Un sistema economico aperto
Se il sistema economico si fa coincidere con l’economia di uno Stato, avere un sistema chiuso
equivale a dire che questo Stato non ha nessun rapporto con gli altri Stati.
E’ chiaramente un’ipotesi di lavoro inverosimile, soprattutto al giorno d’oggi,
dove i rapporti internazionali sono così stretti ed immediati che non si parla più di
sistema economico con riferimento ad un singolo Paese, ma con riferimento all’intero sistema
mondiale. In effetti, gli scambi internazionali (di beni, servizi, capitali, ecc.) sono ormai così
ingenti, frequenti e velocemente eseguiti, che quello che succede nel più remoto angolo del
mondo ha ripercussioni sull’economia di tutti i 5 continenti.
Non esistono più tanti sistemi economici, ma un unico grande mercato mondiale, chiamato “villaggio
globale”, in cui le variazioni delle grandezze economiche, in qualunque punto del globo si verifichino,
influenzano la determinazione dell’equilibrio produttivo di tutti i Paesi mondiali.
Nella costruzione economica keynesiana, ad esempio, la considerazione di un’economia di mercato
aperta, comporta l’aggiunta, alle componenti della domanda aggregata, di un ulteriore elemento:
le esportazioni nette, cioè la differenza algebrica fra esportazioni ed importazioni di beni
e servizi.
La nuova funzione di domanda aggregata, che consegue all’apertura del Paese ai mercati internazionali,
sarà, quindi, la seguente:
(C + I + G + X) cioè (Consumo+ Investimento+ Spesa Pubblica+ Esportazioni
nette)
Il motivo per il quale occorre considerare anche il settore estero nella costruzione dell’equilibrio
keynesiano, così come di qualsiasi altro equilibrio, risiede nel fatto che, nel caso in cui
le esportazioni superino le importazioni, alla domanda interna di beni e servizi, si aggiunge una
domanda addizionale di provenienza estera, che non può non essere considerata nel calcolo dell’equilibrio
macroeconomico di mercato.
Viceversa, nel caso in cui le importazioni superino le esportazioni, e quindi il valore di X è
negativo, perché il saldo della bilancia commerciale con l’estero è negativo,
è l’offerta nazionale ad essere “integrata” dall’offerta di beni e
servizi internazionali, richiesti dai cittadini residenti.
La Bilancia dei pagamenti
Il flusso di beni e servizi da e verso l’estero, di cui al paragrafo precedente, è
misurato da un documento contabile, chiamato Bilancia dei pagamenti, che evidenzia
i rapporti di credito e debito che sono originati dagli scambi fra un Paese e l’estero, nel
corso di un anno.
Il saldo corrente della Bilancia dei pagamenti è (insieme al PIL, al tasso di inflazione, al
debito pubblico, ecc.) uno degli indicatori più significativi della situazione economica di
un Paese.
Gli scambi internazionali, che fanno nascere posizioni creditorie o debitorie nella ns. Bilancia dei
pagamenti, possono raggrupparsi nel modo seguente:
a) Nostri acquisti e vendite di beni e servizi. Essi originano rispettivamente importazioni
ed esportazioni.
b) Movimenti di persone. I ns. viaggi all’estero e quelli dei non residenti,
in Italia, originano movimenti di valuta per i consumi effettuati.
c) Movimenti di fattori produttivi. Il trasferimento di lavoratori e di capitali
da e verso l’estero origina flussi di reddito in entrata o in uscita.
d) Trasferimenti in c/capitale. Sono determinati da investimenti finanziari all’estero
o dall’estero.
e) Rapporti con le Organizzazioni internazionali. Questo fenomeno in continua crescita
(si pensi ai rapporti con l’Unione Europea) determina trasferimenti
attivi e passivi, correnti e in c/capitale.
Da un punto di vista valutario, il saldo fra entrare ed uscite della Bilancia dei pagamenti da origine
a movimenti di valute estere, da e verso gli altri Paesi. In Italia, l’Ente che funge da “cassa”
per le transazioni internazionali in valuta estera è l’UIC (Ufficio Italiano Cambi),
che come tale ha un potere di direzione e di ispezione nei confronti del sistema bancario.
Una maggiore analisi della Bilancia dei pagamenti ci permette di distinguere le voci che la compongono
in 2 parti importanti:
• Bilancia delle partite correnti
• Bilancia dei movimenti in c/capitale
Bilancia delle partite correnti.
Essa è la parte più indicativa della Bilancia dei pagamenti, perché raggruppa
le voci relative alle transazioni che costituiscono le vere e proprie importazioni ed esportazioni.
La Bilancia delle partite correnti si suddivide in:
• Bilancia commerciale. E’ costituita dalle esportazioni ed importazioni di beni.
• Bilancia dei servizi e dei redditi. Si compone delle voci relative agli scambi di
servizi, ai viaggi all’estero, ai redditi dei fattori produttivi ed agli interessi
sui prestiti e sui titoli.
• Bilancia dei trasferimenti unilaterali. E’ la parte relativa alle voci riguardanti
i trasferimenti di denaro da e verso l’estero, che non sono contropartita di un’operazione
commerciale (il caso più frequente è quello delle rimesse degli emigrati).
Bilancia dei movimenti in c/capitale.
Sono i flussi in entrata ed in uscita originati dalle vendite e dagli acquisti di strumenti finanziari.
I flussi in entrata (partite a credito) sono dati da:
• Capitali stranieri. Cioè vendite di ns. titoli ad operatori esteri.
• Capitali italiani. Cioè vendite di titoli esteri da parte di ns. cittadini.
I flussi in uscita (partite a debito) sono dati da:
• Capitali italiani. Cioè acquisti di titoli esteri da parte di ns. cittadini.
• Capitali stranieri. Cioè acquisti di ns. titoli, posseduti da operatori esteri, da
parte di ns. cittadini.