,
quindi, come una fetta del settore agricolo locale di primaria importanza dal
punto di vista dei soggetti sociali coinvolti, certamente non irrilevante in
termini di prodotto lordo, appaia associata ad aziende in cui l’attività agricola è realizzata su scala ridottissima.
In molti casi si tratta di aziende di dimensioni complessive assai ridotte, in
cui i conduttori affiancano all’attività aziendale altre attività lavorative.
Accanto a queste, ovviamente operano aziende in cui l’attività produttiva è
realizzata su scala più ampia.
Ancora oggi è possibile, rilevare che
molte aziende non raggiungono dimensioni fisiche ed economiche sufficienti,
poiché sono frammentate e polverizzate; le stesse sono caratterizzate da un
elevato rapporto lavoro-terra, cioè molto lavoro per poca terra. La situazione
fondiaria squilibrata crea una serie di conseguenze negative tra le quali si
ricordano: l’economico uso di mezzi meccanici, lo sviluppo di attività di
servizio a sostegno dell’agricoltura, ecc. e di conseguenza è impossibile
intraprendere efficaci politiche di ammodernamento delle strutture, senza
avviare prioritariamente, incisive azioni finalizzate alla crescita delle
dimensioni aziendali.
Gli orientamenti di politica economica
richiamano la necessità di riordino del regime fondiario attraverso
l’applicazione delle leggi esistenti mediante la diffusione di cooperative di
conduzione.
Nella zona attualmente non esistono cooperative di conduzione di terreni, ne
gruppi di coltivatori associati. L’adesione alle Associazioni dei Produttori è
limitata solo al conferimento dei prodotti ove non esiste la possibilità di
riuscirli a “piazzare” singolarmente. Il quadro fondiario è aggravato anche da
fenomeni di frammentazione. La causa è da imputarsi a questioni ereditarie
(alla morte del proprietario, il già piccolo appezzamento viene diviso fra gli
eredi, divenendo una realtà esigua, incapace di dare alcun profitto).
Inoltre, nelle piccole aziende sono di
difficile introduzione le innovazioni che vanno dalle tecniche agronomiche alla
trasformazione e commercializzazione dei prodotti, una notevole fetta del
territorio fornisce produzioni qualitativamente e quantitativamente inferiori a
quelle potenziali. Scarsi sono, inoltre,i rapporti con il mercato in quanto
tutta la produzione viene desinata all’autoconsumo familiare.
Non mancano inoltre fenomeni di abbandono
dovuti sia al mancato ricambio generazionale nella conduzione e coltivazione
degli appezzamenti, sia alla negativa mentalità che si è insinuata nei giovani
che non amano praticare l’attività agricola.
Tale fenomeno e, ancor più, accentuato in
aziende ubicate in zona di difficile accesso e in quelle costituite da terreni
molto poveri e con pendenza eccessiva e di piccole dimensioni.
Forme di Conduzione
La quasi totalità dell’agricoltura è
praticata in aziende condotte dal coltivatore, con la collaborazione saltuaria
dei familiari. Soltanto il 25% si avvale dell’apporto di manodopera esterna,
generalmente salariati avventizi assunti in occasione delle principali
operazioni colturali. In via di estinzione sono le altre forme di conduzioni
tra le quali si ricordano la colonia parziaria, la mezzadria e altre forme
atipiche locali. Va rilevato inoltre che un consistente numero di piccole
aziende è condotta a part-time da imprenditori agricoli che sono braccianti,
operai dell’industria, artigiani, commercianti ecc.
Per ciò che concerne il titolo di
possesso dei terreni, circa il 94% è di proprietà, il 14% a conduzione mista e
solo il 2% in affitto.
Un ulteriore importante aspetto è
rappresentato dalle classi di età dei conduttori agricoli. Secondo i dati
ISTAT, oltre il 50% dei coltivatori diretti ha una età superiori ai 55 anni, di
quasi oltre la metà sono ultrasessantacinquenni, contro uno sparuto 8% dei
conduttori comprese nelle fasce di età da 14 a 34. Dai dati si rileva che nel
settore è in atto un continuo invecchiamento della popolazione attiva impiegata
in agricoltura.
La situazione si presenta allarmante, non
solo per il fenomeno della senilizzazione delle attuali forza lavoro, ma anche
perché non c’è un ricambio generazionale; ossia eredi disposti a rilevare e
continuare il lavoro dei padri.
Tipologie Aziendali
La fase di analisi della struttura
produttiva deve passare necessariamente attraverso l’individuazione di una
tipologia delle aziende-famiglia esistenti in agricoltura, perché solo
attraverso una corretta individuazione delle finalità e dei vincoli delle
condizioni agricole si possono individuare le effettive potenzialità di
sviluppo e di fuoriuscita del settore dalla condizione di marginalità.
Nell’ambito delle aziende-famiglia, che
costituiscono la realtà agricola predominante, sono state individuate tipologie
diverse in funzione della superficie utilizzata, del lavoro impiegato e della
produzione. Le piccole aziende che rappresentano il 75% del totale, pur
occupando il 17% della superficie contribuiscono al 38% circa della produzione
e al 5% dell’occupazione agricola, misurata in giornate/lavoro. La realtà
dell’agricoltura part-time occupa circa 2/3 della superficie e contribuisce per
il 50% alla produzione complessiva dell’area. Da notare che circa le metà delle
aziende vitali, intendendo per vitali quelle imprese in cui è preminente la
funzione di produzione per il mercato e che presentano una produttività netta
aziendale superiore alla media provinciale è condotta a tempo parziale.
Le aziende-famiglia esclusive sono circa
2/5 delle aziende e coprono i due 2/3 della superficie, contribuendo al 35%
della produzione dell’area e per 1/3 all’occupazione agricola.
L’Agriturismo
La conformazione geografica del
territorio che per brevi distanze dagli ambienti marini a quelli di campagna o
di montagna, l’ambiente naturale, l’esistenza di beni legati all’archeologia,
hanno offerto condizioni ideali per lo sviluppo dell’agriturismo. In effetti,
alcune aziende hanno già intrapreso questo nuovo tipo di attività e altre sono
molto interessate.
Le Aziende e le Industrie di
Trasformazione
Aziende Vitivinicole
La più grande realtà per la produzione di
vini nella zona è la “Società
Cooperativa “Cantina Sociale di Bivongi “ ubicata nel Comune di Camini.
L’azienda è sta realizzata a suo tempo dall’O.V.S. (Opera valorizzazione Sila ,
oggi ESAC) ed è gestita da una cooperativa di produttori, appunto la Cantina
Sociale di Bivongi, costituita da 120 soci. La Cantina è dotata di impianti
capaci di lavorare oltre 20.000q d’uva, con una capacità d’invaso di 15.000 Hl
(90% rosato e 10%).
Il vino imbottigliato o allo stato sfuso
viene commercializzato principalmente a livello locale. In Cantina si produce
pure con la indicazione geografica denominato “Bivongi”. Quest’ultimo viene
distribuito limitatamente in alcune zone del nord Italia e in maniera più
diffusa sui mercati della provincie vicine: Catanzaro e Messina.
Un’altra importante azienda vinicola
dell’area è la Cantina Lavorata sita in
Caulonia, la quale è dotata di un impianto in cui viene vinificata annualmente
uva per circa 3500 q, con una produzione di vino di 1400 Hl, al 50% rosato e
bianco. Il vino imbottigliato viene commercializzato in loco attraverso dei
grossi supermercati presenti in zona.
Aziende per la trasformazione dei
prodotti olivicoli
Nell’area, dislocati in maniera uniforme
fra i Comuni ubicati in essa, sono operanti 40 oleifici, oltre un
sansificio. Fra questi sono molti
quelli dotati di impianti moderni. Citiamo il Michelotti sito in agro del
Comune di Caulonia. Questo ultimo è dotato di uno stabilimento con moderni macchinari di lavorazione, di
recente costruzione. All’interno di questa importante realtà produttiva si
produce olio di oliva. La capacità di confezionamento della struttura
produttiva è pari a 2.500 bottiglie/ora; mentre il frantoio può lavorare oltre
600 q di olive al giorno. A riguardo la media di lavorazione degli altri
“significativi “ frantoi della zona,
quali l’Oleificio di Gioiosa Ionica, di Stignano e quello di Camini, è di 250 q
al giorno.
Ogni residuo della trasformazione viene
venduto, generalmente, a un sansificio di proprietà Mazzà che è ubicato in agro
del Comune di Stignano.
Aziende Significative ed Enti Prestatori
di Servizi in Agricoltura
Consorzio di Bonifica di Caulonia
Grazie ai numerosi corsi d’acqua
(fiumare), presenti nel territorio, il Consorzio provvede alla distribuzione
dell’acqua fra gli utenti in maniera adeguata e provvede alla progettazione,
messa in opera e manutenzione degli impianti e reti irrigue.
Uffici Agricoli di Zona
Gli U.A.Z. presenti sul territorio sono 2
e sono ubicati uno a Marina di Caulonia, e l’altro nel Comune di Roccella
Ionica. Il numero dei funzionari addetti negli uffici è di 6. Questi provvedono
all’istruzione di pratiche degli operatori agricoli per la richiesta di incentivi
finanziari dagli Enti.
Associazioni di Produttori
Le forme associative dei produttori
agricoli sono le seguenti:
- L’AGRUMARIA
(Associazione Produttori Ortofrutticoli e Agrumari), con sede a Marina di
Caulonia. Questa centrale agrumaria, realizzata dall’ESAC e gestita dalla
Cooperativa Agrumaria, è l’Associazione legalmente riconosciuta. Sull’attività della Centrale riportiamo dati
relativi all’anno 1991:
- Soci n° 267 - Superficie agrumetata dei soci
ha 430
- Prodotto commercializzato: q: 60.400 (Arancio
q 50.000, Clementine q 3.712, Mandarini q 2.200, Limoni q 2.600, Pompelmi
q 1.100, Bergamotto q 70, Mapo q
718).
Dei
suddetti quantitativi 40.730 q sono stati venduti direttamente allo stato
fresco, mentre 7.500 q tramite intermediari. Il resto è stato conferito
all’industria, fuori zona. La varietà di arance maggiormente commercializzate
sono tarocco (50%), navelina (15%), moro (10%), biondo e altre varietà (25%).
Ultimamente la lavorazione comprende, pure, melograni, olive da tavola,
ortaggi.
L’ex
A.P.O. Agrumaria (ora Agrinova), fornisce ai soci assistenza sia dal punto di
vista legislativo (informazioni su normative C.E.E. nel comparto agrumi ecc;
attuazione di Piani di riconversione varietale ai sensi del Reg. Cee 2052/88
Ob. 1), sia tecnico, considerata la presenza nel suo ambito di agronomi
dell’Unione Nazionale al quale è associata. Il personale della struttura consta
di operai e di 2 impiegati amministrativi fissi.
- AMUSA
(Associazione Produttori Ortofrutticoli e Agrumari ), con sede in agro del
Comune di Caulonia. Questa importante centrale è stata legalmente riconosciuta
da circa 5 anni e raggruppa circa n. 700 soci per una superficie agrumetata di
ha 1.070 abbracciando, anche, aziende ubicati al di fuori del contesto territoriale
dell’area 18. I quantitativi che l’Amusa riceve a lavorare annualmente sfiorano
i 300.000 quintali.
Il
prodotto che consta di arance di diverse varietà (tarocco, navel, navelina,
moro, biondo), di clementine, mandarini, mapo, pompelmi, tangelo, e albicocche
viene commercializzato direttamente e solo una parte circa 50.000 q normalmente
viene destinata all’INDAL S.R.L.
Naturalmente
i quantitativi di prodotto conferito e lavorato dall’Amusa variano di anno in
anno a causa della “particolare” mentalità dei soci, come nel caso di tutte le
altre forme associative, che preferiscono conferire a “Terzi”.
Nell’associazione
trovano occupazione a tempo determinato, a seconda delle esigenze di
lavorazione, in media 20 operai avventizi (90% donne) nei reparti di
lavorazione; 3 operai specializzati assunti in maniera fissa, responsabili
rispettivamente dei reparti: confezionamento, conservazione (celle frigorifere)
e lavorazione.
Scuole Agrarie
La presenza di istituti aventi lo
specifico indirizzo agricolo, ovvero l’I.T.A.S. (Istituto Tecnico Agrario
Statale), con sede a Caulonia, e l’I.P.A.S. (Istituto Professionale di Stato
per l’Agricoltura), con sede a Monasterace, riveste fondamentale importanza per
lo sviluppo agricolo della zona e per la possibilità di elaborare progetti per
la scolarizzazione degli agricoltori dell’intera area. Inoltre, le aziende
agrarie delle scuole potrebbero essere utilizzate per coltivazioni
dimostrative. La formazione rientra tra le attività prioritarie della
divulgazione poiché è atta ad ampliare e approfondire le conoscenze tecnico
economiche e di gestione dei fattori produttivi dell’azienda agraria.
Attualmente c’è da rilevare nell’area 18
l’assenza di adeguate iniziative extrascolastiche di formazione, aggiornamento,
qualificazione e specializzazione professionale nei settori in cui si articola
l’agricoltura della zona: produzione, trasformazione, gestione e
commercializzazione.
Per quanto concerne le due scuole agrarie
citate, l’I.T.A.S., che è sezione staccata di Palmi, ha mediamente 90 iscritti.
L’edificio che ospita la sezione è molto grande e in esso vi sono pure dei
laboratori per le analisi chimiche di dotazione della scuola. Quest’ultima ha
un’azienda di circa 4 ha per le esercitazioni pratiche degli allievi. L’I.P.A.S.,
come l’I.T.A.S., ha un’unica sezione e un numero di iscritti che mediamente si
aggira sulle 70 unità, inoltre è dotata di un’azienda per le esercitazioni
didattiche. L’Istituto in questione, al contrario del precedente, possiede
diverse attrezzature di uso agricolo.
Consorzi Agrari
Nel comune di Caulonia è presente una
sede di Consorzio Agrario, che si aggiunge alle altre due dislocate nei Comuni
di : Monasterace e Gioiosa Ionica. Ultimamente, il loro campo di azione si è
notevolmente estero perché, oltre a provvedere all’acquisto e vendita di tutti
i mezzi di cui bisognano gli agricoltori, s’interessano ampiamente della
propaganda e dell’assistenza tecnica, non riuscendo, comunque, a “soddisfarne”
il fabbisogno.
L’Azienda Mangiatorella
Una nota particolare merita un’azienda di
imbottigliamento di acque oligominerali e di produzione con la medesima
specifica delle bibite di agrumi: la MANGIATORELLA S.p.A., stabilimento che si
trova ubicato nel Comune di Stilo.
Nel settore è presente da circa 25 anni
ed esporta i prodotti col marchio proprio in molti paesi. In un anno, la
Mangiatorella commercializza, mediamente, 50 milioni di bottiglie di acqua. Tra
le varie difficoltà che ne impediscono l’ulteriore espandersi sono da includere
i ripetuti attentati intimidatori cui è oggetto lo stabilimento e i suoi 80
addetti.
Imprenditorialità, Grado di Istruzione e
Livello di Innovazione nel Settore
Conseguenza del retaggio di un passato di
emarginazione economica e sociale è il basso livello di scolarità degli agricoltori
del Versante, causa pure l’età avanzata del 70% di essi (dati ISTAT). I
produttori agricoli privi di un qualunque titolo raggiungono il 35%, dato
superiore alla media regionale che a sua volta è al più bassa d’Italia.
La scolarizzazione, con il modesto
ricambio generazionale, ha avuto un incremento percentuale ma insufficiente
poiché per potersi portare alle medie nazionali la percentuale dovrebbe come
minimo raddoppiare. In effetti, nonostante si sia registrato un aumento di
laureati, è aumentato il numero di coloro che non ultimano gli studi superiori.
Anche nei corsi di formazione di
formazione professionale la politica risulta carente. Per quanto con concerne
gli operatori agricoli,. solo lo 0,5% ha dichiarato ha dichiarato di aver
frequentato corsi di formazione professionale. Dei giovani del versante
Cauloniese solo l’1% ha frequentato corsi di formazione professionale in
agricoltura; percentuale di gran lunga inferiore la media regionale, nazionale
ed europea. E’ importante sottolineare che il grado di istruzione e la
particolare mentalità rappresentano un vincolo alla crescita socio-economica
dell’area considerata perché abbassano, naturalmente, in maniera notevole il
livello di imprenditorialità.
Il ricorso a consulenze tecniche ed economiche
è quasi nullo a livello di piccoli e medi operatori. Le organizzazioni di
categoria forniscono soprattutto assistenza sociale, cioè servizi di patronato,
trascurando completamente l’assistenza tecnica.
Poco incisiva è la presenza e l’utilizzo
dei messi meccanici; il numero totale delle trattrici (955) è molto esiguo e
poco rappresentativo; così come il numero dei motocoltivatori (836); degli
apparecchi per la irrorazione e dei trattamenti antiparassitari (94); delle
trebbiatrici e delle mietitrici (16).
La scarsa dotazione del parco macchine, incide moltissimo sulla qualità
delle tecniche colturali le quali hanno di conseguenza un’incidenza notevole
sui costi di produzione. Le macchine esistenti sono per lo più obsolete con una
concezione tecnica tecnica superata. La potenza delle trattrici in alcuni casi
è in esubero, intravedendo, quindi, un errore in fase di acquisto delle
macchine. Le stesse vengono utilizzate per un periodo lavorativo superiore alle
normali norme di manutenzione registrano frequenti guasti che si ripercuotono
sulla stesa economicità del mezzo. Le trattrici nella quasi totalità dei casi
non sono dotate delle strutture di protezione con grave rischio per l’utente.
Le aziende sono scarsamente dotate delle
attrezzature per la lavorazione del terreno e per gli interventi
antiparassitari con evidenti difficoltà nell’esecuzione dei trattamenti.
I motocoltivatori utilissimi nei piccoli
lavori di affinamento non sono sufficienti, per cui le stesse lavorazioni ne
risultano danneggiate. Le macchine raccoglitrici sono quasi inesistenti e la
raccolta dei frutti nella maggior parte dei casi viene eseguita a mano, con un
enorme impiego di manodopera che influisce notevolmente sul bilancio aziendale.
E’ necessario a breve termine potenziare
l’attuale parco macchine per un rilancio di tutte le attività di coltivazione.
Gli ostacoli principali sono imputabili ad una redditività aziendale molto
bassa, alla mancanza di un’assistenza tecnica che preclude all’agricoltore la
conoscenza dei prestiti pubblici agevolati concessi per la meccanizzazione, ma
è soprattutto la piccola maglia poderale che influisce negativamente sullo
sviluppo di tutto il settore.
L’Artigianato e la Piccola Impresa
L’artigianto è un settore dalle
potenzialità molto concrete che ha nell’area radici storiche ed importanti. La
forte e secolare tradizione artigianale ha mantenuto fiorente l’economia
dell’area fino al suo declino, avvenuto nell'immediato dopoguerra.
L’artigianato è in via di estinzione per due ordini di motivi: in primo luogo,
le attività artigianali non sono incentivate in misura sufficiente; in secondo
luogo, i figli non continuano le attività tramandate loro dai padri.
Quest’ultima ragione fa riecheggiare un passo di alvariana memoria: “I figli
rappresentano una forza che deve correggere il destino individuale dei padri”.
Ecco in queste parole viene spiegato il tentativo, indotto soprattutto dalle
famiglie, delle nuove generazioni di “liberarsi” dal passato umile dei loro
predecessori. Un ruolo importante di recupero dei mestieri artigiani potrebbe
essere svolto dagli istituti professionali, con dei tecnici che sappiano far
nascere nei giovani la voglia di recuperare, modernizzandole, le tecniche
artigianali. E’ chiaro come questa osservazione introduca due problematiche
molto avvertite dai soggetti locali:
· la
ricomposizione del tessuto artigianale (tipico ed artistico) e la
rivitalizzazione della sua vitalità storica ed economica;
· il
ruolo fondamentale della scuola nella innovazione delle tecniche artigianali e
nella formazione dei giovani artigiani.
Dai dati forniti dalla Camera di
Commercio risulta che le imprese artigiane rappresentano solo il 25% del totale
delle unità locali iscritte nell'area. La percentuale più alta è registrata nei
settori delle costruzioni e dei trasporti, segno che le attività manifatturiere
tradizionali non costituiscono più una fonte di reddito per l'economia
locale.
Va notato come a Bivongi, Pazzano e
Placanica trovino luogo quasi esclusivamente imprese a conduzione individuale,
rivolte all’esiguo mercato locale, come d’altra parte rilevabile anche dalle
specializzazioni produttive riscontrate (alimentari di base, legno,
abbigliamento). Fa eccezione la rilevante presenza di imprese di costruzione a
Bivongi ed una discreta attività di commercio all’ingrosso, intermediazione e
trasporti a Placanica.
Il dato rilevato a Stilo risente
favorevolmente della presenza delle attività di imbottigliamento di acque
minerali, a carattere di piccola
industria, e del suo indotto, cresciuto sotto la forma di attività di
trasporto, noleggio ed ausiliari alla produzione.
Per quanto riguarda Caulonia è rilevabile
la presenza di un tessuto di medie e piccole imprese ed attività artigianali
impieganti lavoro dipendente soprattutto nel campo della trasformazione di
prodotti agricoli, della produzione di materiali da costruzione, di lavorazioni
chimiche. Esistono inoltre imprese di costruzione di dimensioni meno modeste di
quelle sinora rilevate. E’ da notare come la relativa dinamicità economica
abbia reso Caulonia sede di alcune attività complementari e/o indotte, quali
quelle di installazione macchinari, istituti di credito, servizi di
intermediazione, ed altri mancanti nei centri vicini.
Il dato più appariscente per quanto
riguarda Roccella Jonica è certo l’elevato numero di dipendenti dell’Ente
Ferrovie dello Stato, che qui accentra numerosi servizi riguardanti la zona
ionica della provincia di Reggio. Da questa localizzazione è derivato un
discreto indotto per quanto riguarda le attività connesse ai trasporti e la
lavorazione dei metalli; altre attività vengono svolte da imprese a prevalente
carattere individuale.
Il settore dell’artigianato, della
piccola industria e delle attività connesse con la produzione e la pesca si
presenta complessivamente molto debole per quanto riguarda i territori
comunitari, occupando solo il 4% della popolazione residente complessiva, e
presentando come unica realtà relativamente dinamica e complessa quella
dell’area di Caulonia.
Le
Unità Locali e le Imprese Artigiane
iscritte alla Camera di Commercio (1996)
COMUNE |
UNITA' LOCALI |
DI CUI ARTIGIANE |
Bivongi |
76 |
22 |
Caulonia |
349 |
87 |
Pazzano |
37 |
11 |
Placanica |
44 |
14 |
Roccella I. |
364 |
74 |
Stilo |
83 |
16 |
TOTALE |
953 |
344 |
FONTE: Elaborazioni su dati ISTAT
Il
Tessile
Il tessile, pur non agendo da traino,
rappresenta un settore molto importante per il tipo di esperienze osservate.
Esso, insieme all’agricoltura, costituisce un settore tipico del lavoro
femminile. Nell’area è presente un numero notevole di imprese che sviluppano le
loro attività in questo campo.
L’Edilizia
Un settore che sta attraversando una fase
di crisi è l’edilizia. Bisogna dire che esso ha avuto un notevole impulso dalla
eccessiva crescita della domanda di natura residenziale in cui le imprese
prevalentemente operavano.
Sarebbe auspicabile una diversificazione
della tipologia d’intervento edile sia perché viene fuori la tendenza da parte
delle popolazioni, residenti specialmente nei centri interni, ad investire
parte dei loro risparmi nella ristrutturazione delle vecchie case di proprietà,
sia perchè la conservazione del tessuto urbano è resa precaria dalla carenza di
interventi per il recupero dei centri storici ed in genere dell’edilizia degradata. Tale ampio margine di sviluppo
edilizio, in parte promosso per affrontare le questioni relative alle singole
emergenze architettoniche, dal lato dell’edilizia civile e privata trova
ostacoli insormontabili nelle ridotte capacità finanziarie dei proprietari.
Il
Turismo
Le potenzialità turistiche dell’area
appaiono ad oggi notevoli ma pochissimo sfruttate. Il contesto territoriale
appare infatti essere sostanzialmente di notevole valenza turistica, sia per il
clima, sia per le qualità intrinseche del paesaggio, che lo scarso sviluppo
economico ha finora preservato nei suoi caratteri originali, sia per la
ricchezza di resti e testimonianze di millenni di civiltà insediate in loco.
Se le riserve alla base di attività
turistiche non mancano, ben più problematico è il verificarsi di condizioni
ambientali e sociali che rendano tali attività effettive.
Assai acuta risulta la carenza di
attrezzature ricettive, alberghiere, di ristoro e di supporto; quasi nulla
l’offerta di attività ricreative e collaterali, nonostante la presenza di un
patrimonio idrotermale e di ambienti ideali per un turismo escursionistico.
Ma tutti questi elementi, naturali,
storici, culturali, necessitano per costruire una reale offerta turistica di un
quadro territoriale complessivo che comprenda servizi indispensabili al
soggiorno confortevole, attrezzature civili efficienti ed agevoli, centri
urbani animati ed esteticamente piacevoli, luoghi di incontro, iniziative
ricreative e di cultura, artigianato e produzioni tipiche di qualità.
Lo sviluppo turistico del territorio
necessita cioè non soltanto dell’attrezzatura di alcune località o dalla
creazione di itinerari, ma soprattutto dal miglioramento generalizzato delle
condizioni insediative, dall’esistenza di un ambiente territoriale complessivo
in cui si integrino l’ambiente naturale e quello antropizzato, la conservazione
di una immagine integra e naturale con lo sviluppo economico e sociale , in una
parola del riequilibrio complessivo del territorio.
Attualmente il tipo di turismo prevalente
è di natura etnica, cioè emigrati che ritornano per trascorrervi le ferie. Di
supporto ed impulso al turismo potrà essere il porto di Roccella Jonica che
costituisce un punto di riferimento logistico ed un approdo ideale per i
pescherecci, in particolare siciliani e pugliesi, e per i diportisti di ogni
parte del mondo. Si crede che la presenza di questi soggetti esterni possa
innescare un processo di emulazione negli operatori locali con conseguente
sviluppo di un settore importante quale è la pesca e la vela da diporto.
I
Servizi
Altra attività che concorre alla composizione
del reddito della famiglia é il terziario. Il settore, che rappresenta una
larga fetta del valore aggiunto dell'area, è basato essenzialmente sul
commercio e sui trasporti.
Per quanto riguarda il commercio esso
presenta adeguate reti distributive in particolare nei comparti merceologici
dell’alimentare e abbigliamento. Oltre al commercio a posto fisso troviamo
quello ambulante (prodotti ittici e ortofrutticoli ma anche tessili).
Caratteristica comune a quasi tutti i
centri litoranei è lo svolgimento periodico del mercato locale che funge da
attrazione sia per gli operatori economici sia per la popolazione. In queste
occasioni è diffusa la commercializzazione delle produzioni tipiche (formaggi,
salumi locali di carni suine, ecc.). I mercati locali svolgono una funzione
promozionale dell’economia locale e rappresentano una nota di colore della vita
delle piccole cittadine.
Non molto sviluppato è il settore dei
servizi sociali che conta soltanto 49 aziende iscritte alla Camera di
Commercio, il 41% delle quali ubicate Roccella Ionica che rappresenta il centro
più attrezzato dell'area.
1.6 LA STRUTTURA SOCIALE
Il
Ruolo della Cultura nella Costruzione dei Rapporti Sociali
L’individualismo e la mancanza di valori
di comunità locale
La caratteristica principale della
cultura locale è il marcato individualismo che caratterizza l'intera rete dei
rapporti sociali. Questa nota restituisce una idea di società civile debole in
quanto non riesce a sganciarsi da un sistema sociale ormai consolidatosi nel
tempo. A questa tendenza non si sottraggono neanche i giovani che, rispetto
alle capacità aggregative, spesso denotano un forte senso soggettivistico che
mina alla base qualsiasi iniziativa che si vada ad intraprendere. Alla cultura
dell'individualismo si aggiunge quella della diffidenza e del sospetto che
paralizzando ogni tentativo di associazionismo introducono il ben noto fenomeno
del "riflusso nel privato" che percorre tutta la società dell'area.
Ciò evidenzia: le degenerazioni della cultura locale verso modelli di tipo
familistico, e nella migliore delle ipotesi, campanilistico; la quasi totale
mancanza di infrastrutturazione a livello istituzionale e sociale. Il tessuto
sociale presentando questi connotati genera una scarsa tensione verso forme di
vita associata, anche in campo economico. Essendo la cooperazione un ambito in
cui è possibile manifestare reciprocità, mutualità e solidarietà, cioè valori
fondamentali per la comunità locale, ne deriva una supplementare difficoltà di
comunicazione che si va ad aggiungere ad un deterioramento di relazioni di
comunità di vitale importanza, quali la famiglia, l’amicizia, il vicinato. Qui
l’identità e il senso dell’appartenenza spesso divengono familismo, localismo,
clientelismo, cioè modalità di presenza ed incidenza nella società che non
producono beni relazionali. Si pensi all’uso delle risorse pubbliche, orientato
non al bene della comunità, ma al vantaggio del proprio gruppo di appartenenza.
Lo sguardo può ancora essere allargato alla lenta agonia di quelle microsolidarietà
che si esprimevano in contesti tradizionali e che oggi non sono più salde come
in passato in quanto la crescita del reddito ha annullato quelle forme di
solidarietà minime che si esprimevano in contesti di povertà.
Altro elemento facilmente riscontrabile è
rappresentato dalla tendenza verso i valori del privato (il riflusso di cui
sopra) che ha generato una fuga dal politico (in senso stretto), ed una forte
emergenza dei valori della quotidianità che si contrappongono ai progetti ed ai
disegni politici collettivi di più ampio respiro. Questo ripiegamento nel
privato evidenzia, inevitabilmente, una scarsa tenuta dei meccanismi di
solidarietà sociale.
La cultura dell'intermediazione contro la
cultura del diritto/dovere
La cultura della mediazione, tipica di
contesti socio-politici impregnati di clientelismo, avviene tra interessi
privati e pubblici. Quindi il luogo in cui è costantemente ricercato
l’equilibrio del sistema clientelare è la politica. Il punto di riferimento
delle decisioni, spesso non è rappresentato dal bene collettivo ma dalla
categoria “amico-nemico” che alimenta il sistema dello scambio clientelare e si
sostituisce a modalità di azione politica ed amministrativa fondata sulla
categoria diritto-dovere. La crisi di quest’ultima rappresenta lo specchio
dell’affermazione della cultura della mediazione continuata ed un vincolo
relativo all’accessibilità alle possibilità (appalti, convenzioni, ecc. )
offerte dal pubblico.
Il Ruolo e la Presenza della “Società di
Mezzo”
Partendo dal dato concreto delle
difficoltà e della debolezza della società civile ne discende il “silenzioso
comportamento” della società di mezzo che vi si colloca all’interno. Qui si
avverte un aspetto del modo di essere società. Esso attiene alla programmazione
e agli apporti partecipativi. E’ essenziale per la definizione degli indirizzi
generali il concerto tra enti locali, rappresentanti di categorie produttive ed
imprenditoriali, sindacati, organizzazioni sociali e culturali. In un contesto
in cui sembra evidente la lontananza tra “paese legale” e “paese reale” la
società di mezzo poteva svolgere un ruolo importante per lo sviluppo di un
nuovo metodo di governo che richieda come necessaria la presenza di soggetti
coscienti di essere protagonisti di processi culturali democraticamente
qualificanti. In questo reciproco impegno deve avvenire un incontro tra
istituzioni e società di mezzo che si traduca in dinamismo dialettico
attraverso il quale raggiungere un raccordo tra volontà “sociale” e “politica”. E’ proprio la dialettica fra parti sociali e
istituzioni politiche che manca. Tuttavia il mondo della rappresentanza, in
particolare il sindacato, in quest’ultimo periodo, sembra vivere una fase di
effervescenza e di progettualità. Il passaggio futuro deve portare alla creazione
di una “rete delle rappresentanze” per la Locride attraverso la mobilitazione
delle risorse positive esistenti all’interno della società di mezzo. Obiettivo
primario dell’intera società locridea diventa pertanto la chiusura della
precedente fase di “sterilità progettuale e politica” per inaugurare una nuova
stagione della politica e della rappresentanza e dei diritti.
L’Associazionismo
La struttura associativa nell'area si
presenta in forma variegata essendo espressione dei molteplici interessi che
attraversano la società. Essenzialmente l'associazionismo locale opera su
alcuni settori specifici della vita civile che vanno dal sociale al culturale,
al politico e all'economico.
Associazionismo sociale
La prevalenza delle aggregazioni che
hanno come punto di riferimento la Chiesa, ovvero il soggetto locale più
impegnato che agisce come unica forza aggregante sul territorio, sia per la sua
storia che per la profonda convinzione dei suoi rappresentanti, è la
caratteristica principale dell'associazionismo sociale. Infatti si tratta
dell'unica istituzione che ha un ruolo molto forte nell'orientamento della
cultura nell'area della locride riuscendo a dare dimensione riflessiva e
propositiva alle discussioni anche su problematiche sociali come la mafia. Cioè
ha contribuito e stimolato il risveglio sociale.
Appare evidente quindi come la Chiesa
abbia approfondito il suo rapporto con il territorio, generando forte
radicamento e, allo stesso tempo, maturando la convinzione che fosse
obbligatorio, per potervi incidere efficacemente, operare un passaggio
obbligato da una Chiesa dedita esclusivamente al culto ad una Chiesa, invece,
di tipo missionario che impernia la sua opera sull’evangelizzazione e sui
problemi sociali.
E' proprio il mondo cattolico, con la sua
vasta e capillare rete di rapporti che ha sul territorio a promuovere relazioni
sociali fondate sull’universalità, la fraternità e la solidarietà e a dare le
risposte più incisive al bisogno di aggregarsi manifestato dai giovani. E’
chiaro che un impegno di tal genere urta le tendenze del particolarismo e
dell’individualismo, per cui è plausibile ipotizzare che le tensioni culturali
dell’area si collocano e si addensano in questo “scontro” tra le idealità e i
valori religiosi e la quotidianeità individualistica (indifferenza, egoismo,
riflusso nel privato, disinteresse).
Associazionismo sportivo
Altrettanto diffusa è questa forma
particolare di associazionismo che nell'area coinvolge, nelle diverse
discipline sportive praticate, numerosissimi giovani. Le associazioni sportive
rivestono un ruolo importante riguardo l'aggregazione dei giovani. Nonostante
per i giovani lo sport e le attività ricreative in genere riscuotano un
notevole interesse aggregativo, si riscontra una penalizzante ed estrema
carenza di strutture ricreative idonee a suscitare aggregazione.
Una parentesi deve essere aperta in
riferimento all'associazionismo spontaneo, che rappresenta, tra le varie
tipologie, quello meno tradizionale e più "moderno". Tale modalità
aggregativa significa in quanto viene alimentato dalle piazze, sale da gioco,
pizzerie, bar.
Associazionismo culturale
Tre sono le branche di operatività delle
associazioni culturali presenti sul territorio: culturale in senso stretto,
salvaguardia del patrimonio storico, ambientale.
L’associazionismo culturale in senso
stretto si esprime principalmente in due forme: quello elitario, esclusivo e
molto chiuso, e quello invece più diffuso nel sociale. Nella prima specie vanno
inclusi i Rotary ed i Lyons organizzati nella forma del club. Ci sono anche
delle associazioni, quali la FIDAPA, costituite esclusivamente da donne che
operano in modo molto attivo.
Importante, per il ruolo svolto in campo
culturale, è l’Associazione Culturale Jonica che è riuscita, con la sua
costante opera, a far diventare di Roccella Jonica un momento d’incontro
mondiale per il Jazz. Tale manifestazione rappresenta un evento unico per
l'intera zona protraendosi fino alla tarda estate consentendo così di allungare
la stagione turistica.
Per quanto concerne l'associazionismo
relativo alla conservazione del patrimonio storico-artistico, una prima
osservazione da fare è inerente allo sviluppo, in termini di volontariato, di
una sensibilità culturale che è più radicata nei centri interni. Infatti a
Stilo (dove si può visitare la Cattolica) opera un circolo culturale per la
tutela dei monumenti.
L'ultima specificità dell'associazionismo
culturale è intrecciata profondamente con il territorio e le tematiche
ecologiche che intende promuovere. Tale impegno è fondamentale in quanto la
crescita civica e culturale dell'area la si riscontra nel rapporto che i
cittadini hanno nei confronti del territorio. Oggi sembra di notare una
maggiore attenzione per quel che c'è "dietro la porta di casa".
Questo risultato lo si è ottenuto con la continua sensibilizzazione e con i
frequenti dibattiti sull'ambiente. Pur non essendo molto diffuse nell'area
(però hanno come riferimenti singole persone) le associazioni ambientalistiche
presentano un alto grado di concentrazione a Bivongi, dove operano il WWF,
Italia Nostra e Legambiente.
Associazionismo politico.
Per capire meglio i connotati
dell'associazionismo politico occorre avere come punto di riferimento la fase
di transizione politica che attualmente sta interessando l'Italia. Mentre negli
anni precedenti le strutture politiche tradizionali riuscivano ad aggregare con
le loro organizzazioni sia il mondo adulto che giovanile, adesso si assiste ad
un crollo della domanda di partecipazione politica. Cioè è entrato in crisi un
modello di rappresentanza e di organizzazione degli interessi del territorio
nonchè di aggregazione politica di base. Nel passato, si verificava, anche, che
le sezioni coincidevano con le abitazioni dei singoli politici evidenziando una
preoccupante mancanza di collegamento tra la base ed i partiti. La politica
allora aggregava in modo squallidamente clientelare. Alcuni strumenti
(intervento straordinario in primis) su cui si reggeva il vecchio sistema
politico hanno consentito la prosecuzione di un "feudalesimo" inteso
non come forma di "baronia" del signorotto locale ma come forma di
"baronia politica", in quanto al vecchio signorotto locale si è
sostituito il padrino politico che ha cercato (riuscendoci) di gestire la
situazione alla “vecchia maniera”, attraverso quindi un controllo sociale fatto
di favori, di clientele, offrendo posti negli enti pubblici, smorzando la
possibilità e la volontà nelle nuove generazioni di potersi impegnare in
attività produttive. Altre importanti caratteristiche del sistema politico è la
litigiosità ed una embrionale tendenza a "polarizzarsi" nelle
elezioni politiche mentre ciò non trova corrispondenza in ambito comunale e
provinciale dove si sono verificati fenomeni di localismi politici, anche se
poi non hanno avuto alcun seguito. La riforma elettorale non sembra aver
ridotto la consistenza di tali fenomeni anche se rispetto al locale sembrano
avere un peso maggiore le liste civiche non intese però in senso antipartitico
ma come forma migliore di organizzazione degli interessi delle comunità e di
mobilitazione-aggregazione delle varie energie non vincolate a partiti politici
o disperse nell’universo variegato della società civile.
L’associazionismo politico rappresenta
anche un momento per riflettere sulla classe dirigente attuale. E su questo punto
bisogna osservare che molti degli amministratori presentano un grado di
sensibilità verso alcuni nodi problematici (lavoro giovanile, sviluppo delle
risorse autoctone, buon andamento della pubblica amministrazione, etc.)
abbastanza elevato proponendosi, in qualche caso, come attivatori di dinamiche
di sviluppo. Viene, in un certo senso, affermata la centralità degli attori
locali nelle politiche di sviluppo. Purtroppo la gracilità di questo processo
non incide positivamente sul rapporto cittadini - istituzioni. L’aspetto
principale di tale rapporto consiste nella contraddizione tra elevata
partecipazione elettorale e scarsa fiducia nelle istituzioni. Oltre questo
momento particolare della vita politica la relazione cittadino-istituzione si
esaurisce nella pressante richiesta di servizi elementari e quotidiani che
rimandano a una latente conflittualità per le difficoltà del pubblico a
soddisfarla. In sostanza i cittadini avvertono una sorta di solitudine.
Associazionismo economico.
Premesso
che la scarsa propensione all'associazionismo attraversa tutto l'arco delle
attività sociali dell'area, da questa "sindrome jonica" non è immune
nemmeno l'associazionismo di tipo economico che è molto sviluppato solamente
nel settore commerciale. Una lettura
più approfondita rivela che il limite dell'economia dell'area non è tanto la
perifericità, determinata anche da lontananze geografiche a da carenza
infrastrutturali, rispetto alle altre aree più avanzate, quanto la scarsa
cultura della aggregazione. Questa situazione è particolarmente penalizzante in
quanto soffoca la già debole progettualità autocna, la possibilità di dare
visibilità e corpo all’organizzazione degli interessi economici endogeni, la
capacità ed il potere di aprire contenziosi forti con il mondo politico.
La
Condizione Giovanile
Gli aspetti salienti che connotano
l'universo giovanile della locride si condensano in alcune tematiche (per
esempio la disoccupazione), alcune delle quali attualmente stanno attraversando
l'intera società. Quello che più è parso di notare è la scarsa integrazione dei
giovani nei vari mondi del vivere quotidiano. Per esempio raramente si
incontrano amministratori o imprenditori giovani.
Questa marginalità giovanile pur
rappresentando un anello debole del sistema sociale locale può diventare un
punto di forza, finalizzato al cambiamento complessivo della società, proprio
perchè i giovani sono i meno integrati. I loro luoghi di incontro non sono le
strutture istituzionalizzate, sono le strade, i campi sportivi, i bar e le sale
giochi. Il loro obiettivo non è il "palazzo" ma è il
"cantiere", raggiungibile con metodi e percorsi diversi.
Scolarità
La concentrazione della maggior parte
delle scuole superiori nei centri esterni al territorio della Comunità Montana,
crea le condizioni perché nell’area si verifichi un accentuato pendolarismo che
per la scarsa programmazione esistente nel settore dei trasporti, genera non
pochi disagi agli studenti. Infatti, alcune scuole e qualche Distretto
Scolastico hanno chiesto alla Regione di armonizzare i tempi dei trasporti con
le esigenze della scuola per consentire lo svolgimento di molte attività, per
esempio di prevenzione, che attualmente non possono essere svolte per i disagi
a cui sono sottoposti gli studenti pendolari.
L'impressione generale è che ci sia
all'interno delle scuole una forte coscienza rispetto al ruolo di aggregazione
sociale. La scuola rappresenta un posto strategico per la promozione dello
sviluppo se riesce a formare, orientare e informare. L'handicap che però viene
fuori è che se la scuola da una parte fa sentire i giovani protetti dall'altra,
sovente, non li stimola a proiettarsi nel loro futuro. La crescente
scolarizzazione ha diffuso un atteggiamento di rifiuto verso lavori o imprese
che comportano ruoli manuali, per esempio in campo agricolo o zootecnico,
quindi senza “scrivanie”. Tale osservazione è confermata dall’emblematica
caduta, nell’ultimo decennio, della domanda di istruzione agricola. Le
statistiche sono sconcertanti sia per il vistoso calo degli iscritti, si è passati
dai 297 dell’anno 1983-’84 ai 126 (- 57,5%) del 1996, sia perchè questa
tendenza negativa ha comportato la chiusura nel 1990-’91 di uno dei tre
istituti, ad indirizzo agricolo, dell’area. Bassissima è la fetta che tale
indirizzo occupa nel quadro scolastico del microsistema della locride: solo il
2% rispetto al 5,2% del 1983-’84. Tutto ciò, purtroppo, si verifica in una area
che presenta una forte vocazione economica di tipo agricolo ed agroalimentare.
A questo trend preoccupante corrisponde un notevole incremento della damanda di
formazione di tipo turistico-alberghiera. Infatti i due istituti di Locri e
Marina di Gioioisa Jonica hanno registrato nell’ultimo decennio un innalzamento
degli iscritti che supera il 70% passando dagli 594 del 1983 ai 1009 1996.
Da riscontrare nell’area un embrionale e
positivo atteggiamento all'interno del sistema scolastico in generale
nell'educare i giovani alla autopromozione nel mondo del lavoro in particolare
tra gli istituti professionali e le scuole a carattere liceale e poi anche
negli istituti, alberghiero e turistico, dedicati esclusivamente alla
formazione di specifiche figure professionali (cuochi, camerieri, a altre
figure che presentano affinità col settore).
Complessivamente nell’area si possono
riscontrare due atteggiamenti disomogenei: da una parte una forte richiesta,
sostenuta particolarmente dalle famiglie (infatti una parte di risparmio viene
destinata per gli studi dei figli), di scolarizzazione; dall’altra il mondo del
lavoro che richiede un “prodotto finito” pronto per soddisfare quella minima
domanda di lavoro locale.
La popolazione scolastica nell’anno ‘92 -
‘93 era di 6.356 unità, di cui 3.878 (61%) negli istituti ad indirizzo tecnico;
2.478 in quelli umanistici. Tale ambivalenza, in riferimento alla preparazione
al lavoro, sembra configurarsi nei seguenti termini:
- esiste una domanda alta di qualificazione
tecnica e professionale, cui si accompagna la richiesta di maggiore concretezza
e specificità dell’insegnamento ricevuto;
- esiste altresì una buona domanda di
formazione generale;
- si riscontra infine una certa disponibilità
ad esperienze di lavoro nel corso degli studi (vedere Ist. Alberghiero di
Locri).
Riguardo gli ambienti viene denunciato lo
stato di abbandono in cui versano le strutture dell'area da parte degli enti
preposti quali la Provincia. Sopperisce, in qualche occasione per imbiancare le
classi, la buona volontà degli alunni.
Disoccupazione
Uno degli aspetti più gravi della
situazione economica e sociale che sta vivendo l’area è la preoccupante caduta
di domanda di lavoro ed il costante aumento del numero di disoccupati. I dati
relativi al mercato del lavoro provinciale sono allarmanti: 119.102 disoccupati
su una popolazione di 590.863 residenti. Si tratta di un fenomeno che coinvolge
tutto il mondo industrializzato ed in particolare le regioni meridionali
italiane che sono collocate in un contesto economico strutturalmente debole in
cui emergono:
- le conseguenze di una politica di
investimenti pubblici che si è rivelata effimera (vedere Intervento
Straordinario);
- la mancanza di una efficiente politica del
mercato del lavoro che faciliti la mobilità della mano d’opera.
Lo squilibrio tra la domanda e l’offerta
è un dato strutturale dell’economia dell’area e lo sviluppo, nel passato, di
flussi migratori, anche giovanili, verso l’esterno ne è una dimostrazione
eloquente.
Un fattore che ha introdotto delle
distorsioni nel mercato del lavoro è il gonfiamento del pubblico impiego che
costituisce il 36% dell’occupazione totale, mentre commercio ed industria
garantiscono livelli occupazionali più bassi, rispettivamente il 31% e il 15%.
Anche questi dati evidenziano lo squilibrio esistente all’interno del mercato
del lavoro locale dove la consistente offerta di lavoro giovanile non si
incontra con una domanda di identiche dimensioni.
1.7 LA DIAGNOSI DELLE POTENZIALITA’ DI SVILUPPO
DELL’AREA
I Vincoli allo Sviluppo
I
Punti di Debolezza Ambientali
Distanza geografica dai maggiori centri
La perifericità geografica del territorio
della Comunità Montana, come di tutta la Regione Calabria, rispetto ai più
sviluppati Centri di Europa, unita alla particolare conformazione del
territorio ed alle vicende storiche che hanno segnato profondamente la cultura
della popolazione locale, ha molto contribuito a determinare l'inferiorità
economica e la mancata crescita del substrato ambientale (dal punto di vista
socio-economico), necessaria per generare delle dinamiche di sviluppo
territoriale.
Caratteri di montuosità
I limiti derivanti dalla morfologia del
territorio, per le zone interne, sicuramente sono ben circoscrivibili nella
prevalente caratteristica montuosa del territorio che non permette facilmente
comunicazione e scambi. Questa connotazione costituisce un limite per lo
sviluppo di queste zone in quanto la loro collocazione geografica le isola
rispetto alle principali direttrici dello sviluppo socio-economico non solo
locale.
Mancanza di grandi centri abitati che
agiscano da centri propulsori di iniziative culturali ed economiche
L'area, per il momento, non presenta
particolari interazioni con la realtà cittadina più vicina; il rapporto con la
città di Reggio Calabria e con i paesi limitrofi o con la città di Catanzaro,
si esaurisce in un "uso" della città diretto soltanto ad assolvere
determinate funzioni di carattere economico/amministrativo.
La perifericità geografica dell'area è da
attribuire anche alla mancanza di un grande centro urbano, capace di fungere da
Centro propulsivo di iniziative culturali ed economiche trainanti per lo
sviluppo del territorio.
Anche la totale carenza di un artigianato
di qualità è naturalmente da collegarsi alla mancanza di un collegamento col
mercato, poichè la ricchezza del ceto urbano avrebbe certamente potuto
sostenere un affinamento di tecniche e una importazione di materia prima, se
quella connessione fosse stata presente e avesse sollecitato la produzione.
Sono facilmente immaginabili quali sarebbero state le conseguenze positive
della creazione di un intero ceto di artigiani e di commercianti che avessero dimestichezza
con aree, città e mercati non solo locali.
La funzione urbana ha comportato attività
che il territorio non è riuscito ad esprimere, o non è riuscito ad esprimere a
quel livello di complessità e di qualità visto altrove: ceti artigiani, industriali,
mercantili; competenze tecniche e professionali; istruzione, cultura più ricca
e aperta verso l'esterno. Tutto questo non è accaduto nell'area della Comunità
Montana.
Mancanza di infrastrutture e/o bassa
qualità di quelle esistenti
L' infrastrutturazione, avvenuta
prevalentemente attraverso l'intervento straordinario, non è mai stata gestita
dal basso, ma è stata pensata al di fuori di una domanda locale, con i problemi
che questo ha comportato.
La carenza di infrastrutture rappresenta,
da sempre, un grosso ostacolo per lo sviluppo dell'area. Le vie di
comunicazione e di trasporto, i servizi sociali, sanitari, culturali, etc.
richiedono ancora un grosso sforzo da porte delle amministrazioni locali per
raggiungere un livello, sia pur minimo, di vivibilità.
Degrado urbanistico
Il degrado urbanistico è testimoniato
ovunque da una massiccia presenza di case abusive costruite nella periferia di
centri abitati che ha apportato notevoli alterazioni alla struttura
territoriale. La totale mancanza di strumenti adeguati per la regolamentazione
dell'attività edilizia ha favorito tali trasformazioni, rendendo ancora più
precaria la forma urbana e lasciando che il patrimonio edilizio si sviluppasse
in assenza di pianificazione.
Scarsa coscienza delle problematiche
ambientali
In tutta l'area molto spesso l'ambiente
non viene visto come una risorsa da tutelare e da valorizzare, ma come un
elemento da sfruttare indistintamente. La normativa di riferimento in campo
ambientale rappresenta una fonte di ricchezza non riconosciuta da una parte
degli amministratori dell'area che hanno inteso tali strumenti legislativi come
una sorta di restrizioni e vincoli da evitare per i presunti danni che ciò
arrecherebbe all'economia locale.
Tale mancanza di cultura dimostrata dagli
enti pubblici si riflette ovviamente anche nella mentalitá degli abitanti del
posto che, solo ultimamente, stanno imparando a considerare il territorio come
un bene proprio e stanno cercando di riappropriarsi dell'ambiente, inteso come
insieme integrato di flora, fauna, culture e tradizioni locali.
I Punti di Debolezza Economici
La crisi dell'economia dell'area della
Comunità Montana è simile a quella di molte aree rurali: l'apertura dei
mercati, la concorrenza dei prodotti provenienti dall'esterno ne ha trasformato
profondamente la struttura, mentre non si è innescato uno sviluppo di tipo
moderno. Inoltre, l'impatto del nuovo, del moderno su di una struttura sociale
e produttiva per molti versi arcaica è stato particolarmente dirompente: il
nuovo ha sostituito il vecchio, che non è stato capace di rinnovarsi.
A questi elementi si aggiungono forme di
rapporto tra economia e politica, economia e istituzioni, ampiamente note
perche' comuni alla generalita' delle aree arretrate del Mezzogiorno. In
particolare, si puo' ritenere che la diffusa dipendenza del reddito delle
famiglie dai trasferimenti o dagli impieghi pubblici abbia tre conseguenze
importanti :
- il
ruolo economico che le comunità' assegnano a se stesse è in gran parte
appiattito sull'essere fruitrici di erogazioni e sullo spenderle. E' molto
debole, quasi inesistente, una percezione delle comunità come gruppi sociali
autonomamente capaci di esprimere attivita' economiche e di puntare al
miglioramento delle proprie condizioni di vita. Costitutivo dell'esperienza di
molte persone e' il rapporto con lo Stato, non il rapporto col mercato. Questo
rende nebuloso e difficile immaginare iniziative che, proprio nel mercato,
abbiano il loro punto di innesto principale;
- il
rapporto con le istituzioni è un rapporto mediato, filtrato, da questa
dipendenza dallo Stato. E' difficile per che vive nell'area pensare
all'istituzione pubblica come ad una entità che fa qualcosa di diverso dal
distribuire contributi, assegni, o posti di lavoro piu' o meno assistenziali. Di
conseguenza manca la capacita' di configurare la stessa richiesta alle
istituzioni di un ruolo, profondamente diverso, di sostegno a iniziative
locali: sostegno alla loro nascita (nel senso di favorire un allontanamento
della dipendenza dallo Stato, di favorire e alimentare l'offerta
imprenditoriale) e sostegno al loro consolidamento (sotto forma di servizi
reali e competenze tecniche, al posto di denaro);
- la
classe politica si muove in una dimensione che la rende difficilmente
cooptabile a fini di sviluppo endogeno. Essa ha basi di legittimazione molto
deboli: ricava la sua maggiore forza dalla capacita' di convogliare sull'area
risorse pubbliche o, nei paesi dove la criminalita' mafiosa o di faida e'
forte, di saper contenere il disagio entro limiti accettabili, di lavorare a
favore di alcuni fondamentali equilibri nei rapporti tra le famiglie, o forse
di essere il piu' immobile e assente possibile.
Polverizzazione e frammentazione delle
aziende
Come giá si é avuto modo di affermare in
precedenza, le aziende presenti nell'Alta Locride sono, per lo piú, ditte
individuali dirette quasi esclusivamente dal titolare e dai suoi familiari. La
mancanza di associazionismo e la scarsa cultura di impresa sono alcuni degli
elementi cardine che determinano la polverizzazione della dimensione aziendale.
Tale fenomeno, diffuso non soltanto nell'area della Comunità Montana, ma anche
nel resto del Meridione, influisce negativamente sull'andamento dell'economia
locale e sulla capacitá delle imprese della zona di essere visibili sul
mercato.
Da un punto di vista strettamente
agricolo, si può affermare che la polverizzazione della proprietà rimane il
vincolo maggiore per lo sviluppo di un'agricoltura moderna e competitiva.
Frammentazione dell’offerta dei prodotti
e bassa qualità dei servizi
Anche i prodotti dell'area sono offerti
al consumatore finale in modo non coerente con le logiche di mercato
solitamente utilizzate dagli operatori economici inseriti in contesti piú
evoluti.
Si avverte la poca diffusione di marchi
tipici e certificazioni di qualitá dei prodotti locali che, proprio per questo
motivo, non sempre riescono a spuntare prezzi remunerativi e ad essere
commercializzati in mercati diversi da quello locale. Inoltre, la mancanza di
strategie di filiera in tutti i settori produttivi dell'area determina una
scarsa attenzione verso il cliente finale ed una bassa qualitá dei servizi
offerti che non permette di attribuire alcun valere aggiunto ai prodotti.
Scarsa conoscenza delle risorse
produttive, naturali, archeologiche e culturali
Nell'area si riscontra uno scarso grado
di conoscenza delle risorse produttive, naturali, archeologiche e culturali
presenti sul territorio. La popolazione locale non é attenta alla
valorizzazione del patrimonio architettonico ed archeologico e dimostra di non
conoscere adeguatamente tutte le potenzialitá offerte da tali risorse.
Difficoltà di accesso al credito
Il sistema del credito rappresenta
nell’area un vincolo per lo sviluppo piuttosto che un soggetto trainante. Il
finanziamento del credito bancario avviene a condizioni gravose, e forse
insopportabili, per gli imprenditori locali. Se questo è il quadro in cui si
collocano i rapporti tra il mondo imprenditoriale e bancario, i giovani, che
non possiedono reddito e vogliono avviare proprie iniziative economiche, sono
chiaramente penalizzati, in quanto non sono certamente in grado di soddisfare i
requisiti e le garanzie che gli istituti richiedono.
Inefficienza della Pubblica
Amministrazione
Il quadro politico-amministrativo
dell’area precedente alla nuova riforma elettorale, che ha introdotto
l’elezione diretta dei sindaci, era caratterizato da una forte instabilità
amministrativa. Se questo problema
appare oggi superato rimangono inefficienze e carenze croniche. Si pensi alla
materia urbanistica ed alle inadempienze dei Comuni, rispetto agli obblighi
previsti dalla legge per la predisposizione di strumenti che regolino la
crescita fisica del territorio. Si pensi ancora agli inesistenti servizi
sociali, servizi di rete, servizi all’ambiente, ecc.
Le difficoltà dei Comuni sembra si
nascondano dietro le ristrettezze economiche e le carenze di personale. In
realtà è assente una vera e propria cultura politica, di coinvolgimento della
società civile, è inadeguato il livello tecnico-culturale dei singoli
amministratori nel soddisfare la domanda che il territorio esprime, risultano
anche poco approfondite le conoscenze degli strumenti e delle opportunità
legislative.
Il limite più evidente delle politiche di
sviluppo dell’area consiste nella superficialità dei programmi di rilancio
economico della zona. Il procedere per eventi è tipico di un sistema politico
che opera in contesti di disaggregazione socio-economici.
Le amministrazioni locali, fino ad oggi,
non hanno aperto alcun dibattito sulla centralità del problema sviluppo e sul
loro ruolo. Esse si sentono soffocate dalla ingente domanda di servizi
(ecologici, viabilità, ecc.) e questo aspetto è la nota più saliente del
rapporto tra cittadini-istituzioni. Mancano forme di collaborazione fra questi
due soggetti. Non esistono, in tema di gestione di servizi, rapporti organici
tra volontariato ed istituzioni. Le linee divergenti corrispondenti alle due
direzioni del mondo politico e della società civile, si incrociano nelle sole e
solite occasioni elettorali dopodiché si apre un fossato colmabile sia da una
maggiore efficienza delle pubbliche amministrazione, sia dall’eliminazione, da
parte dei cittadini di un approccio bellicoso e carico di pretese, anche se
legittime.
I luoghi istituzionali di riferimento per
la popolazione dell'area sono unicamente il Comune e la Regione che comunque
hanno un livello di interazione basso; altri livelli, intermedi, non sono
presenti. Oltre ad una sovrapposizione di decisioni sul medesimo territorio che
rispondono, in ultima istanza a differenti logiche di governo locale e/o
sovralocale.
Sono pochi gli amministratori che
cominciano a pensare allo sviluppo e che mostrano attenzione al territorio come
risorsa.
I Punti di Debolezza Sociali
Alcuni aspetti della società dell'area
sembrano rappresentare ostacoli importanti alla nascita ed alla diffusione di
iniziative di sviluppo dal basso, o alimentate da risorse locali. In parte,
questi aspetti sono presenti nella consapevolezza dei cittadini e sono evidenti
anche per chi abbia tenui occasioni di rapporto con le comunità locali, in
parte, invece, debbono essere portati alla luce attraverso un'attenta
riflessione sulla storia dell'area.
Alto tasso di disoccupazione, specie
giovanile, femminile ed intelletuale
Come si è rilevato in precedenza, è
altissima la quota di giovani disoccupati che ambiscono ad un lavoro,
probabilmente ad una vita diversa da quella dei loro padri. I livelli di
scolarizzazione, anche nell'Alta Locride, si sono elevati moltissimo negli
ultimi vent'anni, i giovani sono in contatto con organizzazioni sociali,
modelli di consumo differenti, la fragile economia locale non sembra assicurare
nè reddito, nè la sicurezza necessari. Tuttavia, la spinta ad intervenire
direttamente per cambiare le cose non sembra andare di pari passo col rifiuto
dell'esistente: da un lato, non pare particolarmente forte, nei giovani, la
motivazione di intraprendere attività autonome, dall'altro, c'è una difficoltà
di fondo ad individuare nelle caratteristiche dell'area, nelle tradizioni, nei
saperi accumulati da generazioni delle risorse adeguate a sostenere processi di
sviluppo.
Bassa propensione all’associazionismo
Fattore negativo per lo sviluppo è lo
scarso senso di cooperazione, diffuso tanto nei giovani quanto nella popolazione
dell’area in genere. Non si tratta di individualismo sociale vero e proprio, ma
di poca esperienza di tutte quelle situazioni che richiedono il concorso di un
gruppo più ampio di quello familiare, o della famiglia allargata. Nelle aree a
forte vocazione agricola, ad esempio, la collaborazione è stata stimolata dalla
necessità di associarsi per l'acquisizione di macchinari per la coltivazione
della terra, o dalla necessità di saltare l'azione di intermediari per
presentarsi con maggior forza sul mercato. E' sintomatico come, nell'area,
questo non sia avvenuto: il mercato è ancora dominato, largamente, da
intermediari e grossisti che, da un lato, assorbono una parte cospicua del
reddito prodotto e, dall'altro, non consentono ai produttori di conoscere il
cliente finale.
Presenza della criminalità organizzata
Nel territorio della Comunità Montana, la
criminalità organizzata non è un fenomeno tanto diffuso come in altre zone
della provincia; tuttavia, è presente sul territorio la cultura
dell’illegalità. Sintomatico di questa situazione è il meccanismo contorto di
false assunzioni che consentiva a
numerose persone di percepire redditi ed emolumenti provenienti dai
trasferimenti dello Stato a sostegno del settore agricolo. Si tratta di un
fenomeno, questo delle false assunzioni in agricoltura, molto presente in
questa area. Questi emolumenti (illegali) sicuramente concorrono a formare il
mix del reddito medio delle famiglie insieme alle rimesse degli immigrati
(ormai in forte declino), all’impiego pubblico, all’attività edilizia e
commerciale.
Crisi di identità delle popolazioni
locali
Questi elementi evidenziano ancora di più
le difficoltà esistenti nel realizzare, oggi, iniziative dal basso nell'area Il
punto decisivo è che tra i saperi sociali di questo territorio - accanto al
sapere produrre formaggio, o accanto al sapere curare l'olivo e spremere
l'olio, e cosi' via - non ha mai avuto occasione di costituirsi e di radicarsi
un sapere sociale il cui contenuto è la relazione con l'esterno, con il mercato, e con le regole che lo governano.
Il passato e il presente sono in
dialettica tra loro, un corpo sociale utilizza oggi capacità, conoscenze e
abilità che non nascono dal nulla , ma dalla sua storia. La popolazione
dell'area, però, non sembra apprezzare tali valori e dedica poca attenzione
alle tematiche legate alla cultura tradizionale ricca di risorse da
valorizzare.
Mancanza di tradizione nella
partecipazione ai processi decisionali
La manifestazione più evidente e più
recente di questa situazione è stata l’intervento straordinario che, nato per
l’eliminazione degli squilibri infrastrutturali ed economici, non ha dotato il
territorio di grandi opere e si è limitato alle concessioni di incentivi per
alcune imprese locali. Per decenni l'intervento straordinario ha prodotto opere
pubbliche avulse dal territorio e slegate da qualsiasi progetto di sviluppo
economico ed iniziative imprenditoriali senza alcun presupposto per reggere la
concorrenza del mercato che nel tempo si sono perse causando non pochi problemi
occupazionali e di disagio sociale.
Bassa cultura imprenditoriale
Come giá messo in evidenza altrove,
nell'area non é affatto presente una cultura imprenditoriale di rilievo; ai
giovani mancano esperienze di imprenditorialità di successo cui fare riferimento
ed il lavoro in proprio sembra più un'alternativa povera e malsicura
all'occupazione "seria" del posto fisso statale.
Bassa professionalità
Un altro fattore di debolezza dell'area é
la scarsa attenzione dedicata alla formazione della manodopera che non sempre
riesce a garantire la qualitá del lavoro. Tale fenomeno, riscontrabile
soprattutto nel settore agricolo ed artigianale, ma anche in quello edile, é
dovuto soprattutto alla scarsa trasmissione dei valori tradizionali e dell'
"antico modo di fare le cose".
Le Potenzialità ed i Fattori di Successo
Anche se individuare fattori strutturali
di sviluppo in una area come quella della Comunità Montana rappresenta un
compito arduo in quanto nella zona jonica
ci sono tutte le condizioni negative per intavolare un reale discorso di
sviluppo tuttavia l’osservazione di questi fattori, ove siano presenti,
rende più agevole la lettura del modello di sviluppo che facilita o meno la
crescita dell’area.
Pertanto, l'obiettivo che si vuole
raggiungere con la realizzazione del Piano è quello di innescare un processo di
sviluppo organico che, partendo dalle debolezze dell'area che presentano
potenzialità da valorizzare, le trasformi per farle diventare fattori di
successo dell'iniziativa.
La bellezza del paesaggio e la ricchezza
di risorse naturali, la fama di talune produzioni agricole (il vino, il
formaggio, l’olio, etc.), la presenza di un artigianato locale già apprezzato
(artigianto del legno, del granito, dei tessuti, etc.) o di risorse
economiche-sociali (la pesca, l’attività estrattiva, il turismo, la forza
lavoro giovanile, etc.) sono tutti elementi che contribuiscono, in maniera
determinante, allo sviluppo integrato dell'area.
I Punti di Forza Ambientali
Presenza di vaste aree preservate
dall’inquinamento
La favorevole posizione geografica viene
segnalata come risorsa naturale da attivare per lo sviluppo dell'area. Il
clima, il mare, la montagna sono ritenuti fattori intorno ai quali elaborare
ipotesi di rilancio dell'economia locale. Seppure questa tendenza, rappresenti
una convinzione fortemente radicata ed una direzione ricca di potenzialità, non
sembra stimolare, allo stato, una progettualità di provenienza endogena.
Infatti, un modo diffuso di rapportarsi alla risorsa Ambiente ed alle sue
opportunità deriva da modelli importati quali l'istituzione di parchi nazionali
od oasi naturalistiche intorno ai quali si dovrebbero coagulare l'iniziativa
privata con quella, di supporto, pubblica. Ovviamente esistono esperienze
imprenditoriali avviate che, in particolare nell'agricoltura, trovano nelle
condizioni fisiche del territorio la linfa vitale per la propria sopravvivenza.
La valutazione complessiva che potrebbe
essere fatta riguarda la necessità di attivare la molteplicità delle variabili
ambientali (mare, montagna, collina) che questo territorio esprime come
potenzialità di sviluppo.
Presenze
di coste ed aree montane di interesse turistico
Insieme all'agricoltura ed
all'artigianato di pregio, il turismo è una delle risorse economiche endogene
di più grande significato su cui puntare per uno sviluppo dell'area. Fattori
ambientali di sicuro potenziale economico sono: il Parco dello Stilaro e l’Oasi
faunistica a Bivongi dove tra l’altro andrebbe valorizzata la Cascata del
Marmarico che con i suoi 100 metri è la più alta d’Italia. Da una stima
approssimativa risulta un consistente flusso turistico pari a 20-30 mila
persone annue che genera problemi di gestione per gli amministratori comunali.
Breve distanza mare-monti
Tenendo ben presente l'equazione Ambiente=Sviluppo,
una appropriata gestione del territorio e delle sue potenzialità costituisce un
“fattore di potenzialità”. Questo potenziale di sviluppo viene fatto dipendere
dalle risorse fisse. In riferimento, all’area in esame, esse consistono in
disponibilità di risorse naturali e nella localizzazione geografica
(mare-montagna). A questi due elementi va aggiunto il patrimonio
storico-culturale con la relativa questione dei beni architettonici.
Mitezza del clima
Come già si è avuto modo di affermare,
l'area dello Stilaro-Allaro presenta un clima temperato con inverni miti ed
estati siccitose. La mitezza del clima costituisce un duplice punto di forza in
quanto è una caratteristica particolarmente apprezzata sia nel settore
turistico che in quello agricolo.
Presenza di vaste aree interessanti dal
punto di vista archeologico, naturalistica, termale e culturale
L'area offre numerosissimi spunti per
testimoniare l'importanza della sua storia dal punto di vista archeologico,
architettonico e culturale.
Ogni Comune della zona è ricco di segni
particolari o di risorse tipiche che rendono comprensibile un intervento di
recupero e valorizzazione dell'intero territorio Il Piano di Sviluppo Socio-Economico è imperniato su obiettivi che sono.
CAPITOLO iI: METODOLOGIE E STRATEGIE DI SVILUPPO
2 OBIETTIVI
SOSTENIBILI
Il Piano di Sviluppo
Socio-Economico è imperniato su obiettivi che sono strategici ed hanno, quindi,
una proiezione temporale di realizzazione di lungo e medio periodo.
Nell’individuazione degli obiettivi
si è dovuto tenere conto delle variabili fondamentali che caratterizzano sia il
momento evolutivo dell’intera società che la specificità geopolitica dell’area
oggetto del piano e valutare gli effetti, spesso difficilmente prevedibili,
risultanti dall’intreccio delle variabili stesse.
In estrema sintesi,
l’obiettivo finale e fondamentale è quello di mettere in condizione l’uomo, che
ha liberamente scelto di vivere in determinate zone della comunità di supportare i bisogni e rafforzare i valori.
All’interno di questo
obiettivo si individuano molteplici azioni che formano la struttura operativa
di un piano a proiezione temporale triennale-quinquennale. Su questa base è
possibile formulare un bilancio pluriennale che tenga conto e verifichi tutte
le opportunità di finanziamento coerenti con gli obiettivi.
Annualmente la Comunità
Montana, predisponendo il bilancio sulla base di disponibilità relativamente
certe, determina il budjet a disposizione per ogni azione.
Trattandosi di operazioni
complesse nei termini e prolungate nel tempo, momenti essenziali della
realizzazione del piano dovranno essere le verifiche periodiche – non solo
tecniche, ma sostanziali – della coerenza delle azioni intraprese con gli
obiettivi.
Il nucleo centrale della
strategia dell'Ente individua nell'uomo, nelle risorse del suo territorio e
nello strumento istituzionale Comunità Montana i valori ed il mezzo sui quali
costruire ipotesi di sviluppo durature, condivise, partecipate.
Al centro dell'elaborazione
progettuale e dell'attività operativa è l'uomo che, nel contempo, diviene
“motore” di ogni azione.
Non si intende quindi
programmare una montagna”vuota” e una zona marina “popolata” , quale luogo di
memoria e di testimonianza, ma avviare processi, anche provocatori, che
sappiano ricondurre a positiva fecondità il rapporto uomo – ambiente, che in
passato è stato troncato prima dall’instaurarsi di una marginalità geopolitica
e poi dalla sovrapopolazione e dal successivo conseguente fenomeno migratorio
che ha portato allo spopolamento attuale.
Il territorio offre un
complesso di risorse da utilizzare appieno: è il caso, ad esempio, dell'acqua,
dei boschi, del paesaggio naturale, delle testimonianze della storia, dell’arte
e del lavoro.
Il territorio è lo strumento
di sviluppo non il fine del lavoro, anche se l'uomo, la risorsa basilare verso la quale orientare l’attenzione e le
azioni, ha bisogno di un ambiente sicuro, gradevole, ricco di fascino e di
suggestioni. Il territorio deve apparire ed essere seducente prima di tutto per
la sua gente, deve recuperare quella capacità di attrazione che le è
connaturata ma che le è stata sottratta dalla marginalità.
In questo processo sono
importanti gli aspetti culturali.
Cultura significa capacità di
cogliere le potenzialità dell'identità locale ma anche liberazione dagli
stereotipi sterili che pongono la montagna, questa montagna in specifico, al di
là del confine del vivibile, oltre la soglia del mondo che produce, una vaga ed
impalpabile plaga dove la memoria collettiva colloca fiabe del “c’era una
volta”.
La
Comunità Montana quale strumento Istituzionale
La Comunità Montana, sia
riguardo alla legge istitutiva che alle leggi nazionali e regionali sulla
montagna, è lo strumento istituzionale di cui si dispone attualmente per
progettare e gestire un piano di sviluppo: il livello comunale sarebbe troppo
ristretto; il livello provinciale e regionale troppo generico.
La Comunità Montana, redigendo
il piano di sviluppo socio – economico, ha l'opportunità di cogliere e far
lievitare le risorse che sono insite nel territorio, progettando interventi e
attuando metodologie che siano coerenti con gli obiettivi e che siano
tecnicamente adeguati e economicamente sostenibili.
Il lavoro da fare non è quindi
quello di grandi progettazioni ma una paziente composizione a mosaico; in
questo lavoro la difficoltà e l’abilità consistono nel trovare ad ogni tassello
il suo posto e nell'individuare o costruire per ogni risorsa il tassello più
opportuno.
Nella sua funzione di gestore
e motore operativo del piano la Comunità Montana dovrà saper coniugare e
collegare:
-
la capacità di porsi come agente di riferimento per i fondi strutturali
della Unione Europea, che verranno riformati prossimamente;
-
le competenze delle "braccia di supporto e operative" (il GAL
della Locride. la Locride Sviluppo, ecc…);
-
la necessità di rompere l'isolamento operando con le altre Comunità
Montane nella definizione degli spazi per un nuovo sviluppo, anche aperti in
una dimensione più che nazionale;
-
i rapporti con le Associazioni di categoria e con le Istituzioni interne
ed esterne alla Comunità.
Se il piano di sviluppo
socio-economico riuscirà a mettere in moto tutto questo, non si tratterà più
del solito malloppo carteceo da archiviare, ma di un progetto vitale e
coinvolgente per tutta lo Stilaro-Allaro.
Per raggiungere l'efficacia
necessaria si definiranno, formalizzandoli in un “protocollo di intesa”, gli
impegni dei possibili partner (organizzazioni sindacali, di categoria ecc.) che
collaboreranno con la Comunità Montana nella realizzazione di alcuni interventi
in modo che siano chiari i rispettivi ruoli. Si mette così in atto una rete di
collaborazione e di competenze che potrà assumere successivamente anche la
veste di "Agenzia dello sviluppo locale".
Con le altre Comunità Montane
si dovrà lavorare per giungere ad intese che diano vitalità ed originalità di
proposta a un territorio vasto che ha comunanze di storia, di cultura e risorse
e per avere una sufficiente forza contrattuale a tutti i livelli istituzionali per affrontare i problemi comuni dell’area.
Vi è, infine, un altro livello
sul quale collocare le prospettive di sviluppo ed è quello della creazione di
una partnership aldilà della frontiera nazionale consolidata e di carattere
permanente che porti a comuni processi di sviluppo in una nuova visione non
soltanto dei rapporti istituzionali ma anche dei rapporti sociali. D'altro
canto, questa apertura all'Europa appare una scelta obbligata, in quanto nella
riforma dei fondi strutturali verrà premiata la capacità progettuale, soprattutto
in quei programmi che hanno valenza transnazionale. In questa direzione
verranno moltiplicati gli sforzi per approfondire idee, formulare progetti,
creare ed ampliare l'area del consenso a livello locale, regionale e
transnazionale, per quest’ultimo aspetto si riporta come esempio di sistema di
collaborazione i Porti di ULISSE, che
vede la cooperazione da parte italiana delle regioni Calabria, Basilicata,
Puglia e Sicilia e da parte Greca del Ministero per l’Egeo, il Ministero
dell’economia e delle agenzie per lo sviluppo del Dodecanneso e delle
Cicladi .
PIANO DI SVILUPPO E LIVELLI INTERATTIVI
(Flow- Chart)
2.1 APERTURA
COMUNITARIA (U.E.)
Lo spazio europeo che si va
delineando alle soglie del Duemila impone il superamento dei confini
tradizionali e cartacei, riscrive le mappe dei flussi economici e sociali,
supera le burocrazie centralistiche, consente una progettualità nuova.
Economie speculari e
complementari, fili lunghi di culture e radici storiche comuni, di interessi e
di curiosità, di ricerche artistiche e religiose connotate dalle medesime
ansie determinano uno “spazio ideale”
per sperimentare un nuovo sviluppo. In questo scenario, il progetto
"Villages d’Europe" potrebbe essere visto come uno degli strumenti di
possibile aggregazione per porre in rete tutto ciò che l'area transnazionale
offre.
Quello che sta delineandosi è
un lavoro in "progress" le cui basi di partenza sono già delineate,
sia nella definizione degli strumenti che nella costituzione di un sistema di
relazioni che, seppur non rigido, consenta di giocare tutte le carte derivanti
dai finanziamenti europei e dalla messa in rete di economie che si giovano di
imprenditorialità anche innovative. L’attività della Comunità dovrebbe
svilupparsi in questo caso parallelamente all’attività di ricerca effettuata
dal BIC Calabria, che ormai è una realtà regionale.
La fase prioritaria sarà
quella della scelta oculata di un partner europeo tale da offrire la
disponibilità di una cooperazione interattiva, ciò definirebbe uno spazio
europeo in grado di produrre idee ed azioni in cui la sinergia tra cultura,
politica ed economia può portare alla nascita di una “regione” di stampo
europeo, radicalmente altra rispetto alla regionalizzazione accentratrice,
burocratica e centralistica che abbiamo ereditato.
Un punto di forza che potrebbe
mediare ed accelerare la collaborazione è l’instaurarsi di un rapporto con le
Università dislocate nel territorio nazionale. Tutto ciò costituisce un primo
tassello di questa costruzione; altri verranno portati da protocolli d'intesa e
di cooperazione a cui si sta già lavorando.
Gli obiettivi di
quest'apertura transnazionale sono palesi, puntando a medio termine alla
rottura dell'isolamento ed al superamento della condizione di marginalità in
cui scelte politiche e accadimenti storici hanno costretto la nostra regione ed
in particolare la nostra Comunità. Rompere la solitudine inserendosi in un
ampio spazio progettuale ed impegnare le istituzioni in un concertato lavoro di
sussidiarietà e nella predisposizione di strumenti capaci di promuovere
partnership adeguate: sono queste le tappe del cammino per raggiungere le
finalità che il piano di sviluppo si pone in una proiezione di lungo termine.
2.2 INTERAZIONE CON LE ALTRE istituzioni
Oltre alle aperture ai paesi
dell’U.E., che presuppongono – evidentemente – il consolidarsi di relazioni di
collaborazione tra istituzioni, enti ed associazioni, vi sono altri livelli di
rapporti interistituzionali che la Comunità Montana dello Stilaro-Allaro pone
come elementi strategici sia nella fase di preparazione del piano di sviluppo
che nei momenti di gestione delle linee operative dello stesso.
Si intende giungere alla
definizione di una nuova tipologia di comunicazione e di interazione,
cosiddetta “modello a rete", che sappia confrontarsi con l'esterno e
superi il tradizionale rapporto verticistico che pone in posizione scalare i
vari momenti istituzionali (Regione – Provincia – Comunità Montana – Comune).
Ogni nodo della rete di
rapporti interistituzionali è ugualmente importante per la sua solidità;
nessuno è più importante degli altri.
In questo senso vanno intese
anche le partecipazioni della Comunità Montana all’Azienda turistica regionale
ed ai Consorzi turistici presenti
nell’ambito operativo.
Questo sistema a rete dei
rapporti interistituzionali ha due momenti nevralgici:
-
i rapporti tra Comunità Montana, Comuni, Istituzioni
locali, Associazioni di categoria, altri soggetti portatori di interessi
diffusi;
-
i rapporti tra la Comunità Montana con le altre Comunità
Montane.
Il rapporto Comunità Montana –
Comuni è il nodo essenziale attorno al quale si inizia la tessitura dello
sviluppo locale e questo rapporto, oltre al compito della programmazione
concertata, si assume l'onere di garantire i servizi di base a supporto alle
attività proprie dei Comuni. Si vuole raggiungere un sistema che produca le
condizioni per far convergere su obiettivi comuni e realizzabili tutte le
energie presenti e che attivi le azioni capaci di mettere in moto processi di
sviluppo attorno alle risorse del territorio. La Comunità Montana è
complementare ai Comuni, non è sostitutiva di essi né tantomeno antagonista.
La rete dello sviluppo troverà
supporto nelle "braccia operative" di cui si sta dotando e nella
sinergia con le Associazioni di categoria, le Istituzioni, le organizzazioni e
gli enti portatori di interessi diffusi.
Nel contempo Comuni e Comunità
Montana devono organizzarsi ed attrezzarsi per rispondere in modo costruttivo
alle disposizioni sul decentramento amministrativo fornendo servizi adeguati
alla popolazione e al territorio.
La Comunità Montana
Stilaro-Allaro ha in passato costruito
relazioni di collaborazione con altre Comunità Montane. La posizione
baricentrica le consente di intrecciare
un sistema di rapporti e di idee , di comportamenti e di azioni in modo
tale da creare uno spazio-progetto che
sappia confrontarsi costruttivamente con altre realtà similari ed aprirsi a
politiche transfrontaliere.
2.3 LE RISORSE
Formare un elenco delle risorse disponibili sul
territorio, servirebbe soltanto a rodersi le dita e rimembrare quello che si
sarebbe potuto fare sfruttando le
potenizialità. L’attenzione, comunque, si concentra su alcuni principi-cardine che possono divenire motivo di
dibattito, di approfondimento e di azione.
La Comunità Montana
Stilaro-Allaro dispone di potenzialità che hanno radice nella natura dei luoghi
e nella cultura e nel sapere espressi dalla popolazione, nella capacità di
aprirsi a nuove relazioni, nella ancora presente volontà d’impresa. Ed è su
queste potenzialità che bisogna basarsi perché vivere, in modo paarticolare, la
montagna abbia un senso: si tratta infatti di una scelta comunque difficile a
causa delle discriminazioni culturali, sociali ed economiche alle quali è
sottoposto colui che liberamente ha scelto di restare o di tornare in montagna.
Il progetto di valorizzazione
delle risorse della montagna negli spazi offerti dal nuovo sviluppo regionale
europeo ha due presupposti: il superamento dell’equivalenza vivere in montagna
= sacrificio e la sconfitta della marginalità culturale.
Sono due processi che si
sviluppano insieme e che mirano a collocare uomo e montagna in un contesto di
valori nuovi dove assume senso di libertà il vivere – in modo emancipato e non
subordinato – in un contesto sociale diverso da quello che ha connotato lo
sviluppo urbano ed i miracoli economici, veri o fasulli, che hanno
contrassegnato questo secolo.
Le risorse assumono
significato pratico quando di esse si ha piena coscienza e consapevolezza e si
dispone dei mezzi, culturali ed economici, per trasformarle in opportunità di
lavoro e di reddito. Lo Stilaro-Allaro dispone di risorse primarie tali da
consentire la germinazione di molteplici opportunità, a condizione che si rompano
quegli schemi - mentali, istituzionali, organizzativi - che hanno portato
quest'area a diventare, negli atlanti dello sviluppo economico di questi anni
recenti, poco più di una espressione geografica: il cammino che si sta
intraprendendo è quello di rendere la gente del posto protagonista attiva
dell’uso delle risorse del proprio territorio.
L'acqua, il bosco, il
paesaggio naturale, i numerosi e diversificati “segni” che la presenza umana ha
lasciato in questo territorio, le qualità delle produzioni, il patrimonio
artistico, storico e documentale, linguistico ... sono risorse di grande
attualità se condotte all'interno di un programma che superi i limiti posti
alla loro valorizzazione da condizionamenti esterni ed interni alla comunità.
I condizionamenti esterni
possono essere messi in discussione con la diffusione della rete di relazioni e
ribaltati rompendo la marginalità per raggiungere spazi di un nuovo sviluppo
reso possibile con l’avvio dell'Europa Unita. I limiti interni all'area devono
essere attentamente soppesati e valutati per approntare strumenti adeguati al
loro superamento.
Si tratta, in pratica, di
rompere l'accerchiamento culturale, di valorizzare l’identità locale, di
cancellare i segni di un rassegnato fatalismo, di dare risalto ai risultati
positivi, di elevare il livello di professionalità.
E’ un processo né facile né
breve, che va affrontato con disponibilità al dialogo e con determinazione: dai suoi risultati
deriva la possibilità di dare concretezza al nuovo modello di rapporti interistituzionali
e transnazionali che si sta delineando.
L'animazione culturale è uno
strumento dell'attività della Comunità Montana, tesa a ricreare le condizioni
di base affinché si rafforzi la solidarietà all'interno della Comunità, si
consolidino le conoscenze utili al nuovo sviluppo, si giunga a riqualificare il
lavoro e le sue produzioni in un contesto che si pone come obiettivo
prioritario l'innalzamento della qualità della vita.
Le azioni che la Comunità ha
intrapreso in questi anni vanno in questa direzione. Ad esempio:
-
la cultura, oltre che tema di ricerca per valorizzare l'identità
collettiva, tende a diventare strumento di sviluppo economico, con vari
progetti tesi a rivalutare il patrimonio storico, artistico, documentale,
linguistico.
-
si sta lavorando, con diversi regolamenti della Comunità e con il G.A.L.,
per rafforzare e qualificare le produzioni agricole ed artigianali; uno dei
compiti essenziali dovrà essere quello di rendere riconoscibili i prodotti con
un marchio collettivo ma anche di valorizzare i luoghi di produzione.
Le risorse dalle quali partire
per un piano di sviluppo che abbia una visione di lungo termine divengono,
dunque, l'uomo e le qualità del suo territorio.
Le azioni individuate dal
piano si collocano quindi all’interno di un sistema integrato che si basa
inizialmente sulle risorse e potenzialità più evidenti.
Questo sforzo complessivo, che
vede protagonista la comunità Stilaro-Allaro e non un singolo Ente, sia pure di
programma come la Comunità Montana, troverà spazio di approfondimento in una
"Carta del Territorio", strumento di indirizzi, organizzato in
formulazioni progressive in base alle informazioni via via disponibili, che
evidenzi le potenzialità, e ne delimiti i confini d'uso collocandole in un
contesto che si pone come obiettivo lo
sviluppo sostenibile.
Il concorso di Universita’
collocati nell’ambito regionale, alla redazione della Carta avrà il duplice
significato di riempirla delle necessarie conoscenze scientifiche e di
collocare l’area in quel nuovo spazio europeo per lo sviluppo che contrassegna
la sua attività ed i suoi indirizzi politico-amministrativi.
CAPITOLO IiI: SETTORI DI INTERVENTO E obiettivi
3 OBIETTIVI
STRATEGICI
La Comunità
Montana, attraverso la attuazione del Piano di Sviluppo Socio Economico,
intende raggiungere i seguenti obiettivi di carattere strategico:
3.1 PRINCIPALI
SETTORI DI INTERVENTO
La Comunità
Montana Stilaro-Allaro intende raggiungere gli obiettivi strategici del
processo di sviluppo del proprio territorio operando nei seguenti settori di
intervento:
Valorizzazione delle Risorse
(SETTORE n° 1)
Le azioni
contenute in questo settore di intervento prevedono la realizzazione della
Carta di Destinazione d’uso del Territorio e la valorizzazione delle risorsa
idrica in particolare idropotabile e a quella forestale necessari ai fini dello
sviluppo della Comunità Montana Stilaro-Allaro.
·
Carta di destinazione d’uso
del territorio
La Comunità Montana intende
dotarsi della Carta di destinazione d’uso del territorio non solo al fine di
rispettare gli adempimenti di legge attuali (e di adeguarsi a quelli in fieri,
quali le nuove leggi quadro regionali in materia di economia montana e
forestazione), ma soprattutto al fine di poter disporre di uno strumento operativo
ed utile alla attuazione delle varie azioni previste dal Piano di Sviluppo
Socio Economico.
La Carta di destinazione
d’uso del territorio sarà costituita da un supporto cartografico di base
elaborato sia in scala 1:25.000 (scala territoriale), che in scala 1:10.000
(scala di dettaglio) e da una serie di MAPPE TEMATICHE sovrapponibili
sia al supporto di base che una sull’altra, al fine di incrociare elementi di
tematismi diversi in rapporto alle necessità di lettura del territorio.
Inoltre, ad ognuna delle
mappe tematiche, sarà associato un DATABASE INFORMATICO di lettura del
territorio, che ad ognuna delle informazioni presenti sulla cartografia
assocerà tutti gli elementi disponibili ed utili a successive elaborazioni
progettuali.
La CARTA DI DESTINAZIONE DEL TERRITORIO sarà realizzata per
fasi successive e digitalizzata su supporto informatico dalla Comunità Montana
entro il periodo di attuazione del Piano di Sviluppo: lo strumento sarà quindi
disponibile attraverso la realizzazione di una rete telematica a tutti gli
operatori socio economici del territorio.
La CARTA DI DESTINAZIONE DEL TERRITORIO è uno strumento non
statico, bensì di carattere dinamico
che dovrà essere sottoposto a continui aggiornamenti da parte della Comunità
Montana, anche su indicazioni degli altri attori che parteciperanno alla
attuazione del Piano di Sviluppo.
La carta non ha valore vincolante rispetto alla
pianificazione urbanistica dei Comuni, ma rappresenta tuttavia lo strumento di
base da cui ogni amministrazione, nell’interesse del proprio territorio, non
potrà prescindere al fine della elaborazione di strumenti urbanistici comunali
in accordo e di supporto alle azioni del piano di sviluppo.
·
Interventi finalizzati
all’uso idropotabile delle risorse idriche
La Comunità Montana dovrà approntare con uno studio
complessivo l’utilizzo plurimo delle risorse idriche residue necessario allo
sviluppo di fasi progettuali preliminari e definitive che rendono cantierabile
l’azione precedente, ovvero consentono all’ente di valorizzare l’uso della
risorsa.
Per quanto riguarda l’uso idropotabile delle acque, la
Comunità Montana intende avviare la progettazione preliminare di una serie di
interventi finalizzati ad approvvigionare innanzitutto i propri comuni ubicati
nella zona marina (in particolare Roccella Jonica, Caulonia), penalizzati sia
dalla qualità che dalla quantità della risorsa e costretti quindi a sostenere
elevati investimenti di captazione a causa della esiguità della risorsa, nel
contempo il piano si interesserà del miglioramento del servizio idrico nelle
zone ancora scoperte.
·
Elaborazione del Piano
Territoriale Forestale (P.T.F.)
La Comunità Montana
parteciperà all’attuazione, che sarà avviata probabilmente nell’anno 2002, del
progetto relativo al PIANO TERRITORIALE FORESTALE della Regione Calabria.
Questo nuovo strumento ha la
finalità di agire su due diversi aspetti della valorizzazione delle risorse
forestali: la pianificazione e la gestione.
Il P.T.F., che diverrà
vincolante nel momento in cui sarà adottata dalla Regione Calabria la nuova
legge quadro in materia forestale, fornirà i seguenti elementi principali:
- stato di fatto della
situazione forestale della comunità;
- criteri gestionali della
risorsa (tagli, conversioni, miglioramenti, etc.)
- indagine sulle proprietà;
- piano pascoli;
- aree soggette ad
interventi di sistemazione idraulico-forestale;
Il nuovo P.T.F. sarà
corredato da una serie di elaborazioni cartografiche elaborate in scale
opportune:
- carta delle
compartimentazioni, unità di terre, dissesti e viabilità;
- carta dei vincoli
idrogeologici e paesistico-ambientali;
- carta forestale e delle
altre occupazioni del suolo;
- carta delle destinazioni
d’uso;
- carta degli interventi
gestionali e delle priorità;
- quadri di unione catastali
comunali con limiti di proprietà;
·
Utilizzo
delle fonti alternative ai fini della cogenerazione di energia
La
Comunità Montana, in attuazione anche degli indirizzi di valorizzazione della
risorse forestali del territorio che saranno indicati dal P.T.F. (Piano
Territoriale Forestale, vedi azione precedente), avvierà le procedure
necessarie alla ricerca dei finanziamenti ed alla successiva realizzazione di
impianti di cogenerazione alimentati dalle biomasse di origine forestale del
territorio.
Occorre
sottolineare come la applicazione di tale tecnica di valorizzazione sia una
finalità oggetto di molte decisioni ed iniziative comunitarie (ad esempio:
programmi Joule Thermie ed Altener) sia per quanto attiene la manutenzione
ambientale del patrimonio forestale che per le ricadute occupazionali nelle
aree rurali e montane:
in
questo scenario la Comunità Montana avvierà dunque una serie di contatti a
livello europeo al fine di individuare i partner e le risorse finanziarie
necessarie alla realizzazione della azione.
La
realizzazione degli impianti di
cogenerazione deve essere intesa – come uno strumento di sviluppo locale, in
quanto gli interventi di miglioramento del patrimonio boschivo necessari ad
alimentare gli impianti e consentiranno anche di far ripartire l’intera filiera
di valorizzazione della risorsa legno sia per la produzione di manufatti da
opera da impiegare nel settore del recupero del patrimonio edilizio locale che
di produzione di mobili artigianali.
Al
fine di raggiungere l’obiettivo di valorizzazione delle risorsa forestale, la
localizzazione degli impianti di cogenerazione deve essere tale da poter
raggiungere il bacino di utenza a cui
erogare l’energia ed il calore prodotto.
L’idea,
se accordata da una corretta gestione economica, avrà ricadute rilevanti sulla
manutenzione ambientale e sulla produttività dei boschi.
Erogazione dei Servizi ad
altri Enti (SETTORE n° 2)
Le
azioni contenute in questo settore di intervento prevedono la realizzazione di
un Centro di Erogazione di Servizi agli Enti e di una Rete Telematica.
Il Piano
prevede inoltre la localizzazione di centri per il deposito temporaneo e la
diffusione di un servizio necessari per la raccolta dei rifiuti ingombranti.
Inoltre è previsto il miglioramento dei servizi alla popolazione anziana
residente nella Comunità Stilaro-Allaro.
·
Creazione di un Centro di
Erogazione Servizi agli Enti dislocati sul territorio della Comunità Montana.
La Comunità Montana, al fine
di mettere gli Enti del proprio territorio nelle condizioni di poter erogare
servizi efficienti nonostante le oggettive difficoltà imposte dal territorio e
dalla esiguità delle risorse dei singoli Enti, intende rendere operativo un
Centro di Erogazione Servizi.
La Comunità Montana intende
porsi come riferimento per l’espletamento di quelle funzioni e per l’erogazione
di quei servizi che, in particolare modo, a livello comunale non trovano
livelli di efficienza rispondenti alle esigenze dei cittadini.
L’obiettivo è, quindi, il
raggiungimento di un duplice risultato che consente sia la ottimizzazione
dell’efficacia dei servizi che la sopravvivenza stessa dell’istituzione
comunale.
La gestione associata dei
servizi attraverso il Centro, si propone dunque, come formula in grado di
difendere le competenze di ogni singolo comune, liberandolo da oneri gestionali
difficili e lasciandone inalterato, anche sotto il profilo formale, il ruolo
istituzionale.
Il rapporto tra Comunità
Montana e Comuni nell’erogazione di servizi e nell’espletamento di funzioni è
delicato e presuppone un solido accordo tra Enti, escludendo imposizioni e
posizioni di subalternità dei Comuni nei confronti della Comunità Montana, in
particolare:
1.
le
modalità di gestione associata saranno pertanto concordate attraverso un
processo di concertazione che vedrà protagonista la Consulta dei Sindaci.
2.
Il
nuovo Centro gestirà in forma associata le seguenti tipologie di servizio a
favore dei comuni:
- ragioneria, contabilità, pagamenti;
-
riscossione tributi e fatturazione;
-
manutenzione infrastrutture;
-
pratiche edilizie;
-
progettazione;
Per quanto riguarda il
servizio di progettazione questo potrà essere fornito su espressa richiesta del
Comune che si trovi nella necessità di dover procedere celermente alla
redazione di progetti, al fine di rispettare le scadenze poste dalle normative
regionali e comunitarie e di cogliere eventuali opportunità di finanziamento.
Il Centro Servizi gestirà
inoltre l’assegnazione dei mezzi del parco macchine di proprietà della Comunità
Montana ai singoli comuni per la realizzazione dei lavori di ordinaria e
straordinaria delle infrastrutture.
Il nuovo Centro Servizi,
dopo aver raggiunto il livello di funzionamento a regime, dovrà assistere anche
il processo di pianificazione territoriale legato alla valorizzazione delle
risorse e quindi provvedere alla implementazione delle varie carte tematiche
che comporranno la Carta di Destinazione d’uso del territorio.
La
attivazione del nuovo servizio dovrà essere preceduta ed accompagnata da una
revisione della dotazione organica sia della Comunità Montana che dei comuni,
al fine di impiegare in maniera ottimale il personale attualmente in organico e
di reperire le nuove figure eventualmente necessarie.
La struttura che ospiterà il
nuovo Centro di Erogazione Servizi potrà essere distaccata rispetto alla sede della Comunità Montana e
localizzata in posizione centrale rispetto alla Comunità.
La
Comunità Montana, attraverso la nuova struttura, si occuperà di favorire la
elaborazione del Piano di Protezione Civile ed il coordinamento di gruppi
intercomunali di volontari al fine di costruire sul territorio una adeguata
capacità operativa sia nella prevenzione che nell’intervento in caso di
calamità naturali.
Attraverso
la presente azione la Comunità Montana intende supportare i propri comuni
costretti ad affrontare, oltre alla domanda di servizi della popolazione
residente per l’intero corso dell’anno, i picchi di fabbisogno generati dalle
presenze stagionali dei turisti.
·
Realizzazione della Rete
Telematica
L’economia mondiale sta
passando da una società prevalentemente industriale ad un nuovo insieme di
regole: la società dell’informazione.
Quella che sta emergendo
viene spesso contraddistinta con il nome di “New Economy”
L’enorme quantitativo di
informazioni disponibili crea grandi opportunità di utilizzo grazie allo
sviluppo di nuovi rapporti e servizi. Infatti la trasformazione delle
informazioni digitali in valore economico e sociale è la base della nuova
economia: crea nuove attività economiche, ne trasforma altre e modifica profondamente
la vita dei cittadini.
La Comunità Montana
procederà ad avviare ed implementare la realizzazione di una Rete Telematica
che rappresenterà il paradigma dell’evoluzione e degli strumenti per il
trattamento elettronico dei dati ancorando il tutto al principio di
“cooperative processing”, cioè alla cooperazione di più nodi, geograficamente
differenziati, che concorrono a produrre un univoco output, in grado di rompere le barriere di
isolamento sia interne che esterne e di consentire quindi:
- di collegare tra loro sia
le Amministrazioni Pubbliche che i principali responsabili della attuazione del
Piano di Sviluppo (fonti di finanziamento: “E-Government” e “Europe” – Regione
Calabria) al fine di consentire un rapido scambio ed accesso ai dati ed alle informazioni reciproche;
- l’accesso a tutti i
soggetti connessi per via telematica alle informazioni ed ai servizi
disponibili sulle reti telematiche esterne al territorio (ad esempio: la rete
regionale Calabria in rete, la rete nazionale S.I.M. -Sistema Informativo per
la Montagna-, la rete internazionale Internet) a costi accessibili;
- di erogare sul territorio attraverso
appositi sportelli ai cittadini ed alle imprese della una serie di servizi,
resi disponibili per via telematica attraverso appositi accordi con enti
esterni (ad esempio: ASL per il servizio di prenotazione, CCIAA o SOA per il
rilascio di certificati, etc.)
L’infrastrutturazione
telematica del territorio della Comunità Montana procederà secondo due fasi
successive ed integrate:
FASE A: RETE DI ATTIVAZIONE
L’obiettivo della prima fase
è quello di collegare tra loro i principali soggetti esistenti ed operativi;
tale obiettivo sarà raggiunto attraverso la realizzazione delle seguenti tre
attività:
- studio di fattibilità della rete telematica pilota
(individuazione delle infrastrutture hardware esistenti, definizione degli
interventi di completamento e dei relativi costi);
- implementazione della rete che dovrà prevedere ai fini della
economicità di accesso al servizio, la installazione di N. 3 server (N. 1
presso il CFS di Stilo e N. 1 presso il Centro di Erogazione Servizi ai Comuni,
N.1 presso l’Unità Sanitaria Locale);
- gestione della rete pilota, al fine di rendere
effettivamente disponibili un primo pacchetto di servizi e di garantire
all’utenza l’accesso alle principali banche dati;
FASE B: RETE DEFINITIVA
L’obiettivo della seconda
fase è quello di estendere la copertura telematica all’intera Comunità; tale
obiettivo sarà raggiunto attraverso la realizzazione delle seguenti tre
attività:
- studio di fattibilità, che dovrà individuare le nuove
tecnologie hardware e software presenti sul mercato, analizzare il fabbisogno
dell’utenza e definire le modalità di copertura telematica della comunità
Montana;
- implementazione della rete, che consiste nella costruzione
delle infrastrutture telematiche necessarie al raggiungimento della estensione
della rete alla intera Comunità Montana;
- gestione della rete a regime, che dovrà consentire un
efficiente scambio di informazioni tra tutti gli operatori socio economici
della Comunità e la erogazione di un pacchetto di servizi effettivamente
rispondente ai fabbisogni dell’utenza;
La gestione della rete a
regime consentirà di avviare nuove ed importanti applicazioni ed attività
connesse allo sviluppo del territorio, tra le quali risultano prioritarie:
·
la
realizzazione e la gestione digitale in rete delle mappe tematiche che
compongono la Carta di destinazione d’uso del territorio;
·
la
messa in opera e la erogazione agli operatori di un avanzato sistema di
commercializzazione telematica dei prodotti (e-commerce);
·
l’avviamento
di alcune esperienze di telelavoro.
Un valido supporto all’iniziativa è costituito dal
POR Calabria che considera “fattore chiave dello sviluppo regionale” la promozione
della Società dell’informazione e si appresta a produrre uno sforzo notevole
per ridurre il rischio di emarginazione della società dell’informazione
attraverso alcuni interventi diretti.
·
Diffusione della Raccolta
dei Rifiuti Ingombranti
Allo stato attuale il
servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani è gestito mediante il
conferimento nella Discarica Consortile.
L’entrata in vigore delle
nuove normative in materia di rifiuti (“Decreto Ronchi”), impongono tuttavia il
raggiungimento di soglie minime di raccolta differenziata in ogni comune ed in
particolare modo dei rifiuti ingombranti.
La Comunità Montana Stilaro-Allaro ha intenzione di istituire un servizio di
raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti ingombranti. Una categoria che
comprende elettrodomestici: frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie,
cucine a gas, materiale metallico e legno. Materiale che, proprio perché
potrebbe danneggiare l'ambiente, dovrà essere smaltito, previo stoccaggio, in
particolari discariche. Accanto ai rifiuti ingombranti si vuole sviluppare,
portandolo a soluzione, il problema dello smaltimento dei rifiuti inerti.
Sui territori nei quali si svolge
il servizio di raccolta dei rifiuti ingombranti e degli inerti derivanti dalla
demolizione di opere edili, la stessa si è rivelata di grande utilità
particolarmente quale prevenzione al proliferare delle discariche abusive ed è
risultato anche molto gradito ai cittadini contribuenti.
Per facilitare la raccolta differenziata nella
Comunità, sono indispensabili delle “Aree Attrezzate”, ubicate strategicamente
in almeno due siti, l’uno nella parte bassa del territorio e l’altra in quella
medio alta. Infatti se si dovesse fare la raccolta differenziata, senza le
suddette aree, i costi di trasporto sarebbero insostenibili. Basti considerare
che un contenitore da 30 mc. completamente carico di materiale in plastica non
supera come portata un quantitativo superiore ai 1000 kg. La Comunità Montana,
in questa prima fase programmerà la realizzazione di n° 2 aree, dando la
possibilità ai Comuni di attivare raccolte differenziate che integrano e
ottimizzano i servizi già esistenti, al fine di recuperare una più ampia gamma
di rifiuti, quali:
-
RIFIUTI
INGOMBRANTI RECUPERABILI (reti, arredi, armadi, tavoli, scaffalature,
lavatrici, termosifoni, televisori, computer, ecc.).
-
RIFIUTI
VEGETALI (potature, legno, ecc.).
-
INDUMENTI
(cotone, lana, ecc.).
-
PELLAMI.
-
APPARECCHIATURE
OBSOLETE INQUINANTI (surgelati, frigoriferi, ecc.).
Le
Dimensioni dell’area partono da un minimo di 1500 mq/cad. e consentono di servire un bacino di utenza
fino a 50 mila abitanti.
L’iniziativa indubbiamente più rilevante che la
Comunità Montana Stilaro Allaro vuole intraprendere è la presentazione di un
progetto comunitario per la realizzazione di queste aree cosiddette “stazioni ecologiche”.
La Comunità Montana inoltre,
in collaborazione con le amministrazioni comunali, promuoverà la realizzazione
di una campagna di informazione e di sensibilizzazione della popolazione
della intera comunità montana, al fine di sostenere con forza il processo di
vivibilità ecologica.
·
Miglioramento dei servizi di
assistenza alla popolazione anziana
La
Comunità Montana intende innanzitutto fornire il proprio supporto
tecnico-progettuale al fine di migliorare le condizioni di efficienza e la
realizzazione di complessi edilizi per persone anziane. Il ruolo che la
Comunità Montana intende svolgere sarà anche quello della ricerca di
finanziamenti pubblici per aumentare l’efficienza del servizio da erogare.
Lo sviluppo singolare che
intenderà portare avanti la Comunità Montana è quello di partecipare alla erogazione di un servizio
pilota di telesoccorso e teleassistenza alla popolazione anziana residente
nelle aree montane.
A fronte di un bacino
complessivo di popolazione residente abbastanza ampio, potranno beneficiare del
servizio N. 200 residenti anziani, che dovranno essere individuati dalla
Comunità Montana in relazioni ai seguenti criteri:
-
età
dell’utente;
-
composizione
e residenza della famiglia;
-
stato
di salute;
-
localizzazione
della residenza rispetto al centro abitato;
-
localizzazione
dei servizi socio-sanitari di base rispetto alla residenza;
-
presenza
di associazioni di volontariato operanti sul territorio;
Il progetto, si prevede sarà
concordato con l’Assessorato Regionale
alla Sanità.
Sostegno al Sistema delle
Imprese (SETTORE n° 3)
Le azioni
contenute in questo settore di intervento prevedono la realizzazione di un
Patto Territoriale per lo sviluppo e l’occupazione, oltre alla erogazione alle
imprese della energia elettrica prodotta a prezzi incentivanti.
Sarà inoltre realizzato uno spazio collettivo di
commercializzazione ed adottato un nuovo regolamento per favorire la creazione
di nuove imprese.
·
Partecipazione attiva al
Patto Territoriale della Locride
La Comunità Montana
partecipa alla promozione ed alla attuazione, unitamente ai comuni della
“Locride” ad un PATTO TERRITORIALE per lo sviluppo e l’occupazione.
Nell’ambito del proprio
territorio la Comunità Montana individuerà gli interventi infrastrutturali di
carattere pubblico in grado di sostenere gli investimenti di carattere privato
che dovranno essere promossi dalle imprese del territorio.
Poiché
le recenti normative di attuazione dello strumento del patto territoriale
prevedono l’ingresso del settore agricolo tra quelli ammissibili, la Comunità
Montana perseguirà la attuazione della iniziativa con la duplice finalità di
sviluppare e consolidare l’area (settore delle PMI), rafforzare il settore
turistico nell’intero territorio ed aumentare il numero di imprese (settore
agricolo).
I soggetti che
parteciperanno alla attuazione del patto territoriale per lo sviluppo e
l’occupazione saranno individuati attraverso un’ampia azione di concertazione e
di animazione territoriale, che sarà estesa a tutti gli attori sociali ed
economici del territorio (associazioni di categoria, istituti di credito,
associazioni sindacali).
·
Promozione di accordi di
programma per l’insediamento di nuove imprese
La Comunità Montana, al fine
di poter disporre anche al di fuori del patto territoriale di uno strumento in
grado di rispondere in maniera efficiente alle richieste di insediamento di
nuove imprese nelle aree attrezzate (che sono concentrate e disponibili in
alcuni dei sei comuni costituenti la Comunità Montana), assumerà il ruolo di
soggetto capofila nella realizzazione di specifici Accordi di Programmi di cui
alla Legge n. 142/90 e successive modifiche ed integrazioni.
Lo
strumento dell’accordo di programma sarà quindi attivato dalla Comunità Montana
per sostenere iniziative di carattere locale rilevanti per la loro ricaduta
occupazionale sul territorio, qualora una o più imprese manifestino la propria
volontà di insediamento in una delle aree attrezzate disponibili.
La Comunità Montana assumerà
quindi il ruolo di soggetto promotore e coordinatore dell’accordo tra il comune
interessato dall’insediamento, la Regione Calabria, la Provincia di Reggio
Calabria e l’impresa che avrà avanzato la proposta di localizzazione, al fine
di definire un accordo quadro nell’ambito del quale tutte le parti coinvolte
assumano rispettivi obblighi al fine di favorire la creazione di nuova
occupazione locale.
Lo
strumento dell’accordo di programma potrà anche essere promosso dalla Comunità
Montana al fine della realizzazione di strutture collettive di servizio alle
imprese, con particolare riferimento all’innovazione tecnologica di produzione
e di processo.
·
Erogazione di energia
elettrica alle imprese a prezzi incentivanti
Questa azione rappresenta la
ricaduta sul sistema delle imprese e prevede la costruzione di centraline che
sfruttano l’energia eolica, solare, biomasse e altre forme di energia.
Le imprese – per le quali
l’acquisto dell’energia a prezzi incentivanti rappresenta un sostegno pubblico
indiretto ma reale – si troveranno quindi nelle condizioni di poter affrontare
nuovi investimenti e di migliorare quindi le potenzialità dell’economia locale,
sia in termini occupazionali che di competitività.
La Comunità Montana,
parallelamente alla costruzione degli impianti in accordo con i diversi Enti
propositori-investitori, avvierà una diffusa attività di animazione
territoriale che avrà la finalità di illustrare alle imprese le caratteristiche
ed i vantaggi della nuova iniziativa:
-
semplicità
nell’iter di ingresso all’interno del soggetto autoproduttore;
- nessun impegno di risorse umane ed economiche per l’impresa nella gestione dell’impianto;
- nessun cambiamento tecnico rispetto alla tradizionale erogazione da parte dell’ENEL;
- la garanzia di continuità della fornitura;
- il miglioramento dei costi di gestione aziendali, dovuto all’abbattimento dei costi energetici;
- la eliminazione e riduzione degli sprechi di costo energetici derivanti dal miglioramento della potenza impegnata e dal tipo di contratto (consulenza energetica gratuita);
Al termine della attività di animazione potrà
essere costituito, sotto il
coordinamento della Comunità Montana, un consorzio di autoproduttori tra la società investitrici e le imprese
utenti, che beneficeranno del vettoriamento dell’energia prodotta.
·
Realizzazione di centri di
commercializzazione collettiva a servizio delle imprese
La Comunità Montana intende sostenere e sviluppare
prioritariamente la presenza di aziende attraverso il potenziamento delle aree
artigianali.
La Comunità intende realizzare, in accordo e con la
partecipazione finanziaria dei comune, uno spazio espositivo e di
commercializzazione in un area apposita che si trova nel comune di Caulonia, in
località “Canne”, a ridosso della SS. 106 Jonica. La costituzione di questa area
attrezzata avrà come fine quello di sostenere non solo le imprese presenti, ma
di fornire uno sbocco di mercato anche alle altre imprese che operano nella
comunità, incluse quelle del settore agricolo.
Inoltre l’iniziativa è anche rivolta ad agevolare l’inserimento
di nuove imprese, alle quali si offrirà l’opportunità di esporre i propri
prodotti all’interno della nuova sede di commercializzazione.
La presente
azione potrà essere collegata ai
progetti comunitari per la valorizzazione dei prodotti che alle attività di sostegno all’economia
locale svolte dal GAL.
Infatti sarà
privilegiata l’esposizione e la commercializzazione presso la struttura delle
produzioni aventi caratteristiche di tipicità e verranno altresì promossi in
modo particolare i prodotti tali da potersi fregiare del marchio di qualità.
il marchio
rappresenta una delle ricadute economiche del progetto di valorizzazione
culturale in fase di realizzazione attraverso le iniziativa comunitarie
“Village d’Europe o i Porti di Ulisse”
Il collegamento
con le attività del GAL avverrà invece su un duplice livello:
da un lato,
infatti, sarà il GAL stesso a redigere i disciplinari del marchio per le varie
produzioni agricole ed artigianali, dall’altro le nuove strutture funzioneranno
anche come centri di promozione dei punti di vendita diretta presso le aziende
agricole realizzati dal GAL attraverso un apposito bando.
·
Regolamento per la creazione
di nuove imprese
La Comunità Montana, al fine di contribuire ad
aumentare il numero di imprese procederà alla revisione degli attuali
regolamenti di sostegno alle imprese artigiane dislocate nel territorio , al
fine di poter disporre di una unica misura di sostegno quadro.
L’obiettivo del nuovo strumento sarà quello di
mettere a disposizione delle nuove imprese un pacchetto integrato di misure di
sostegno:
contributi in conto capitale, contributi in conto
interesse, accordi bancari per l’accesso al credito a tassi agevolati,
formazione professionale, etc.
La metodologia di valutazione delle domande e di compilazione
della graduatoria di accesso alle misure di sostegno, assegnerà carattere
prioritario a tutte le iniziative imprenditoriali connesse alla lavorazione ed
alla trasformazione di prodotti locali, ad attività ad alto livello di
innovazione, ai livelli occupazionali diretti ed indotti.
Per quanto riguarda le imprese esistenti, le
agevolazioni della Comunità Montana saranno limitate unicamente ai settori o
agli operatori che non possono avere accesso agli incentivi regionali,
nazionali e comunitari.
Valorizzazione delle
Risorse Culturali (SETTORE n° 4)
Questo settore
di intervento prevede sia il completamento di alcuni progetti in itinere che la realizzazione di servizi ed attività
culturali (collaborazione con Istituti Universitari nazionali ed europei,
elaborazione di nuovi progetti scientifici e culturali) mirati al recupero
della identità culturale del territorio ed allo sviluppo socio-economico della
Comunità Stilaro-Allaro
·
Completamento
e sviluppo
La valorizzazione del patrimonio culturale del
territorio, quale strumento necessario anche per l'espansione economica, vedrà
impegnata la Comunità Montana Stilaro-Allaro, la nascita di nuovi centri
museali multimediali sulla cultura rappresenteranno un ulteriore tassello nel
modo di concepire l’azione turistica innovativa.
Il progetto coinvolgerà tecnici della comunicazione
multimediale, esperti di offerta turistica e ricercatori, nella composizione di
un'unica, grande presentazione storico-culturale, geografica e turistica del
Territorio, in forma di ipertesto consultabile su un sito Internet, entro cui
confluiranno i circuiti turistici e culturali, già attrezzati, esistenti sui
territori nazionali e transfrontalieri.
Inoltre, la creazione di una prima attività-vetrina
sui prodotti tradizionali (precedentemente citata), rappresenterà un punto di
partenza inteso quale migliore messaggio per la scoperta dei valori
territoriali. L’idea mira alla organizzazione della promozione innovativa dei
prodotti tradizionali ed alla ricognizione delle risorse produttive di qualità.
Sarà inoltre progettato il lancio sperimentale di un sito attrattivo e
transattivo dedicato al commercio elettronico dei prodotti.
·
Servizi ed
attività culturali per la rivitalizzazione socio-culturale del territorio
L'obiettivo di coesione accreditato
dall'Unione Europea per il prossimo periodo di programmazione (2000-2006),
basato sulla ricerca delle "radici culturali comuni" fra le
popolazioni, risulta congegnale alla politica di valorizzazione delle risorse
culturali del territorio.
Per tali ragioni lo sforzo di programmazione interna
può, dunque, comprendere la definizione di sempre più incisive partnership
europee incentrate sulla valorizzazione dei caratteri identitari. La priorità e
i segni distintivi dell'azione proposta dovranno tener conto della
valorizzazione dell'identità culturale del territorio in funzione dello
sviluppo economico e ai fini di una reale coesione degli interessi degli
imprenditori, della popolazione e i grandi obiettivi di collaborazione internazionale.
L'azione, dunque, ricomprende, non a caso, l'attivazione delle collaborazioni
scientifiche accanto alla promozione delle attività culturali e produttive
esistenti nel territorio della Comunità Montana.
In modo particolare dovranno essere presi in considerazione i seguenti aspetti:
1.
Ricerca
e sviluppo in campo culturale, anche attraverso l'attivazione di collaborazioni
con le Università, gli Istituti di Studi e gli Enti Istituzionali Europei. Tale
opera va proseguita e implementata in vista degli appuntamenti dettati anche
dalla programmazione europea.
2.
Predisposizione
di interventi strutturali e dell'immagine coordinata di una "rete
museale" e dei "percorsi artistici" del territorio. La ricchezza
etnografica straordinaria basata sulla storia e le tradizioni del territorio
richiede interventi puntuali di creazione o rifunzionalizzazione di piccoli
musei o di edifici storici
complementari alla migliore funzione turistica del territorio. Uno dei
principali elementi di attrazione dell'offerta espositiva legata alla
tradizione del territorio potrà essere la realizzazione di un Museo
multimediale della cultura. Sarà, inoltre, necessario promuovere di questi
ultimi un'immagine coordinata, sull'esempio delle reti museali europee, che
sottolinei e valorizzi la loro "messa in rete", razionale e fruibile.
3.
Favorire
la conoscenza delle epoche e delle figure storiche più significative del
territorio. Il territorio della Comunità Montana è stata patria di illustri
personaggi legati a differenti epoche storiche e a diversi campi di attività
intellettuale ed artistica. Da un primo esame di tali epoche e figure emerge un
panorama significativo e ricco che, opportunamente studiato e valorizzato, può
rappresentare un carattere identitario e storico profondo e di sicuro interesse
internazionale.
4.
Valorizzazione
e promozione delle attività produttive più legate all'identità culturale. I
prodotti tradizionali, anche enogastronomici, abbisognano, nei nuovi orizzonti
creati dal mercato europeo, di una organizzazione della promozione innovativa
degli stessi anche attraverso la ricognizione delle risorse produttive di
qualità unitamente al lancio sperimentale di siti attrattivi e transattivi
dedicati al commercio elettronico. Tale progettazione basandosi sull'assistenza
alle attività produttive legate all'eredità culturale e allo sviluppo di
strategie di nicchia svilupperà un'assistenza allo sviluppo, modernizzazione e
diversificazione di prodotti e servizi per P.M.I., anche attraverso:
1) - lo sviluppo di forme più efficaci /
efficienti di intermediazione
2) - il miglioramento dei processi relativi al core
business
3) - la più efficace segmentazione del mercato
4) - lo sviluppo della customer relationship.
5.
Promozione
e qualificazione delle attività culturali e scientifiche che generano momenti
di incontro (musica, danza, "progetto cielo", etc...) Dopo il grande
spopolamento degli anni 60 si sta assistendo, in questi ultimi anni, ad una
importante presa di coscienza identitaria da parte delle giovani generazioni
che si esprime, soprattutto, nella rielaborazione della cultura tradizionale
(identificabile con la riproposizione della musica e delle danze occitane) e
nel nuovo approccio volto alla fruizione dei beni "naturali" del
territorio. Va implementata una azione coerente che valorizzi queste
"attività spontanee" rivolgendole ad un progetto educativo e
culturale di grande respiro.
Sviluppo Attività Agricole (SETTORE n° 5)
Le specificità
più evidenti della composizione della produzione agricola nell’ambito territoriale
della Comunità Montana sono costituite dal peso maggiore che assume
l’agrumicoltura e l’olivicoltura; nettamente inferiore è invece il peso della
vitivinicoltura e zootecnia ed ancora meno quello della cerealicoltura,
orticoltura ecc.
In particolare modo
l’agrumicoltura, similmente a come avviene in tutto il territorio regionale, da
alcuni anni versa in condizioni critiche, infatti nessun comparto della filiera
è nelle condizioni di reggere la concorrenza di altri Paesi produttori, sia
facenti parti della Comunità Europea che extra comunitari. La produzione si
caratterizza per gli alti costi di produzione, per la mancanza di adeguate
strutture ed una seria politica commerciale (Piano Agrumicolo Nazionale).
La produzione agrumicola
risulta poco competitiva ed inadeguata a quanto richiesto dalla G.D.O. (Grande
Distribuzione Organizzata), in quanto estremamente frazionata e poco
standardizzata. Le difficoltà che il nostro prodotto incontra sui mercati sono legate alla forte concorrenza degli
altri paesi del mediterraneo, alla scarsa capacità di penetrazione, alla
carenza di adeguate strategie di marketing.
Situazione aggravata dalla
carenza di strutture commerciali in grado di garantire alla G.D.O. quantità e
standard qualitativi costanti nel tempo e non una offerta frammentata. A ciò è
da aggiungere che negli ultimi anni anche per il prodotto fresco, fonte
primaria di reddito per i nostri agrumicoltori, il mercato interno registra la
forte concorrenza da parte dei paesi del bacino del mediterraneo. Concorrenza
che si potrebbe accentuare in seguito all’abbattimento delle barriere
fitosanitarie e doganali, per come stabilito dall’Uruguay Round.
La Spagna rappresenta il
principale concorrente: grazie a politiche commerciali vincenti e ad una
adeguata strategia di marketing, è infatti riuscita a conquistare i principali
mercati europei e dell'Est Europa, risultando il primo paese fornitore di
agrumi della Germania, non solo di arance ma anche di limoni e clementine.
Presenta un calendario di raccolta più diversificato e ben più ampio del nostro
e questo consente ai prodotti spagnoli di essere presenti sui mercati nazionali
ed esteri dai primi di ottobre a fine maggio.
Si avverte dunque la necessità di riconvertire le vecchie varietà di
arance, a favore di nuovi cloni di clementine, al fine di allungare il più
possibile il periodo di commercializzazione e di presenza sul mercato;
concentrare quanto più possibile l’offerta, attraverso adeguate politiche di
cooperazione e di associazionismo e di creare organismi quali i marketing
orders, strumenti a gestione mista pubblico-privata, presenti in tutti gli
altri paesi agrumicoli che si occupano di norme di qualità, di adeguate
politiche commerciali e di marketing, della standardizzazione degli imballaggi,
della promozione, della ricerca, ecc.
La stessa crisi interessa il
settore olivicolo, anche se in maniera diversa, in quanto da comparto primario
nel contesto locale, non riesce ad ottenere una giusta rispondenza sotto il
profilo remunerativo. Le cause sono da imputarsi ad una mancanza di estrema
tipicizzazione, certezza di provenienza geografica, accurata vestizione del
prodotto e, come trend visibile, perfino caratteristiche organolettiche mirate
per ciascun specifico abbinamento culinario come esemplificato dalla “carta degli
olii”. Perfino sui mercati si consumano in massima parte miscele di oli di
provenienza varia, commercializzate dalla grande distribuzione organizzata
(GDO).
La richiesta crescente di
mercato ha indotto, in paesi terzi del bacino del Mediterraneo, un forte
aumento delle produzioni con basso profilo qualitativo, che si indirizzano
verso industrie di raffinazione, soprattutto italiane, che se ne
approvvigionano beneficiando del basso costo d'acquisto. Ciò comporta, in
questa fascia di prodotto, una competizione estrema con i produttori
dell’Italia meridionale in genere, che vedono ad ogni campagna ridursi la quota
di prodotto tradizionalmente assorbito dalle industrie di raffinazione e
trasformazione del centro nord Italia e perfino da quelle locali.
La principale sfida per i
produttori olivicoli, resta l'innalzamento della qualità e un drastico
ampliamento dell'offerta nel segmento dei prodotti di alto profilo (orientato
al mercato interno, comunitario e internazionale ad alto reddito), ma anche un
prodotto meno caratterizzato con un costo competitivo e ben commercializzato,
può conquistare e mantenere salde quote sui mercati interni ma soprattutto
internazionali, attuali e di previsto sviluppo.
Anche se in misura
inferiore, il comparto vitivinicolo non versa in migliori condizioni, in quanto
la politica comunitaria disincentivante degli ultimi vent’anni, la crisi di
mercato, il crollo dei consumi, la conseguente crisi delle cantine sociali
hanno causato, un po’ in tutta la Calabria un grave depauperamento del
patrimonio viticolo.
E’ ovvio che il
raggiungimento degli obiettivi proposti dalla CE, miranti al contenimento dei
costi di produzione e ad una maggiore elasticità del mercato, come in Italia e,
a maggior ragione nel nostro sistema territoriale, diventa difficile, se non è
accompagnato da politiche di miglioramento qualitativo e relativa
valorizzazione commerciale.
Per convincersi di ciò è
sufficiente constatare che la conformazione orografica dei terreni vitati è in
gran parte collinare, quindi vocata a produzioni di pregio. La presenza dei
vini di qualità, “Bivongi DOC”, andrebbe valorizzata su tutto il comprensorio.
Le problematiche di rilievo
sull’areale della Comunità Montana, riguardano l’eccessiva frammentazione
aziendale, la presenza di impianti vetusti, con forme di allevamento poco
razionali e con la presenza di varietà locali poco adatte a produzioni di
qualità e, in molti casi, senza la necessaria certezza ampelografica.
La nostra vitivinicoltura
necessita, quindi, di una politica di ristrutturazione complessiva che consenta
di ottenere produzioni di qualità ed una migliore finalizzazione commerciale.
Il punto di partenza degli interventi strutturali dovrà essere l’ammodernamento
dei vigneti finalizzato alla riduzione dei costi produttivi, ad una adeguata
meccanizzazione delle operazioni colturali, ad un miglioramento della qualità
dell’uva.
Il comparto zootecnico
occupa un posto degno di nota nel panorama agricolo del nostro territorio;
anche se ci si trova in presenza di allevamenti (bovini, ovicaprini, apistici,
ecc.) in aree rurali altrimenti non utilizzate e abbandonate, l’occupazione è
in zone svantaggiate, si utilizzano tecniche di allevamento estensive ed a
basso impatto ambientale, si ha una certa sicurezza di prodotti zootecnici non inquinati dall’utilizzo di mezzi tecnici
usati in un tipo di zootecnia intensiva, si utilizzano tecniche di allevamento
e di trasformazione che garantiscono la sopravvivenza di biodiversità dei prodotti, si ha uno stretto legame con il
territorio e l’ambiente, ciò nonostante ci sono una serie di problematiche che
riguardano la limitata dimensione media degli allevamenti, scarsa propensione
all’associazionismo, frammentarietà dell’offerta, mancanza di azioni di
valorizzazione dei prodotti zootecnici, scarsa remunerazione del lavoro e delle
produzioni, elevati costi di produzione con particolare riferimento alle voci alimentazione e manodopera, scarsa preparazione tecnica degli operatori del
comparto; scarsi coordinamenti ed incisività dei servizi realmente fruibili
dagli allevatori.
In particolare per tale settore il piano socio economico intende sviluppare
i seguenti punti operativi:
·
Centro
servizi per l’assistenza tecnica alle imprese agricole
La
Comunità Montana intende affrontare il complesso problema del rilancio del
settore agricolo in maniera del tutto innovativa rispetto al passato, ovvero
incentrando le proprie risorse non tanto nella erogazione di contributi alle
aziende esistenti ma piuttosto nella direzione della assistenza
tecnico-amministrativa alle aziende.
Le aziende attualmente
presenti si trovano accedere ai numerosi contributi agricoli (sia regionali sia
comunitari), dall’altro dall’oggettiva difficoltà nel predisporre in maniera
corretta tutta la documentazione necessaria, infatti, ad operare in un contesto
alquanto contraddittorio, caratterizzato da un lato dalla possibilità teorica
di sia all’ottenimento dei fondi sia alla corretta gestione aziendale.
Oltre allo scenario sopra
evidenziato, occorre considerare l’oggettiva difficoltà degli agricoltori nel
doversi recare in luoghi spesso lontani dalle proprie aziende per poter
ricevere anche la semplice assistenza di tipo burocratico amministrativo.
L’azione prevede dunque di
istituire uno Sportello di Assistenza alle Aziende Agricole in grado di erogare
le seguenti tipologie di servizio:
-
assistenza
amministrativa;
-
assistenza
tecnica-colturale;
-
consulenza
per pratiche contributi;
Lo Sportello di Assistenza Tecnica sarà costituito –
attraverso un apposito rapporto convenzionale – dagli esperti delle singole
Associazioni di Categoria del settore agricolo, affiancati da un esperto di
fiducia della Comunità Montana.
Lo Sportello di Assistenza Tecnica sarà supportato
dalla Rete Telematica, attraverso la quale sia i dati delle aziende archiviati
presso le Associazioni di Categoria che quelli presenti in nelle reti regionali
e internazionali saranno disponibili sul territorio.
Lo Sportello svolgerà anche la funzione di supporto
interno alla attuazione di tutte le azioni del settore agricolo previste dal
Piano di Sviluppo:
in via prioritaria dovrà occuparsi della redazione
delle carte tematiche del settore agricolo (che costituiscono parte integrante
della carta di Destinazione d’Uso del Territorio) e della compilazione della
banca dati dei terreni agricoli disponibili sul territorio ai fini
dell’avviamento di nuove iniziative nel settore agricolo.
La Comunità Montana continuerà nel periodo di
attuazione del Piano di Sviluppo alla erogazione delle attuali misure di
sostegno al settore zootecnico:
1)
Mutua
bestiame;
2)
Contributo
acquisto mangime;
3)
Convenzione
con i veterinari;
·
Progetto di filiera per lo
sviluppo del settore agricolo
La Comunità Montana ha come obiettivo prioritario di
accedere ad un finanziamento comunitario necessario per la predisposizione del “Piano di valorizzazione delle risorse”,
che rappresenta uno degli strumenti conoscitivi delle potenzialità agricole.
L’azione della Comunità Montana sarà quella di
passare dal “piano al progetto”, ovvero quella di predisporre, attraverso il coinvolgimento
delle aziende agricole e dei comuni, un unico progetto organico di sviluppo del
settore.
Per quanto tale azione appaia ambiziosa, in realtà
questa è l’unica strada da percorrere sia per poter attirare sul territorio un
volume cospicuo di risorse nel prossimo periodo di programmazione dei fondi
comunitari (2000-2006) che per “abituare” gli operatori del territorio ad
operare secondo i criteri della concertazione e della programmazione negoziata.
L’azione sarà avviata dalla Comunità Montana che –
in collaborazione con lo Sportello di Assistenza alle Imprese Agricole –
promuoverà una diffusa attività di animazione territoriale mirata alla
costruzione del progetto, che dovrà prevedere:
-
investimenti
privati da parte delle imprese esistenti;
-
investimenti
privati da parte di nuove aziende agricole;
-
investimenti
pubblici sulle infrastrutture rurali di supporto agli investimenti privati da
parte dei Comuni e della Comunità Montana;
Le
varie iniziative inserite nel progetto potranno ricevere contributi secondo le
aliquote massime ammissibili fissate dall’Unione Europea per il comparto
agroalimentare (fino al 55% per gli investimenti delle imprese private, fino
all’80% per le infrastrutture realizzate dagli Enti Pubblici).
Un altro strumento di base ai fini della attuazione
della azione è rappresentato dallo studio mirato a mettere a punto il catasto
pastorale per avviare la certificazione della provenienza dei prodotti
zootecnici e caseari.
In particolare l’attività nel settore potrebbe
svilupparsi maggiormente attraverso la realizzazione di alcune filiere. Il progetto di filiera potrà essere mirato a
sostenere sia le attività agricole di tipo strettamente produttivo, basate
sulle coltivazioni e sulle lavorazioni di nicchia ad alto valore aggiunto che quelle
mirate alla valorizzazione ed alla manutenzione ambientale del territorio.
La filiera del latte ha sempre avuto una parte
preponderante nell'economia agricola montana; ovviamente le caratteristiche del territorio non
permettono alle aziende locali di competere con le realtà di pianura, poiché le
condizioni in cui svolgono la loro attività sono profondamente differenti, ma
proprio tali condizioni hanno nel tempo contribuito a caratterizzare e
diversificare il prodotto, creando di fatto le premesse odierne per la sua
vitalità.
L'azienda zootecnica, inoltre, rappresenta la
garanzia per il perdurare di una serie di buone prassi di gestione del
territorio, in quanto unica garanzia per il mantenimento della fertilità del
terreno, per la cura e la manutenzione dei prati stabili e dei pascoli, e
quindi del paesaggio e della fruizione del verde.
Il piano di azioni integrate che si vogliono attuare
sono volte ad intervenire nel comparto.
a)
Interventi
di supporto alla rete di raccolta del latte al fine di garantire il ritiro
anche nelle aree più svantaggiate
b)
Definizione
ed attuazione di misure volte a garantire la presenza diffusa di un veterinario
di base, di concerto con quanto previsto dalla normativa di riferimento
c)
Sostenere
interventi di formazione e aggiornamento sulle corrette prassi di gestione
dell'allevamento. Questi momenti sono molto importanti, per far crescere il
livello culturale degli imprenditori, ma soprattutto per dare loro un momento
di incontro, per aiutarli a superare i problemi e a vedersi in tutte le loro
potenzialità, uscendo dall'isolamento.
d) Attività di assistenza tecnica con particolare riferimento a:
· Gestione del piano di
alimentazione
· Benessere animale
· Gestione agronomica dei
prati, dei pascoli e di altre produzioni agronomiche
· Interventi di assistenza
tecnica presso le aziende e le imprese
di trasformazione coinvolte in un'azione collettiva di qualificazione della
produzione
· Tutelare e migliorare
l'ambiente naturale
· Tutelare e migliorare le
condizioni di igiene ed il benessere degli animali
· Migliorare le condizioni di
sicurezza sul lavoro
· Incentivare l'introduzione
di tecnologie a basso impatto sull'impiego delle risorse energetiche ed
ambientali;
e)
Attività
di analisi e studio volta a definire le tipologie produttive locali per la
definizione di standard merceologici e qualitativi caratteristici, volta ad
ottenere anche il riconoscimento di marchi e denominazioni di tipicità
f)
Consolidamento
e valorizzazione delle aziende biologiche: la presenza di alcune aziende
biologiche può diventare un punto di forza, poiché sempre più prende valore
l'aspetto qualità del cibo per i consumatori. Riuscire a creare una filiera
lattiero-casearia biologica potrebbe diventare un fattore strategico per il
rilancio del settore.
g)
Interventi
volti a sostenere l'impostazione di filiera, anche in un'ottica di
associazionismo tra produttori e caseifici locali, al fine di garantire la
qualità del processo di lavorazione
h)
Creazione
in una o più zone adeguate, un alpeggio
modello dimostrativo, che funga da scuola per gli imprenditori e da centro
didattico per i turisti e i bambini:
i)
Studio
e realizzazione di interventi promozionali considerati strategici per
rafforzare il valore del comparto
zootecnico sotto il profilo professionale e imprenditoriale. Sarà auspicabile
lavorare di concerto con l'Amministrazione provinciale, nonchè le Comunità
Montane limitrofe, in modo da definire un quadro organico delle principali
manifestazioni zootecniche, collocandone almeno una per zona, qualificata
per tipologia di prodotto. La
concentrazione degli eventi consente di migliorarne il livello qualitativo e di
farle diventare un punto di confronto/incontro tra imprenditori.
Si cercherà di sottolineare
sempre più l'aspetto qualitativo delle mostre, premiando la professionalità
degli allevatori e la loro capacità
manageriale, sia in termini di livello
qualitativo del bestiame esposto, sia come capacità di gestione dell'azienda.
Si propone di creare, per esempio,
premi specifici per i giovani conduttori, al fine di motivare i figli degli
imprenditori agricoli e di rafforzare lo spirito imprenditoriale e la passione
per l'allevamento.
Oltre alle manifestazioni
zootecniche, il comparto potrebbe avvantaggiarsi delle seguenti tipologie di eventi:
-
mostre
dei prodotti
-
manifestazioni
gastronomiche
-
settimane
o serate gastronomiche presso i ristoranti locali
-
studio
di confezioni particolari
-
studio
e realizzazione di materiale
illustrativo della storia e delle caratteristiche dei prodotti caseari, dando
ampio spazio alla cultura rurale
-
visite
guidate ai caseifici
-
raccordo
con il settore scuole (progetti di educazione alimentare)
·
Elaborazione di proposte di
insediamento di nuove imprese agricole e avviamento dei servizi di sostituzione
La
Comunità Montana attraverso la presente azione intende affrontare in maniera
sperimentale ed innovativa il problema del rilancio del settore agricolo, sul
modello delle esperienze oramai acquisite nel Nord dell’Europa.
La azione consiste nella
predisposizione da parte della Comunità Montana – attraverso il supporto dello
Sportello di Assistenza alle Aziende Agricole - di alcune proposte di
insediamento di nuove aziende agricole, da diffondere sul mercato alla ricerca
di nuovi imprenditori.
A tal fine è necessario
disporre degli strumenti di base per procedere in tale direzione, quali il “Piano di valorizzazione delle risorse
foraggere del territorio della comunità” e la banca dati dei terreni
agricoli.
Sulla base di tali elementi
(ovvero la disponibilità di aree agricole acquisibili e la conoscenza delle
loro potenzialità in termini produttivi), la Comunità Montana potrà elaborare
progetti di piccole imprese agricole, che conteranno i seguenti elementi:
·
localizzazione
e caratteristiche dei terreni agricoli;
·
modalità
e costi di acquisizione/affitto dei terreni;
·
tipologia
di attività agricola insediabile;
·
analisi
dell’investimento imprenditoriale necessario;
·
misure
di sostegno alla iniziativa da parte della Comunità Montana;
·
sviluppo
del business plan di impresa;
Il ruolo in
cui si pone la Comunità Montana attraverso questa azione è, quindi, quello di
agire da “facilitatore” di nuovi investimenti, risolvendo almeno una parte dei
problemi che di solito si pongono di fronte a chi vuole insediare una impresa
in montagna, causando spesso rinunce dovute alla mancanza di elementi
fondamentali per la riuscita dell’iniziativa.
Le proposte di
insediamento redatte secondo i parametri di cui sopra – che data la esiguità
delle risorse saranno elaborate in numero assai esigui – potranno essere poi
diffuse dalla Comunità Montana attraverso procedure pubbliche, al fine di
entrare in contatto con operatori esterni al territorio che possano valutare la
proposta di insediamento e decidere in merito alla opportunità di investire.
Analizzando, altresì il mercato del lavoro, si evince in maniera ineluttabile che si sta vivendo un periodo di forte crisi determinata dall'alto tasso di disoccupazione che caratterizza in modo particolare il nostro territorio comunitario. All'interno di questa realtà esistono, tuttavia, situazioni diversificate. In particolare, per quanto riguarda il settore agricolo e, all'interno di questo, ad esempio, l'attività zootecnica da latte, dove l'impegno lavorativo è di 365 giorni all'anno, al personale addetto, laddove presente, o al titolare dell'impresa, sono richiesti sacrifici ed alta professionalità.
In questo ultimo caso appena citato, l’avviamento
dei servizi di sostituzione alle aziende agricole ha altresì una valenza di
ordine sociale, in quanto garantisce una opportunità occupazionale a lavoratori
extracomunitari.
Il servizio di sostituzione prefigge il
raggiungimento dei seguenti obiettivi:
1.
Creare
nuove opportunità di lavoro per i disoccupati e i giovani in cerca di prima
occupazione
2.
Favorire
l'inserimento nel tessuto sociale e lavorativo anche a persone di provenienza
extracomunitaria che intendono prestare la loro opera nelle aziende agricole
3.
Fornire
ai giovani che si insediano in un'azienda agricola standard di vita e di lavoro
adeguati alle nuove e mutate esigenze
4.
Favorire
la flessibilità del lavoro
5.
Diminuire
il lavoro nero nelle aziende agricole
Per raggiungere tali obiettivi, è possibile
realizzare una forma associativa mirata per svolgere i servizi di sostituzione
effettuati alle aziende associate, società che potrà avvalersi dei
finanziamenti specifici. La Comunità Montana, ritenendolo una importante
occasione di innalzare i parametri di qualità di vita degli imprenditori
agricoli, potrà avviare una serie di
consultazioni con le Associazioni che potrebbero concorrere ad attivare i
servizi di sostituzione per le aziende associate.
Le tipologie di imprese infatti, che potrebbero concorrere
all'iniziativa sono:
·
Associazioni
di imprenditori agricoli che si costituiscono per la gestione di un servizio di
sostituzione
·
Associazioni
di imprenditori agricoli, cooperative o consorzi già operanti nell'ambito della
stessa attività e/o di assistenza alla gestione delle aziende agricole, a
condizione che, se necessario, adeguino i loro statuti a quanto previsto dalle
condizioni della misura.
·
Regolamento
di sostegno per l’insediamento di nuove imprese agricole
La Comunità
Montana non intende proporre una progettualità propria al fine di attirare
nuove imprese modello, ma intende tuttavia sostenere l’iniziativa imprenditoriale
autonoma di qualunque soggetto sia intenzionato ad avviare una nuova attività
agricola.
L’obiettivo del nuovo strumento sarà quello di
mettere a disposizione delle nuove imprese un pacchetto integrato di misure di
sostegno:
·
contributi
in conto capitale;
·
contributi
in conto interesse;
·
accordi
bancari per l’accesso al credito a tassi agevolati;
·
formazione
professionale;
·
accesso
ai servizi dello Sportello di Assistenza;
La metodologia di valutazione delle domande e di
compilazione della graduatoria di accesso alle misure di sostegno, assegnerà
carattere prioritario a tutte le iniziative imprenditoriali connesse alle
produzioni biologiche ed alla zootecnia alternativa.
Sviluppo Offerta
Turistica (SETTORE n° 6)
·
Realizzazione di
infrastrutture di fruizione turistica del territorio
La Comunità
Montana, al fine di supportare in maniera indiretta gli investimenti delle
imprese turistiche, procederà al reperimento di finanziamenti pubblici per la
realizzazione e la messa in rete di infrastrutture turistiche, ovvero di una
serie di interventi finalizzati a rendere fruibile il territorio ed
intrattenervi il turista durante il soggiorno presso le strutture ricettive.
Gli interventi infrastrutturali promossi ed
eventualmente realizzati dalla Comunità Montana rientreranno nelle seguenti
categorie, che corrispondono alle diverse tipologie di fruizione turistica
verso le quali sarà orientata l’offerta del territorio:
- ARTE
Gli interventi volti alla valorizzazione turistica
del patrimonio artistico dovranno innanzitutto garantire reali possibilità di
fruizione del bene sia in quanto singolo punto di attrazione (che dovrà quindi
risultare accessibile e visitabile) che in quanto nodo di una rete di fruizione
tematica del territorio.
In particolare gli interventi dovranno quindi
risultare collegati sia alla parte di patrimonio già recuperata che alla nuova
progettualità in corso.
In questo senso è certamente appetibile dal mercato
un rafforzamento del sistema di offerta, attraverso il recupero del patrimonio
delle chiese minori, degli affreschi, di itinerari legati al recupero dei segni
delle antiche personalità artistiche del territorio.
- NATURA
Già in passato la Comunità Montana Stilaro-Allaro ha
avviato delle progettualità riferite al sistema di collegamento sentieristico
dispersa dal tempo in cui è iniziata l'emigrazione verso le zone marine.
Negli ultimi anni la Comunità Montana ha ripreso con
forza a lavorare su questo patrimonio inserendosi in iniziative di largo
respiro, programmando e attrezzando i sentieri, favorendo la nascita di anelli
locali, attrezzando sentieri di alta Montagna.
Gli interventi della Comunità Montana saranno quindi
rivolti innanzitutto al recupero ed alla sistemazione della rete sentieristica
esistente con la finalità di realizzare percorsi di fruizione naturalistica del
territorio.
Rivestiranno carattere prioritario gli interventi
finalizzati alla realizzazione di percorsi di supporto alla ricettività diffusa
esistente sul territorio oppure a nuovi insediamenti di imprese ricettive (sia
nel settore alberghiero che in quello extralberghiero) da parte di operatori
privati.
L’azione della Comunità Montana sarà inoltre volta
alla valorizzazione turistica di singoli punti in differenti parti del
territorio di interesse naturalistico, in modo tale da spalmare sul territorio
stesso i cospicui flussi di visitatori.
La Comunità Montana dovrà inoltre dotarsi di un progetto
complesso volto al potenziamento, promozione, manutenzione, ricerca e sviluppo
del sistema sentieristico. In tal senso si candiderà al coordinamento del
sistema stesso in collaborazione con le associazioni operanti nel territorio.
Inoltre, considerata la valenza che questi rivestono a fini
turistici, l’azione della Comunità Montana sarà volta alla ricerca di
finanziamenti finalizzati al miglioramento ed alla manutenzione dei
collegamenti, in questo ambio riveste carattere prioritario la elaborazione la
creazione di un itinerario turistico generale per tutta la comunità.
- SPORT
L’azione della Comunità Montana sarà finalizzata
alla realizzazione di infrastrutture sportive a basso impatto ambientale in
grado di generare una offerta di
fruizione connotata dal contesto naturalistico e paesaggistico del territorio.
In particolare dovranno essere integrati e migliorati i percorsi di fruizione
del territorio, legati alla pratica del trekking a cavallo e della mountain
bike.
Il ruolo della
Comunità Montana sarà anche finalizzato all’adeguamento delle infrastrutture di
fruizione agli standard nazionali ed internazionali, al fine poter ospitare
manifestazioni sportive di rilevanza sovralocale.
- TRADIZIONE E CULTURA
L’offerta turistica legata agli aspetti tradizionali
e culturali del territorio vedrà nell’allestimento di un ulteriore museo e
della messa in rete, una delle principali azioni in cui sarà impegnata la
Comunità Montana.
Le attrazioni espositive saranno organizzate secondo
due filoni principali di interesse:
1)
l’ECOMUSEO
di Bivongi, che renderà fruibili dal punto di vista turistico tutti gli aspetti
legati alla tradizione ed alla cultura del territorio (antichi mestieri,
religiosità, scuole, architettura, affreschi artistici, etc.)
2)
il
nuovo museo dedicato alle PERSONALITÀ
FAMOSE della Comunità Montana.
La Comunità Montana, al fine di rafforzare le
infrastrutture di fruizione legate alle tradizioni del proprio territorio,
potrà inoltre promuovere interventi di recupero del patrimonio architettonico
rurale
·
Misure di tutela e
valorizzazione del patrimonio edilizio locale
L’aspetto “autentico” del paesaggio rurale
costituisce un elemento fondamentale ai fini della capacità di attrazione
turistica di un territorio montano.
La Comunità Montana intende quindi promuovere
iniziative di recupero del proprio patrimonio edilizio locale da parte dei soggetti
proprietari, attraverso:
1)
la
definizione di un Regolamento di Tutela del Paesaggio, mirato a definire i
canoni estetici di base a cui deve essere adeguate le abitazioni;
2)
la
definizione e la diffusione degli standard di recupero e di valorizzazione dei
centri storici dei comuni, nonché il supporto tecnico alla redazione dei
progetti rispondenti a tali criteri;
3)
la
definizione e la diffusione degli
standard di recupero da utilizzare in tutta la Comunità per gli interventi di
recupero delle abitazioni alpine e delle borgate effettuati da privati;
4)
la
definizione di accordi con istituti bancari al fine della concessione di
crediti a tasso agevolato ai proprietari privati che realizzano interventi di
recupero seguendo gli standard di cui sopra;
Per quanto riguarda i proprietari privati la
Comunità Montana potrà, secondo le proprie disponibilità di bilancio, mettere a
punto un regolamento in grado di erogare un contributo finanziario ai progetti
di recupero, secondo una graduatoria che ne valuterà la miglior rispondenza
agli standard di recupero.
·
Regolamento di sostegno alla
tipicizzazione delle strutture ricettive e di ristorazione
Uno degli intenti della Comunità Montana sarà quello
di adottare un regolamento finalizzato
a sostenere le imprese turistiche (sia del settore ricettivo che della
ristorazione) che intendono rendere più accoglienti - attraverso interventi di
tipicizzazione - le proprie strutture.
Il nuovo regolamento sarà basato su un Capitolato
Tecnico Generale di Tipicizzazione che definirà le caratteristiche degli
interventi ammissibili a ricevere di sostegno e finalizzati a creare nei locali
ricettivi quella atmosfera di tipicità propria degli ambienti rurali e montani.
Il regolamento, oltre agli incentivi di carattere
finanziario, prevederà l’obbligo per le imprese beneficiarie di partecipazione
a corsi di formazione professionale (ad esempio: cucina tipica) e di adesione ad iniziative di costruzione di
pacchetti turistici.
L’azione mira
ad elevare l’attuale basso livello di tipicizzazione delle strutture turistiche
ed a migliorare la qualità dei servizi offerti, che generano un tipo di offerta
poco connotata e che risulta quindi poco attrattiva nei confronti della
clientela e scarsamente competitiva sul mercato.
·
Regolamento di sostegno alla
creazione di nuove imprese ricettive
Al fine di compensare la carenza di posti letto che
caratterizza l’intero sistema di offerta turistica della Comunità Montana
metterà a punto un nuovo regolamento finalizzato a sostenere la creazione di
nuove imprese di piccole dimensioni nel settore ricettivo sia alberghiero che
extralberghiero.
Questa misura di sostegno agevolerà la nascita di
nuove imprese basate sulle stesse caratteristiche di tipicità e qualità del
servizio della azione precedente e pertanto varranno per i beneficiari gli
stessi obblighi sia in termini di formazione professionale che di adesione a
pacchetti turistici.
Il regolamento sosterrà anche l’iniziativa dei
proprietari di immobili che, nel rispetto delle vigenti normative in materia,
intendano avviare una attività ricettiva basata sul modello del BED &
BREAKFAST e dell’albergo diffuso.
·
Creazione di piccole
strutture ricettive nel settore extralberghiero
La Comunità Montana intende partecipare direttamente
con fondi propri o attraverso il reperimento di risorse regionali o comunitarie
alla creazione di piccole strutture ricettive nel settore extra alberghiero.
Questa azione, sia per motivi legati alle risorse
finanziarie ragionevolmente disponibili che alla necessità di non incorrere in
fenomeni di concorrenza sleale nei confronti delle imprese turistiche, non avrà
carattere diffuso sull’intero territorio ma sarà bensì mirata ad intervenire
unicamente in quelle aree in cui alla presenza di attrazioni turistiche e/o di
attività economiche (ed alla domanda potenziale a queste connessa) non
corrisponde una adeguata capacità ricettiva.
Le strutture turistiche ricettive del settore
extralberghiero che potranno essere realizzate nell’ambito della presente
azione sono le seguenti:
- campeggi;
- aree sosta per campers;
- rifugi alpini (unicamente
per interventi di adeguamento);
- rifugi escursionistici;
- foresterie;
L’ipotesi di intervento diretto da parte della
Comunità Montana potrà concretizzarsi unicamente in presenza di un soggetto
gestore privato, il quale dovrà farsi carico - oltre che degli oneri di
manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura - degli stessi obblighi
imposti alle imprese turistiche che beneficeranno dei regolamenti di cui alle
precedenti azioni.
·
Organizzazione del sistema
di accoglienza turistica
La Comunità Montana, impegnata sia nella
realizzazione di nuove infrastrutture turistiche che nel sostegno e nella
creazione di nuove imprese turistiche, non potrà svolgere in maniera diretta
quella funzione di organizzazione del sistema di accoglienza in grado di creare
le condizioni per la formazione di un prodotto turistico che deve competere in
un mercato sempre più selettivo. Del resto la volontà della Comunità Montana di
inserire la propria offerta in circuiti ben più ampi di quelli locali.
La Comunità Montana si renderà, altresì, promotrice
della formazione di un Consorzio misto
partecipato sia dalle amministrazioni locali che da varie imprese turistiche
del territorio che dovrà svolgere le seguenti funzioni:
-
garantire
la corretta gestione ed il funzionamento dei servizi offerti dagli Uffici di
Informazione ed Accoglienza Turistica;
-
reperire
e monitorare i dati dei singoli elementi che compongono l’offerta turistica del
territorio (infrastrutture di fruizione, ricettività, ristorazione, servizi
informativi, accompagnamento, eventi e manifestazioni);
-
proporre
alla Comunità Montana iniziative ed azioni di completamento del sistema di
offerta turistica coerenti con il Piano di Sviluppo Socio Economico dell’Ente;
-
promuovere
momenti di incontro tra Enti Locali ed operatori turistici (albergatori,
ristoratori, accompagnatori, gestori di infrastrutture) con la finalità di
organizzare l’accoglienza dei flussi presenti;
-
promuovere
momenti di incontro tra Enti Locali ed operatori turistici (albergatori,
ristoratori, accompagnatori, gestori di infrastrutture) al fine di costruire nuovi pacchetti di soggiorno
(prodotti turistici) di carattere tematico della comunità;
-
coordinare
la propria azione con altri partners al fine di veicolare l’offerta del
territorio sui circuiti promozionali esterni gestiti dai citati soggetti;
-
organizzare
e gestire nuove manifestazioni di rilevanza turistica nell’ambito del
territorio, in grado di coinvolgere anche operatori esterni al territorio e di
diventare veicolo di promozione della fruizione delle infrastrutture tematiche
realizzate dalla Comunità Montana e dai Comuni;
-
promuovere e coordinare programmi di aggiornamento e
formazione professionale a favore degli operatori turistici;
Assetto Idrogeologico e
Forestale del Territorio (SETTORE n° 7)
·
Messa in
sicurezza del territorio e prevenzione dei fenomeni di dissesto
Lo sviluppo
socio-economico sostenibile dal punto di vista ambientale, pur rappresentando
in questo contesto e nella Calabria intera un punto di forza, non ha quasi mai
trovato pratica attuazione nelle politiche di intervento degli anni precedenti,
conservando emergenze naturali ed ambientali di altissimo livello.
L’intervento
dell’uomo, la forte pressione antropica legata all’urbanizzazione turistica e
residenziale, all’intervento agricolo in prossimità degli ambiti fluviali,
costieri e delle aree umide, alla pratica di trasformazione e gestione del
territorio (urbanizzazione, strade, estrazioni, discariche di rifiuti, incendi
boschivi, ecc.), poco attenta alla tutela delle risorse naturali, minacciano
seriamente l’integrità degli ambiti naturali ancora soggetti a valorizzazione e
conservazione.
Nel recente
passato tutti questi fattori di pressione hanno inciso profondamente
sull’assetto fisico, ambientale e paesaggistico del territorio, determinando
alti livelli di attenzione per il rischio idrogeologico, carenti attività di
programmazione nel settore della difesa del suolo, (mentre è prevalsa
l’attività di post-emergenza attraverso ordinanze di protezione civile), una
deficitaria dotazione infrastrutturale nel campo della gestione dei rifiuti ed
una limitata conoscenza degli ecosistemi naturali la cui gestione avviene senza
l’utilizzo di uno strumento di pianificazione razionale che discenda da
un’analisi dettagliata del territorio.
Gli orientamenti prioritari
riguardano opere di manutenzione e di assetto idrogeologico del territorio,
interventi volti all’imboschimento dei terreni non agricoli in aree marginali,
che hanno come obiettivo quello di incrementare le funzioni ambientali e
protettive delle zone interessate e il recupero della fertilità dei suoli
depauperati.
Incremento dell’estensione
delle aree forestali, costituendo soprassuoli permanenti sottoposti a vincolo
idrogeologico paesaggistico ed ambientale dei boschi.
Ricostituzione di boschi danneggiati da disastri naturali con l’obiettivo
di migliorare l’assetto idro-morfologico di aree soggette a fenomeni di degrado
idrogeologico, tramite la ricostituzione del potenziale silvicolo danneggiato
da eventi naturali o da incendi soprattutto con l’impiego delle tecniche di
ingegneria naturalistica.
Migliorare l’assetto ecologico di aree soggette a fenomeni di degrado
ambientale attraverso interventi che consentono di incrementare le funzioni
ecologiche e protettive delle aree forestali; migliorare l’efficienza delle
imprese forestali qualificate nel settore tramite realizzazione di interventi a
basso impatto ambientale.
Recupero e salvaguardia aree
di pregio naturale tramite la rivitalizzazione di attività forestali,
promovendo la costituzione di aziende agro-silvo-pastorali, con finalità anche
turistiche e ricreative, scegliendo percorsi naturalistici di elevata
importanza ambientale come quelli già presenti in alcune realtà del territorio,
riqualificando il paesaggio e più in generale l’ambiente fisico e biologico
(rimboschimenti delle zone degradate).
I lineamenti morfologici del territorio della comunità sono condizionati dalle caratteristiche
dell’assetto geologico, improntate alla netta contrapposizione delle aree
pianeggianti che dominano il settore orientale, con il repentino elevarsi dei
rilievi collinari e montuosi che occupano il settore occidentale.
Conseguentemente, la distribuzione delle
fenomenologie cui si riconduce il dissesto idrogeologico riscontrabile nel
territorio, possono essere così distinte:
·
aree
coinvolte da dissesto per movimenti gravitativi di versante;
·
aree
coinvolte da dissesto morfologico di carattere torrentizio;
·
aree
coinvolte da dissesto per trasporto di massa su conoidi.
Dissesto
per movimenti gravitativi di versante
Le frane attive si concentrano principalmente
nell’area nord; il resto dei movimenti franosi è localizzato nei vari territori comunali.
Questa
disomogenea distribuzione è legata, a livello generale, alle caratteristiche
del substrato cristallino affiorante che supportano una copertura superficiale
di carattere detritico-argilloso, facilmente soggetta a mobilizzazione in
seguito a fenomeni di ruscellamento diffuso connessi, in ultima analisi, con
eventi meteorici particolarmente intensi e/o con processi riconducibili alla
dinamica evolutiva torrentizia.
La
Comunità Montana si è adoperata ad intervenire formulando una progettazione
mirata di interventi da poter essere finanziati per mezzo del Piano Regionale
Emergenza Alluvione 2000.
Dissesto
morfologico di carattere torrentizio
Questa tipologia di dissesto
idrogeologico è legata essenzialmente alla dinamica evolutiva di corsi d’acqua
caratterizzati da eventi di piena improvvisi, nei cui confronti la geometria
dell’alveo è spesso sottodimensionata e, soprattutto, contraddistinti da un
elevato trasporto solido.
Ne consegue: una marcata capacità erosiva che si
manifesta in approfondimenti del letto dei corsi d’acqua stessi e in processi
di erosione spondale, responsabili, in particolare, di fenomeni di scalzamento
al piede dei versanti vallivi, la cui stabilità resta così compromessa
1.
la
tendenza ad esondare nelle zone di fondovalle (limite collina-pianura) con
allagamenti di aree depresse e sedi stradali adiacenti i corsi d’acqua.
È il caso dei torrenti Allaro e Amusa, Arena ecc..,
lungo la cui asta si rilevano aree con pericolosità molto elevata o elevata nei
confronti dei fenomeni sopra descritti.
Un
esempio recente di forte instabilità del reticolo idrografico si è manifestato
durante gli intensi eventi piovosi del 9-30 Settembre 2000. Le copiose precipitazioni hanno causato la fuoriuscita
d’alveo di diversi torrenti che percorrono il territorio della Comunità, con
danni alle infrastrutture stradali e alle abitazioni adiacenti allagate.
Anche
per tale tipologia di dissesto, la Comunità Montana si è adoperata ad
intervenire formulando una progettazione mirata di interventi tali da poter contrastare
i fenomeni sopra descritti, ed essere finanziati per mezzo del Piano Regionale
Emergenza Alluvione 2000.
Dissesto
per trasporto di massa su conoidi
Laddove un torrente proveniente da una valle stretta
e ripida si immette in un’altra valle più ampia o in pianura, il passaggio
dalla zona più acclive ad una caratterizzata da pendenza più dolce avviene in
modo brusco ed altrettanto brusca è la risposta del corso d’acqua: la velocità
diminuisce improvvisamente ed i materiali detritici vengono depositati
istantaneamente originando un accumulo a forma di ventaglio, denominato conoide
alluvionale.
In corrispondenza di tali forme del territorio, i
corsi d’acqua si dividono rapidamente in una quantità di piccoli canali che si
ramificano in un fitto intreccio di letti minori.
In condizioni di magra e/o di morbida le linee di
flusso possono privilegiare un particolare settore della conoide piuttosto di
un altro; tuttavia, in concomitanza con eventi di piena più o meno
significativi, le condizioni di deflusso possono repentinamente coinvolgere i
rami abbandonati della conoide stessa, individuando un’intensa attività
torrentizia generalizzata contraddistinta da un elevato trasporto solido. I
sedimenti ghiaioso – sabbioso – ciottolosi costituenti la conoide, pertanto,
vengono ripresi in carico e si viene così a determinare un trasporto di massa
in grado di compromettere il naturale assetto geomorfologico del territorio
immediatamente circostante. Nel territorio della Comunità montana si sono
rilevati diversi dissesti idrogeologici riconducibili ai fenomeni sopra
descritti.
La comunità ha predisposto per questo ulteriore
aspetto un piano progettuale di intervento al fine di realizzare delle
strutture atte a contrastare il dissesto appena descritto.
Ripristino e Potenziamento
delle Reti Viarie
(SETTORE n° 8)
·
Miglioramento
delle principali infrastrutture viarie
Pur non rientrando nelle proprie competenze dirette
e nelle disponibilità finanziarie dell’Ente la possibilità di intervenire
direttamente sulla viabilità principale, la Comunità Montana intende svolgere
un ruolo attivo nel promuovere nei confronti degli Enti competenti (Regione,
Provincia, ecc) la progettazione e la realizzazione degli interventi di
miglioramento delle principali infrastrutture viarie.
Lo stesso tipo di attenzione da parte della Comunità
Montana andrà nel sollecitare la Regione al miglioramento della viabilità
generale, l’obiettivo è quello di accelerare la fase di realizzazione della
variante SS. 106, in modo tale da potersi successivamente attivare per la
costruzione di nuove e importanti bretelle trasversali che percorrano con tempi
decisamente inferiori a quelli attuali, le zone più interne del territorio
della Comunità.
La Comunità Montana intende anche sollecitare la definizione
e la realizzazione di un collegamento funzionale tra la SS 106 ed i comuni di Pazzano, Bivongi, Stilo per
poi proseguire verso i monti delle Serre Calabre.
Accanto a quanto sopra esposto, un altro e incisivo
aspetto che la Comunità Montana dovrà valutare e soprattutto propugnare nel
campo del potenziamento è la possibilità di realizzare una nuova arteria
stradale di collegamento tra il centro abitato di Placanica la frazione Santa
Domenica, quest’ultima meta di una moltitudine di pellegrini ( attualmente se
ne contano centinaia di migliaia), in modo particolare nelle ricorrenze, invade
la piccola stradella, che dipartendosi dal centro abitato del comune porta al
Santuario della Madonna dello Scoglio.
Attualmente la strada della larghezza media di 3.50
m, rappresenta l’unico collegamento che da Placanica scende verso la fiumara
Precariti, attraversando la stessa mediante un ponticello, tra l’altro
fatiscente (vedi allegato fotografico) della larghezza di circa 2.20 m , per
risalire verso una quota di circa 100 m sul livello del mare dove è posto il
Santuario.
Più volte i vari tratti di strada sono stati
interessati da movimenti franosi e da fenomeni di scoscendimento a causa di una
infelice ubicazione del sito stradale, vista anche la vetustà dell’opera.
Accanto a questi disagi causati da fenomeni naturali che nel decorso dei tempi
si sono accentuati, risiede un’aspetto altrettanto importante quanto decisivo,
ovvero il contenimento di un’afflusso così elevato di persone in visita al Santuario.
Da un lato una strada che offre appena la larghezza
necessaria al transito di un autoveicolo, dall’altra parte il disagio dei
pellegrini, trasportati dai numerosi pullman che arrivano da ogni parte
d’Italia e che vedono arrestata la loro corsa a soli pochi chilometri dal
Santuario. Infatti da come sopra esposto il transito dei pullman data la loro
sagoma stradale è consentito fino alla periferia del Comune, aldilà della quale
la missione del pellegrino continua attraverso una faticosa marcia a piedi.
E’ da notare il notevole disagio, visto e
considerato che nella moltitudine di persone si individuano, soprattutto
disabili e portatori di ogni genere di handicap.
Sebbene questo fenomeno risulta noto a
tutti gli Italiani vista la grande diffusione attuata gratuitamente dai mezzi
di telecomunicazione, l’aspetto dell’efficienza riferita alla viabilità resta
aldifuori di ogni contesto; comunque la comunità Montana, rivolgendosi alle
Autorità competenti, posto il problema, individuando la possibilità di studiare
ed elaborare nuovi tracciati stradali, dovrà promuovere ogni iniziativa
possibile al fine di realizzare una strada in grado di accogliere e contenere
il continuo pellegrinare verso Santa Domenica.
La realizzazione della strada, nonchè di ampi parcheggi,
rappresenteranno comunque un potenziale nuovo per la collettività tutta, in
quanto fungerà da volano per iniziative turistiche, potenziando
prioritariamente il tessuto produttivo locale, incentivando operazioni
attinenti la piccola imprenditoria, senza portare all’ulteriore spopolamento
delle zone interne e inutilmente, a processi di concentrazione di popolazione
solo in pochi poli della regione.
INDICE
GENERALE
PREMESSA pag. 1
LA PROGRAMMAZIONE pag. 4
CAPITOLO I°: STATO DELLE CONOSCENZE pag. 7
1. IL TERRITORIO pag. 7
1.1 LA
STRUTTURA TERRITORIALE pag. 7
·
I
Caratteri Generali della Struttura Territoriale pag. 7
1.2 IL TERRITORIO E I SUOI ABITANTI pag. 9
·
La
Distribuzione degli Abitanti sul Territorio pag. 9
·
Le
Dinamiche Migratorie dell’Area pag. 11
·
La
distribuzione degli Abitanti per Classi di Età pag. 11
·
Il
Livello di Integrazione Territoriale pag. 12
1.3 IL PATRIMONIO
STORICO, CULTURALE, AMBIENTALE E PAESAGGISTICO pag. 12
·
La
Storia e la Cultura pag. 12
·
Il
Patrimonio Storico Architettonico pag. 15
·
Le
Risorse Ambientali e Paesaggistiche pag. 17
·
Il
Parco Regionale delle Serre pag. 18
·
L’
Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie della Calabria pag. 18
1.4 LE INFRASTRUTTURE ED I SERVIZI pag. 19
·
Il
Sistema dei Trasporti pag. 19
·
I
Servizi Tecnologici a Rete pag. 21
·
I
Servizi ai Cittadini pag. 21
·
Le
Aree ed i Servizi per le Attività Produttive pag. 23
1.5 LA STRUTTURA ECONOMICA pag. 24
·
I
Caratteri Generali dell’Economia Locale pag. 24
·
Popolazione
Attiva - Occupazione - Mercato del Lavoro pag. 25
·
Le
Attività Economiche pag. 26
·
L’Agricoltura pag. 27
·
L’Agriturismo pag. 30
·
Le
Aziende e le Industrie di Trasformazione pag. 30
·
Aziende
Significative ed Enti Prestatori di Servizi in Agricoltura pag. 31
·
L’Artigianato
e la Piccola Impresa pag. 34
·
Il
Tessile pag. 35
·
L’Edilizia pag. 36
·
Il
Turismo pag. 36
·
I
Servizi pag. 37
1.6 LA STRUTTURA SOCIALE pag. 37
·
Il
Ruolo della Cultura nella Costruzione dei Rapporti Sociali pag. 37
·
Il
Ruolo e la Presenza della “Società di Mezzo” pag. 38
·
L’Associazionismo pag. 39
·
La
Condizione Giovanile pag. 41
1.7 LA DIAGNOSI DELLE POTENZIALITA’ DI SVILUPPO
DELL’AREA
pag. 43
·
I Vincoli allo Sviluppo pag. 43
-
I Punti di Debolezza Ambientali pag. 43
- I Punti di Debolezza Economici pag. 45
- I Punti di Debolezza Sociali pag. 47
- Le Potenzialità ed i Fattori di
Successo pag. 49
- I Punti di Forza Ambientali pag. 50
CAPITOLO II°:
METODOLOGIE E STRATEGIE DI SVILUPPO pag. 52
2. OBIETTIVI
SOSTENIBILI pag. 52
·
La Comunità Montana
quale strumento Istituzionale pag. 53
·
PIANO DI SVILUPPO E LIVELLI INTERATTIVI (Flow-Chart) pag. 55
2.1 APERTURA
COMUNITARIA (U.E.) pag. 56
2.2 INTERAZIONE CON LE ALTRE ISTITUZIONE pag. 56
2.3 LE RISORSE pag. 57
CAPITOLO III°:
SETTORI DI INTERVENTO ED OBIETTIVI pag. 60
3. OBIETTIVI
STRATEGICI pag. 60
3.1
PRINCIPALI
SETTORI DI INTERVENTO pag. 61
q
Valorizzazione delle Risorse
(SETTORE n° 1) pag. 70
·
Carta di destinazione d’uso
del territorio pag. 70
·
Interventi finalizzati
all’uso idropotabile delle risorse idriche pag. 71
·
Elaborazione del Piano
Territoriale Forestale (P.T.F.) pag. 71
·
Utilizzo delle fonti alternative ai fini della
cogenerazione di energia pag. 72
q
Erogazione dei Servizi ad
altri Enti (SETTORE n° 2) pag. 73
·
Creazione di un Centro di
Erogazione Servizi agli Enti dislocati
sul territorio della Comunità Montana pag. 73
·
Realizzazione della Rete
Telematica pag. 74
·
Diffusione della Raccolta
dei Rifiuti Ingombranti pag. 76
·
Miglioramento dei servizi di
assistenza alla popolazione anziana pag. 77
q Sostegno al Sistema delle Imprese
(SETTORE n° 3) pag. 79
·
Partecipazione attiva al
Patto Territoriale della Locride pag. 79
·
Promozione di accordi di programma
per l’insediamento di
nuove imprese pag. 79
·
Erogazione di energia
elettrica alle imprese a prezzi incentivanti pag. 80
·
Realizzazione di centri di
commercializzazione collettiva a servizio
delle imprese pag. 81
·
Regolamento per la creazione
di nuove imprese pag. 81
q Valorizzazione delle Risorse
Culturali (SETTORE n° 4) pag. 83
·
Completamento e sviluppo pag. 83
·
Servizi ed attività culturali per la
rivitalizzazione socio-culturale
del territorio pag. 83
q
Sviluppo Attività Agricole
(SETTORE n° 5) pag. 86
·
Centro servizi per l’assistenza tecnica alle
imprese agricole pag. 88
·
Progetto di filiera per lo
sviluppo del settore agricolo pag. 89
·
Elaborazione di proposte di
insediamento di nuove imprese
agricole e avviamento dei servizi di sostituzione pag. 92
·
Regolamento di sostegno per l’insediamento di
nuove imprese
agricole pag. 94
q Sviluppo Offerta Turistica (SETTORE n° 6) pag. 95
·
Realizzazione di
infrastrutture di fruizione turistica del
Territorio pag. 95
·
Misure di tutela e
valorizzazione del patrimonio edilizio locale pag. 97
·
Regolamento di sostegno alla
tipicizzazione delle strutture
ricettive e di
ristorazione pag. 98
·
Regolamento di sostegno alla
creazione di nuove imprese ricettive pag. 99
·
Creazione di piccole
strutture ricettive nel settore extralberghiero pag. 99
·
Organizzazione del sistema
di accoglienza turistica pag. 100
q
Assetto Idrogeologico e
Forestale del Territorio
(SETTORE n° 7) pag. 101
·
Messa in sicurezza del territorio e prevenzione
dei fenomeni
di dissesto pag. 101
q Ripristino e Potenziamento delle Reti Viarie
(SETTORE n° 8) pag. 104
·
Miglioramento delle principali infrastrutture
viarie pag. 104