CONFIDENZA

 

     Chi si accinge a porre in iscritto questo opuscoletto non è uno scrittore, cioè penna valente, ma un uomo al quale piace scrivere e che si ostina a farlo per diletto; non  è  uno storico, ma un amatore della storia, con piccato il desiderio di raccontarvi  quanto lo  ha appassionato nella sua vita e che gelosamente ha  custodito per  anni  ed  anni e la racconta così, alla buona, per divertimento, per svago e soprattutto per amore.

     Siccome la storia non si può inventare, ma  si scopre, si cerca, si fruga, si rovista, si spulcia, mi è piacevole dire a voi quanto ho trovato, letto, toccato, scovato, sentito e poi limato, incuneato ed inquadrato col puro scopo di farvi conoscere le gesta, le  fatiche, i disagi, le pene, le gioie, gli eroismi ed anche le glorie della gente nata prima di noi, vissuta prima di noi e sepolta prima di noi in questa meravigliosa terra che ci diede i natali.

     Non tutto è documentabile, perché in parte raccolto da voci; ma  le voci, molto spesso, sono più attendibili di certi documenti.

     Scriverò in modo amichevole, con prosa piana,  con stile cronistico, perché di Storia non ho il costrutto, in modo comprensibile a tutti, come la si può raccontare fra un cerchio di amici nelle ore oziose della giornata od alla sera in una di quelle belle famiglie patriarcali facente arco attorno al grande camino. E così ho la scusa per farmi perdonare qualche barbarismo...

     Sono modeste cognizioni accaparrate con letture carpite negli spazi di tempo lasciatimi liberi fra le solite e lontane occupazioni, confortato di quanto  il Cotta attribuisce a Tito Livio: la historia, comunque sia scritta, porta sempre gran dilettazione.

     Ora, raggiunti i sessant'anni, credo di avere il diritto di dilettarmi sfogando questa contenuta passione, ricucendo  tutti gli appunti sparpagliati in vari  anni, e di destinarli ai miei diletti gargallesi.

     Sebben fuggiasco, essi mi furono sempre amici; ben ricambiati dalle mie nostalgiche rimembranze quasi giornaliere. E come mi pascevo di questi ricordi; e come sentivo ricovero dell'animo al pensiero della cara Patria ove non conosco nemici; la terra sacra in cui riposano gli affetti più cari, vicini e lontani, e nella quale trovai la grande culla del focolare e quelle persone sincere e disinteressate che mai incontrai altrove.

     Ed ora compatisci, lettore, questa mia debolezza, che non ha alcuna mira speculativa, anzi intendimenti opposti: il puro scopo di conoscere e far  conoscere  cosa  fu nei secoli questo pugno di terra, per altri insignificante e per noi tanto preziosa.

     Non incolparmi di presunzione; se vuoi, di ambizione. Ma cos'è l'uomo se  non possiede quell'ambire di poter migliorare? Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza, imparai quando, curvo e svogliato  sul  banco di scuola della capitale piemontese, fui obbligato a sfogliazzare i  versi del Poeta,  vagheggiando icarici voli nel cielo della cultura...

     Se un sorriso maligno affiorasse sul tuo labbro, trattienilo per carità  cristiana,  perché chi scrive è un uomo senza alcuna laurea all'infuori di quella di ciabattino, molto comune a Gargallo; un uomo come quasi tutti i gargallesi ed assolutamente non più di loro.

     Non è falsa modestia quella che vi presento, ma, ben cosciente di quanto sia immensa la Storia e difficile lo scrivere, non posso fare altro che riconoscere la mia  più  profonda ignoranza. Infatti non ho compiuto  nulla di trascendentale.Ho trascritte e raccolte fatiche già da altri spese per noi.

 

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