LE FORNACI ED ALTRE PICCOLE ATTIVITA' L'artigianato a Gargallo ha radici profonde. Data la natura della sua terra, che il Fara definisce così acconcia tanto per vasellame, stoviglie e mattoni, da tempi molto remoti fiorivano le manifatture di mattoni, coppi, vasi ed altre terraglie di ogni genere, che servivano la zona del Cusio, dell'Agogna e del Verbano. I gargallesi erano soprannominati i famoni, che qualcuno credette o crede di capire per affamati mentre in realtà deriva dal vocabolo dialettale di mon preceduto dal verbo fare, sicché il famon significa unicamente fa mon (fare mattoni). Questo titolo fa molto onore ai gargallesi e fu motivo per richiamare l'attenzione su questi artigiani della terra, i quali aprirono fornaci a pignone (mattoni accatastati con maestria e poi coperti con terra o sabbia, fango e fatti cuocere) in parecchie località paesane. Se poi qualche gargallese avesse ventura di attraversare le calli dell'Argentina o le avenues degli Stati Uniti, osservi pure con commossa ammirazione i vecchi palazzi. In essi, o molti di essi, vi è la mano degli emigranti gargallesi che per essi hanno sudato per confezionare milioni di mattoni. * Sarei ben lieto se potessi dare il nome, l'anno e la località gargallese dove fu costruita la prima fornace, ma tale desiderio si perde nella famosa notte dei tempi, tanto più che il lavoro della terra cotta ha origini lontanissime e certamente precedenti la nascita del nostro paesino. E' indubbio comunque che i mattoni di Gargallo datano da tempi remoti e nulla ci vieta di pensare che la prima casupola di mattoni cotti sia stata costruita con materiale confezionato in sito. Ora possiamo solo dare i nomi che la memoria ha potuto far giungere sino a noi e ben volentieri fornisco l'elenco delle fornaci gargallesi, qualcuna delle quali, più tardi, avrebbe fatto parte delle ben 69 situate nel novarese secondo il censimento del 1900:
Indubbiamente tante e tante altre fornaci si saranno erette a Gargallo, ma ho dovuto limitarmi a quelle recenti non avendo reperito per le altre documentazione o ricordi. Sappiamo, per esempio, che Baroli Carlo (Tamacul) e Guidetti Giulio aprirono una fornace di mattoni fra Piovino e la cascina Bonda, come pure sappiamo che diversi altri gargallesi costruirono ben sette fornaci in località Pianasc sul territorio di Vergano, poco distante da Piovino. Attualmente sulla strada da Boca al Crocifisso due gargallesi, il Geom. Giancarlo Guidetti ed il Dott. Arturo Galleazzi, hanno impiantato una fornace di refrattari che promette ulteriore sviluppo. Gli eredi di Baroli Gio Battista vendettero la fornace alla ditta Teodosio Bottacchi di Novara, la quale abbandonò i forni a pignone e costruì nel 1881 l'attuale forno Hoffman a fuoco circolante continuo. Stesso forno installò nello stesso tempo anche la fornace Galleazzi (Pisat). Più tardi il Bottacchi cedette la fornace di Gargallo al suo amministratore, sig. Ferraris Lorenzo, che la condusse in unione coi cugini Pasquali, finché il Ferraris la rilevò dai parenti e rimase unico proprietario. Questo Lorenzo Ferraris era un abilissimo organizzatore e se la natura fu maligna nell'assegnargli una gamba più corta dell'altra, lo compensò col fornirgli intelligenza, scaltrezza, diplomazia e perspicacia fuori del comune. Di famiglia novarese, giunse a noi come uomo d'azione. Vista la possibilità di sfruttamento, riuscì a farsi cedere l’azienda dai vecchi proprietari per ingrandirla sempre più, immettendo costoso macchinario ed estendendo la produzione. Se prima l'argilla si lavorava solo d'estate, il Ferraris pensò anche alle altre stagioni e con la costruzione di locali adatti e con l'aiuto di macchine sempre più perfette la sua produzione ebbe carattere continuativo. Da questa fornace uscivano non solo mattoni pieni, ma tegole, forati, vasellame e perfino statue. Ma ciò che gli diede forte impulso e ricchezza fu la produzione dei refrattari con la terra prelevata a Pianezza. Questa fornace divenne la più importante della zona, con l'occupazione stabile di parecchie centinaia di operai. I suoi possenti autotreni percorrevano ogni strada d'Italia e molte dell'estero, affrettati a consegnare i preziosi manufatti. Peccato, dico un accorato peccato, che queste aziende di laterizi in Gargallo abbiano rallentato il loro ritmo, spegnendo con più o meno gloria i loro fuochi. Auguriamoci che sulle loro rovine giunga e s'insedi l'uomo che tutti attendiamo. Si rinnovi anche per i laterizi il miracolo del 1311 e del 1636, quando Gargallo, raso al suolo, risorse a nuova vita in barba ad ogni pessimistica previsione. Nel Casale Toeschi esisteva una conceria che produceva cuoio da suola e vacchetta per tomaia rinomatissima per la morbidezza e l'impermeabilità. Più tardi si costruì, sempre dai Toeschi, una nuova conceria sul pendio verso Baraggia, quasi alla sommità ed a sinistra della salita d'accesso a Gargallo, chiamata Terrazza per via del vasto terrazzo di cui era dotata e che ancora oggi è pressoché nello stato originario. Non esiste più invece, poco più sotto, lungo la discesa e sempre a est, un fabbricato per la depilazione e la scarnitura delle pelli. Questa costruzione, munita di acqua corrente che scaturiva da una fontana accanto, era provvista di grandi vasche di cemento per immettervi calce viva per la lavorazione. Veniva costruita lontano dagli altri fabbricati per il fetore insopportabile che emanava. Ai primi di questo secolo la conceria è stata volontariamente chiusa dai proprietari. Un oleificio era situato al Convento, nel versante sud, munito di due grandi mole di granito su basamento pure di granito. Pare che qualche suo pezzo sia stato portato alla fornace Ferraris. Dopo la frantumazione dei semi (generalmente noci e ravizzone) il prodotto veniva passato in un grande torchio di legno per ricavarne l'olio. Altre attività sono appena nate o sul nascere: scatolificio, laboratorio chimico, officine, rubinetterie. Sono dei Casarotti, dei Travaini, dei Baroli, dei Guidetti, dei Tabacchini, dei Zappella... e mi si perdoni se ho omesso altri. Di queste aziende parlerà chi sarà in grado di vederne lo sviluppo. * Mio padre, ragazzetto, confezionò mattoni in Patagonia. © Tutti i diritti sono proprietà esclusiva e riservata degli eredi dell'Autore
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