NEMBI SU GARGALLO

 

     A questo punto bisognerà  ritornare a  quanto  nel 1523 Anchise Visconti, asserragliatosi nella fortezza di Arona, respinse i Francesi obbligandoli  a  ripassare le Alpi. Per tale fatto d'armi il Visconti fu  premiato col feudo di Borgomanero, Cureggio e Marzalesco e tollerato nel ritenersi anche autorizzato  ad esigere le contribuzioni di Orta, dato che la sede vescovile era vacante. Orta resistette, ed il Visconte  ne ordinò il saccheggio con l'imprigionamento dei più facoltosi abitanti, per la liberazione dei quali richiese ben duemila zecchini. La  reazione degli ortesi fu  energica. Soriso ebbe il suo comparto di gravame in centoventi zecchini, ma il paese si rifiutò in forza dei privilegi già menzionati. Ciò procurò una nuova pressione del Visconti, che aggravò la somma di altri cento scudi di multa. Soriso inviò allora una supplica ricevendo risposta del seguente tenore:

     Essendosi condoluto degli uomini di Soriso, che non erano stati al comandamento ad istanza e suggestione degli uomini di Soriso sopra l'effetto che dovessero pagare lire 120 imperiali, come è contenuto nel  comandamento per causa della tassa imposta alla Riviera per la opsidione  della Vitaliana [fortezza vicino a Cannero] allegando non essere tenuti ad  alcuna  contribuzione  con detta Riviera neanco Soriso sopra per aver detto Soriso di sotto che non furono separati quando si furono fatte le vendite per l'Ill. Duca passato, per  i  favori a loro concessi, e per altre ragioni da essi allegate.  Ed  inoltre Soriso di sopra dicea non essere obbligato a tale contribuzione  per  avere  altre  cose  comune fra di loro. Non volendo a nessuna  delle due parti sia fatta ingiuria, vi commettiamo che siano le due parti udite avanti di voi. E  visto che  le ragioni che vorranno produrre l'una e l'altra parte terminerete la causa tra di loro secondo la ragione rischiarata. Addio.

Dalla fortezza di Angera li 9 luglio 1524.

Anchise Visconti

     Udite queste ragioni il tesoriere dell'Anchise  volle ascoltare gli  uomini  di Soriso ed avendo preso conoscenza dell'istrumento del 9 giugno 1494 fece pronunciare la seguente sentenza:

     Avendo veduto il  comandamento  dell'Ill. Governatore  emanato  ai Consoli, Consiglieri e Credenzieri di Soriso che se entro tre  giorni non hanno pagato le lire 120 e soldi otto,  siano  tassati di scudi  cento. E stando ai privilegi e diritti che godono per istrumento di vendita del 12 giugno 1494 * dove sono sciolti da ogni contribuzione li detti uomini  di Soriso  inferiore, abbiamo  decretato: Noi Bernardino Omodeo... abitante nel Borgo di Arona,  Commissario  delegato sedente pro tribunali sopra un banco posto nella casa sita nella contrada  di San Carpoforo, per il Corpo di Cristo, per la Vergine Maria e Santa  Caterina, noi pronunciamo e in questa parte e definiamo e dichiariamo che gli uomini di Soriso inferiore e superiore non sono tenuti ad alcuna  contribuzione tanta ordinaria che straordinaria. Li condanniamo però alle presenti  spese di tribunale. La qual tassa riserviamo a nostro arbitrio.

L'anno 1524 addì 27 luglio giorno di mercoledì.

Io Gabriele De Anono pubblico Notajo di Arona

     Dalle letture effettuate viene presentato l'Anchise Visconti come un violento affamato di denaro e d'onori, ma ben peggiore doveva essere il suo successore Bonifacio Visconti nel 1528 se quel minuto descrittore della storia rivierasca che fu il Canonico Fara lo descrisse con colori tanto foschi da definirlo tremendo, selvaggio, lo scempio di Orta del 1528. Persone e cose furono tratte dalle loro case e gettate in piazza alla mercé della soldataglia inferocita ed affamata di ogni sorta di desideri. I corpi  dei  molti morti venivano gettati nel lago seguiti dalla merce rimasta dalle loro gozzoviglie. La fame invase letteralmente la Riviera e provocò una crisi  in tutta la zona e oltre i suoi confini, se la segale passò dal prezzo di undici soldi allo staio a lire 3,10.  Non  si può negare  (anzi, è molto probabile) che qualche gargallese abbia partecipato alla resistenza di  Orta, perché il Fara specifica largamente che tutti i paesi circonvicini non mancarono d'inviare armati per la difesa dell'interesse comune. Il quadro economico lo dà scrivendo dopo aver mangiato tutti gli animali commestibili si passò a quelli meno mangiabili, arrivando perfino a quelli da rifiuto, che la fame fa saporosi. I semi di panico, di grano nero, di canape, di brugo e di ogni altra sorta, stripolati; i frutti di nocciolo, noci, ravizzone e ghiande erano posti a condimento con patate, zucche, crusca, farina di saginale  miste  a romici, ai lapazi, alle malve e cicorie, cotte con poco latte avidamente si divoravano e beato chi ne aveva.Vedevasi famiglie intiere andare in cerca di ogni verde sito, massimo alle sorgenti delle fontane e dove la neve non copriva il suolo, per isvellere quella  poca  erba e quelle radici che non ispegner, ma ingannar potean la loro fame. Da questo modo di nutrimento o meglio dalla mancanza di questo, estenuati di forze, quegli  infelici  andavano  coi visi pallidi ed occhi torvi, riempiendo di lamentevoli voci le proprie e le altrui  case dove,  affranti e svenuti, incontravano in molti la morte dopo averla bramosamente invocata come sollievo.

     Come se ciò non bastasse, arrivò anche un Capitano di Carlo  V, Colonnello Cesare Maggi, il quale la fece da padrone  imponendo  taglie con  cruda  violenza. Di fronte alla nuova imposizione gli ortesi decisero di difendersi e ritirarsi  tutti con  donne e bambini all'Isola, ben munita di armi e vettovagliamento, sotto il comando  del  Vescovo Arcimboldo ed in attesa che questi desse l'ordine di insurrezione generale col  suono  della campana della torre di Buccione. Giunto il Maggi ad Orta senza colpo ferire, trovò solo pochi frati nel chiosco di San Bernardino. Intuito che la  popolazione  si era rifugiata all'Isola, ingaggiò battaglia. Respinto con gravi perdite risolse di insediarsi ad Orta e di stringere d'assedio l'Isola cerchiandola al largo con barche, controllando i  porti di Pella ed Alagna e sguinzagliando i suoi soldati in tutti i paesi della Riviera e limitrofi, non esente Gargallo, (ommia e quoeque plana, montes, silvae, memora et capsinae ac colles nivibus munitos tune fuerunt - Olina) commettendo ogni sorta di violenze. Da  tutti i vicini era atteso con impazienza il segnale della torre di Buccione ed il Vescovo,  visti  vani i  tentativi dei messi inviati presso l'imperatore Carlo V e le preghiere al Generale De Leva di Milano ed al Capitano di Novara Tornielli, dette ordine di dare colla campana  l'atteso  segnale. ** A questo risposero tutte le campane della Riviera e ben  volentieri  quelle di  Soriso e Gargallo si associarono al coro bronzeo, pur  di allontanare  il prepotente che  troppe volte aveva manifestato di non voler rispettare i diritti della nostra Repubblica. Cruenta fu la battaglia sulla terra della Riviera e sulle barche  intorno  all'Isola, finché  il  Maggi fu costretto a ritirarsi sconfitto ad Omegna.

     Questi  fatti avvenuti ad Orta sembrerebbero non interessare il nostro paese, ma non è così; la vicinanza del conflitto ed i soprusi subiti necessariamente obbligavano i cittadini ad un volontariato nelle file dei Rivieraschi. D'altronde non era possibile esimersi dal concedere il passaggio di truppe, concessione che se non data di buon viso  sarebbe stata presa con la forza. Troviamo infatti un ordine che dice:

     Alloggio di Armata in Soriso.

     Cesare di Majo di Napoli conte di Annone e  di Moncrivello, Capitano generale di artiglieria e dell'esercito di Sua Maestà ecc... Governatore ecc...

     Per li molti danni sopportati dagli uomini  di  Soriso per  aver  alloggiato  la compagnia del Sig. Conte Angusuola  e Sig.  Vincenzo  Macedonio, e poi all'Ill. Ecc. Duca di Alvarez piacque ricevere sotto la protezione e salvaguardia di Sua Maestà il Rev. Ill. Cardinale Mons. Morone Signore della  Riviera d'Orta, e tutti i luoghi d'essa Riviera fra quali è  Soriso.  Per  questo  seguendo  noi l'ordine di tanto Principe... siamo  contenti  di ricevere detto luogo di Soriso, uomini, case, cascine, beni, frutti, massari, bestiami ed ogni altra cosa sì nel luogo come nel territorio sotto potestà e salvaguardia di Sua Maestà, e  per  questo  ordiniamo, comandiamo a tutti i capitani, luogotenenti, alfieri,  ufficiali  e  soldati di Sua Maestà sì da cavallo come da piedi di qualsivoglia nazione a me  sottoposti e a detto Vescovo, né alle case suddette, segnatamente alla cascina  di Gio Battista Ozeno di Soriso posta sulla fine del  podere  vicino alla  chiesa di campagna (Pianezza), ne diano impedimento, né danno alcuno alloggiamento, passaggio di soldati, né di saccomanni, anzi  osservino e  facciano  osservare inviolabilmente detta salvaguardia.

Li 6 ottobre 1557.

Cesare di Majo (con sigillo di sua mano) Giovanni Battista Avellano

     Pare che il Maggi fosse costretto ad emanare questo ordine, per ingiunzione del Duca di Toledo Don Fernando Alvarez e dietro lamentela dei sorisesi, non  essendo tenero e di animo malleabile come dimostrano le sue vessazioni nei molti anni  di sua permanenza nella zona. Vicino alla morte, avvenuta ad Asti, per pacificarsi con Dio volle che si erigesse una cappella a Varallo ed essere lì sepolto, in quella terra  in  cui fu ferito gravemente durante una delle sue tante prepotenze.

     Con la morte dell'ultimo Sforza nel 1535 si riaccese la  lotta fra  Carlo V di Spagna e Francesco I di Francia per il dominio di Milano, conclusa con l'assegnazione agli spagnoli di tutta la Lombardia, fino alla Valsesia, con raccomandazione di sospendere ogni ostilità verso la Riviera e di alleggerire la stessa di molti balzelli.

 

* L'istrumento fu redatto il 9 giugno, non il 12.
** Anche il Giovanetti nel suo racconto Maria Canavese ricorda  la  strage e da a questa Maria Canavese il merito di essersi recata sola alla torre di Buccione e di aver dato l'allarme  in quel 1529. Scoperta, fu gettata dalla torre stessa col giovane figlio.

 

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