©Vita Nostra 2001, anno 41, n. 28, domenica 8 luglio  2001, p. 6

© Vangelo di Luca 2001. Traduzione in sardo campidanese, variante del Sarcidano isilese, 
di Antioco e Paolo Ghiani. Consulenza esegetica di Antonio Pinna.
Proposta di traduzione di Paolo Ghiani con osservazioni di Antonio Pinna e di Antioco Ghiani.

1) Tu lo dici  (per dom. 15 luglio 2001)

Andendi andendi  

Lc 10,25-35

25 Tandus unu dotori de sa lei si nd'est pesau e dd'at nau po ddu tentai: "Su maistu, faendi ita, ap'a tenni vida de Deus?".
26 E issu dd'at nau: "In sa lèi ita ddu'at iscritu? Comenti ddui ligis?".
27 E issu arrespundendi at nau: "As a istimai a su Sinniori Deus tuu cun totu su coru tuu, e cun totu s'ànima tua e cun totu sa frotza tua e cun totus is sentidus tuus e is àturus comenti a tui e totu".
28 E dd'at nau: "Gei as arrespustu beni; faendi aici as a tenni vida".

29 E cuddu po si ponni in su giustu at nau a Gesus: "e chini funt is àturus chi depu stimai aici?".
30 E Gesus at sighiu a fueddai: "Un'òmini fiat calendinci de Gerusalemi faci a Gericu e nci fut arrutu a mesu de is bandidus e issus dd'ant spollau, dd'ant carriau de cropus e si ndi funt andaus lassendiddu mesu mortu.
31 Po sorti, tandus, unu predi de su tempru fut calendi in cussa bia e biendiddu at sighiu a andai, passendi a s'atra parti.
32 Fintzas e unu levitu fut lompiu a su logu e biendiddu at sighiu a andai, passendi a s'atra parti.
33 Ma unu Samaritanu, sendu issu puru in sa propria bia, lompit anca fut issu e nd'at tentu piedadi.
34 E fut acostiau, dd'at stirau unu pagu de ollu e binu, dd'at trogau is freaduras e nci dd'at setziu a su bestiolu e nci dd'at portau a sa staria e nd'at tentu coidau.
35 E s'incras nd'at bogau a foras ddus arrealis e ddus at donaus a su stariargiu e dd'at nau: "Teni coidau cun issu e su chi as a ispèndiri in prus, deu e totu ti dd'ap'a donai a sa torrada".
36 Chini de icustus tres ti parit chi siat stetiu s'àturu po cussu chi nci fut arrutu a mesu de is bandidus?".
37 E cuddu dd'at arrespustu: "Su chi dd'at fatu sa caridadi de ddu suncurri".
E Gesus dd'at nau: "Bai e fai tui puru aici e totu".

Il commento imiletico di Ignazio Piras è stato pubblicato nel n. 29

2)

La settima parte del tempo: teologia ed economia alternative

CHE COSA E' UNO STILE DI VITA CAPACE DI FUTURO (SOSTENIBILE)?

dal rapporto di Gerhard  Scherhorn* - parte III

 

Proseguiamo una nostra riflessione su alcuni temi che ci sembrano basilari per formarsi delle proprie convinzioni nelle attuali discussioni attorno al  summit dei G8 e ai temi della globalizzazione. Noi li affrontiamo sullo sfondo delle conseguenze teologiche ed economiche implicate dalla affermazione biblica del "riposo sabatico".

Concludiamo oggi la presentazione della relazione del Prof. Gerhard Scherhorn, sul concetto di "stile di vita sostenibile", che abbiamo iniziato a presentare negli ultimi numeri. Il testo completo è disponibile su Internet a diversi indirizzi. Evidenziazioni nostre.

Il concetto di "stile di vita sostenibile" , secondo il Prof. Scherhorn, diventa comprensibile a partire dalla constatazione di base secondo cui:  a partire da un certo punto di sviluppo, il benessere netto non cresce più, nonostante il prodotto interno lordo cresca: crescono solo i costi sociali del benessere, i costi della produzione e del consumo scaricati sulla collettività.

Da qui derivano cinque considerazioni:

1) Uno stile di vita può essere sostenibile solo se non viene ottenuto a spese della collettività.

2) Uno stile di vita è sostenibile solo se realizza allo stesso tempo benessere di beni, di tempo e di spazio. La combinazione ottimale di benessere di beni, tempo e spazio si realizza solo ad un livello medio di benessere materiale.

3) E' sostenibile solo uno stile di vita democratico. Non è livellante (si può vivere con un proprio stile originale). È fraterno (nessuno si arricchisce alle spalle di altri). E' solidale (tiene conto dei bisogni degli altri). È libero (dalla dipendenza dai beni materiali, perché soddisfatto dalla soddisfazione dei beni immateriali).  

4) Stili di vita sostenibili non sono solo privati. Essi concernono il pensare e l'agire insieme.

5) Gli stili di vita sostenibili possono essere molto diversi, ma si basano su elementi che sono orientati al bisogni di competenza, appartenenza e senso.

Questo ultimo punto è il tema della parte che presentiamo oggi.

***

 I bisogni immateriali di fondo degli uomini sono il bisogno di competenza, di appartenenza (comunanza, essere insieme) e di senso. Ad essi non viene data risposta nella società industriale, e dietro questa mancanza c'è una logica, poiché la conseguenza è che compriamo più beni di quelli di cui abbiamo davvero bisogno.

 Se vogliamo evitare questo, dobbiamo assicurarci che i bisogni immateriali vengano soddisfatti. Perciò la quinta osservazione:

Gli stili di vita sostenibili possono essere molto diversi, ma si basano su elementi che sono orientati al bisogni di competenza, appartenenza e senso.

Competenza significa occuparsi dell'ambiente naturale e sociale autonomamente, in maniera creativa ed efficace. Da questo bisogno nasce il desiderio di essere protagonisti del proprio agire; esercitare delle attività che valorizzano le proprie capacità, che si ritengono interessanti e importanti; esplorare il proprio ambiente; risolvere i problemi attraverso la propria personale riflessione e azione; sentire il proprio corpo; fare qualcosa con le proprie mani; produrre o riparare beni da sé; essere attivi artigianalmente o artisticamente; gustare la professionalità e l'arte…

Appartenenza significa sentire il legame interiore con l'umanità e la natura e provarne gioia. Da questo bisogno nasce la disponibilità ad aiutare, l'esperienza di amore per la natura, la protezione dell'ambiente, l'impegno di gruppi ambientalisti contro la distruzione ambientale, la responsabilità per le generazioni future e il legame con le passate generazioni, il desiderio di un commercio giusto, la difesa dei consumatori, la difesa dei pazienti…

Senso significa provare che il proprio esistere è far riferimento a qualcosa che non è se stessi, ma un legame più alto, un compito più grande.

Questo bisogno richiama il desiderio di esercitare la giustizia, trasmettere la vita e le conoscenze, gestire responsabilmente e sobriamente le proprie energie vitali (Joe Dominguez & Vicky Robin, La borsa o la vita, New York 1992).

Se si prende tutto questo insieme, diventa chiaro, che stili di vita sostenibili non possono rimanere limitati ad una dimensione privata. Anche se è del tutto normale che sia in questa dimensione che inizia il cambiamento della vita, sarebbe senza senso che lì rimanesse.

Capace di futuro (sostenibile) non deve essere solo la vita privata, ma anche la professione e la politica. Se noi abbiamo iniziato nella nostra piccola cerchia, non dovremmo mancare di allargare sempre il cerchio.

Questo significa anche nel senso contrario, che è ragionevole iniziare dal poco, non pretendere troppo da sé subito, ma all'inizio proporsi un obiettivo e raggiungerlo. Anche quando sembra piccolo. Solo quando lo avremo consolidato, seguiranno i passi successivi, quando sarà giunto il loro tempo.

PS. Il Prof. Gerhard Scherhorn è responsabile della sezione "Nuovi stili di benessere" dell’Istituto di Wuppertal in Germania. Collabora con i Bilanci di Giustizia per il monitoraggio sulla qualità della vita delle famiglie aderenti all’operazione. Nei prossimi numeri di Vita Nostra, proseguendo sulla scia dell'ultima osservazione della relazione, passeremo ad illustrare le iniziative dei Bilanci di Giustizia e del Consumo critico.

(a cura di Antonio Pinna)