UOMINI ILLUSTRI

 

     Gli uomini illustri di Gargallo si confondono molto sovente con quelli di Soriso. Questo si deve dire per i  Ravizza, per i  Buzzi, per i  Casarotto, per i Barolo  e tanti altri. Ne enumera qualcuno anche il Cotta, nel suo Museo novarese, dandoli appartenenti a Soriso per la vecchia faccenda dell'unione dei due paesi.  Passi il Giacomo Ozeno, intagliatore di rame del 1612, senz'altro di Pianezza, ma non  il Gian Maria  Buzzio, avvocato; l'Emiliano Buzzio, scrittore, non i Miriccio o Mirico o Merici originari  di Soriso (con Gargallo) ed ultimamente trasferiti  a Mantova  e Tortona; non i Vallerani: se nessuno dei loro nomi figura negli atti gargallesi è solo perché troppo recenti, non per esclusione dei loro natali e della loro dimora da Gargallo. I Vallerani figurano in diverse donazioni alla chiesa di Gargallo, in omaggio alle loro probabili origini gargallesi.

     Dei Ravizza  abbiamo  una  larga documentazione. Per l'unione, lungamente durata, delle due comunità di Gargallo e di Soriso e per l'effettiva abitazione di rami della famiglia in Gargallo, possiamo annoverare i Ravizza fra i gargallesi, anche se le  maggiori memorie le troviamo a Soriso. E' fra le più antiche famiglie, tanto che nell'archivio parrocchiale di Soriso sono conservate pergamene che vanno  dal principio del 1400 alla metà del 1500 dalle quali risulta che i Ravizza godevano fin da quell'epoca di  molta stima e fiducia della popolazione. Si è distinto in modo particolare Francesco Bernardino Ravizza, nato a Soriso nel 1632, che passò a nozze  con Anastasia Palazzolo (il cui genitore Francesco era stato insignito di titolo baronale con diploma imperiale del 1699 con trasmissibilità a tutti i discendenti di ambo i sessi). Con  diploma pure dell'Imperatore Leopoldo I datato 10 febbraio 1700 vennero concessi a Francesco Bernardino Ravizza, dottore in diritto civile e canonico, ed ai suoi discendenti legittimi  di ambo i sessi i titoli di Barone e Cavaliere del Sacro Romano Impero e di Ungheria, Magnate di Ungheria,Magnifico. Il diploma conferma l'antichità della famiglia ed elogia le attività  letterarie, politiche e giuridiche del Francesco Bernardino e la di lui opera saggia, svolta con tanta abilità, in Lombardia e per incarico del Governatore di Milano onde sopperire a difficoltà economiche e di vettovagliamento e risolvere problemi di giustizia, da meritare  pubblica lode da parte del Senato milanese. Il diploma ricorda  pure, partendo dal 1300, benemerenze e personaggi della Casata tra cui valorosi condottieri, alti prelati ed un conte Palatino. Il Barone Francesco Bernardino morì il 12 aprile 1706 a Milano. Un di lui figlio, il Barone Don Pio, fu Legato Imperiale, Ispettore Generale degli Eserciti, Consigliere di Sua Maestà Cattolica, Supremo Decano del Regio Erario in Catalogna, Primario Prefetto in Sardegna, Sovrintendente Generale alle Regie Entrate ed alla Pubblica Sanità; ebbe inoltre l'alto onore di accompagnare il grande e valoroso Principe Eugenio di Savoia nel  vittorioso ingresso in Belgrado del 20 luglio 1718: mancò ai vivi nella sua terra d'origine a Soriso e fu sepolto in quella chiesa parrocchiale, lasciando superstite la vedova  Teresa Montaner Ramon Zacosta dei Marchesi di Gavà, oriunda di Barcellona, la  quale ne onorò la memoria con la lapide apposta sotto il porticato della chiesa che  elenca  le predette cariche. Umberto II di Savoia confermò i titoli di Conte, Cavaliere e Barone  del Sacro Romano Impero, nonché il trattamento di Don a Ugo Ravizza, di cui Soriso conosce  la  ammirevole generosità. Il Conte Don Ugo è stato ricevuto tra i Cavalieri di Grazia e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta.  A completamento delle notizie si inserisce nel presente volume la riproduzione del Palazzo Ravizza di Soriso, della lapide in memoria del Barone Don Pio Ravizza e della pala d'altare esistente nella Chiesa di Santa Marta in Soriso, riproducente un Giacomo Ravizza (il nome è ai lati dello stemma) che, in uniforme, riceve devotamente il Santo Rosario. La famiglia Ravizza fu munifica anche a favore  della chiesa parrocchiale di Gargallo e dell'oratorio di Pianezza: oggi vi è rimasto solo un quadro raffigurante Santa Eurosia, donato dalla famiglia in ricordo di una figlia di tale nome.

     Per verità storica  non  pretendiamo che tutti i vecchi appartenenti a queste suddette famiglie siano nati in territorio di Gargallo, tutt'altro (non sarebbe serio), ma sosteniamo che non tutti sono nati al Soriso attuale; anzi, è probabilissimo che siano dei puri gargallesi.

     Il Mongini dà molto spazio ai Barolo o Baroli  e gliene rendiamo grazie, ma nessuno può negare che i Baroli sono prettamente gargallesi per l’essere il nostro paese zeppo di questo cognome; i Baroli di Soriso del Mongini sono  indubbiamente originari di Gargallo. E' d'uopo qui ricordare quanto scrive al loro riguardo:

     Ebbe pur questa famiglia antica origine da Soriso. * Alcuni  si portarono a Cremona ** attendendo a vari negozi e la loro fortuna molto  crebbe nei tempi del primo Napoleone. Or si può dire in Cremona la famiglia fra la più ricca di bene e di onori. Il celebre avvocato prof. Pietro Baroli illustrò il suo Casato. Allievo dell'università di Vienna, si diede allo studio prediletto delle  discipline filosofiche, che poi insegnò nel liceo di Como ove dal  1827 al 1837 si meritò l'affetto e l'estimazione del pubblico dando alla stampa le "Istruzioni di filosofia teoretica e morale" (1827) ed il "Diritto naturale e pubblico". Nel 1837 venne nominato professore dell'università di Pavia e si licenziava per la stampa la dotta memoria "Il progresso". Eletto Rettore  Magnifico  nel 1850, dopo due anni ritornava in Cremona ove sedeva Podestà dal 1855 al 1859 governando il Comune in tempi difficili con prudenza e fermezza. Qui il comune  lo eleggeva a Presidente della Congregazione di Carità, ove  stette  dal  1869 sino alla morte. I governi apprezzavano il suo sapere e la sua virtù, essendo  stato  insignito della Croce dei Santi Maurizio e Lazzaro nel 1837; inoltre fu nominato ufficiale dello Ordine della Corona d'Italia. Era si affezionato  alla  sua  patria d'origine che sul letto di morte volle pegno dal figlio avvocato di non alienare gli aviti beni di Soriso, cui morendo lasciava in retaggio la più splendida gloria.

     Quanti altri bei nomi onorarono e onorano Gargallo. Dottori, maestri, ingegneri, geometri, sacerdoti, procuratori, cancellieri, monsignori, dirigenti delle pubbliche amministrazioni, ecc., tutti alfieri di quell'esercito di volonterosi protesi a non disonorare i natali. Siccome è nel mio carattere citare  ogni tanto  qualcosa di ameno (ed il lettore se ne sarà già accorto), narro di un gargallese che, pur  preferendo  restare  ufficialmente fuori dal Consiglio Comunale, gradiva essere invitato come consulente perché si  riteneva infarinato di legge. Il Consiglio, composto da gente  alla buona  che riusciva sì e no a fare la propria firma e diretto da Segretari che allora di legge erano  quasi digiuni, faceva coincidere la riunione col giorno di presenza in loco del  citato  personaggio. Costui si recava volentieri per ricevere gli omaggi dei Consiglieri e per  dirigere, praticamente senza responsabilità, il Comune. Quando il Consiglio stava  discutendo una questione a lui poco gradita, la girava in suo favore sommergendolo con un'ondata di numeri che accoppiava con articoli del Codice. *** Siccome il Codice non  trattava  esplicitamente gli interessi suoi, era costretto ad inventare i numeri e la didascalia. Il consesso era zittito ed i Consiglieri, dopo essersi  guardati  smarriti, finivano per dare retta al giureconsulto. Così succedeva quando voleva raddrizzare o far curvare strade, scavare o  coprire fossi, piantare od estirpare siepi o piante. Erano  citazioni magniloquenti destinate ad impressionare gli amministratori comunali che ben  volentieri accettavano  la  sua consulenza, ringraziandolo e pregandolo anzi di non mancare alla prossima riunione!

     Non devo dimenticare un modesto maestro di scuola, Giacomo Gavinelli di Bellinzago (omonimo del parroco venuto prima), che, sebben non  nativo  di  Gargallo, venne da noi appena diplomato coll'animo dell'Apostolo.  Venne giovanissimo e tanto  si  attaccò alla nostra terra che sposò una nostra  compaesana, Teresa Baroli, e con essa il paese che lo ospitava, dedicando tutta la sua esistenza per  istruire, educare, consigliare, correggere i mali della popolazione intiera. Insegnò l'abbecedario ai primi ragazzi che  gli furono affidati, poi ai loro figli ed ai figli dei figli, tanto che giunto alla pensione poteva  vantarsi di avere istruito almeno il novanta per cento  degli  uomini; **** e se il dieci per cento mancante restò un suo desiderio, ad esso provvide largamente la figlia Prudenza, insegnante anch'essa, scomparsa nel 1966 dopo aver avuto l'onore e l'onere di essere  il  primo Consigliere Comunale donna eletto a  Gargallo.  Figura aitante questo nostro precettore (che ho voluto trattare in un altro piccolo scritto di memorie); questo  nostro padre del sapere aveva fede e coscienza della sua missione. Con le buone e, se necessario, con le forti maniere, voleva assolutamente che tutti imparassero il suo verbo. Non un analfabeta voleva che calcasse questo nostro suolo e se qualche svogliato  disertava la scuola si prendeva il fastidio di sfruttare le ore di riposo per andarlo a  cercare in casa, magari fino alla Selma ed in giornatacce proibite. Lavoratore  instancabile, oltre alla scuola  volle guidare  per qualche tempo Consiglieri e Sindaci di allora assumendo la carica di Segretario comunale. Negli ultimi anni di vita, a somma riconoscenza, i gargallesi lo elessero Sindaco; più tardi venne nominato  primo Podestà  di Gargallo. Morì vecchio, pianto da tutti. I suoi funerali furono decisamente solenni e nessuno mancò all'appuntamento. Come in un plebiscito d'affetto e di gratitudine, tutti i gargallesi senza distinzione  alcuna sfilarono attorno alla bara posta in fondo al portico del Palazzo, davanti alla  porta  della sua abitazione, muti e riverenti, con il cuore  gonfio di quella riconoscenza che sanno solo trovare gli onesti beneficati. Ogni qualvolta vi  recate al cimitero, o gargallesi, non dimenticate di accostarvi alla sua  tomba  ed  ammirate, nel recitare una piccola preghiera, quella bella faccia quadrata e massiccia del maestro Giacomo Gavinelli effigiata sull'alzata. Riposa accanto al suo degno  nipote  Bruno, eroico ufficiale aviatore, caduto al servizio di quella Patria che il nonno ci insegnò ad amare con trasporto.

     Non posso chiudere questo capitolo senza ricordare un  simpatico personaggio particolarmente affezionato al nostro paese: il Commendator Massimi Pasquale. Sebben abitante a Milano, decorre ogni volta che le sue occupazioni lo lasciano libero. Prodigo per natura, i gargallesi gli conferirono la cittadinanza  onoraria. Più di ogni mio elogio valgono queste due quartine tolte, fra le tante, da una Menegheneide composta a suo omaggio dall'esimia penna del  Reverendissimo Monsignor Cereda Giuseppe del Capitolo del Duomo di Milano:

El bev minga,el cica no
El gh'a minga grill in co
E inscì al post di sòlet vizzi
Lu 'l se sfoga in benefizi

Dolz de coeur, gentil, cortes,
Largh de man con chichessia,
Per amor di gargalles
I calzon impegnaria

 

* Leggi Gargallo quando si parla di antica origine.
** Infatti i Baroli che si trasferirono a Cremona erano i proprietari  della fattoria della Valletta passata poi ai Fiorini e  poi  all'attuale  Narciso.  La casa  è  quella  che ci si trova di fronte entrando nella piazzetta ai piedi della salita per il Motto.
*** Una specie di Gianni Schicchi, suggerirebbe l'avv. Razzini.

**** Alle donne pensava egregiamente l'insegnante Baroli Elisa, gargallese.

 

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