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UN GIORNALISTA TRA LE DUE GUERRE: F. PAOLONI DAL SOCIALISMO "EVANGELICO" AL FASCISMO

Silvia Dominici

Il primo distacco dalla tradizione antimilitarista e socialista avvenne per Francesco Paoloni - della Federazione socialista romana, collaboratore di diversi giornali e redattore dell'« Avanti!» -, 1 nell'agosto del 1914, in seguito alle scelte operate dai partiti socialisti di Austria e Germania in favore della politica imperialista dei rispettivi governi, scelte che interpretò come un « tradimento» ai danni dell'internazionalismo proletario. Per l'importanza attribuita a questo aspetto, si può affermare che l'interventismo di Paoloni e di altri ex socialisti si distingue sia da quello democratico, sia da quello piú vicino alle correnti sindacaliste, sia naturalmente da quello di matrice nazionalista; mancano infatti cenni a temi quali l'irredentismo, l'esaltazione della guerra intesa nel senso di impresa rigeneratrice della nazione, la retorica dell'eroismo e del sangue, argomenti pure molto diffusi nella pubblicistica2.

La ricostruzione delle vicende di questo personaggio, compiuta anche attraverso la corrispondenza privata con varie personalità del mondo editoriale e politico del tempo, oltre che attraverso i suoi scritti, consente di affermare che il passaggio dal socialismo all'adesione al mussolinismo e poi al fascismo, avvenne gradualmente, senza una manifesta volontà di rottura con il passato, e spesso in seguito a scelte di natura pratica, quali l'aspirazione a una carriera dignitosa. Oltre a questi elementi, si è individuato un unico filo dal quale si dipartono gli argomenti e i temi che rappresentano gli elementi di continuità: un posto di primo piano occupa l'antigiolittismo, che diviene antiparlamentarismo e poi spinta verso l'istituzione di uno « Stato nuovo» .

1. L'incrinarsi della solidarietà tra il proletariato dei vari paesi aderenti all'Internazionale socialista aveva provocato un certo smarrimento anche tra i militanti che avevano professato un deciso antimilitarismo. Paoloni aveva concesso negli scritti di propaganda largo spazio al dibattito sui temi della guerra e della pace, manifestando un'adesione convinta ai principi dell'internazionalismo proletario; si era opposto alla conquista della Libia e per la difesa dello Stato avrebbe auspicato l'adozione del sistema della « nazione armata» , secondo la tradizione garibaldina fatta propria dai socialisti italiani3. Inoltre, erano frequenti e consueti nei suoi scritti di propaganda gli appelli volti a illustrare la figura del buon socialista come colui che respinge e lotta contro ogni tipo di violenza4. Già dal 1912 lasciava tuttavia trasparire dubbi e interrogativi sull'effettiva solidarietà e unità tra i partiti aderenti all'Internazionale socialista di fronte alla politica imperialista degli Stati europei e al mutato scenario balcanico; denunciava la posizione meno intransigente assunta dalla Sozialdemokratische Partei nei confronti del programma militarista del governo del Kaiser, sottolineando allo stesso tempo lo scarto tra la scarsa efficacia dell'azione politica del partito del movimento operaio tedesco e la forza e il prestigio di cui godeva sul piano interno, senza confronto in Europa5. In un articolo apparso subito dopo l' ultimatum dell'Austria alla Serbia, Paoloni auspicava che il partito socialista austriaco manifestasse un'opposizione all'operato del suo governo aderendo alla proposta dei socialisti inglesi e francesi di promuovere lo sciopero generale contro la guerra, proposta avanzata in vista del congresso dell'Internazionale che si sarebbe dovuto tenere a Vienna se il conflitto europeo non l'avesse impedito. Augurandosi un esito coerente con la tradizione internazionalista, in una nota esprimeva tutte le aspettative e le ansie dei militanti degli altri paesi: « È questa dunque l'ora storica del partito socialista d'Austria ed anche della teoria dello sciopero generale contro la guerra» . 6Anche verso la Spd Paoloni aveva coltivato la speranza, sia pure debole, di una dichiarazione di dissociazione dalle posizioni del governo tedesco, ma, di fronte al precipitare degli eventi, pronunciava un giudizio di condanna definitiva verso quel partito, che egli accusava della responsabilità della guerra al pari del Kaiser e dei gruppi militaristi e che considerava ormai come un'ennesima espressione del pangermanesimo e della volontà di « fare di tutto il mondo una Federazione internazionale di sezioni della Sozial demokrazia» .7

Nelle settimane immediatamente successive allo scoppio del conflitto anche nella campagna neutralista svolta da altri esponenti del Psi, in precedenza schierati su posizioni antimilitariste, si riscontravano forti accenni antitedeschi8. Lo stato d'animo di molti militanti socialisti, attratti come Paoloni dalla prospettiva dell'intervento a fianco delle potenze dell'Intesa, veniva giustificato dunque dal comportamento dei membri dei partiti fratelli, perché « l'avversione contro la libertà e il diritto delle nazioni non solo era praticata dal militarismo Austro-Tedesco, ma anche dal proletariato del socialismo Austro-Tedesco. Un proletariato di questo genere infrange irrimediabilmente ogni vincolo di carattere internazionale» .9

Cresceva intanto tra molti militanti l'avversione per la posizione neutralista assunta dalla direzione del Psi dopo i primi giudizi incerti e oscillanti espressi nei giorni immediatamente successivi allo scoppio del conflitto austro-serbo. In particolare Paoloni biasimava i dirigenti e i suoi compagni di partito per l'estrema debolezza dimostrata nei confronti dei tedeschi con l'accoglienza riservata all'ambasceria del parlamentare socialista tedesco Sudekum. Insieme ad altri redasse un indirizzo di protesta10, in quanto riteneva il deputato un emissario delle ragioni imperialiste del proprio governo e un tipico esponente di quella Spd che egli giudicava colpevole di aver tradito l'internazionalismo proletario con l'appoggio offerto alle iniziative militariste delle monarchie tedesca e asburgica. Questi incontri tra le delegazioni di partiti socialisti avrebbero dovuto restare segreti, mentre Paoloni si attribuiva il merito di averne diffuso la notizia, denunciando sul « Lavoro» di Genova11, per il quale collaborava, quei veri o presunti contatti che alcuni deputati tedeschi tentavano di stabilire in Italia con i dirigenti del Psi al fine di ottenere dal partito italiano un atteggiamento rigidamente neutralista; in seguito alle sue denunce, l'« Avanti!» aveva reso noti i colloqui tra Sudekum e la direzione del partito12. All'incontro prese parte, quale membro della direzione, anche il sindacalista Alceste Della Seta, che aveva chiesto, come condizione della sua partecipazione, la verbalizzazione della riunione. Paoloni definí in seguito quell'incontro come « l'ultimo atto ufficiale dignitoso della politica estera del Partito Socialista italiano» , 13riferendosi in particolare alla fermezza dimostrata dal Della Seta nel denunciare le responsabilità tedesche nello scoppio del conflitto e la complicità della Spd14.

In una riunione dell'Unione socialista romana del settembre 1914 veniva approvato un odg proposto da Paoloni che confermava il contenuto di un documento di protesta firmato da gran parte dei socialisti romani e che ribadiva le responsabilità dei partiti socialisti tedesco e austriaco nell'aver provocato la fine dell'Internazionale15; nei mesi successivi Paoloni si impegnava dall'interno del partito in una campagna interventista con l'obiettivo di modificarne la posizione neutralista maggioritaria; continuava inoltre a lavorare per il periodico socialista e antimilitarista « Sempre Avanti!» fino all'aprile del 191516. In occasione di una riunione della sezione socialista romana nel novembre, durante la quale otteneva la maggioranza un odg che esprimeva solidarietà ai popoli aggrediti, ma ne veniva respinto un altro favorevole all'intervento, Paoloni interveniva in difesa di coloro che erano stati espulsi dal partito, vittime a suo parere di quello « spirito settario» che da qualche tempo egli riscontrava tra i dirigenti nei confronti dei membri dissenzienti rispetto alla scelta della neutralità assoluta17, e di quella crescente burocratizzazione nella struttura del partito, che aveva come immediata conseguenza un immobilismo definito suicida, divenuto a suo parere palese nella decisione di non approfondire il dibattito su temi quali la guerra, la pace, la rivoluzione e la reazione, e nell'incapacità di suscitare discussioni serie sull'argomento18. Avrebbe auspicato la convocazione di un congresso nazionale per consultare il partito intero e affrontare finalmente in modo serio e all'altezza del grave momento il tema della complessa situazione europea, cosciente che « siamo ad uno svolto [ sic] della storia del mondo» e convinto che dalla fine del conflitto europeo si sarebbe stabilita una situazione reazionaria oppure rivoluzionaria19. Esprimeva la netta consapevolezza che un'era si stava concludendo, anzi, che occorreva contribuire ad accelerarne la fine.

Paoloni non intendeva dunque lasciare il partito, e vi restò anche dopo la vicenda dell'allontanamento di Mussolini dal Psi, maturata nel frattempo e sulla quale, ancora nel gennaio, sollecitava sul « Sempre Avanti!» un dibattito20. Riteneva che anche Mussolini in quei mesi avesse contribuito a seminare incertezze e a orientare l'opinione delle masse socialiste verso il neutralismo, soprattutto con la promozione di quel referendum sull'« Avanti!» che egli aveva aspramente avversato21; nel volume I Sudekumizzati del socialismo, di due anni successivo, nel quale avrebbe raccolto tutti gli articoli sulla politica neutralista del Psi, ritraeva il direttore del « Popolo d'Italia» durante i mesi che precedettero la mobilitazione per l'intervento come un uomo ancora indeciso in merito alla guerra, forte però del suo temperamento volitivo, che era stato costretto a soccombere di fronte ai tatticismi e agli espedienti politici dei suoi compagni di fede, volti a trasformare il partito in una compagine simile a una chiesa ove era divenuto impossibile discutere e argomentare posizioni differenti da quelle pronunciate dal « politico di turno» .22

L'incontro con Mussolini per il socialista umbro avveniva sul piano della collaborazione giornalistica. Era divenuto corrispondente del « Popolo d'Italia» , sembra in seguito ad alcuni licenziamenti resisi necessari per le disastrose condizioni finanziarie del quotidiano milanese. L'avvocato Pondrelli, corrispondente da Roma, nel marzo era stato sostituito con Paoloni23. Secondo fonti della polizia, invece, Paoloni in un primo tempo si sarebbe mostrato sprezzante verso coloro che accettavano di lavorare per il nuovo quotidiano, ma poi avrebbe accettato di subentrare al posto del collega Liguori, che aveva rassegnato le dimissioni dal « Popolo d'Italia» perché non aveva ottenuto soddisfazione alle sue richieste di conoscere le fonti di finanziamento dello stesso24.

Il nuovo incarico costrinse tuttavia Paoloni a chiarire la sua posizione nei confronti del Psi. Una lettera del 3 aprile di D'Amato, segretario della Unione socialista romana, lo invitava a rassegnare le dimissioni dal quotidiano di Mussolini oppure dal Psi, essendo divenute incompatibili le due appartenenze per la campagna condotta dal « Popolo d'Italia» contro il partito; poco dopo venne espulso dall'Unione socialista romana su un ordine del giorno proposto dal comitato esecutivo, approvato a larga maggioranza, con l'eccezione di due membri, Marvasi e Sacerdoti25. In risposta Paoloni sottolineava che le scelte degli ultimi mesi erano assolutamente coerenti alla propria storia di militante socialista e insisteva nell'identificare la propria posizione sulla guerra europea con quella che tutto il partito avrebbe certamente adottato se non fosse stato fuorviato dalle decisioni della direzione, assunte con « metodi domenicani che lo offendono nel suo patrimonio ideale fondamentale, nella sua ragion d'essere e nella libertà di critica e di coscienza» . In nome di questo patrimonio aveva chiesto ai socialisti di modificare l'atteggiamento di fronte alla guerra e si considerava, assieme a coloro che condividevano la sua protesta, l'interprete legittimo della vera ideologia del movimento operaio, stimando le direttive assunte dai vari odg del partito come « contrarie alla dottrina, alle tradizioni, agli interessi avveniristici del socialismo, all'educazione, alle idealità delle masse, ed ai principi di diritto e di solidarietà internazionali» . Affermava che l'interventismo dei militanti socialisti doveva considerarsi « una necessità e una benefica reazione agli errori della direzione del partito e alle esagerazioni del suo neutralismo» , non tanto una evoluzione « dall'internazionalismo al Patriottismo» , e che l'espulsione certamente non poteva interrompere la piú che ventennale milizia socialista, anzi, si arrogava il diritto di parlare a nome del socialismo, ora che la guerra imponeva nuovi doveri « agli Internazionalisti, come tali e come cittadini Italiani» .26

Le motivazioni dell'intervento richiamate da Paoloni differivano in parte da quelle avanzate dallo schieramento dell'interventismo democratico, poiché l'irredentismo per il giornalista non era che un riflesso dei sentimenti antiaustriaci27: riteneva le masse pronte ad affrontare le tragiche conseguenze di una guerra non tanto per la liberazione delle terre irredente, quanto perché animate da profondi sentimenti antitedeschi, da « l'odio contro i dirigenti germanici» che avevano scatenato « questa strage dell'umanità» per « imporre a tutti i popoli la propria egemonia» . 28Non si trattava per Paoloni di rinnegare l'antimilitarismo degli anni precedenti poiché sconfiggere gli Imperi centrali avrebbe consentito di raggiungere il vero obiettivo: annientare il militarismo una volta per sempre. Era caduta tra i socialisti di ogni paese e per sempre, scriveva, l'« illusione che il socialismo tedesco valga a neutralizzare la superiorità militare della Germania e lo spirito aggressivo delle sue classi dirigenti» .29


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Silvia Dominici , Un giornalista fra le due guerre: F.Paoloni dal socialismo « evangelico » al fascismo


1 Notizie biografiche in F. Bogliari, Francesco Paoloni, in Il Movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di T. Detti e F. Andreucci, Roma, 1977, vol. IV, pp. 47-51, e il recente G. B. Furiozzi, Francesco Paoloni e il socialismo integrale (1892-1917), Firenze, 1993, che tuttavia affronta in modo del tutto secondario gli anni 1914-1917. Per i caratteri del socialismo professato da Paoloni, vicino alla tradizione prampoliniana, si veda G. Turi, Aspetti dell'ideologia del Psi, in « Studi Storici» , 1980, n. 4, pp. 61-94; Id., Intellettuali e propaganda nel movimento socialista, in Fare gli italiani. Scuola e cultura nell'Italia contemporanea, I, La nascita dello stato nazionale, a cura di S. Soldani e G. Turi, Bologna, 1993, pp. 459-501; S. Pivato, Clericalismo e laicismo nella cultura popolare italiana, Milano, 1990, pp. 66-120. Per questa ricerca si è tenuto conto anche del materiale conservato presso l'archivio privato di Francesco Paoloni, che è stato possibile consultare per gentile concessione della famiglia Paoloni.

2 Cfr. M. Isnenghi, Il mito della Grande Guerra, Bari, 1970. La grande guerra determinò uno sconvolgimento totale nei riferimenti e nelle certezze fino a quel momento professate, cfr. B. Vigezzi, L'Italia di fronte alla prima guerra mondiale, I, L'Italia neutrale, Milano-Napoli, 1966, e in particolare per i socialisti, L. Valiani, Il Psi nel periodo della neutralità 1914-1915, Milano, 1977; inoltre, C. Natoli, Il socialismo italiano nella crisi dello Stato liberale, in « Passato e presente» , 1994, n. 32, pp. 135-149.

3 Tra gli altri, Antipatriottismo o militarismo per la patria di lor signori?, in « Sempre Avanti!» , 30 giugno 1909; C'è un problema militare per il socialismo?, ivi, 31 gennaio 1912, e Il socialismo, la nazione e la classe, ivi, 1° maggio 1912; cfr. G. Conti, Il mito della « nazione armata», in « Storia contemporanea» , 1990, n. 6, pp. 1149-1195.

4 Mi permetto di rinviare per questi aspetti a S. Dominici, La lotta senz'odio. Il socialismo evangelico del « Seme» (1901-1915), Milano, 1995.

5 Si veda per esempio il resoconto e il breve commento dedicato alla discussione sul militarismo condotta al congresso dei socialisti tedeschi a Chemnitz nel 1912, in Di quattro Congressi e di una commemorazione, in « Sempre Avanti!» , 30 settembre 1912. Anche Il pericolo imminente di guerra europea. Cenni sulla questione balcanica e sull'atteggiamento dei socialisti, ivi, 30 ottobre 1912, e Attualità socialista, ivi, 31 luglio 1913.

6 Da La guerra, e l'ora storica del proletariato socialista austriaco, in « Sempre Avanti!» , 1° agosto 1914; in La mozione per lo sciopero generale contro la guerra. Consensi e dissensi di varie fazioni socialiste, ivi, si esaminavano le diverse risoluzioni approvate dai partiti socialisti di vari paesi europei.

7 Da La guerra europea e il socialismo, ivi, 15 agosto 1914, poi riprodotto in I Sudekumizzati del socialismo. Seconda parte della trilogia dei « Nostri Boches», Milano, s.d. (ma 1917), pp. 8-12.

8 R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario 1883-1920, Torino, 1965, p. 234. Interessanti a questo proposito le brevi notazioni che Gioacchino Volpe dedicava, non senza una qualche ironia, ai molti socialisti che solo davanti all'emergenza bellica scoprirono improvvisamente la complessità della politica estera, alle illusioni ingenue di altri sulla tenuta dell'internazionalismo proletario, alla veemenza dei sindacalisti, tutti tesi alla difesa della Francia e del Belgio, in Il popolo italiano tra la pace e la guerra (1914-1915), Roma, 1992, pp. 61-71.

9 M. Terzaghi, Guerra e socialismo. Crisi di idee e di partito, Firenze, 1915, p. 76.

10 Pubblicato sul « Secolo» e sul « Lavoro» del 2 settembre 1914 (cfr. L. Valiani, Il Psi nel periodo della neutralità, cit., p. 38).

11 Espressione di un socialismo definito « di destra» , ma autonomo rispetto ai gruppi che scelsero la scissione nel 1912, il quotidiano ligure diretto dal deputato G. Canepa ricoprí un ruolo di primo piano nel panorama della stampa interventista (cfr. L. Valiani, Il Psi nel periodo della neutralità , cit., p. 42). Proprio sulla questione dell'intervento, Canepa e « Il Lavoro» si distinguevano ancora una volta da Bonomi e Bissolati perché, pur schierandosi nettamente in difesa della Francia, esprimevano perplessità in merito a un impegno dell'Italia nel conflitto (B. Vigezzi, L'Italia di fronte alla prima guerra mondiale, cit., pp. 406-407). Per il periodo successivo, P. Murialdi, La stampa del regime fascista, Roma-Bari, 19862, pp. 36-38.

12 I Sudekumizzati, cit., p. 17. Un primo articolo di Paoloni sulla missione di politici tedeschi in Italia apparve sul « Lavoro» di Genova già il 30 agosto 1914; una breve ricostruzione dei contatti e dei colloqui di delegazioni tedesche e austriache in Italia in L. Valiani, Il Psi nel periodo della neutralità, cit., che sottolinea anche l'atteggiamento violentemente antitedesco di Paoloni espresso nell'articolo del 30 agosto (ivi, p. 32).

13 I Sudekumizzati, cit., p. 19.

14 Cfr. Il convegno di Roma fra la direzione del partito e un rappresentante dei socialisti tedeschi, in « Avanti!» , 2 settembre 1914. Si vedano i ricordi di A. Della Seta in L. Valiani, Il Psi nel periodo della neutralità, cit., pp. 84-130.

15 Riprodotto in F. Paoloni, I Sudekumizzati, cit., pp. 24-26. Da parte sua l'odg Lazzari, di minoranza, deplorava le manifestazioni pro Francia e Inghilterra, in Il voto dei socialisti romani sulla situazione politica interna, in « Avanti!» , 13 settembre 1914. Cfr. ACS, Ministero dell'interno, Direzione generale di pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, serie A5G Prima guerra mondiale (d'ora in poi, MI, DGPS, A5G, 1ªg.m.), b. 119, rapporto del prefetto in data 13 settembre 1914. Questo ordine del giorno maggioritario venne criticato però dagli interventisti di « Azione socialista» , perché giudicato « un acrobatismo del pensiero» , in quanto non prevedeva un'azione concreta per fermare l'avanzata delle « aristocrazie militaresche» , in L'unione socialista romana e l'atteggiamento dell'Italia nel conflitto europeo, in « Azione socialista» , 19 settembre 1914.

16 Si veda l'articolo Dichiarazione di commiato, in « Sempre Avanti!» , 15 aprile 1915.

17 Si veda Le avvisaglie. L'adunanza della Sezione socialista romana, in « Il Popolo d'Italia» , 22 novembre 1914.

18 La crisi dell'« Avanti!» ed i pericoli della dittatura. Perché sia convocato il Congresso, in « Sempre Avanti!» , 1° novembre 1914, e Non siamo soli; ma assai bene accompagnati, ivi, 15 novembre 1914.

19 La crisi dell'« Avanti!», cit. Sulla necessità di convocare un congresso nazionale del Psi e sulle responsabilità di Mussolini che non lo fece, cfr. G. Dorso, Mussolini alla conquista del potere, Torino, 1972, p. 128, che cita anche Paoloni.

20 Si veda per esempio La lettera di Zibordi sul caso Mussolini, e G. Guerrini, Sul caso Mussolini, in « Sempre Avanti!» , rispettivamente del 15 e 31 gennaio 1915. È stato osservato che la vicenda Mussolini ebbe all'interno del Psi molte piú ripercussioni di quanto non si sia in seguito ritenuto (B. Vigezzi, Il Psi nel 1914-15, tra neutralità e intervento, in Storia del partito socialista. Dalle origini all'avvento del fascismo, Venezia, 1979, pp. 94-126, p. 114, e R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario, cit., pp. 260 sgg.).

21 La crisi dell'« Avanti!», cit.

22 I Sudekumizzati, cit., pp. 59 sgg.

23 Secondo R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario, cit., p. 301. La lettera di licenziamento di Mussolini ai redattori del suo quotidiano era stata inviata il 15 marzo, che d'altra parte è l'ultimo giorno in cui si ravvisa la firma di Pondrelli sul « Popolo d'Italia» , con l'articolo Dopo il voto. L'opinione degli onorevoli Labriola e Della Sbarba.

24 Per queste vicende fu emesso anche un lodo da parte dei probiviri dell'Associazione della stampa nei confronti di Paoloni, cfr. ACS, MI, Ufficio centrale investigazione(d'ora in poi UCI), b. 45, rapporto in data 13 febbraio 1917. In polemica con Francesco Ciccotti, Paoloni difende la propria estraneità alle accuse mossegli dall'esponente socialista in merito al lodo di cui si è accennato, in Questione personale, in « Il Popolo d'Italia» , 10 dicembre 1915. Cenni a un lodo emesso nel 1915 nei confronti di Paoloni in A scanso di equivoci, ivi, 14 aprile 1917. Il primo articolo con le iniziali di Paoloni apparve sul giornale di Mussolini il 3 aprile del 1915, L'onorevole Tittoni si reca a Roma. Il lavoro di B&uumllow e le incognite angosciose. Cfr. G. B. Furiozzi, Francesco Paoloni e il socialismo integrale, cit., p. 280, dove non appare però l'indicazione delle fonti.

25 In ACS, Casellario politico centrale(d'ora in poi CPC), b. 3714, rapporto in data 23 aprile 1915. Cfr. Paoloni espulso dal Partito Socialista, in « Il Popolo d'Italia» , 23 aprile 1915, e C. Premuti, Come Roma preparò la guerra, Roma, 1923, p. 223, che data l'espulsione il 24 aprile. Per il clima politico romano nei mesi che precedettero l'intervento, si veda A. Staderini, L'interventismo romano 1914-1915, in « Storia contemporanea» , 1991, n. 2, pp. 257-304.

26 Nelle due lettere di protesta per l'espulsione, pubblicate sul « Popolo d'Italia» , del 17 e 18 aprile 1915; inoltre Paoloni giudicava il neutralismo del Psi un ostinato e cieco attaccamento alle utopie del passato, mentre reclamava per sé e per gli interventisti il diritto di fondare un nuovo raggruppamento politico veramente socialista, sconfessando la direzione di Costantino Lazzari. Si veda anche I Sudekumizzati, cit., pp. 4 e 7.

27 Cfr. G. Volpe, Il popolo italiano, cit., pp. 63 sgg.

28 Formalità, in « Il Popolo d'Italia» , 20 luglio 1916.

29 La nostra « lacrimevole utopia», ivi, 26 settembre 1915.