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INTERVISTA GREYSCALE:

Iniziamo con una breve presentazione del gruppo. (nome, strumentazione, genere, discografia)

La band si è formata nel 1998 dall’unione di 5 elementi. Simone Tognarelli alla voce, Fabio Ghiribelli e Marcello Rossi alle chitarre, Cesare Brinati al basso e Sergio Innocenti alla batteria. Al genere da noi proposto non abbiamo mai dato un nome, ma è stato definito recentemente "Emotional Noise Rock" da Nicko della Frayrecords. Non abbiamo mai avuto in mente un genere ben preciso ne un modello da seguire, ma fondevamo insieme, semplicemente, i nostri rispettivi background musicali. Spiccano quindi gusti musicali comuni a più membri e cioè il rock melodico ed il noise. L’ "emotional" della definizione della Frayrecords viene più che altro dalla volontà di trasmettere sensazioni. Infatti abbiamo sempre avuto come scopo, forse l’unico che ci ha veramente influenzati nella definizione del nostro stile musicale, quello di denudare angosce ed inquietudini, gioie e follie del nostro tempo per dare un senso alla creatività. All’inizio del 2001 avevamo registrato una demo di 9 pezzi, che racchiudeva il meglio del lavoro fatto negli anni precedenti. Aveva per noi il duplice scopo di chiudere un capitolo e di farci conoscere, ma non ha mai circolato, è arrivato solo alla Frayrecords e lì si è fermata. Per il singolo abbiamo estratto da questa demo due brani e forse qualche altro brano finirà nel nostro prossimo lavoro, l’album che si spera sarà pronto per fine estate 2002.

 

Come mai questo nome?

Il nome, a lungo cercato invano, è arrivato grazie ad un nostro comune amico. Il nome significa "sfumature di grigio" e in gergo grafico indica la conversione dei colori di una immagine, in bianco e nero. Viste le sensazioni di cui parlavamo prima e le atmosfere cupe che ricreiamo nei nostri pezzi, ci siamo subito identificati con questo nome, considerandolo adatto a descriverci.

 

Come vi siete conosciuti? Come avete deciso di iniziare a suonare. come è nato il gruppo?

Abitando tutti nell’area intorno a Montecatini Terme, la Val di Nievole, ci conoscevamo già da tempo. Ognuno di noi aveva, ed in alcuni casi ancora ha, una propria band, ma quello che ci ha uniti è stata la volontà di dar vita ad una situazione diversa da quelle già esistenti nella zona, più che altro orientati verso semplici cover bands oppure metal e crossover.

Simone e Fabio, parallelamente a Cesare, già da anni cercavano di creare una situazione sul genere dei Greyscale. Infatti i tre si erano già incontrati qualche anno prima per dare vita ad un gruppo con queste caratteristiche, ma i tempi forse non erano ancora maturi. Nel corso del 1997 si rincontrano, e questa volta decidono di dare vita ad una prima provvisoria formazione. Altri componenti si sono susseguiti negli anni successivi fino all’attuale formazione che si è rivelata, finalmente, stabile. Quindi si può dire che il gruppo è nato grazie alla perseveranza di tutti i componenti nel cercare i "compagni" più adatti per intraprendere questa avventura, un viaggio difficile che si snoda lungo una via che ognuno a modo suo cercava di percorrere, ma che da soli, o con compagni non adatti, non riuscivano a imboccare.

 

All'inizio a chi vi siete ispirati? Quali sono i vostri riferimenti musicali?

Come già accennato, fin dall’inizio non ci siamo dati nessun limite, non abbiamo posto "paletti", non ci siamo incanalati in nessuna corrente. Però abbiamo scoperto ben presto di avere una personalità, una matrice ben precisa, una caratteristica impalpabile che ci rende riconoscibili al primo ascolto, sia per i suoni che per certe soluzioni melodiche ed armoniche. Sicuramente questo modo di creare, ci ha creato tanti problemi e conflitti interni, a volte anche confusione, ma questo ci ha permesso di evitare qualsiasi tipo di stereotipo, qualsiasi tipo di cliché. Parliamo moltissimo scambiandoci più che altro impressioni, sensazioni ed emozioni, aggiustando via via il tiro verso il bersaglio, che per noi è la definizione di un nostro personalissimo stile musicale.

Certo, è inutile negare che non ci siano delle influenze (chi non ne ha?), ma ognuno di noi ha i propri riferimenti che mette, per così dire, in un unico "calderone" dove viene mescolato fino alla definitiva scomparsa di qualsiasi "sapore" caratteristico, per ottiene così un "sapore" nuovo, un delicato equilibrio tra tutti gli ingredienti che ogni componente porta con se, ed è questa la parte più difficile: creare l’amalgama giusta. Se elencassimo tutti i nostri gruppi preferiti, non ci sarebbe spazio per altro, comunque diciamo brevemente che vanno dal New Wave e Dark anni ’80 (ad esempio Cure e Joy Division), al Noise (Unwound e Sonic Youth in particolare), dalla Musica Classica d’inizio secolo fino a certi gruppi recenti come i Radio Head. Tutto quello che abbiamo ascoltato e che ci è piaciuto, in una maniera o in un’altra, ha lasciato un segno in noi.

 

Nei vostri pezzi il testo come viene composto? Di cosa parlate?

I testi vengono composti esclusivamente da Simone, il cantante. Nessun altro della band ha la capacità che ha lui di sintetizzare emozioni, di materializzare immagini per poi di dipingerle di mille colori, usando solo le parole. Legge moltissimo, dai giornali a romanzi e saggistica, da cui trae continuamente ispirazione. Non ci siamo mai impegnati in messaggi politici e sociali e, per ora, non abbiamo intenzione di farlo. Non ci sentiamo di schierarci ne da una parte ne dall’altra, pensiamo che la gente che ci ascolta sia in grado di distinguere tra il bene ed il male e per le questioni al confine tra questi due poli contrapposti, tutti hanno diritto alla propria opinione.

I testi sono molto introspettivi ed a volte ermetici. Parlano di conflitti ed angosce interiori, come in "Pietà, Anima e Corpo", la title track del singolo. Parla di una ragazza che rivive, nella memoria, il ricordo di una violenza carnale subita da bambina. Venere invece tratta un argomento meno impegnato; quello delle ragazze che "se la tirano" in questi "locali vetrina", come ce ne sono tanti a Montecatini Terme, dove tutti, apparentemente, si divertono ma che in realtà non sembra altro che una grottesca messa in scena (o almeno così pare a noi).

 

Che tipo di rapporto ci deve essere, secondo voi, tra il testo e la parte strumentale?

Per il modo in cui lavoriamo, il testo e la melodia nascono contemporaneamente alla parte strumentale, quindi sono intimamente legate tra di loro e questo è, a nostro avviso, il rapporto che deve esserci tra testo e musica. La musica deve sottolineare quello che racconta il testo, assecondandone l’umore, seguendone le dinamiche, non solo puramente acustiche, ma anche del patos.

 

Tra gli altri gruppi che vedete in giro, c'è un gruppo che per le cose che dice e per l'immagine complessiva vi va bene?

Siamo rimasti molto colpiti dalla comparsa dei Marlene Kuntz sulla scena musicale italiana. Prima di tutto perché è il primo esempio di noise Italiano, e questo ci ha incoraggiati molto vista l’ottima accoglienza riservata al gruppo dal mercato. Molti infatti ci accomunano a loro e questo perché, probabilmente, abbiamo gli stessi background musicali, ma ad un ascolto più attento si possono notare parecchie differenze. Sono un ottimo gruppo che fa della ottima musica e testi bellissimi, come "Lieve", che non ha niente da invidiare ai mostri sacri della musica Italiana.

 

Cosa c’è che non funziona nella scena italiana, se secondo voi c'e' qualcosa che non funziona?

Dacché siamo approdati da poco sulla scena, non abbiamo molto da dire in merito, se non il fatto che se non fosse che queste piccole etichette, di musica nuova ce ne sarebbe poca in Italia. Abbiamo l’impressione che le grosse case discografiche abbiano paura di proporre qualsiasi cosa che possa sembrare innovativo, preferendo puntare su "cavalli sicuri", con il risultato di ingolfare il mercato Italiano sempre con la stessa musica. I Marlene sono un esempio di come il coraggio di proporre qualcosa di nuovo abbia poi portato alla creazione di una nuova fetta di mercato e grazie a loro, tanti giovani hanno scoperto un genere musicale fino ad allora sconosciuto. Siamo sicuri che la scena underground Italiana non abbia niente da invidiare agli altri paesi, basta farla uscire allo scoperto. Un altro problema potrebbe sorgere con questa nuova tassa, L’ENPALS. Ci pare che ancora una volta si cerchi di scoraggiare qualsiasi iniziativa colpendo sia chi vorrebbe proporre musica dal vivo nel proprio locale, sia chi suona per passione e non per denaro, come noi.

 

Come pensate al concerto? Sapreste descrivere le vostre esibizioni dal vivo?

Un concerto non deve essere la semplice riproduzione dal vivo di brani che si possono ascoltare tranquillamente a casa, deve offrire di più. Deve coinvolgere l’ascoltatore, proiettarlo nel nostro mondo e farlo riflettere. Diamo quindi molta importanza anche alla nostra immagine, a come si svolge il concerto, al susseguirsi dei brani ed alle luci anche se per noi è di fondamentale importanza suonare bene ed essere sicuri che l’ascoltatore possa sentirci al meglio. Non sempre abbiamo avuto a disposizione un bel palco per suonare, abbiamo fatto a meno delle luci ecc., ma se non si sente bene tutto quello che abbiamo da dire, preferiamo rinunciare all’esibizione. Per alcuni generi musicali è più facile trovare un buon compromesso ma per noi, per i suoni che usiamo, la cosa è differente, è molto più difficile.

Per la descrizione di un nostro live, aspettiamo la possibilità di vederne uno registrato, altrimenti chiedete a Nicko della Frayrecords che ci segue sempre.

 

La musica cosa deve dire, che deve rappresentare?

La musica è secondo noi l’arte che riesce a veicolare emozioni meglio di qualsiasi altra. Non è necessario che la musica debba dire o rappresentare qualcosa ma raramente chi lo ascolta non ne ricava delle sensazioni.

 

Come vi regolate per affrontare i problemi organizzativi?

Ammettiamo che siamo ancora un po’ disorganizzati (vero Nicko?) ma l’esperienza ci insegnarà. Per ora dividiamo i vari compiti tra i membri del gruppo e collaboriamo tantissimo con la nostra etichetta.

 

Come sta andando il vostro ultimo lavoro?

Le recensioni del singolo sono buone, quindi immaginiamo bene, ma al momento siamo completamente assorbiti dal nuovo album. Abbiamo già diversi brani pronti ed altre in cantiere ma più che altro stiamo lavorando alla definizione del sound dell’album, ci sarà sicuramente una evoluzione rispetto a quanto fatto fino ad ora.

 

Come siete arrivati alla Fray Records?

Conoscevamo Nicko della Frayrecords già da anni ed inoltre suona con Marcello nei Nativist. Ha sempre seguito la nostra evoluzione da spettatore. Quando ha messo in piedi la Frayrecords ci ha contattati per una prima collaborazione, una compilation di gruppi della Val di Nievole e dintorni dal titolo "We exist too". Dopo questo primo approccio ci ha proposto di fare un singolo e noi abbiamo accettato con gioia.

 

Cosa ne pensate dei fatti dell’11 settembre e di tutte le sue conseguenze? Come vi ponete rispetto alla guerra in Afghanistan?

Pensiamo che la violenza non porti altro che altra violenza. Era meglio sedersi intorno ad un tavolo e parlare. Speriamo che questi avvenimenti servano da monito per il futuro. Speriamo che in questo mondo, dove parliamo di Globalizzazione, si smetta una buona volta di pensare egoisticamente solo a se stessi.

 

Ok, avete qualche riga a disposizione, per salutare i lettori e per farvi un po' di pubblicita’:

Ringraziamo Voi per questo spazio e salutiamo tutti i lettori. Il Singolo è distribuito dalla White&Black quindi potete ordinarlo a loro oppure direttamente alla frayrecords. Se siete di Montecatini Terme potete trovarlo da Superdisco e a Firenze presso la Superecords.




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