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Verso il 1190 Chretien de Troyes, nel poema (incompiuto) Perceval le Gallois ou le Conte du Graal, introdusse nella "materia" il tema della Ricerca del Graal, e quest'opera viene citata anche nel libro di Hancock "Il mistero del sacro Graal" nel quale si afferma che l'opera in questione nasconderebbe un'allegoria dell'Arca dell'Alleanza. Chretien battezzò "Camelot" la reggia di Artù, e inventò alcuni grandi protagonisti del ciclo: Artù, Galvano, Percival, e Lancillotto, eroe del Lancelot, ou Le Chevalier de la Charrete. Altre opere arricchirono la saga; nello stesso periodo nuove avventure del Re e dei suoi cavalieri cominciarono a venir prodotte autonomamente in vari paesi d'Europa. Un poema "straniero" - il Parzival, scritto intorno al 1210 dal tedesco Wolfram Von Eschenbach - privilegiò per primo gli elementi esoterici e simbolici del ciclo rispetto a quelli avventurosi.

Tra il 1215 e il 1235 furono redatte molte storie anonime sulla Queste del Saìnt Graal (ovvero la ricerca del Santo Graal), in versi o in prosa, che finirono con il costituire insieme una specie di "romanzo-fiume" noto come Lancelot-Graal o più semplicemente come "ciclo vulgato" (composto anche dal Merlin, dal Lancelot e dalla Morte Darthur, da cui sarebbero scaturiti fino al Quattrocento continui rifacimenti, fra cui quello toscano della Tavola Rotonda. Nel "ciclo vulgato" il Graal è del tutto cristianizzato alla luce della vicenda di Giuseppe d'Arimatea narrata da Robert de Boron. Nel l'Estoire del Saint Graal è la coppa utilizzata da Gesù nel corso dell'ultima cena; nella Queste del Saìnt Graal la vastità della materia fa sì che l'oggetto appaia in diverse occasioni e sia al centro delle avventure di numerosi personaggi. Ormai, esso sarebbe rimasto definitivamente il calice usato da Gesù nell'Ultima Cena per fondare il rito dell'Eucarestia, poi utilizzato anche dagli angeli per raccogliere il sangue sparso dal Signore durante il suo martirio.

Com'è facile intuire la saga della Tavola rotonda, di Avalon e Camelot, non è un'opera omogenea, per cui spesso i personaggi si scindono e si fondono, tra leggenda normanna e tradizione celtica. La tradizione lega in un unico personaggio Galahad e Lacillotto, ma alcune leggende rendono Galahad figlio di Lancillotto e lady Elayne.
Per cui si hanno, da tradizione celtica, i personaggi di: Gwenhwyfar (Ginevra), Myrddin (Merlino), Keu (Kay), Bedwyr (Bedivere o Beduero), Gwalchmai (Gawain), Owein (Ivano), Medrawt (Mordred).

Dei cavalieri della tavola rotonda solo Tristano è indubitabilmente un personaggio storico ed esattamente il figlio di Re Cynfawr (i resti del suo castello si possono ancora ammirare sulla collina di Castle Dore, in Cornovaglia)

L'epopea arturiana venne definitivamente messa a punto verso il 1450, ne Le Morte Darthur di Sir Thomas Malory. Qui si trovano tutti gli ingredienti alla base di centinaia di opere successive: la nascita di Artù da Ygerne di Cornwall e dal Re Uther Pendragon; la tutela da parte di Merlino, l' ascesa al trono dopo aver estratto la spada dalla roccia; la vicenda dell'Excalibur, la più famosa delle spade incantate; l'istituzione della Tavola Rotonda a Camelot, l'amore proibito tra Lancillotto e Ginevra, la nascita di Mordred, concepito da un rapporto incestuoso tra Artù e la sorellastra Morgana; l'avvento del Wasteland o "terra desolata"; la ricerca del Graal da parte di Percival e Galahad, che lo ritroverà; la morte di Artù nella battaglia contro Mordred e il suo trasferimento ad Avalon in attesa del ritorno.

Ora io mi rifaccio alla tradizione romantica della leggenda della Tavola rotonda, in cui Galahad e Lancillotto del lago sono la medesima persona. Per tale tradizione Galahad è un essere semiumano, figlio della fata del lago. Egli giunge sulla terra degli uomini per predicare la giustizia, l'amore e la lealtà. Insegna la compassione per l'avversario sconfitto ed inerme ai cavalieri della Tavola rotonda e diviene fidato amico di re Artù. Nel più consolidata tradizione romantica, Galahad si ritroverà colto da intensa ed irrefrenabile passione per Ginevra, la giovane sposa del suo re e da tale rapporto ne verrà distrutto moralmente, fuggendo eremita sulle montagne. Nella mia vita tradii le cose in cui io credo (che è differente dalla morale borghese), per una donna, tradii innanzitutto me stesso e la cosa mi portò ad una profonda crisi interiore... alla fine di quella storia partii a militare anzitempo... fuggendo in pratica in eremitaggio, per cui sento molto il personaggio "triste" del Lancilloto e per questo ho scelto questo nickname.

Dalla fusione con la tradizione romantica dei cavalieri della Tavola rotonda e dalla mia passione per il mondo di J.R.R. Tolkien nasce il personaggio cavalleresco di Sârathørn detto l'Audünîl (il puro e/o l'onesto, difficile tradurre con un solo termine questo mio neologismo), un ipotetico coetaneo di Percival, ipotetico cugino di Gawain. Un parente sassone della tradizione cavalleresca celtica. Sârathørn è un mezz'elfo, un eroe triste, malgrado i forti valori che lo contraddistinguono, la vittoria che lui raggiunge non è mai la propria, casomai individualmente è uno sconfitto dalla vita, ma quella del genere umano. Un sopraffatto dalla forza del destino, nella miglio tradizione greca e Tolkeniana. Caratteristici i nomi del suo vestiario Meltur (amore) la sua corazza, Fëaglîn (speranza) la sua spada ed Osminas (coraggio) il suo scudo.