Piazzole di sosta e aree di ser... vizio


C'è una storia – pur conservando l'anonimato – che vi voglio raccontare, questa storia parte da lontano.

* * *

Ormai il cielo cominciava a farsi buio e anche l'indicatore del carburante, che all'inizio del viaggio indicava un serbatoio pieno, ora mestamente segnalava l'inizio della riserva.

Come ogni anno, anche questo nostro ultimo giorno di vacanza era contraddistinto dal lungo viaggio di ritorno. La spensieratezza delle ferie, il sole preso direttamente sulla pelle, il mare e i bagni rinfrescanti sarebbero stati ancora una volta solo un bel ricordo.

Nonostante, per abitudine ereditata dal lavoro, fossi avvezzo a guidare per ore senza effettuare alcuna sosta, quel giorno cominciavo a sentire un po' di stanchezza e un fastidioso torpore agli arti che parevano rattrappiti per il troppo tempo che avevo trascorso seduto su quel – ormai scomodo – sedile d'auto.

Mi stiracchiai, ma non servì a molto, cosicché allungai la mano per accarezzare come gesto d'affetto la coscia di mia moglie. Lei ricambiò il gesto accarezzandomi il dorso della mano.

Rallentai la corsa dell'auto e mi voltai un istante per ammirarla lì seduta al mio fianco. Era coperta ancora dai leggeri abiti estivi e devo ammettere che la trovai desiderabile.

Lei ricambiò sorridendomi e, maliziosamente, si sollevò la parte bassa del vestito in modo da scoprire le gambe sino alla coscia, cosicché la mano ora non accarezzava più il tessuto dell'abito ma la sua nuda pelle.

A dispetto dei molti anni di matrimonio, ero ancora terribilmente attratto da quella donna. Una fame che l'abitudine non aveva esaurito. Lei era sempre in grado di eccitarmi e – a dispetto della routine e della quotidianità – finché le cose fossero rimaste così, non ci sarebbe stato nulla ad impedirmi di amarla e desiderarla come la prima volta.

Audacemente la mano scivolò oltre l'interno della coscia, lei rispose in una duplice maniera. Una – implicita e foriera di ulteriori sviluppi – consistente nello slacciare i primi bottoni del vestito, così da farmi apprezzare la sua generosa scollatura. L'altra – molto esplicita, ma legata alla mano – che consisteva nell'allargare le cosce per offrirmi uno spazio di manovra migliore e maggiore.

La mano decise che quello fosse un luogo di delizie migliore della pur liscia e levigata leva del cambio. Ne approfittai scivolando audace verso l'inguine fino ad incontrare un altro e più delicato tessuto.

Con il dorso del dito indice accarezzai l'indumento, avvertendo così il calore della pelle sottostante.

Abbandonai quel piacevole contatto, per dare un segnale altrettanto forte a mia moglie, giacché lei ben sapeva che d'estate io non ero uso a portare l'intimo; cosicché uno alla volta liberai i bottoni metallici dei miei pantaloncini dalle rispettive asole.

Con altrettanta audacia anche la sua di mano s'intrufolò in cerca del voluttuoso contenuto.

M'era bastato guardarla per essere già fremente ed eccitato. Dopotutto quella lunga giornata passata alla guida aveva enormemente diminuito la statistica quotidiana dei rapporti che normalmente ancora avevamo.

Detta in maniera brutale: c'era un minimo sindacale al di sotto del quale il nostro personale barometro di coppia avrebbe segnato un imbarazzante “tempesta”. Per noi congiungerci carnalmente era il modo migliore per santificare la nostra unione e forse anche per questo la Provvidenza ci aveva concesso un figlio dietro l'altro.

In breve, cominciammo ad alimentare l'un l'altra il reciproco desiderio d'essere una sola cosa.

Non pensiate che noi si sia una coppia dissoluta, tutt'altro!

Mia moglie, quando l'avevo conosciuta, era una donna morigerata, molto casta e con pochissima (praticamente nulla) esperienza alle spalle.

Rammento che durante la nostra prima volta sarebbe stato più coinvolgente avere un rapporto con una mummia, ma ben presto avevamo imparato che amarsi è anche sapersi regalare a vicenda istanti di enorme piacere.

Così, dopo anni di praticantato, qualcuno avrebbe potuto dichiarare che in privato eravamo una coppia molto disinibita, ma io preferirei ribadire, così com'è, che adesso siamo una coppia molto affiatata anche sul piano sessuale.

Qualcuno, in particolare quelli che esauriscono l'impeto di una relazione nel primo anno, potrebbe asserire che per noi il sesso è ormai una malattia, ma a mio avviso non è così. Da cattolico praticante asserisco senza tema di smentita che è uno dei più bei doni che Dio ha fatto all'uomo. Ecco perché mi bastava guardare mia moglie per sentirmi accendermi di passione e toccare il Paradiso con un dito. Ecco perché è da considerarsi propizio per fare all'amore, nei limiti della decenza, ogni luogo e ogni occasione.

Tornando ai fatti, mia moglie mi sorrise maliziosa e cominciò ad armeggiare lì dove poteva farmi intuire le sue intenzioni. Non mi scomposi più di tanto, ormai ero abituato a guidare mentre lei era dedita a regalarmi emozioni forti, tuttavia la mia attenzione a quel punto si concentrò su quanti chilometri ci separassero dalla più vicina area di parcheggio. Troppi! Eravamo in un tratto d'autostrada caratterizzato da viadotti e gallerie, per cui avrei dovuto attendere decine e decine di chilometri. Abbandonai l'idea di fermaci all'imbrunire in un'area di servizio e optai per una ben più vicina piazzola di sosta.

Il cielo aveva sfumato tutti i colori dell'iride uno nell'altro e Venere da qualche minuto aveva trovato compagnia in cielo da parte di alcune tra le più luminose tra le stelle.

Nel frattempo, mia moglie aveva iniziato a mordicchiarmi l'orecchio sussurrandomi con un tono licenzioso: « Ho voglia di fare all'amore! »

« Anch'io tesoro, » le risposi sospirando.

Un inequivocabile cartello che aggiungeva l'informazione: “a 250 metri” m'informò che la piazzola era ormai vicina. Cosicché il ticchettio della freccia preannunciò a mia moglie l'improvviso cambio di direzione. Il motore salì di giri più volte annunciando la sequenza delle marce scalate verso il basso. Infine, la tipica grattata del freno di stazionamento sancì che ci saremmo concessi una breve pausa in quel lungo viaggio di ritorno.

La prima cosa che facemmo entrambi, dopo aver messo le quattro frecce lampeggianti, fu quella di slacciare le cinture di sicurezza. Quindi, finalmente, fummo liberi di soddisfare quel nostro bisogno primario che tutte quelle ore di guida avevano alimentato, rendendolo al contempo impossibile.

Con i fasci abbaglianti che per brevi istanti illuminavano l'abitacolo, ci abbracciamo e ci scambiammo dei baci intensi e appassionati come fossimo due teneri amanti.

Sembravamo più due adolescenti in preda agli ormoni che una legittima coppia così collaudata da essere ai limiti della rottamazione.

Il fatto che i nostri figli fossero tutti nell'età dell'indipendenza, cioè in quel periodo della vita in cui amano ancora dipendere dal portafoglio dei genitori, ma detestano trascorrere insieme a loro le vacanze, ci aveva concesso la possibilità di poter rivivere queste emozioni intense dopo tanti anni di matrimonio.

Essenzialmente stavamo rinnovando quel sì che c'eravamo scambiati anni addietro davanti un altare, lei vestita di bianco e io elegante come non lo sarei più stato nella mia vita.

Devo confessarvi che la cosa più splendida di quegli attimi consta nel rivederle negli occhi la stessa luce di quel giorno. Quella era la “magia” che lei, come fosse una fata, era in grado di far nascere con uno sguardo.

È un regalo raro per una coppia quello di poter rinnovare quotidianamente l'emozione del primo giorno. Un dono che Dio concede a pochi.

L'importante è credere in quel sentimento sopra ogni cosa e oltre ogni cosa possa mai accadere, perché si tratta dello stesso stato di grazia che concede la Fede ai santi.

Dovete sapere che la Fede è la più importante delle tre virtù teologali, perché è solo di questa terra, mentre la Carità e la Speranza possono appartenerci anche nell'altra vita, la Fede s'esaurisce insieme all'attesa di tornare al Padre.

Ecco perché credo che Dio ci concederà questo immenso miracolo solo finché io e lei crederemo ciecamente nel nostro reciproco e santificato amore.

Ecco perché, quando il dubbio s'insinua tra marito e moglie, questo – come un cancro – divora la coppia dall'interno, trasformando tutti i gesti in noiosa quotidianità, azzerando le emozioni che spingono a desiderare gli atti reciproci d'affetto.

È così che l'amore coniugale torna ad essere solo sesso e ogni gesto risultato svuotato del proprio immenso significato. Ripensando a questo, ringraziai Dio per l'immenso dono che ci aveva concesso. So che solo chi ha avuto la nostra stessa fortuna sa come questo sia un regalo prezioso e raro, per questo costoro possono comprendere come l'unione carnale renda completi e felici anche due cristiani praticanti e piuttosto osservanti come siamo noi due.

« Dove c'è amore, non c'è peccato, » dice sempre mia moglie.

Scusate se ho abbandonato la trama e mi sono dilungato a fare “l'educatore sentimentale”, ma era una premessa indispensabile per comprende il proseguo della storia.

Come vi ho raccontato, eravamo giunti in prossimità di una piazzola di sosta e lì c'eravamo fermati.

A quel punto, com'è ovvio, fu naturale cercarci con le mani, mentre le bocche si fondevano in un'unica cosa, cominciando così a confondere ciò che ero mio con ciò che era della mia consorte. Il giusto prologo a rendere i nostri due corpi distinti un solo e unico armonioso corpo in movimento.

Le dita di mia moglie, nervosamente e alla cieca, cercarono i bottoni della mia camicia per liberare il torace e la schiena dalla prigionia dei tessuti. Un attimo dopo le sue dita potevano accarezzare e sfiorare delicatamente la mia nuda pelle.

CONTINUA