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RIFORMISMO CONTRO RIVOLUZIONE? VERSO LA FINE DI UN FALSO DILEMMA NELLA STORIOGRAFIA SPAGNOLA SUL XVIII SECOLO*

Llu&iacutes Roura Aulinas

È facile, anche per gli storici, farsi condurre da schemi manichei, soprattutto quando il periodo studiato, oltre a poter essere letto con parametri contrapposti, può comportare notevoli implicazioni ideologiche. È cosí che concetti chiave nella storia europea della seconda metà del XVIII secolo, come riformismo o rivoluzione, hanno potuto essere considerati come un vero e proprio dilemma per la società del Settecento, senza avvertire l'anacronismo di una simile formulazione. Non sorprende, allora, che si arrivi anche ad associare i diversi paesi europei con l'una o l'altra « opzione» ...

Tanto piú meritevoli di attenzione appaiono, quindi, l'abbondante produzione storiografica degli ultimi anni sulla Spagna del Settecento e il rigore dei suoi principali contributi che, di fronte al reiterarsi dei cliché, mettono in evidenza la complessità della realtà spagnola al tempo dell'assolutismo illuminato e della rivoluzione francese.

La commemorazione dei due bicentenari — quello della morte di Carlo III e quello della rivoluzione — minacciava di riprodurre i cliché e il manicheismo; molti scritti e alcuni discorsi lo facevano temere. Non v'è dubbio che l'abbondante letteratura favorita da questa occasione consente un bilancio che, al di là del carattere di circostanza delle commemorazioni, costituisce una base nuova e rigorosa per la conoscenza storica di un periodo cruciale per la Spagna e per l'Europa contemporanee.

Di fronte al numero di pubblicazioni sull'assolutismo illuminato spagnolo e sulle ripercussioni della rivoluzione francese, sarebbe pretensioso qualunque tentativo di tracciare un bilancio storiografico nelle poche pagine che seguono. Mio intento è, perciò, soltanto quello di mettere in rilievo le distanze che le recenti ricerche hanno consentito di prendere rispetto ad alcuni luoghi comuni acquisiti nella storiografia: in effetti, la revisione storiografica del regno di Carlo III e dell'impatto della rivoluzione francese ha messo in chiaro che non si tratta di vedere se l'uno sia stato « funesto» e l'altro « positivo» o di passare da panegiristi a detrattori o viceversa... anche se in qualche occasione è potuto sembrare il contrario.

Per un bilancio bibliografico e storiografico generale, rinvio, perciò, a lavori già esistenti, in prevalenza relativi al XVIII secolo nel suo insieme. Restano utili, ad esempio, i riferimenti e le considerazioni di Richard Herr nel suo Espa&ntildea y la revolución del siglo XVIII 1; né si può ignorare la rassegna di fonti e bibliografia pubblicata da Pierre Vilar nella sua Catalunya dins l'Espanya Moderna 2. Nel 1971, Iris M. Zabala pubblicò un breve ma stimolante bilancio storiografico, dal titolo Hacia un mejor conocimiento del siglo XVIII espa&ntildeol3, che si può utilmente aggiornare fino al 1979, specialmente per quanto riguarda cultura e Illuminismo, con lo studio di Rinaldo Froldi su L'Illuminismo nella cultura spagnola: stato degli studi e prospettive della futura ricerca 4. A sua volta, Gonzalo Anes passò in rassegna gli studi piú importanti fino al 1975 nella bibliografia critica apposta al suo volume El Antiguo R&eacutegimen: los Borbones 5, recentemente ripubblicato in una nuova edizione che tiene conto dei contributi degli anni Ottanta, ma ignorando, stranamente, quasi tutte le pubblicazioni degli anni 1989-1994, benché segnali, per quanto riguarda il periodo di Carlo III, che gli studi « hanno avuto un notevole incremento grazie alla celebrazione del bicentenario della sua morte, nel 1988» . 6Una sommaria visione globale della storiografia presenta anche Roberto Fernández nell'introduzione all'opera collettiva Espa&ntildea en el siglo XVIII. Homenaje a Pierre Vilar 7, utilmente integrabile con i riferimenti in nota contenuti nei singoli contributi, dedicati soprattutto agli aspetti socio-economici delle diverse regioni spagnole attuali. Va inoltre segnalata, da ultimo, la bibliografia critica di John Lynch nel volume El siglo XVIII 8, che comprende, anche se con qualche lacuna, buona parte dei lavori pubblicati fino al 1989.

Per quanto riguarda piú specificamente il regno di Carlo III, la rassegna bibliografica piú completa, fino alla data della sua pubblicazione, si trova nella Bibliograf&iacutea de estudios sobre Carlos III y su &eacutepoca di F. Agular Pi&ntildeal9. Sul recente fiorire di studi sulla Spagna nel periodo della rivoluzione francese può vedersi la rassegna critica di Jean René Aymes Espa&ntildea y la Revolución Francesa: ensayo de bibliograf&iacutea cr&iacutetica 10, cui possono aggiungersi i dati raccolti nel repertorio su Les Colloques du Bicentenaire e 11 le considerazioni di P. Serna nella parte dedicata alla Spagna nel volume a cura di M. Vovelle e A. De Baecque, Recherches sur la R&eacutevolution12. Infine, va segnalato in maniera particolare per la sua ampiezza e sistematicità il bilancio bibliografico di J. R. Aymes, aggiornato fino al 1988, Espa&ntildea en movimiento (1766-1814). Ensayo bibliográfico 13.

Carlo III: « Un funesto ausiliario della rivoluzione politica» ? 14 Questa espressione, formulata in maniera affermativa in un manuale di storia di Spagna per le scuole superiori pubblicato nell'effervescenza franchista del 1939, ed esempio evidente dell'influsso del conservatorismo di Marcelino Men&eacutendez Pelayo15, in realtà è solo su un piano soggettivo in contraddizione con tutti quegli storici per i quali bisognerebbe invece sostituire « funesto» con « felice» .

In effetti, il regno di Carlo III e l'Illuminismo sono stati oggetto di propaganda politica, come appare con chiarezza dai termini e dalle forme con cui è stata ufficialmente inaugurata la celebrazione del bicentenario della morte del sovrano16, da alcune opere di divulgazione e perfino dai gesti di alcuni autori di fama (per non parlare dei panegirici protocollari o di dediche di chiara piaggeria monarchica).17

È dunque opportuno chiedersi, a una certa distanza ormai dalle celebrazioni, e dopo la valanga di pubblicazioni di opere e di atti di convegni scientifici18, quale sia stata la portata del rinnovamento realizzato durante il regno di Carlo III, indipendentemente dal tributo di elogi o di condanna che gli si voglia dare, ben consapevoli del processo di mitizzazione di cui fin dal primo momento furono oggetto tanto la sua persona quanto il suo regno19.

Fortunatamente i contributi di storia economica e sociale del « lungo» Settecento spagnolo costituiscono già una base solida di conoscenze, che facilita la valutazione sia delle aspettative sia delle realizzazioni del regno di Carlo III20, come già mettono in evidenza le recenti grandi sintesi di storia di Spagna21.

Cosí, per esempio, sappiamo che la popolazione spagnola conobbe una crescita moderata — passando da 7,5 o 8 milioni di abitanti a circa 10,5 o 11 — all'interno di un modello tipico del regime demografico di stile antico22; e che questa modesta crescita demografica coincise con una crescita economica altrettanto modesta e irregolare, accompagnata da stentate trasformazioni in un'agricoltura segnata dal peso del sistema signorile e delle forme tradizionali di proprietà terriera. Sicché la prosperità rurale, laddove si ebbe, fu possibile soprattutto grazie ad una intensificazione del lavoro e cioè ad una maggiore pressione economica e sociale, piuttosto che per una presunta vitalità e capacità di trasformazione economica23.

Altrettanto evidente appare che nel secolo XVIII l'attività industriale restava ancora il « compito» in sospeso dell'economia spagnola moderna. Nell'insieme della penisola, caratterizzato da una limitata capacità di produzione artigianale e dalla logica contadina della pluriattività, lo sviluppo industriale della Catalogna nella seconda metà del secolo fu l'eccezione. E questo si spiega non solo in riferimento all'industria cotoniera24, ma anche per il maggior radicamento della protoindustrializzazione fin dal XVII secolo, nonché per i suoi legami con gli interessi commerciali e le misure protezionistiche che si riuscí ad ottenere dalla monarchia. Proprio il commercio costituí l'attività economica piú chiaramente in espansione, malgrado il carattere fittizio che il predominio del commercio d'oltremare poteva assumere di fronte all'incapacità di formare un mercato nazionale.

Per quanto riguarda la struttura e la dinamica sociale, il XVIII secolo poté arrivare ad anticipare ciò che nel secolo seguente sarebbe stato il carattere fondamentale del crollo dell'antico regime: il progressivo cambiamento dei « criteri» organizzativi della struttura sociale, malgrado non vi fosse un deciso ricambio tra vecchi ceti dominanti ed altri nuovi; per dirla con J. Lynch, il XVIII secolo fu « un'età dell'oro per i proprietari terrieri nobili e ecclesiastici [...], un periodo di opportunità per i gruppi medi della società [...], un'epoca nera per contadini e lavoratori» .25

In questa situazione, non sorprende che l'arrivo di Carlo III da Napoli — dove già aveva acquistato fama di riformatore — sollevasse nella Spagna del 1759 aspettative di rinnovamento, soprattutto dopo i regni di sovrani che si erano distinti piú per le loro passioni personali e la loro melanconia che per gli interessi di governo. Dal bilancio dell'attuale storiografia sul riformismo spagnolo durante il regno di Carlo III risaltano tre elementi di giudizio: il suo carattere innovatore, la convinzione e la volontà di riforma della politica del sovrano e, infine, i suoi risultati.

Per quanto riguarda il primo aspetto, non bisogna dimenticare che la denuncia della situazione esistente e la formulazione di progetti per porvi rimedio erano state una costante nella monarchia spagnola dell'età moderna. Arbitristas, novatores e proyectistas si 26 erano moltiplicati, né erano mancati momenti di chiara volontà riformatrice da parte della monarchia: non dimentichiamo, ad esempio, i primi anni del regno di Filippo II, la politica di Olivares durante il regno di Filippo IV o le implicazioni dell'imposizione di una « Nueva planta» nei regni sconfitti della Corona di Aragona sotto Filippo V. Sicché non vi sarebbe ragione di considerare il riformismo della seconda metà del XVIII secolo come una formula inedita. Per quanto riguarda la questione della radicalità e di una decisa volontà riformatrice, bisogna considerare non soltanto il carattere prima di tutto assolutistico della politica illuminata in tutta Europa — e il carattere feudale delle sue basi socio-economiche27 —, ma anche il marcato contenuto « ecclesiastico» dell'Illuminismo spagnolo, ben lontano, dunque, da uno dei tratti essenziali dell'Illuminismo europeo come movimento di secolarizzazione28: entrambi i fattori concorrevano a delimitare i caratteri e gli esiti di qualunque iniziativa riformatrice si fosse intrapresa. Il carattere innovativo delle riforme, la decisa volontà di portarle a termine, e i suoi risultati, tesero a polarizzarsi in Spagna intorno a quattro grandi ambiti: la questione agraria, la questione ecclesiastica, la questione coloniale e la questione finanziaria29; a questi bisogna, naturalmente, aggiungere per lo meno un altro ambito non specifico del caso spagnolo, quello della riforma amministrativa e istituzionale, particolarmente nel campo militare. Questi cinque aspetti ci faranno da guida per un rapido bilancio delle realizzazioni del riformismo illuminato del regno di Carlo III.


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Llu&iacutes Roura Aulinas, Riformismo contro rivoluzione?


* Questo lavoro rientra nell'ambito del progetto di ricerca PB90-0715, finanziato dal 1991 su fondi della Dgicyt del Ministerio de Educación y Ciencia de Espa&ntildea.

1 Madrid, Aguilar, 1964 (1ª ed. inglese 1960).

2 Barcelona, 1965 (1ª ed. francese 1962).

3 « Nueva Revista de Filolog&iacutea Hispánica» , XX, 2, 1971, pp. 341-360.

4 In Transactions of the Fifth International Congress on the Enlightenment(Pisa, 1979), Oxford, Voltaire Foundation, 1980, pp. 225-235.

5 Volume IV della Historia de Espa&ntildea Alfaguara, Madrid, Alfaguara-Alianza, 1975.

6 El siglo de las luces, Madrid, Alianza, 1994, p. 417 (vol. IV della Historia de Espa&ntildea diretta da Miguel Artola).

7 Barcelona, Cr&iacutetica, 1985.

8 Barcelona, Cr&iacutetica, 1991 (trad. del suo Bourbon Spain, 1700-1808, Oxford, 1989), vol. XII della Historia de Espa&ntildea dello stesso autore.

9 Madrid, Csic, 1988.

10 Nell'opera da lui diretta Espa&ntildea y la Revolución Francesa, Barcelona, Cr&iacutetica, 1989, pp. 3-68.

11 A cura di M. Vovelle e D. Le Monnier, Paris, La D&eacutecouverte, 1991.

12 Paris, La D&eacutecouverte, 1991.

13 Nell'importante volume di informazioni storiografiche e bibliografiche sul periodo 1766-1834, a cura di R. Maniques, O. R. Martí e J. Perez, La Revolución Francesa y el Mundo Iberico, Madrid, Turner, 1989, pp. 19-159.

14 Questo paragrafo riprende alcune delle osservazioni che ho già svolto in Qué le debe Espa&ntildea al absolutismo ilustrado de Carlos III?, in Jahrbuch f&uumlr geschichte von Staat, Wirtschaft und Gesellschaft Lateinamerikas, hrsg. v. R. Konetze u. H. Kellenbenz, K&oumlln-Weimar-Wien, B&oumlhlau, 1994, pp. 39-66.

15 Cfr. la sua Historia de los Heterodoxos Espa&ntildeoles, 1ª ed., Madrid, 1880.

16 Si vedano la presentazione ufficiale e il Real decreto con cui si creava la Commissione nazionale per l'organizzazione della commemorazione di « Carlos III y la Ilustración» in Carlos III y la Ilustración, 1788-1988, Madrid, Ministerio de Cultura, 1987; nonché i cataloghi delle mostre su Carlos III y la Ilustración, Madrid-Barcelona, Ministerio de Cultura, 1988, 2 voll., e sulla Catalunya a l'&egravepoca de Carles III, Barcelona, Generalitat de Catalunya, 1991.

17 Si vedano per esempio la ristampa anastatica dell' Elogio de Carlos III di Jovellanos (Madrid, Ministerio de Cultura, 1987) o quella de El Censor(Oviedo, Instituto Feijoo, 1989), quest'ultima in maniera particolare per il senso dato alla ristampa sia nella dedicatoria sia nello studio del professor J. M. Caso che l'accompagna; oppure la dedica « A SS.MM. Juan Carlos e Sof&iacutea, che oggi incarnano la Casa Reale di Spagna» del libro destinato a diventare un autentico — e inaudito — best seller degli anni 1988-89 in Spagna di Antonio Dom&iacutenguez Ort&iacutez, Carlos III y la Espa&ntildea de la Ilustración, Madrid, Alianza, 1988.

18 Li citeremo nelle pagine seguenti, ma conviene fin d'ora ricordare gli atti del convegno internazionale tenuto ad Alicante dall'1 al 4 ottobre 1985, La Ilustración Espa&ntildeola, ed. por A. Alberola e E. La Parra, Alicante, Instituto de Cultura Juan Gil-Albert, 1986; quelli del congresso internazionale su Carlos III y la Ilustración, Madrid, Ministerio de Cultura, 1989, 3 voll.; quelli del secondo Congresso di storia moderna di Catalogna, Catalunya a l'&egravepoca de Carles III, pubblicati in due volumi monografici della rivista « Pedralbes» , 8, 1988; gli atti del seminario di Segovia su Agricultura e Ilustración (14-16 settembre 1988), Estructuras agrarias y reformismo ilustrado en la Espa&ntildea del siglo XVIII, Madrid, Ministerio de Agricultura, 1989, o quelli del convegno internazionale su Carlos III y su siglo, Madrid, Universidad Complutense, 1990.

19 Si veda in tal senso quanto già osservato nel mio Qué le debe Espa&ntildea, cit., pp. 5-8.

20 Grazie soprattutto all'impulso dato da Pierre Vilar, tanto con le sue opere quanto con il suo magistero. Si veda in tal senso il già citato volume a cura di R. Fernand&eacutez, Espa&ntildea en el siglo XVIII. Esempio felice della fecondità di questo magistero è l'itinerario della rivista « Re&ccedilerques» , che si pubblica in Catalogna dal 1970, una delle piú rilevanti nella storiografia spagnola.

21 Oltre a quelle offerte dai manuali universitari (ad esempio i già citati lavori di G. Anes o di J. Lynch, o il volume VII della Historia de Espa&ntildea diretta da M. Tuñón de Lara, intitolato Centralismo, Ilustración y agon&iacutea del Antiguo R&eacutegimen, ed opera di E. Fernández de Pinedo, A. Gil Novales e A. D&eacuterozier, Barcelona, Labor, 1980), si possono segnalare le grandi opere collettive, come i tomi 29 e 31 (entrambi in due voll.) della Historia de Espa&ntildea fondata da R. Men&eacutendez Pidal e attualmente diretta da J. M. Jover Zamora, Madrid, Espasa, 1985 e 1987, o i tomi 7 e 9 della Historia de Espa&ntildea diretta da A. Dom&iacutenguez Ort&iacutez, Barcelona, Planeta, 1988 sgg., o, ancora, i quattro volumi de La econom&iacutea espa&ntildeola al final del Antiguo R&eacutegimen, ed. por G. Anes, M. Artola y J. Fontana, Madrid, Alianza, 1982.

22 Cfr. A. Eiras Roel, Problemas demográficos del siglo XVIII, in Espa&ntildea a finales del siglo XVIII, Tarragona, Ed. Hemeroteca de Tarragona, 1982, pp. 13-30, che presenta un bilancio del dibattito storiografico sul tema. Per i contributi piú recenti, si vedano Demograf&iacutea histórica en Espa&ntildea, ed. por V. P&eacuteres Moreda y V. Reher, Madrid, 1988, e il « Bolet&iacuten de la Asociación de Demograf&iacutea Histórica» .

23 Per una visione d'insieme cfr. A. M. Bernal, La agricultura de Espa&ntildea en el siglo XVIII, in Estructuras agrarias y reformismo ilustrado en la Espa&ntildea del siglo XVIII, Atti del seminario di Segovia, cit., pp. 11-24.

24 Cfr. J. Torras El&iacuteas, Especialización agr&iacutecola e industria rural en Catalu&ntildea en el siglo XVIII, in « Rivista de Historia Económica» , II, 1984, n. 3. L'eccezionalità dell'espansione della manifattura cotoniera catalana è ulteriormente sottolineata dalle diverse posizioni storiografiche sulle sue ragioni: alcuni hanno criticato la spiegazione che identifica l'esistenza di un mercato coloniale protetto come fattore chiave di progresso per la manifattura catalana (in questo senso, cfr. J. M. Delgado, Pol&iacutetica ilustrada, industria espa&ntildeola y mercado americano, 1720-1820, in « Pedralbes» , 3, 1983, pp. 253-263); e si vedano anche le difficoltà incontrate invece da questo sviluppo all'epoca del dispotismo illuminato (Id., De la filatura manual a la mec&agravenica. Un cap&iacutetol del desenvolupament de la ind&uacutestria cotonera a Catalunya, 1749-1814, in « Re&ccedilerques» , 23, 1990, pp. 161-179). Per una revisione dell'importanza dell'industria cotoniera catalana nel XVIII secolo sono fondamentali i recenti lavori, su posizioni in parte divergenti, di J. Thomson, La ind&uacutestria d'indianes a la Barcelona del segle XVIII, Barcelona, L'Avenç, 1990, e A. Sánchez, La era de la manufactura algodonera en Barcelona, 1736-1839, tesi di dottorato, Università di Barcellona.

25 J. Lynch, El siglo XVIII, cit., p. 211.

26 Cfr. J. Vilar, Literatura y econom&iacutea. La figura sat&iacuterica del arbitrista en el Siglo de Oro, Madrid, ed. Revista de Occidente, 1973, e J. A. Maravall, Estado moderno y mentalidad social: siglos XV a XVII, Madrid, 1972. Per una visione d'insieme, J. H. Elliott, Espa&ntildea y su mundo, 1500-1700, Madrid, Alianza, 1990, pp. 287-311. Sui « progettisti» , P. Alvarez de Miranda, Proyectos y proyectistas en el siglo XVIII espa&ntildeol, in « Bolet&iacuten de la Real Academia Espa&ntildeola» , LXV, 1985, pp. 409-429. Si veda inoltre l'inventario critico e l'introduzione di M. Colmeiro Penido, Biblioteca de los economistas espa&ntildeoles de los siglos XVI, XVII y XVIII, Madrid, Real Academia de Ciencias Morales y Pol&iacuteticas, 1979.

27 Cfr. gli atti del quarto convegno di Matraf&uumlred, L'absolutisme &eacuteclairé, Budapest-Paris, Cnrs-Akademia Kiadó, 1985, e piú specificamente A. Soboul, Historique de la notion d'absolutisme &eacuteclairé, pp. 27-31.

28 Sull'« Illuminismo ecclesiastico» , cfr. le considerazioni di J. Fontana in La fi de l'antic R&egravegim i la industrialització (1787-1868), t. V della Hist&ograveria de Catalunya diretta da P. Vilar, Barcelona, 1988, ed. 1962, pp. 112-114, nonché le osservazioni svolte in Poders i mentalitat: anotacions entorn a la intermediació cultural a la Catalunya del segle XVIII, in Actes del Primer Congr&eacutes d'Hist&ograveria Moderna de Catalunya, Barcelona, Universitat de Barcelona, 1984, vol. 2, pp. 623-625. Fra gli studi piú rilevanti sul tema si possono segnalare quelli di W. J. Callahan, Iglesia, poder y sociedad en Espa&ntildea, 1750-1874, Madrid, Nerea, 1989; J. Saugnieux, Les jans&eacutenistes et le renouveau de la pr&eacutedication dans l'Espagne de la seconde moitié du XVIIIe si&egravecle, Lyon, Pul, 1976; Foi et Lumi&egraveres dans l'Espagne du XVIIIe si&egravecle, Lyon, Pul, 1985, e la sua prefazione a La Ilustración católica en Espa&ntildea. Escritos de D. Antonio Tavira, obispo de Salamanca, 1757-1807, Salamanca, Universidad de Salamanca, 1986; J. Bonet i Baltà, L'Esgl&eacutesia catalana de la Illustració a la Renaixen&ccedila, Montserrat, 1984.

29 M. Kossok già segnalò a suo tempo l'importanza di questi ambiti per la considerazione dell'assolutismo illuminato spagnolo ( Les exemples m&eacutediterran&eacuteens: l'Espagne, in L'absolutisme &eacuteclairé, cit., pp. 271-289).