©Vita Nostra 2001, anno 41, n. 20, domenica 13 maggio 2001, p. 5
Traduzione di Gv 14,22-30
Presentazione della rubrica "Torradas e
Preguntas" con "punta 'e billettu" di Socrate Seu sul termine Paracletos.
Osservazioni e riflessioni sulla traduzione del termine Paracletos,
riferito allo Spirito Santo negli scritti giovannei
22 Giudas, non Giudas su chi fut allumingiau Iscariotu, ddi narat a Gesus:
"Signori, cumenti iat essi ca ti depis fai connosci de nosu e non de
totus?".
23 E Gesus dd'at arrespustu e dd'at nau: "Totu cussus chi m'istimant,
ant a fai su chi ddis naru deu, e su Babbu miu ddus at a istimai e nosu eus
a benni anca 'e issus e eus abarrai impari cun issus. 24 Totu cussus chi no
m'istimant, no ant a fai su chi ddis naru deu: e su fueddu chi ascurtais no
est de mimi, ma de Babbu miu chi m'at mandau.
25 Custas cosas si dd'as naru in su mentris chi seu cun bosatrus. 26 Ma cussu
chi donat s'Agiudu de Deus, su Spiridu santu, chi Babbu miu at a mandai a
nòmini miu, issu s'at a imparai dònnia cosa e s'at a fai arregodai
totu su chi deu e totu s'apu nau.
27 Paxi est cussu chi si lassu, sa paxi chi si dongiu est sa paxi chi tengiu
deu. Non comenti dda donat su mundu, deu dda dongiu a bosatrus. Non lasseis
chi su coru de bosatrus siat assustrau e non siat timorosu".
28 Eis ascurtau su chi s'apu nau: deu seu andendimindi, ma ap'a torrai; chi
m'istimaiais s'iais a alligrai, ca andu anca est Babbu miu, ca Babbu miu contat
prus de mimi.29 Si dd'apu nau imoi, innantis chi sussedat totu custu, poita
candu at a sussediri cretais a su chi s'apu nau.
30 Non m'abarrat prus tempus meda po fueddai cun bosatrus, ca est lompendi su
de is primus de icustu mundu, e cun mimi non podit fai nudda.31 Deu ap'a fai
inveci comenti Babbu miu m'at pretzetau, e aici totus ant a isciri ca deu istimu
a Babbu miu.
Pesaisindi, andeussindi de innoi".
Da qualche tempo e in modo discreto è possibile raggiungere su Internet
un sito titolato "su fueddu" ((http://www.sufueddu.org). Il sito si
presenta come un interattivo luogo d'incontro e di lavoro, non solo per dialogare
sui problemi posti dalla traduzione in sardo della Bibbia, ma anche per produrre
delle proposte concrete e ragionate di traduzione. Esso affianca il Corso "Traduzione
e inculturazione della Bibbia", che da due anni si tiene presso la Facoltà
Teologica della Sardegna. Il sito stesso è curato dall'Istituto di Scienze
Religiose di Oristano in collaborazione anche con il nostro giornale "Vita
Nostra" , che vi rende disponibili gran parte del materiale biblico apparso
nella nostra pagina "letture domenicali" a cura dei nostri collaboratori.
In particolare sono presenti le traduzioni proposte da Antioco e Paolo Ghiani
e le discussioni previe di tipo esegetico e linguistico che le hanno precedute.
Nella sezione " tradutzionis de totu sa genti " è presente
una sottosezione titolata "Preguntas e torradas", nella quale sono
segnalati dei problemi particolari incontrati durante le discussioni nei corsi
o nei lavori di traduzione.
Per ogni problema, si indicano alcune premesse di ordine esegetico o interpretativo
e le soluzioni di traduzione discusse fino al momento. Tutto questo in vista
di provocare una ricerca di soluzioni da parte di chi frequenta il corso o di
chi visita il sito. I suggerimenti pervenuti sono inseriti all'interno di ogni
"unità di discussione", segnalata con un termine indicativo
del soggetto trattato.
In questi giorni ci è pervenuta una "risposta" a una "domanda",
non ancora formulata all'interno del sito, ma che era stata affrontata durante
i corsi nella Facoltà Teologica. Essa è scritta in sardo logudorese
e proviene dal Sig. Socrate Seu, di origine ozierese, partecipante al corso
stesso. La pubblichiamo così come la abbiamo ricevuta, sicuri che le
differenze tra logudorese e campidanese non solo non impediscono una piena comprensione
ma forse aggiungono interesse e gusto a una fattiva e creativa collaborazione.
Se qualcuno poi ha qualche idea per continuare e variare il dialogo, sia il
sito "su fueddu" sia il nostro giornale sono disponibili come "luogo
di incontro e di dialogo ", "Comenti 'e sa pratza manna, innui totus
si podint atopai e 'nci passai un'ora chistionendi de is cosas chi cumbenint
a s'unu e a s'atru", o, in logudorese, "Comente a sa piata manna inùe
totugantos si poden abbojare pro che colare un'ora arrejonendhe de sas cosas
chi cumbenin a s'unu e a s'àteru".
Custa diat esser una torrada chena pregunta, dadu chi in su sitiu " A
cabudu de totu su fueddu" no si
mentovat de comente fagher pro traduire in sardu sa paraula grega Paracletos.
Ma sigomente si ndh'est arrejonadu in sa Facultade de Teologìa e sigomente
paret chi s'agatet calchi dificultade a seberare sa paraula giusta, mi proo
a isterrer unu parrer, de manera chi sos àteros, si cheren, potan agnangher
sas ideas issoro.
A mie mi paret, dae su chi s'est nadu, chi s'idea printzipale chi sa paraula
antiga nos
trasmitit sia cussa de defensa e de amparu. E tandho, dadu chi paret chi in
Sardigna siat mezus de no faeddhare de "avocados", proite a no proare
a traduire cun "patrotzinadore"? Eo no isco si custa paraula at a
poder infadare sas orijas chi no bi sun acostumadas e a narrer sa veridade no
apo agatadu nuddha ne in Puddu ne in Pittau, pero in Espa apo agatadu nessi
su verbu "patrotzinare" e si b'at calicunu chi patrotzinat eo naro
chi b'at a esser puru unu patrotzinadore. Si sa
paraula no est de malu geniu, e proite a no tenner ànimu bastante pro
l'impreare, si no cherimus chi su sardu abarret fintzas a candho si ch'at a
morrer intro de sas làcanas de su limbazu de sos cuiles? No est mezus
chi sa limba, nessi innantis de si che morrer, respiret unu pagu de aera frisca?
O pessamus chi mancu custa zenìa de cura est capatze de ndhe torrare
a sa vida su ch'est moribundhu?
Socrate Seu, Cagliari.
Il termine "paraclito" si trova quattro volte nel vangelo di Giovanni, e una volta nella Prima lettera di Giovanni.
Per quanto riguarda le traduzioni
italiane, la traduzione CEI traduce "Consolatore" in Gv 14,16.26;
15,26 e 16,7, mentre traduce "Difensore" in 1Gv 2,1 nella edizione
del 1997 (era "avvocato", in minuscolo, nella traduzione del 1971).
In ques'ultimo testo il termine si riferisce a Gesù e non allo Spirito.
Nelle altre traduzioni italiane più diffuse, "Paraclito" è
usato dalla NVB (Nuovissima Versione della Bibbia) delle Paoline, mentre le
traduzioni protestanti LND (La Nuova Diodati) e NRV (Nuova Riveduta) preferiscono
"Consolatore" nei testi evangelici, mentre in 1Gv 2,1 abbiamo "intercessore"
in NVB e "avvocato" in LND e NRV.
Il panorama delle traduzioni internazionali è più vario e ricco.
In inglese Helper (aiutante) e Counselor (consigliere) sono le scelte più frequenti, affiancate da Advocate (avvocato), Comforter (consolatore).
In francese, la situazione è molto simile a quella italiana, prevalendo o la semplice traslitterazione Paraclete (paraclito) oppure il termine Consolateur.
In spagnolo, sembra prevalere decisamente Consolador, ma la traduzione dinamica catalana ha Defensor.
Il tedesco segue di frequente la tradizione cominciata con Lutero di usare il termine Tröster (consolatore), ma troviamo anche Beistand (assistente) e Stellvertreter (sostituto).
Le traduzioni dinamiche che si rifanno al progetto della Allenaza Biblica Universale ricorrono talvolta a delle parafrasi. Mentre l'italiana LDC-ABU (Il Nuovo Testamento in lingua corrente) ha "difensore" (in minuscolo) in tutti i testi giovannei sopra citati, troviamo invece "quelqu'un d'autre pour vous venir en aide" nella traduzione dinamica francese e "uno che intercede per noi /difende la nostra causa" in quella tedesca (für uns eintritt).
Come stanno le cose dal punto di vista esegetico?
Molte delle precedenti traduzioni esaminate trattano il termine "paraclito" dal punto di vista etimologico, o nel senso generico di "uno che è chiamato al fianco di per aiutare" (para-kaleo) o nel senso tecnico di "avvocato". Ora, anche se è vero che i testi di Mt 10,20 e At 6,10 presentano lo Spirito Santo come l'avvocato difensore dei discepoli perseguitati e condotti in tribunale, questa non è la visione degli scritti giovannei. Il quarto vangelo, dice che lo Spirito "prova la colpa del mondo riguardo al peccato" (Gv 16,8), ma non lo presenta mai come uno che viene a "difendere" i discepoli. D'altra parte, nella procedura dei tribunali giudaici non esisteva una vera e propria figura di avvocato difensore. Il giudice conduceva l'interrogatorio, e coloro che sostenevano la difesa erano in primo luogo i testimoni. È perciò difficile vedere come il senso tecnico di "difensore" o "avvocato" possa essere introdotto correttamente per tradurre il termine giovanneo di "paracleto".
In realtà, nei testi giovannei, lo Spirito è colui che porta
a comprendere pienamente l'insegnamento di Gesù, è il testimone
di Gesù e in 16,5 l'accusatore del mondo. Poiché questi concetti
non possono essere riuniti sotto un unico termine, ecco che i traduttori decidono
semplicemente di traslitterare il termine greco in "paraclito", ciò
che equivale a proporre ai lettori una specie di "termine zero" privo
di ogni significato. Certo, è vero che nessuno dei termini più
frequentemente usati (difensore, consolatore, avvocato, intercessore) corrisponde
al senso dei testi giovannei, tuttavia ci sembra più opportuno usare
almeno un termine generico che possa comunicare come minimo il senso più
globale dell'azione dello Spirito. È quello che fanno ad esempio le numerose
traduzioni inglesi che usano il termine Helper. Se poi si volesse indicare un
termine più specifico, il traduttore non dovrebbe tanto ricorrere alla
etimologia del termine, quanto alla funzione che appare ogni volta nell'immediato
contesto giovanneo per comunicare in che modo lo Spirito viene in "aiuto".
Se infine si vuole fare attenzione alla naturalezza della lingua, si potranno
anche usare quelle eventuali espressioni idiomatiche di cui fa uso il popolo
della lingua di arrivo nella sua vita ordinaria.
Per quanto riguarda la traduzione proposta di "patrotzinadore", si può notare che la traduzione dinamica tedesca equivalente alla italiana LDC-ABU si avvicina alla medesima scelta quando usa il termine Beistand. Inoltre, dal punto di vista teologico della dottrina trinitaria, potrebbe anche essere interessante il riferimento "paterno" contenuto nel termine "patrocinio", mentre dalpunto di vista linguistico potrebbe essere interessante il fatto che l'uso del termine richiama l'assistenza gratuita offerta dai patronati vari alle persone di classi sociali disagiate o in particolari situazioni di bisogno.
Aggiungiamo, solo on line, una
(estratto da una successiva punta 'e billettu):
Il sostantivo proposto avrebbe una desinenza simile nelle
due varianti, con la differenza della "i" finale nel
campidanese a fronte della "e" del logudorese, come
di consueto. Quindi, prima della "o" della desinenza,
"d" anche in logudorese.Mi sono andato a vedere il
Dizionario Italiano-Sardo Campidanese di LEPORI per
verificare se potevo ottenerne lumi sulla maniera di
scrivere e pronunciare l'ipotetico gemello
campidanese: se "patrocinadori" oppure
"patroxinadori". E siccome LEPORI evita come il
diavolo l'acqua santa tutto ciò che può ricordare
l'italiano, ho trovato: "patrocinante" = "amparadori";
"avvocato patrocinante" = "abogau amparadori";
"patrocinare" = "amparai / difendi / ajudai / abogai";
"patrocinio" = "amparu". By the way, "amparu" è
uno dei
tanti regali degli Spagnoli, così come la prole che ho
elencato. Io stesso ho usato "amparu" in sa torrada
chena pregunta. Ma sighendhe sa chirca, apo agatadu, in
su Vocabulariu Sardu Campidanesu-Italianu de Gianni
CASCIU: "patrocinadori" = "difensore"
["patrocinanti"]; "patrocinai" = "difendere in
giudizio / sostenere / appoggiare"; "patrociniu" =
"patrocinio / difesa".
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Pagina aggiornata il
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a cura di Antonio Pinna