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Nei panni di mia moglie

"Nei panni di mia moglie" pubblicato da Editrice Nuovi Autori

Imago mortis - un'esca per la regina nera

"IMMAGO MORTIS- un'esca per la regina nera" pubblicato da Il Filo


L'aiutino

di Andrea Saviano


Michele si alzò sui pedali sbuffando peggio di un mantice, ma per quanto s'affannasse a pedalare la salita sembrava non finire mai.

La fatica era ormai tale che per Michele la speranza non consisteva più nel veder comparire all'orizzonte il tanto atteso punto dello scollinamento, quanto un tratto in falsopiano in cui rifiatare. Invece, da parecchi chilometri, a un tornante ne seguiva un altro e l'unico tratto in cui riusciva a riprendere un po' di respiro era il punto di gomito tra una salita e la successiva.

Quello che lo irritava e lo rendeva affranto era il fatto che come passista fosse passabile, come scalatore discreto, come velocista poco meno che buono. Per farla breve, non riusciva a eccellere in nulla. In tal modo era riuscito a costruire una carriera che lo aveva visto sempre tra i primi ma mai una volta vincente.

Questo, in altre parole, significava che il suo curriculum lo si poteva sintetizzare con: più assoluto anonimato. Non c'era stato mai un acuto che l'avesse posto almeno per un giorno all'attenzione del pubblico e della stampa.

Perfino i ciclisti che avevano dato scandalo per l'uso di sostanze dopanti erano più celebri di quanto lo fosse mai stato lui. Per quanto potesse sembrare assurdo, i media accendevano subito i riflettori su chi era additabile come oggetto di vergogna, non tanto per porli sotto accusa, piuttosto per soddisfare la curiosità morbosa della platea e lasciare a costoro la possibilità di snocciolare un elenco infinito di scuse poco credibili.

In fin dei conti non era una novità che i salotti delle televisioni fossero frequentati da esimi delinquenti, donne dalla moralità discutibile, faccendieri e quanto di peggio offrisse l'umanità. La normalità, la sana attività sportiva condotta con onestà non interessava a nessuno, a conti fatti non dando scandalo non destava nemmeno morboso interesse.

Michele lasciò da parte questi malinconici pensieri, per concentrarsi sullo sforzo.

Sul collo il sole batteva selvaggio. Alzò la testa per vedere dove avrebbe trovato un po' d'ombra.

La salita tagliava il costone sud della montagna, sfregiando la roccia a zigzag e aprendo in tal modo uno stupendo panorama su una valle fertile, protetta da alte montagne in grado di dissetarla anche durante la più torrida delle estati.

Salendo, ovunque aveva trovato ad accompagnarlo il rumore scrosciante d'acqua prodotto da ruscelli o piccoli torrenti che contribuivano ad alimentare il grande fiume che dava il nome alla vallata.

Da lì lo poteva ammirare nella sua maestosità: un interminabile, sinuoso e vasto nastro d'argento.

Uno spettacolo bellissimo da guardare, solo che Michele non era lì per fare il ciclo-turista.

Lui era un ciclista professionista ed era lì per gareggiare in una delle tante tappe di montagna di quel 80-esimo giro attraverso l'italico stivale.

Il suo ansimare fu soffocato da un rumore fastidioso che proveniva da qualche metro più in basso. Si levava sempre più forte ed era il rumore di un motore.

Si trattava di una delle tante moto che scortavano il giro.

Accelerando nel tratto rettilineo lo oltrepassò agilmente, quindi scomparve dietro alla curva che fungeva da limite visivo a quella salita.

« Sarebbe così facile girare la bici e rendere questa interminabile salita una scorrevole e agevole discesa! » Fu la sua esclamazione “pulita”.

Non imprecava mai, neanche quando si sentiva affranto e sconfitto, nonostante fosse abituato a pedalare in mezzo a mandrie sussultanti di bestemmiatori che puzzavano di sudore e fatica.

Non era la salita che lo stava ammazzando ma il caldo, quella giornata di cielo limpido e di solleone lo stava inducendo a spingere la leva del cambio fino al “pignone del disonore”.

CONTINUA