Rewind

di Andrea Saviano

Menzione speciale al 1° Premio Nazionale Il viaggio e l'avventura - 2008


Uno strano rumore proveniente dal motore era l'unica colonna sonora di quell'interminabile viaggio, diventato un po' noioso da quando l'impianto stereo s'era guastato. Lungo il rettilineo che stavano percorrendo, un carroatrezzi manovrato da un negro che assomigliava al pugile Mike Tyson stava recuperando una bianca autovettura sportiva incidentata. Sull'asfalto giacevano quattro lenzuoli e, sotto di essi, altrettanti corpi esanimi. All'improvviso una folata di vento sollevò uno di quei lenzuoli, lasciando intravedere la salma. Era un ragazzo dalla corporatura robusta che impugnava una pistola di grosso calibro. Il volto, deturpato dall'incidente, era rosso come la bandana che questi indossava e anche i lunghi capelli biondi che ne fuoriuscivano erano imbrattati dal sangue. Degli agenti, vicino ad un'auto della polizia, stavano effettuando dei rilievi, mentre un'altro particolarmente grasso gridava: « Circolare, non c'è niente da vedere! »

« Che brutta fine! Meglio pensare ad altro. Dovremmo quasi esserci, ormai, » disse Filippo, interrompendo quel lungo silenzio.

« Qui la cartina dice che, oltre quella curva, ci dovrebbe essere un bivio. Prendi a destra e, dopo un paio di chilometri, dovremmo essere arrivati al paese, » gli rispose Tommaso.

L'ampia curva costeggiava un profondo orrido, simile ad una ferita, ed era impossibile cogliere con la vista la presenza dell'impetuoso torrente. Era il rombo delle tumultuose acque, piuttosto, a rivelarne la presenza. Finita quell'ultima svolta si trovarono di fronte non ad un bivio, ma ad una rotonda che Filippo percorse per tutti i 360°, quindi inchiodò di colpo e solo le cinture prudentemente allacciate risparmiarono a Tommaso un incontro troppo ravvicinato con il parabrezza.

« Ma che caz... » fu l'imprecazione appena accennata da quest'ultimo.

« Tommaso, hai combinato ancora una volta una delle tue! Leggi un po' i cartelli... »

« Val Ontano a sinistra e Tornindietro svoltando a destra. Cosa c'è che non va? »

« Tommaso, dov'è che abbiamo prenotato l'albergo?»

« Albergo è il Pietro Tornimparte a Tornaindietro. »

« No, Tommaso. L'albergo è il Pietro Tornaindietro di Tornimparte! »

« Senti, ormai è quasi ora di cena. Ci fermiamo a mangiare e poi ripartiamo. Un paio di chilometri e siamo in paese, lì ci faremo spiegare la strada per Tornimparte. »

« Sì, meglio se andiamo a cenare. Sono un po' stanco della guida. » L'auto ripartì emettendo un brutto rumore. « Credo che anche lei non ne possa più di queste strade di montagna! » Sbuffò Filippo.

I due chilometri che li separavano dal paese erano a dir poco tormentati. Non c'era un rettilineo che superasse i cento metri di lunghezza. Una serie di zig-zag costeggiava il fianco della montagna inerpicandosi sino alla cima. Ad ogni tornante ai due fischiavano le orecchie e dovettero deglutire più volte per eliminare quel fastidioso rumore dai timpani. Nel frattempo un denso e poco rassicurante fumo nero cominciò a levarsi dalla loro vettura.

« Tommaso ti conviene cominciare a pregare dio che l'auto arrivi fino in cima. »

« Perché dovrei pregare? Tu sei ateo! »

« Già, ma tu sei credente e ti conviene pregare, se non vuoi che io tra dieci minuti t'ammazzi! »

La macchina s'arrestò di colpo e, facendo una specie di rantolo, emise una nube simile ad una cortina fumogena che si levò da sotto il cofano, impedendo ai due di vedere che le rampe erano terminate. Un colpo di vento la portò via e, di fronte a loro, si liberò la vista di uno stupendo borgo medioevale. « Ragazzi, circolare! Levatevi di là, state intralciando il traffico! » Intimò loro un agente di polizia che sembrava il gemello di quello che avevano incontrato più a valle.

Filippo provò a rimettere in moto la vettura, ma questa non dava segni di vita, pareva proprio aver esalato il suo ultimo respiro. « Non riparte, » disse il ragazzo all'agente.

« Non posso lasciarvi lì, ostruite l'unico accesso al paese, chiamo il carro attrezzi. »

Un attimo dopo un tizio identico a Mike Tyson uscì dall'arco della cinta muraria per agganciare la loro vettura e trascinarla presso l'unica officina meccanica del paese.

« Ma cos'è il paese dei gemelli questo!? » Esclamò, incredulo, Tommaso.

Il meccanico, dopo aver sollevato il cofano della macchina e aver osservato con aria preoccupata l'interno, disse: « È partita la pompa dell'olio, siete fortunati che non abbia preso fuoco il motore. Non preoccupatevi, domani ve la restituisco come nuova. »

« Ma noi dobbiamo essere a Tornimparte per questa sera! » Mugugnò Filippo.

« Non posso darvela prima di domani, devo ordinare il pezzo. »

« Ma è venerdì, dove lo trova il pezzo? »

« Ragazzi, siete in vena di scherzare. Oggi è giovedì. Piuttosto spenderete sui settecento euro per la riparazione, manodopera compresa. »

« Devo prelevare, » disse affranto Filippo, « non ho con me una somma simile. Avete un ufficio postale? »

« Se vi affrettate lo trovate ancora aperto. Chiude tra un paio di minuti. È lì, in fondo al viale. »

I due si misero a correre, perché il tempo a disposizione era veramente poco, ma giunsero troppo tardi. L'ufficio postale era chiuso. A quel punto decisero di cercare un luogo dove andare a dormire e rimandare il tutto al giorno dopo.

La mattina seguente si recarono nuovamente presso le poste. Giunti davanti all'edificio notarono la strana presenza di un'autovettura sportiva bianca dello stesso modello di quella incidentata più a valle il giorno precedente. Questa sostava davanti all'unico accesso con il motore acceso. Il conducente aveva una felpa e il cappuccio era calato a tal punto da non permettere di coglierne i lineamenti del viso. Come fecero per entrare, un ragazzo dai lunghi capelli biondi, con il volto coperto da una bandana rossa puntò contro di loro una pistola di grosso calibro.

« Dove volete andare voi due? In macchina, ci servirete da ostaggi! »

Uno strano presentimento riempì Filippo e Tommaso di terrore, mentre quell'auto bianca partiva a gran velocità per dirigersi verso il fondo-valle.

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