COSTITUZIONE DELLA PARROCCHIA DI GARGALLO Invece di iniziare questo capitolo da data recente, mi vedrò costretto a ritornare all'anno 1035, nel quale possiamo trovare documenti riguardanti la zona di Gargallo. E' da quell'esimia penna del Vescovo Carlo Bescapè che rilevo la notizia dell'autorizzazione di Papa Innocenzo II al Vescovo di Novara Litifredo del 1133 a concedere che Gozzano apra le cappelle di Auzate, Bugnate, Gargallo, * Pogno, San Martino Engreo (Bolzano) e Soriso con l'obbligo di portare l'acqua necessaria; se ne trova traccia nel documento XLI della raccolta Mario Bori, trasferita all'Archivio di Stato di Torino. Ma sempre in tale raccolta, al documento VI, leggiamo che nel febbraio 1035 Gosberta con suo figlio Guglielmo e Leone del fu Gaudenzio donarono alla chiesa di San Giuliano di Gozzano un oratorio di Gargallo in località chiamata Oro. Gozzano, la più antica Pieve del novarese, con la chiesa di San Lorenzo, primo sepolcro di San Giuliano, possedeva undici canonici con un Prevosto che aveva la cura di tutte le suddette cappelle con visita mensile. Siccome più tardi venne lasciata ad un sol parroco o cappellano perpetuo, il Bescapè si chiede come questi facesse a servire tutta la Pieve. Dopo la distruzione di Gargallo del 1311 la popolazione, come abbiamo già detto, si rifugiò nei paesi vicini e soprattutto a Soriso. I 125 che erano tornati, dopo aver pensato all'indispensabile per la nuova esistenza, chiesero al Vescovo di Novara che concedesse loro un sacerdote. Non era la prima volta che i gargallesi facevano tale richiesta, ma siccome la domanda passava per Soriso e non era interesse di quella autorità favorire l'assottigliamento delle proprie entrate, aveva sempre trovato ostacoli. Dice il sacerdote di Gargallo, Gavinelli di Bellinzago, che l'oratorio dedicato a San Pietro Apostolo è antichissimo al punto che non si hanno dati né tradizioni che ne indichino l'erezione. Il Notaio Luigi Buzzi di Soriso, appoggiato a documenti che egli asseriva di possedere ma che il Gavinelli non ha mai potuto vedere, vuole che nel luogo di detto oratorio vi esistesse una fortificazione o almeno che la cappella fosse costruita al suo interno. Con la distruzione del castello la cappella sarà stata risparmiata o subito ricostruita, con relativo provvedimento di arredi sacri ed abbellimento. Già da tempo era composta da tre navate sostenute da quattro colonne, due per parte, con volta e tre altari che danno la prova dell'esistenza di una popolazione considerevole fino da tempi antichi. Nell'archivio parrocchiale di Gargallo e sui libri di storia non si trovano tracce circa la sua costruzione, tranne che in un registro delle spese che inizia con l'anno 1617. Non avendo la cappella alcun reddito per ricompensare il cappellano, ** la popolazione vi provvedeva con elemosine, offerte e lasciti con alquanta prodigalità. *** Nel 1618 fu rifatto il pavimento della chiesa, costruito un confessionale e rifatte la porta e la riforma del tetto del campanile. Ancora lasciti, qualcuno anche notevole, sopperivano alle necessità dell'oratorio ed erano pochi di quelli che godevano di qualche comodità, i quali per atto di ultima volontà non lasciassero dono all'oratorio. Nel 1633 i gargallesi acquistarono una piccola statua della Vergine e Martire catanese Santa Agata e ne proclamarono il culto particolare per il giorno 3 febbraio. Nel 1635 si iniziò a fare la facciata della chiesa per opera di Mastro Cristoforo, sospesa nel 1637-38 e ripresa nel 1639 da Mastro Silvestro fino al 1642, anno nel quale Antonio Ravizza fece dono di alcuni [non si capisce] e tre zecchini per poter saldare i muratori, nonché di una cassa con molte robbe di cui non si hanno ulteriori dettagli. Durante le vicende franco-spagnole gli uomini di Gargallo nascosero paramenti, quadri e quant'altro di prezioso ad Orta, ove si recarono a riprenderli nel 1643 dopo che il pericolo si era allontanato. Siccome sul campanile esisteva una sola campana, nel 1643 ne aggiunsero una seconda espressamente fusa. **** Non si conosce il motivo per cui i gargallesi ebbero predilezione per San Fermo, ma sta di fatto che il suo culto si iniziò il 9 agosto dell'anno 1643. Dal 1643 al 1648 altri lasciti arricchirono la chiesa; notevole quello di Comminazzini Giacomo. Non risulta che nella chiesa di Gargallo, a differenza di quasi tutte le chiese del novarese, vi siano stati deposti corpi o grosse reliquie di uno dei tanti Santi prelevati dalle catacombe dei Santi Lorenzo e Sebastiano di Roma ad opera dello zelante Giovan Battista di Momo, di Flaminio Casella e di Giovanni Angelo Santini nel 1602-3 e distribuite dal Vescovo Bescapè alle varie chiese della diocesi. Nel 1655 si incominciò a dire la messa tutte le domeniche, ma la furia dei soldati del fu Richelieu obbligò ancora i gargallesi a mettere in salvo ad Orta gli arredi sacri ed a rinunciare a qualche messa. Le somme attive residue dell'oratorio venivano consegnate al Tesoriere Generale dei Luoghi Pii di Soriso che ne assumeva la responsabilità all'atto del deposito e le riversava al bisogno, come avvenne nel 1635 in cui servirono 276 lire e come avvenne l'anno prima quando i gargallesi richiedettero 30 lire e decisero la costruzione del portico della chiesa a quattro colonne di sasso e due piloni, coperto di coppi, non tanto per abbellimento quanto per la comodità di ripararsi dai tempi piovosi, essendo l'oratorio in distanza notevole da ogni altro fabbricato. Questo ci permette agevolmente di intuire che nel 1634 nessuna casa era vicina all'oratorio. Le statue di San Fermo (probabilmente quella che ora trovasi nella nicchia esterna sopra il tetto del portico dell'oratorio di San Michele) e Santa Agata furono situate nei rispettivi altari nel 1698. Sebbene ogni domenica si celebrasse la messa, i fedeli di Gargallo si sentivano troppo lontano dalla sede parrocchiale di Soriso, perciò risolvettero di chiedere al Principe Vescovo un sacerdote fisso per la cura spirituale. L'occasione si presentò durante la visita pastorale del 3 febbraio 1689 di Giovan Battista Visconti, il quale accolse benignamente il desiderio dei supplicandi, ed esplorati i sentimenti del parroco di Soriso e dei deputati, tanto di Soriso che di Gargallo, ed alle disposizioni del Sacro Concilio di Trento, dichiarò la supplicata separazione dalla parrocchia di Soriso ed eresse la nuova parrocchia di Gargallo, concedendole tutti i necessari accessori non escluso il cimitero stesso e circoscrivendo i rispettivi confini con annessi pesi e diritti con decreto 5 febbraio 1698. ***** Nel 1699 una mano sacrilega derubò di suppellettili la chiesa Gargallese. Ritorniamo al famoso quadernetto:
Chiedeva appunto il Franceschini:
Qui intervennero benignamente il 29 ottobre 1702 due ottimi gesuiti Francesco Gamberana ed il Barone Carlo Federici Ravizza, missionari. La maggioranza fu per la cessazione della lite e per la espressa rinuncia della appellazione interposta come sopra, rimettendo il tutto all'arbitrio del prelodato Ill. e Rev. come loro principe e pastore, acciò con paterna carità assista per le pratiche nel modo più facile all'esecuzione al di lui decreto. Tutta la maggioranza giurò, mentre in sette ritennero non farlo. Non servì a nulla il loro rifiuto perché la questione si ritenne risolta, tanto che il 19 dicembre 1702 nella sala inferiore della casa comunale di Soriso, alla presenza del Vescovo suddetto, del Pretore di Soriso dottor Francesco Bernardino Ruga e presenti i deputati di Soriso e di Gargallo, si stilò l'istrumento di separazione con rogito notaio Francesco Carlo Mongini, che concesse agli uomini di Gargallo per summa benignitade di nominare (per la prima volta soltanto) il nuovo parroco. Pare che i registri parrocchiali a Gargallo fossero già in funzione, se troviamo su di essi la prima nata, Caterina Cecilia Guidetti di Giacomo Antonio e Maria Maddalena, battezzata il 12 marzo di quell'anno. La seconda registrata fu Agata Ravizza di Carlo e Clara Maria. Anche il registro dei morti data dal 22 aprile 1702, aprendosi con Carlo Casarotti del fu Giulio, di anni 25. Giacomo Filippo Bazzetta, arciprete di Soriso, nel 1722 ritenne che il patto fosse poco chiaro e lo impugnò, reclamando per la sua parrocchia anche le due cascine di Giacomo Cominazzini e Giuseppe Cominazzini, ****** ma l'intervento dei parroci vicini fece cadere le sue pretese ed il dissidio si appianò. A lato destro della strada che dalla piazzetta conduce all'oratorio San Michele, poco prima della cascina del Pasquino fu eretta da Piralli Carlo una cappelletta. E' un muro di un paio di metri d'altezza e di circa un metro di larghezza in cui fu fatta una nicchia e su cui venne posato un modesto tettino. Non ho mai saputo per qual voto questo mio avo avesse voluto dedicare la costruzione. Intuii però che l'aiuto divino giunse a lui solo per metà, perché non trovò mai il tempo e la volontà di cercare un pittore che ne compisse l'opera e che, di conseguenza, ci dicesse su quale Santo il devoto commissionario aveva riposto le sue speranze. Non per curiosità, ma almeno per dare a noi successori la possibilità di saperci meglio regolare in caso di necessità. Ben più tenace e di fede più completa si dimostrò Fantini Battista della Valletta per un voto fatto a San Rocco durante un faticoso attraversamento del fiume Sesia in piena. Per tale grazia ricevuta nel 1905 innalzò una cappella alla Valletta, portata ad ultimazione nel 1909 con la posa del portichetto a riparo della sacra immagine. Un'altra cappella in cotto trovasi nel Casale Toeschi, all'angolo fra la vecchia strada per Gozzano e quella che immette alla fornace Ferraris. Fu costruita dal Cav. Uff. Lorenzo Ferraris dopo l'ultima guerra mondiale e dedicata a Maria Vergine. Ai lati trovansi due icone su lastra di lamiera raffiguranti a destra San Giuseppe ed a sinistra Santo Ubaldo: la costruzione fu eretta a ricordo di uno dei figli, scomparso giovanissimo, battezzato con quei nomi. Nel 1945 i fedeli della Valletta ******* a lato della cappella del Fantini iniziarono la costruzione di un piccolo ma bellissimo oratorio che fu ultimato nell'anno 1949. * La chiesa
di Gargallo fu consacrata durante i vescovadi di Riccardo o Litifredo, cioè nello
spazio di tempo che va dal 1118 al 1148. Noi leggiamo infatti nei testimoniali
delle carte dell'Archivio Capitolare di Santa Maria di Novara
(B.S.S.S., LXXIX, Pinerolo 1913 - Doc. 396 pag. 312 del 1157, AV 2 marzo)
l'attestazione dell'arciprete di Cureggio che dice di aver visto nelle consacrazioni
delle chiese quando episcopus consecrabat ecelesia i chierici di
Santa Maria di Novara officiare e ricevere oblazioni
et hoc fecerunt Gargal et Gatteco et
Calusco... Non risultano altre consacrazioni. © Tutti i diritti sono proprietà esclusiva e riservata degli eredi dell'Autore
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