©Vita Nostra
2000, anno 40, n. 39, domenica 5 novembre 2000, p. 5
(Traduzione di Antioco e Paolo Ghiani)
41 E sètziu ananti de saposentu de is orarias, castiàt comenti sa
genti nci getàt dinai in su strexiu de is offertas, e medas arricus ndi ddui
getànt meda. 42 E lòmpia una
fiuda, pòbora, nciat getau duus soddus, iat èssiri unu francu. 43 Fattus
acostai is iscientis suus ddis iat nau: « Deaderus, si ddu nau deu: sa fiuda,
custa pobora, nci at getau in
sofferta prus de totus is chi funt getendi postus impari. 44 Ca
totus ant getau de sabbundàntzia insoru, issa, po contras, de sa poboresa
sua, nci at getau totu su chi teniat, totu sa fida sua».
Quando Giuseppe Flavio descrive lincendio di Gerusalemme da parte dei soldati romani, dice che essi bruciarono anche le stanze del tesoro, in cui cera unimmensa quantità di denaro, e un numero immenso di indumenti, e altri beni preziosi, lì conservati; per dire tutto in poche parole, vi erano ammucchiate tutte le ricchezze dei giudei, poiché la gente ricca vi aveva trasferito le loro case (Le guerre giudaiche 6.5.2). Altri testi giudaici dicono che nella sala del tesoro cerano tredici recipienti in forma di tromba per la raccolta delle offerte. Il fatto che il termine greco tradotto con tesoro ricorra ora al singolare ora al plurale dipende dunque anche dal fatto che a seconda dei casi può riferirsi sia allinsieme delle stanze destinate alla conservazione dei soldi e dei beni sia ai numerosi recipienti destinati alla raccolta. Nel nostro testo, il termine ricorre sempre al singolare, ma non necessariamente ha sempre lo stesso significato. Nel primo caso, si può pensare che Gesù si sieda davanti alla sala del tesoro dove i fedeli contattavano i sacerdoti incaricati delle offerte e ricevevano da loro il parere circa ladeguatezza del tipo di moneta usata e anche della quantità dellofferta in proporzione dello scopo cui era destinata. In questo caso si comprende che si possa tradurre saposentu de is orarias. Nel secondo caso, se non si vuol dare limpressione che la gente lanci le monete nella sala, si deve supporre che il termine indichi i recipienti per la raccolta. Da qui la traduzione is strexius de is offertas. Nel terzo caso, sembra di poter dire che il senso non è più strettamente collegato né alla sala né ai recipienti in quanto tali, ma si sta dando un giudizio di valore del gesto, al di là delle apparenze. Perciò la traduzione più generica che indichi più specificamente il senso religioso del gesto: Deaderus, si ddu nau deu: sa fiuda, custa pobora, nci at getau in sofferta prus de totus is chi funt getendi postus impari.