Per decreto delli 5 febbraio 1698 e per successivo stromento delli
19 dicembre 1702 Gargallo,
essendo stato smembrato da Soriso ed eretto in parrocchia sotto il
titolo di San Pietro Apostolo, il primo pensiero del popolo dovea essere di
provvedere di casa il loro Parroco. Nell'anno stesso 1702 il
popolo acquistò da Giuseppe Casarotti un campo ove sta attualmente
fabbricata la casa parrocchiale. Intanto
che dalle fondamenta si costruiva la casa parrocchiale vicino alla
chiesa isolata in allora e lontano da ogni altra abitazione, il Parroco Perolio che fin dal mese di maggio 1703 erasi recato alla residenza,
andò ad abitare, come dice la tradizione, la piccola e ristretta porzione
civile del fabbricato nominato Convento.
Coll'assistenza,
consiglio e con pecuniarie anticipazioni il Parroco
Perolio poté condurre a termine una sala, una cucina, intermediante
scala, e la cantina a piano terreno fatto tutto a volto con
portico pure davanti a volto, e quattro stanze al piano superiore con soffitta
di legno e con portico pure davanti senza soffitto, col coperto a coppi
nello spazio di due anni per cui venne ad abitare la nuova
casa nell'anno 1705 avendo fatto scavare il pozzo vicino alla cantina sotto il
portico ed a sera della casa in linea parallela fece costrurre un
portico rustico per ripostiglio di legna sotto del quale vi
fece pure fabbricare un forno pel pane. Da mattina e da sera la casa parrocchiale era circondata da una siepe che chiudea il
giardino a mezzogiorno della casa qual siepe veniva sormontata
in tutto il suo corso da una topia coperta di vite. Il cortile nel fianco verso mattina era chiuso da muro in cui eravi la porta grande per entrarvi
nel cortile civile, e questo era pur diviso da un muro del
cortile rustico, come da muro era chiuso verso sera.
Il sacerdote Guglielmini,
che fu il secondo Parroco di Gargallo, nel 1715 fece costrurre un muro
di divisione fra il cortile ed il giardino per cui la casa parrocchiale
restò cinta d'ogni lato e chiusa ad un sol accesso e nel 1716 si fecero non
saprei quali lavori sul portico della casa parrocchiale ed alla siepe di vivo
si sostituì una cinta di muro a calce e ciotoli che circonda e
chiude il giardino qual cinta sostiene la già detta topia di vite.
Il terzo Parroco di
Gargallo, sac. D. Luigi Tencone, l'anno 1733 fece costrurre la stalla
con semplici sternatiche e sovrapposto fienile al luogo della legnera, ed allogando i muri laterali in linea parallela
della casa verso ponente vi costrusse un nuovo portico oltrepassando
verso mezzogiorno di un arco la linea della casa, e gettando lo
stillicidio nel prato degli eredi Buzzi
dietro precari concessi dai medesimi, sotto nel qual portico fece trasportare
il forno e la legna ecc... Nella camera sovrapposta alla cucina fece costrurre
una bellissima alcove e l'attrio della medesima dipingere a
disegno chinese. E siccome la Casa Parrocchiale isolata trovavasi
in lontananza di tutte le altre così fece stendere un filo
di ferro che dalla stanza sovrapposta così alla sala parr. arrivasse alla
campana per potersene servire in occasioni urgenti o
pericolose. Dal Tencone venne pure costrutto (a spese io credo del Comune)
l'arco del portico a pian terreno davanti alla
stalla in linea e disegno al già esistente ma lasciato rustico con
soffitto di legno alquanto più alto del volto per lasciar l'addito al
fienile, ed il sovraposto camerino che chiude il portico superiore
alla estremità verso ponente. Opera che si suppone fatta nel
1733 quandi si fece costrurre la stalla.
Il Parroco Giovanni
Battista Piazza, che fu il quarto della cura di Gargallo, le sue
continue sollecitudini per la fabbrica della
Chiesa gli impedirono o quantomeno credette di non fare
innovazioni di alcuna sorte nella casa Parrocchiale. Ciononostante la volle
dottare di torchio delle uve fatto a proprie spese delle calastre
che furono per la maggior parte consonte dal suo immediato sucessore, per le tine, e per vascelli che lasciò in forma di legato, non
che dei vetri delle finestre della casa Parrocchiale.
Il quinto Parroco
Pirinoli Carlo pensò poco pella casa e nulla pella Chiesa
ciononostante indusse il comune a fabbricare il porcile ed il pollaio, e
fece fare le travinate della stalla a proprie spese non
ricevendo dal comune che la sabbia, servendosi però del
materiale della cinta distrutta dividente dal rustico il cortile civile.
Essendosi appicato il fuoco nella stramera e comunicato
ossia partito dal forno l'anno 1836 in febbr. cagionò danno notevole al
portico rustico, e dopo alcuni giorni si riproducea nel fienile
minacciando di investire tutta la casa, ma questa seconda volta
l'incendio venne prontamente soffocato senza quasi recar danno
di sorta. Allora il Comune a cui si aspettano le riparazioni della casa si
ordinarie che straordinarie pensò di traslocare il forno da
un luogo così pericoloso e fabbricarlo in sito isolato fuor di pericolo
e si scelse lo angolo del giardino nell'ingresso alla porta del
cortile. Fece riparare il danneggiato portico, ed ottenuto il permesso
dal Vescovo di Novara di atterrare alcune piante di rovere del legato
Carlo Antonio Casarotti, il Comune le adoprò
per prolungare di due archi il portico rustico
verso mezzogiorno occupando parte del giardino verso ponente, formato a due
ale. Se qualche vantaggio ne sentì la casa Parrocchiale vivente il
curato Pirinoli, ne sofferse danno appena morto pei di lui
eredi, i quali la spogliarono affatto fin di quegli oggetti
insignificanti quali per esempio i chiodi conficati nel muro. Furono esportate
le scale del portico rustico, del fienile, levate la stermatiche nel
ripostiglio della legna, le imposte perché non ancora messe in
opera d'una finestra, gli atrezzi del torchio ed utensili, proprii del
legato Piazza, le marne e le palle del forno
proprietà del Comune, un secchio di rame ed alcuni altri oggetti di
poca entità della Chiesa, e perfin la terra su cui si
ammontichiava lo strame ed il letame, e non vi volle meno che una
risoluta inibizione del sindaco per far sospendere ed impedire il trasporto
dei travi che sofittavano il nuovo portico e che furono atterrati nel
fondo del sunnominato legato perché non essendo incastrati nel muro voleano
fossero nel numero delle cose mobili, e di spettanza agli eredi del defunto
Parroco.
Il sesto fra i parrochi
di Gargallo fu il sac. Gavinelli Giacomo, il quale credette
necessarie alcune riparazioni specialmente ai
pavimenti della cucina e sala e delle stanze superiori divenute affatto
indecenti e sconnessi. Dietro perizia del Capo Mastro Romagnoli il
Parroco per mezzo del Comune fece dimanda all'intendente
Allemano per le necessarie spese, e l'intendente rigettò la di
manda.
Segue il testo del rifiuto e quello
del ricorso allo stesso, nonché quello dell'accettazione della richiesta.
Continua il cronista:
Dietro tale approvazione si
fecero tosto eseguire le opere supplicate. Si riformò il pavimento della
cucina e della sala ed in quest'ultima al enorme e rustico camino ne fu
costruito uno di forma più adatta, fu fatto di nuovo il
pavimento del portico a pian terreno mancante della porta della
cantina e quella della stalla e le soglie di vivo alle
porte delle stanze superiori, aggiongendovi alle spese comunali il
Parroco del proprio lire venti per l'addattamento e riparazioni del camino
della cucina e focolare. Nel 1847 colla somma di £. 40 stabilito sul causato
il comune fece fare le imposte delle finestre alla stanza superiore della sala per difenderla dai contrattempi, ed il parroco a proprie spese
riformò di colori ed ornati la sala e stanze superiori. Colla
somma di £. 120 fissate dal Comune il Parroco di Gargallo fece costrurre uno stanzino per uso dello studio parrocchiale chiudendo un
arco del portico superiore verso mattina attiguo alla strada facendo
trasportare sul ripieno della scala interna sporgente dal muro a settentrione,
la latrina, che collocata in capo al portico superiore nel muro verso la
strada, guastava coll'umidità e nitro le pareti
della sottoposta sala e nello stanzino posto nell'estremità del
portico superiore fece aprire una finestra a mezzogiorno.
Oltre la citata somma per tali opere vi suplì il Parroco in
proprio altre £. 64,36 piemonte, oltre le spese di abbellimento e del pittore
e questo nell'anno 1849 luglio. Il portico superiore della
casa parrocchiale senza soffitte con coperto semplicemente
da coppi, in che facea cattivissimo contrasto col resto della
casa: nel 1830 in luglio, il parroco ottenea dal Comune la
somma di £. 80 e fece costrurre il soffitto di legno supplendovi
in proprio con altre £. 50 piemonte. Siccome i legati privati
parrocchiali all'intorno della casa esposti ad essere daneggiati,
vogliono essere difesi da ripari che sono poi di impedimento al trasporto del
fieno il Parroco a proprie spese fece aprire e costrurre una portina
sotto il portico rustico a ponente e prospicente in fuga il portico
parrocchiale l'anno 1851 in agosto per facilitare la
comunicazione dei prati colla casa stessa. Per mancanza
d'acqua il pozzo fin dall'anno [...] era stato sfondato senza sottoporvi la
necessaria muratura per cui l'acqua scolando dalla canna superiore
specialmente dei tempi di alluvione l'avea
quasi del tutto rovinato e l'aque era divenuta
sgradevole per le matterie terrose e fracidi stagnanti sul
fondo onde dopo replicate istanze il Comune finalmente in marzo 1852 si
fece spurgare, ristaurare dalle fondamenta e riformare pure il
pavimento del forno comunale.