GARGALLO ANTICO Non è mia intenzione tediare il lettore con dissertazioni storiche (non sarebbe della mia portata), per cui passerò velocemente sulla massa della storia generale toccando qua e là quei fatti che riguardano lo scopo prefisso e che possono dare un'idea del clima in cui si succedettero le generazioni sulla terra gargallese. Ciò sfogliando rapidamente la storia di questa zona, scritta da centinaia di autori e condita in tutte le salse a seconda se lo storico era di tendenza pagana, cattolica, scismatica o atea, se voleva far risaltare la gloria romana o quella cisalpina, il Piemonte o la Lombardia, il novarese od il vercellese, Orta o Gozzano. Se vogliamo risalire alle origini della nostra gente sarà indispensabile arrivare molto in su nella storia. A Mercurago Bartolomeo Gastaldi, studioso di preistoria italiana, scoprì una palafitta e precisamente una piattaforma sostenuta da ventidue pali di due metri l'uno. Tra il Sesia ed il Ticino alcuni scavi hanno rilevato come la zona fosse di età neolitica (pietra nuova) e ricerche fatte nelle innumerevoli grotte del monte Fenera di Valduggia hanno portato alla luce tracce dell'uomo delle caverne. Troviamo segno perfino degli Aria, venuti fin qui dall'Asia passando dalla Spagna.In seguito le nostre terre furono occupate: dai Libui, o da una loro tribù chiamata anche Levii, indi dagli Umbri e poi dagli Etruschi. * Il Giovanetti dice che Orta fu una delle dodici città regie dell'antica Etruria, aggiungendo che le Alpi erano così ricche di abitatori che emulavano in potenza la popolazione della pianura.Questi Etruschi furono cacciati entro i loro confini da vari popoli discesi a più riprese dalle Gallie e che, col nome generico di Galli, si chiamavano anche Cimbri o Celti. Dice il Mongini che Tito Livio racconta che circa nell'anno 580 prima di Cristo, sotto il regno di Tarquinio Prisco, popoli Celti, Averni, Senoni, Edui, Ambarri, Carnuti e Avlerci discesi in Italia in numero di trecentomila sotto la guida di Belloveso si scontrarono al Ticino con gli Etruschi, che qui si erano insediati; vittoriosi passarono il fiume, ma quando seppero che quel luogo era già abitato dagli Insubri, pur essi Galli Celtici, si fermarono e fondarono Milano. Catone dice che Novara venne chiamata Libia, poi Aria, poi Leonina, indi Novaria. Galli Celti sono pure i Cesati e i Boi con Vidumaro che, passato il Po nel 22 a.C., furono battuti presso Casteggio da Marco Claudio Marcello, Console romano. Per la prima volta le armate romane arrivarono oltre il Po giungendo fino all'alto novarese, inteso se non fino all'alta Ossola almeno oltre le sue porte, quindi largamente compresi il Cusio e la valle dell'Agogna. Impronte romane se ne trovano ovunque nel novarese, incominciando dalle stazioni di Pallanza, Angera e Borgo Aniello (ora scomparso, vicino a Paruzzaro). Sulla strada che da Borgomanero porta ad Arona, precisamente alla metà della discesa della Testa, si scorgono tuttora a destra ed a sinistra della strada, molto ben conservate, due porte romane che pare siano state fatte costruire da Caligola, come dimostra il libro delle memorie storiche di Suno. Nel 1668 furono trovate in un campo a Buccione, poco lontano dal lago ed in un'urna di terra, duemila monete di rame del IV secolo recanti l'effige di imperatori romani. Nel 1693 Gianbattista Bertocchino di Ameno scavando un suo podere scoperse altre monete risultanti di Ottone Cesare Augusto, poi di Magnezio (350 e 352 a.C.), di Costanzo (325 a.C.), di Costante (327 a.C.), una di Claudio II (271 e 272 a.C.) e tre di Diocleziano (284 a.C.). Ad Armeno furono rinvenute in un'olla monete di vari imperatori di occidente. Secondo il Bianchini Fontaneto era luogo di villeggiatura della famiglia di Augusto Imperatore, mentre il De Vit dice che vi si trovava pure una statua di Mercurio dell'anno 96 d.C.. Are pagane furono trovate a Gattico, Cureggio, Marzalesco, Cameri ed Orta. A Briga se n'è trovata una dedicata a Giove da Alessandro Liberto, ora accolta nella canonica di Novara. (Bescapè) Pogno (Pedania), Agrano (Grania), Corconio (Cosconia), Nonio (Nonia) e Cesara (Cicereia) sono dei cognomi di Canidii, Licinii e della famiglia Colpurnia. Plutarco dà il passaggio e la dimora di 20.300 uomini guidati da Catullo e Mario. Per Gargallo andremo a frugare un quaderno di circa duecento pagine ** in cui un sacerdote (molto probabilmente Giacomo Gavinelli, parroco di Gargallo) lasciò scritto a pagina sei:
Tito Livio, Paolo Diacono, Catone, Plinio, Svetonio, Tacito, Quintiliano, San Gerolamo, Varnefried, Sigonio ed il Muratori parlano con larghezza di queste terre. Nel conflitto di penna fra Cluverio, Sinfero ed Egisto Tschudi si vuole originare la nostra discendenza anche dai Liponzii, che sono grigioni, o da resti dei Taurisci e dei Lebici. Durante le guerre puniche non furono risparmiate queste terre. Annibale nel 536 romano si scontrò con Scipione al di qua del Ticino e fu ributtato oltre il Po, ma poi i romani ritornarono vincitori con Furio Purpurione ottenendo la resa degli Insubri alleati di Annibale e da questi abbandonati. Con tale smembramento di eserciti e con uomini stanchi dalle fatiche di una guerra con variata fortuna è facile pensare che qualche individuo possa aver cercato rifugio e pace sui monti, dietro i dossi, nei posti nascosti al di là dei costoni che davano sulle vie di passaggio degli eserciti. Abbandonata l'Insubria *** questi fuggiaschi per prima cosa avranno cercato le basse montagne dell'Ossola e del Sesia per poi avvicinarsi alle colline perché più fertili e più comode da lavorare, tenendosi dalla parte più nascosta. Di questo avviso sono pure diversi storici, i quali affermano che i primi abitatori della Valsesia furono fuggiaschi Galli; e siccome Gargallo si trova confinante con la Valsesia e per di più sulla strada per la Valsesia, è da presumere se non certo che il suo primo abitante fosse di questo popolo. Non certo in forma stabile; si sarà soffermato durante qualche passaggio, sostando sempre più da volta in volta, dimorando definitivamente quando gli abitanti dei monti e dei luoghi più impervi, sentendo odore di tranquillità, scesero verso il piano in cerca di miglior cibo tenendosi prudentemente in luoghi nascosti ed appartati. Seguendo questa logica non è difficile pensare che il primo abitante gargallese avesse già appoggiato l'occhio su una foresta a ponente del paese, che guarda verso il torrente Pergal e che oggi sta nel gruppo di case chiamato Casale Comminazzini, detto volgarmente Pulei. Nascosto in tale foresta si eresse il primo tugurio in un posto che dava tutte le garanzie che gli abitanti si attendevano. Quanti erano questi primi gargallesi? Forse uno solo, forse una famiglia, forse anche un gruppetto, un ceppo, una masnada di fuggiaschi in difetto con la giustizia approssimativa di allora; ma se dobbiamo considerare lo spirito selvaggio di quei tempi ed i motivi per cui si appartavano, dobbiamo ritenere di un'unica famiglia, forse giovanissima, formata magari da un miliziano ed una giovane rapita o sposata; coppia desiderosa di solitudine, pace e tranquillità. Non è improbabile che altra famiglia o coppia sia venuta a stabilirsi poco distante dalla prima, in luoghi altrettanto sicuri come alla Valetta, Piovino o Pianezza. Comunque sia a queste abitazioni coll'aumento naturale della popolazione se ne sono aggiunte altre ed altre ancora fino a formare Casali, alle cui adiacenze vennero dissodati terreni, arati campi, formati prati, piantati alberi da frutta... Lentamente, bonificando ed avanzando sulla piana vicino, si arrivò fin sul bordo della valle dell'Agogna per costruirvi, come vedremo ed a suo tempo, il castello per la difesa della terra. Ho tutte le ragioni logiche e storiche per poter affermare che i primi abitanti di Gargallo, in forma stabile, siano i più anziani della zona circoscritta all'alta pianura agognese; prima di quelli di Soriso, come affermano il Mongini ed il Tiraboschi e come afferma l'avv. Piffero circa la data della nascita di Soriso verso il primo secolo a.C.:
Quindi prima di Gozzano e prima della grande Borgomanero. **** Rileviamo anche da Novaria Sacra del Bescapè:
Tesi ribadita anche dall'Allegra:
Naturalmente come borgo, perché come cascina o cascinale e col nome di San Leonardo lo si trova prima. Questo non lo dico per spirito campanilistico, ma perché la posizione geografica di Gargallo offriva possibilità di sicuro rifugio più di quanto potesse dare la valle di Gozzano o le alture versanti su di essa. E' più che naturale che nessuno pensasse di stabilirsi su luoghi di passaggio o in vista degli eserciti, seminanti violenza, saccheggi e distruzioni con troppa frequenza. Seguendo questo profilo vedremo così nascere a Gargallo altri casolari, altri gruppi nascosti in vallette versanti sulla parte opposta rispetto a chi poteva apparire sul ciglio della valle agognese, come Selma, Valletta, Piovino e Pianezza. Questa emigrazione locale continua e vedremo altra gente allogarsi a Soriso prendendo nome dal suo sorridente poggio. Soriso si espande, favorito dall'intelligenza della sua gente piena di azione, e diventa un borgo di tale civiltà da superare Gargallo stesso. Infatti se la posizione logistica di Gargallo in un primo tempo gli fu favorevole, non così fu in avvenire; in quanto tagliato fuori dalle linee principali, restò lontano dal crescente progresso. Se Soriso, Gozzano e Borgomanero aumentavano d'importanza, non così fu per Gargallo, cristallizzato nei suoi cascinali con uomini dediti soltanto alla cura delle terre e del bestiame. Mentre i detti centri preparavano uomini colti e si organizzavano in solide comunità ed in veri e propri paesi con leggi proprie, Gargallo restava quello che originariamente era ed inconsciamente perdeva di importanza e lasciava il dominio ad altri; così arriviamo a scoprire un civilissimo Soriso superiore composto di dotti e zelanti cittadini ed un Soriso inferiore con Gargallo con gente tranquilla, sì, ma per nulla preoccupata di finire assorbita in un unico paese chiamato totalmente Soriso. Grazie e riconoscenza dovettero i gargallesi a questa gente di Soriso, perché se questo riuscì a strappare ai gargallesi il predominio seppe in compenso conquistare in unione con essi tutti i vantaggi che Soriso riuscì ad ottenere presso le autorità di allora e per un periodo di ben trecento anni; vantaggi la cui elencazione troviamo più avanti. Perfino il Fara elogia le qualità del nostro popolo gargallo-sorisese:
Necessariamente mi dovrò soffermare su quanto si è parlato e scritto fra il Gargallo con Soriso ed il Soriso inferiore con Gargallo. Circola da molti anni sulla bocca da avo in nipote la leggenda di un Gargallone, cioè di un grande Gargallo esteso fino al Montealto e comprendente tutto il piano da Soriso a Vergano con le alture a nord fino a Pogno e ad ovest tutte quelle in confine con la Valsesia. Per quante ricerche abbia fatto per trovare traccia di documenti su tali affermazioni, nulla di positivamente storico mi venne sotto gli occhi. Il nome Gargallone fu trovato solo sul già citato quaderno-diario del supposto Gavinelli, in cui leggiamo:
L'insistenza con cui se ne parlava e se ne parla ancora oggi mi fa pensare, in linea subordinata, che Gargallone fosse chiamata quella terra che comprendeva Soriso inferiore con Gargallo. Vero o non vero che Gargallo arrivasse fino ai confini di Pogno, sta il fatto che l'attuale Soriso, come vedremo avanti, venne diviso in Soriso superiore e Soriso inferiore con Gargallo e che il Gargallone potrebbe essere scaturito per distinguere il primo dal secondo, che aveva un nome lungo e troppo facile a confusione. * Anche
il Fara assicura che gli Etruschi già popolavano le nostre terre. © Tutti i diritti sono proprietà esclusiva e riservata degli eredi dell'Autore
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