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Condominio Europa

di Andrea Saviano


CCi sono molti lavori a questo mondo che sono considerati ben pagati e facili, tra questi c'è anche il mio: l'amministratore di condominio.

All'apparenza il mestiere più facile del mondo, giacché è opinione diffusa che si riceva un compenso in cambio di niente. In realtà non è così.

Il mio nome è Salomone Saggezza e faccio questo lavoro ormai da una vita. Tra tutti i caseggiati che amministro, il peggiore in assoluto – perlomeno in termini di civile convivenza – è di sicuro il condomino Europa ed è lì che mi sto recando questa sera.

Amministro quel caseggiato da quando era una piccola palazzina ceduta dall'Azienda per l'Edilizia Abitativa. L'immobile, costruito nella periferia contadina, era stato edificato nel dopoguerra per dare un alloggio ai ceti a più basso reddito, bene o male questo era lo scopo dell'ente per l'edilizia popolare. Molti, all'epoca, avevano fatto domanda per quegli appartamenti, ma solo in pochi avevano ottenuto l'assegnazione.

Con il passare del tempo e il miglioramento economico, quella che era stata la periferia contadina era divenuta parte stessa del centro della città, anche perché il cuore storico s'era gradualmente spopolato ed ora versava in uno stato d'abbandono per le difficili condizioni di vivibilità (strade strette e impraticabili, edifici antichi e quindi costosi sotto il profilo della manutenzione, schiamazzi notturni provenienti dai locali pubblici aperti fino a notte inoltrata). Intorno a quel piccolo caseggiato s'erano così sviluppati servizi, attività commerciali ed uffici.

Ebbene, se per svolgere le riunioni di condominio una volta dovevo recarmi in una zona “malfamata” della città, adesso andavo in quello che era considerato un quartiere “in”, posto che il centro storico potesse ancora ritenersi il “salotto buono” della città.

L'edificio, inizialmente di pochi piani, era stato sviluppato sia in altezza (alto è modernità!) che in larghezza (grande è modernità!) e parte dei buoni principi urbanistici che ne avevano ispirato la costruzione erano venuti meno di fronte all'inevitabile legge del mercato e della speculazione edilizia.

Una piccola parte dell'ampio giardino era stata sacrificata al mattone per creare nuovi appartamenti, una parte più ampia era stata invasa dal cemento per creare dei posti macchina.

Molti degli alberi secolari che inizialmente popolavano il parco erano stati tagliati o estirpati perché costituivano un rischio in caso di maltempo; mentre il laghetto naturale era stato bonificato ed interrato per evitare che qualcuno vi potesse affogare dentro.

Seguendo la stessa ferrea logica il terrazzo, concepito come solarium dove stendere i panni, aveva lasciato il posto ad un tetto popolato da una selva d'antenne, cosicché quella foresta aveva degnamente sostituito il piccolo boschetto che contraddistingueva l'ampio giardino destinato a parco pubblico.

La mancanza dell'ombra una volta assicurata dagli alberi aveva fatto edificare delle pensiline sotto le quali le macchine non avrebbero dovuto temere né grandine, né pioggia, né sole. Tuttavia le tettoie si dovettero ben presto smantellare, perché il materiale di cui erano costituite (il poco eterno Eternit) pareva fosse dannoso alla salute.

Stessa sorte l'avevano avuta un numero imprecisato di caldaie. La prima, rammento, era centralizzata e a carbone, ma poi la normativa la vietò. La seconda era ancora centralizzata ma a gasolio, tuttavia la normativa qualche anno dopo le vietò, quella si rivelò anche l'occasione per far litigare i condomini schierati tra quelli che volevano lasciare le cose com'erano e quelli che giudicavano l'impianto centralizzato troppo oneroso. Tra i primi lo zoccolo duro era rappresentato da coloro che la maggior parte del tempo la trascorrevano fuori casa e puntavano a risparmiare (essenzialmente coloro che lavoravano), mentre tra i secondi c'erano quelli che trascorrevano a casa quasi tutto il giorno (essenzialmente i pensionati), questi si lamentavano dell'insufficiente efficienza ed efficacia dell'impianto che li costringeva all'addiaccio, giacché l'impianto era regolato per non superare al massimo i 20° C (condizione necessaria e sufficiente per lo spegnimento era che tale temperatura fosse raggiunta almeno in un appartamento). Si passò così ad adottare in ogni appartamento delle piccole calderine a metano, di quelle a risparmio energetico, con la buona pace di chi le voleva più che altro spente e chi invece le voleva in piena attività dalla mattina alla sera.

Inutile illudersi che la vicenda fosse conclusa con tale decisione. L'eccessivo sfruttamento delle fonti non rinnovabili e il fenomeno della subsidenza aveva di recente fatto istituire un piano di finanziamenti per sostituire queste “moderne” calderine con dei più “ecologici” sistemi che utilizzavano (almeno sulla carta) energie rinnovabili quali il sole, il geotermico, la fermentazione del liquame, il recupero dell'energia prodotta dai piedi che scalpicciano il pavimento. Cosicché alcuni condomini per questa sera avevano chiesto di discutere la possibilità di passare, ognuno a seconda delle proprie opinioni, a queste fonti alternative di energia termica.

Tra le cose più dementi c'era da sottolineare che, siccome l'urbanizzazione aveva ridotto i topi, i felini domestici erano divenuti superflui e, per contingentarne il numero ed evitarne un'inutile proliferazione, erano state decise delle “quote gatte” per ogni comproprietario.

Tra gli ordini del giorno, sempre per rispondere alle nuove norme di legge, c'è quella d'eliminare le singole antenne per sostituirle con un'unica, grande ed efficientissima antenna parabolica in grado di recepire i segnali terrestri e satellitari orientandosi automaticamente in modo da ottimizzare il segnale così come impone la legge.

Nella scaletta di oggi c'è anche il punto inerente la sostituzione di alcune piante da frutto, perché il loro numero non è equamente distribuito, il che contrasta con la recente legge emanata in materia di frutta e frutteti.

Poiché negli anni l'edificio s'è via, via elevato in altezza, oltre che in larghezza, chi abitava negli ultimi piani aveva fatto la richiesta dell'istallazione di un ascensore, in modo da poter portare la spesa, le valige o qualsiasi altro carico in modo agevole, senza contare le normative subentrate e inerenti la soppressione delle barriere architettoniche per i “differentemente disabili”.

Infine c'è un argomento complicato e doloroso: il fatto che nella zona comune (una delle poche aree verdi sopravissute alla cementificazione) si verificano schiamazzi e vandalismi da parte di ragazzi provenienti dai quartieri vicini. Se devo essere onesto, ogni sera, quando so di dovermi recare al condominio Europa, mi prende un gran mal di pancia e sarei tentato di telefonare per rimandare la seduta. Poi, mi rendo conto che non potrei rimandare l'assemblea in eterno e mi convinco a terminare la cena per recarmi tra quella “perduta gente”.

Cosicché, anche questa sera mi sto schiarendo la voce per dare inizio a una di quelle penose riunioni.

« Sono qui riuniti tutti i comproprietari del condominio Europa. Essendo presente il numero legale di votanti, è possibile oggi discutere i seguenti argomenti posti nell'ordine del giorno: la realizzazione di un'antenna centralizzata, la sostituzione di alcuni alberi da frutto, la regolamentazione dell'uso delle parti comuni, l'adozione di eventuali pannelli solari da porre sulla copertura dello stabile e l'eventuale istallazione di un ascensore. Al termine della discussione di tali punti, sarà possibile trattare come al solito le varie ed eventuali. Poiché il numero legale di partecipanti è confermato, dichiaro aperta la seduta e comunico a tutti che i presenti sono 48 e che ho qui 3 deleghe scritte tramite le quale gli assenti esprimono la loro opinione in merito ai punti in discussione oggi. Mettiamo al voto la proposta di sostituire le singole antenne con un'unica antenna comune. I favorevoli, esprimano la loro opinione tramite alzata di mano. »

Contai rapidamente la selva di mani alzate.

« Adesso votino i contrari. »

Feci un altro rapido conto.

« Presenti 44, favorevoli 26, contrari 22, nessun astenuto. »

« Qualcuno ha barato! »

Esclamò una voce nel mezzo del gruppo.

« Io mi sono astenuto e ci sono più voti che votanti! »

Ribadì una seconda voce.

« Calma, » esortai io, « gli astenuti alzino la mano. »

Contai 8 mani alzate.

Indubbiamente 26 + 22 + 8 = 56 denotava che c'erano più voti che presenti.

CONTINUA