Alberto Magnaghi, Giancarlo Paba, Mauro Giusti, Camilla Perrone, Giovanni Allegretti,
[Università di Firenze];
Giorgio Ferraresi, Andrea Calori, [Politecnico di Milano];
Alberto Tarozzi, Università di Bologna];
Anna Marson,[ Istituto Universitario di architettura di Venezia];
Enzo Scandurra,[ Università di Roma La Sapienza];
Alessandro Giangrande, Elena Mortola, [Università Roma III]
[dall'Almanacco di Carta - 03.01.2002]
IL MERCATO GLOBALE usa il territorio dei vari paesi e delle diverse areegeografiche
come uno spazio economico unico; in questo spazio le risorse locali sono beni
da trasformare in prodotti di mercato e di cui promuovere il consumo, senza
alcuna attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale dei processi
di produzione. I territori e le loro "qualità specifiche" -
le diversità ambientali, di cultura, di capitale sociale - sono dunque
"messe al lavoro" in questo processo globale che però troppo
spesso le consuma senza riprodurle, toglie loro valore innescando processi di
distruzione delle risorse e delle differenze locali. L'alternativa a questa
globalizzazione parte da qui: da un progetto politico che valorizzi le risorse
e le differenze locali promuovendo processi di autonomia cosciente e responsabile,
di rifiuto della eterodirezione del mercato.
Lo sviluppo locale così inteso, che si identifica in primo luogo con
la crescita delle reti civiche e del "buon governo" della società
locale, non può divenire localismo chiuso, difensivo, ma deve costruire
reti alternative alle reti lunghe globali, fondate sulla valorizzazione delle
differenze e specificità locali, di cooperazione non gerarchica e non
strumentale.
In tal senso si può prospettare uno scenario definibile anche come globalizzazione
dal basso, solidale, non gerarchica, la cui natura è comunque quella
di una rete strategica [anche internazionale, mondiale] tra società locali.
Questo progetto politico va costruendosi nell'attività di messa in rete
di energie locali operata dal forum sociale mondiale.
Il nuovo ruolo degli enti locali e delle loro unioni per una globalizzazione
dal basso. Per realizzare futuri sostenibili fondati sulla crescita delle società
locali e sulla valorizzazione dei patrimoni ambientali, territoriali e culturali
propri a ciascun luogo, gli enti pubblici territoriali debbono assumere funzioni
dirette nel governo dell'economia. E per costruire in forme socialmente condivise
queste nuove funzioni di governo devono attivare nuove forme di esercizio della
democrazia. Solo il rafforzamento delle società locali e dei loro sistemi
democratici di decisione consente da un lato di resistere agli effetti omologanti
e di dominio della globalizzazione economica e politica, dall'altro di aprirsi
e promuovere reti non gerarchiche e solidali. Il "nuovo municipio"
si costruisce attraverso questo percorso, finalizzato a trasformare gli enti
locali da luoghi di amministrazione burocratica in laboratori di autogoverno.
Nuove forme di autogoverno, in cui sia attiva e determinante la figura del produttore-abitante
che prende cura di un luogo attraverso la propria attività produttiva,
sono rese possibili dalla crescita del lavoro autonomo, della microimpresa,
del volontariato, del lavoro sociale, delle imprese a finalità etica,
solidale, ambientale, ecc.
Il nuovo municipio interpreta con maggiore attenzione le identità regionali,
per fondare i progetti sulla valorizzazione dei giacimenti patrimoniali locali,
contro forme di esproprazione esogena e distruzione degli stessi giacimenti;
e promuove la ricostruzione degli spazi pubblici della società locale
come luoghi di formazione delle decisioni sul futuro della nuova comunità.
Il nuovo municipio si dà come obiettivo un nuovo rapporto tra eletti
ed elettori, oggi espropriati da logiche sovraordinate di natura economicista
che escludono dai momenti decisionali proprio i cittadini-abitanti-elettori.
Questa nuova dimensione "democratica" di una società locale
complessa, multiculturale e autogovernata che cresce e si rafforza nel progettare
e costruire direttamente il proprio futuro può costituire il vero antidoto
alla globalizzazione economica e al regno della paura, dell'insicurezza, e dell'impotenza
prodotti dalla militarizzazione delle reti di governo globale.
Nuove forme di democrazia diretta. Il nuovo municipio si realizza attraverso
l'attivazione di nuovi istituti di decisione che affiancano gli istituti di
democrazia delegata, allargati al maggior numero di attori rappresentativi di
un contesto sociale ed economico, per la promozione "statutaria" di
disegni di futuro localmente condivisi. La predisposizione di scenari di futuro,
che evitino linguaggi tecnocratici e specialistici, è la condizione perché
la partecipazione, estesa agli attori più deboli e senza voce nelle decisioni
istituzionali, produca l'individuazione dell'interesse comune attraverso il
riposizionamento dei conflitti verso relazioni di reciprocità.
Il nuovo municipio rende parte integrante del processo di decisione - nei piani,
nei progetti e nelle politiche - percorsi partecipativi strutturati, integrando
gli impegni della Carta di Aalborg e delle agende 21 locali negli strumenti
di governo ordinario del territorio, dell'ambiente e dello sviluppo economico.
Questi nuovi processi decisionali sono finalizzati a produrre scenari di futuro
e "statuti dei luoghi" a carattere "costituzionale", che
nella composizione degli attori che le sottoscrivono si ispirino alla complessità
degli statuti comunali medievali, reinterpretandola con l'obiettivo di dare
voce alle diverse componenti della società contemporanea nella definizione
degli statuti.
Gli istituti decisionali della nuova cittadinanza comprendono: una rappresentanza
delle principali associazioni economiche e di categoria [artigiani, agricoltori,
commercio, industria, turismo, ecc]; una rappresentanza delle associazioni con
finalità culturali, sociali, di difesa dell'ambiente;una rappresentanza
di comitati e di forum, tematici, territoriali e urbani; una rappresentanza
delle circoscrizioni o assemblee di quartiere, di zona ,ecc.
Il nuovo municipio ridefinisce la composizione di questi nuovi istituti ponendo
attenzione all'equilibrio fra attori politici, economici e della società
civile.
Il superamento della logica di una rappresentanza definita una tantum al momento
del voto, ritrovabile nei concetti di partecipazione e di democrazia diretta,
permette di produrre politiche pubbliche più efficaci nei confronti dei
soggetti "diversi" [spesso coincidenti con soggetti "deboli",
sottorappresentati nei luoghi della decisione], coinvolgendoli direttamente
nella costruzione degli "statuti dei luoghi" e delle politiche che
li attuano.
Il nuovo municipio si attiva affinché gli enti sovraordinati promuovano,
nei finanziamenti dei progetti locali, modalità partecipate di definizione
degli stessi.
Il coinvolgimento di una maggiore pluralità di soggetti costituisce inoltre
un'occasione per ampliare la conoscenza del locale, acquisendo rappresentazioni
dei problemi che difficilmente possono essere interpretate attraverso mediazioni
tecnico-scientifiche o politico-burocratiche. Fra i molteplici punti di vista
sottorappresentati che caratterizzano la gestione dello sviluppo locale, oltre
a quello "di genere" vi sono ad esempio quelli degli anziani, degli
immigrati, dei bambini, del mondo rurale, tutti soggetti che rivestono primaria
importanza nella cura del territorio e nelle misure del buon vivere.
Le pratiche di coinvolgimento dei bambini nella costruzione delle politiche
urbane messe in atto negli ultimi anni da moltissime amministrazioni locali
italiane costituiscono un buon esempio dell'efficacia del dar voce a punti di
vista sottorappresentati nel migliorare la qualità di vita urbana.
Le strutture di consultazione, concertazione, decisione, gestione che affiancano
il Municipio [o l'unione dei municipi] e la sua struttura elettiva costitiscono
una forma intermedia fra la democrazia delegata e la democrazia diretta [assemblea,
referendum, ecc]. Queste strutture funzionano con continuità accompagnando
l'intero processo di gestione di piani, politiche e progetti; la loro configurazione
territoriale rispetta le forme di aggregazione socio-culturale locale, senza
costringerle entro confini burocratici sovradeterminati.
Nuovi territori multiculturali. Il nuovo municipio produce nuovi scenari sociali
attraverso il riconoscimento del radicamento abitativo e lavorativo dei nuovi
abitanti provenienti da luoghi e paesi differenti. In questo processo si producono
nuove relazioni comunitarie e interpersonali tra popoli e culture diverse. In
particolare lo spazio pubblico è il luogo di condivisione delle nuove,
molteplici e culturalmente differenziate, pratiche dell'abitare e del vivere.
Il nuovo municipio promuove politiche di accoglienza degli immigrati secondo
i seguenti principi: sostituire alle politiche settoriali un approccio di gestione
integrata dell'accoglienza e della convivenza; differenziare le politiche in
funzione delle diverse fasi temporali del percorso migratorio e dei percorsi
territoriali degli immigrati; potenziare le politiche abitative sociali e di
inserimento nei piccoli centri urbani e rurali; riqualificare le aree problematiche
della città caratterizzate da forte conflittualità sociale e degrado
ambientale, attraverso politiche integrate di intervento autosostenibili e partecipate;
sostenere programmi per la costruzione di partnership decisionali interculturali
.
Nuovi indicatori di benessere. Il dibattito su questo punto è ormai decisamente
maturo. Il nuovo municipio si impegna a proporre criteri di valutazione delle
politiche e dei progetti che siano ispirati alla semplificazione e all'innovazione
culturale dei meccanismi di valutazione tecnocratici e tecnicistici, la cui
complicatezza e farraggine è inversamente proporzionale all'efficacia.
Il primo criterio di valutazione riguarda il grado e la forma della partecipazione
sociale alle decisioni, rispetto all'obiettivo dell'empowerment delle società
locali.
Il secondo criterio prevede un drastico ridimensionamento del Prodotto interno
lordo [come unico indicatore del benessere] e la sua integrazione con indicatori
relativi alla qualità ambientale, urbana, territoriale, sociale, e al
riconoscimento delle diversità e delle culture.
Il terzo criterio riguarda il livello e le modalità di riconoscimento
del patrimonio locale come base per la produzione di ricchezza durevole.
Il quarto riguarda la sostenibilità dell'impronta ecologica [chiusura
tendenziale dei cicli delle acque, dei rifiuti, dell'alimentazione, dell'agricoltura;
riduzione della mobilità, diffusione dei sevizi rari, ecc] e il grado
di autonomia del sistema territoriale locale nella produzione, nell'informazione,
nella cultura, negli stili di vita, ecc.
Il quinto le tipologie di reti di relazione e di mutuo scambio fra società
locali.
E così via.
Nuovi sistemi economici locali autosostenibili. Il nuovo municipio, attore chiave
nel governo del processo di valorizzazione del patrimonio territoriale, deve
guidare lo sviluppo economico autocentrato, aiutando attori deboli ad emergere,
decidendo cosa, come, quanto, dove produrre per creare valore aggiunto territoriale,
favorendo la crescita delle autonomie della società locale come soggetto
collettivo e complesso.
L'insicurezza generata dallo "sviluppo", dalla fragilità delle
alte tecnologie, degli alti grattacieli, delle vite e dei semi artificiali dagli
effetti oscuri, richiama bisogni di riappropriazione della conoscenza delle
forme della riproduzione dei mondi vitali; della misura del tempo di vita, della
fiducia comunitaria, della de-tecnologizzazione verso l'appropriatezza delle
tecnologie rispetto al contesto.
La promozione, da parte del nuovo municipio, di economie locali che mettano
in valore i beni territoriali e ambientali comuni, che tendano a chiudere i
cicli della riproduzione dell'ambiente e della società locale, che sviluppino
tecnologie e filiere produttive appropriate al luogo e alle sue risorse, può
generare sicurezza comunitaria senza città blindate, competizione sulla
qualità dei prodotti senza guerra, relazioni improntate allo scambio
solidale.
Forme di valorizzazione del patrimonio locale. Il patrimonio territoriale è
indivisibile. Non è possibile pensare di salvaguardare alcune riserve
di natura [i parchi] e di storia [i monumenti, i centri storici] e ammettere
altrove qualsiasi trasformazione distruttiva.
Il nuovo municipio assume una definizione estensiva di patrimonio che identifica
con il territorio dei luoghi e delle genti, con i suoi caratteri e valori ambientali,
paesistici, urbani, con i suoi saperi, culture, arti, nella sua integrale individualità
che vive fra passato e futuro. La valorizzazione del patrimonio è possibile
nell'incontro fra le energie del futuro e la memoria e i giacimenti dei luoghi.
Il nuovo municipio promuove una nuova rappresentazione del patrimonio territoriale
per costruire consapevolezza dei propri valori identitari, dei potenziali di
produzione di ricchezza durevole, e per stimolare progetti, piani e politiche
atti a generare una nuova economia sociale, fondata sulla valorizzazione collettiva
del patrimonio stesso.
Il nuovo municipio aiuta e valorizza gli attori economici, sociali e culturali
della città e del mondo rurale che partecipano creativamente alla formazione
di progetti capaci di accrescere il valore del patrimonio territoriale locale.
Il mondo rurale acquista nuova centralità in questo processo di valorizzazione
del patrimonio territoriale: i nuovi agricoltori non producono solo merci per
il mercato, ma anche beni e servizi pubblici, remunerati dal nuovo municipio,
per la cura dell'ambiente, del paesaggio, della qualità urbana.
Reti di scambio equo e solidale. Il nuovo municipio si fa interprete di nuove
relazioni di scambio di culture, di prodotti tipici, di saperi tecnici e politici,
improntati al superamento della competizione economica selvaggia verso forme
di cooperazione e di mutuo scambio solidale fra città del nord, fra sud
e nord, fra sud e sud.
Il municipio occidentale esporta la consapevolezza della crisi del proprio modello
industrialista e sviluppista ed i germi delle alternative sperimentali a quella
crisi; il municipio dei paesi poveri [in via di non sviluppo] può proporre
gli insegnamenti della autorganizzazione della sopravvivenza allo sviluppo stesso.
Le reti dello scambio equo e solidale costituiscono la trama minuta ma densa
della strategia "lillipuziana" contro la globalizzazione economica.