©Vita Nostra 2001, anno 41, n. 30, domenica 22 luglio 2001, p. 6

© Vangelo di Luca 2001. Traduzione in sardo campidanese, variante del Sarcidano isilese, 
di Antioco e Paolo Ghiani. Consulenza esegetica di Antonio Pinna.
Proposta di traduzione di Paolo Ghiani con osservazioni di Antonio Pinna e di Antioco Ghiani.

1) Tu lo dici per dom. 22 luglio

Lc 11,1-13

1 Est sussediu ca issu (Gesus) fiat in d'unu logu preghendi e comenti (apenas) at acabau unu de is iscientis suus dd'at nau: "Sinniori, imparasì a
pregai, comenti Giuanni puru at imparau a is iscientis suus".
2 E tandus issu ddis at nau: "Candu pregais narai:

Babbu mannu,
siat santificau su nòmini tuu,
bengiat s'arrènniu tuu,
3 su pani nostu de dònnia dia
donasiddu dì po dì
4 e perdonasì is pecaus nostus,
ca perdonaus nosu puru
a donniunu de is depidoris nostus
e non si lessis arrui in tentatzioni
(e non si fatzas arrendi in s’ora de s’apretu)".
5 E ddis at nau: "Unu de bosatrus, po nai, tenit un'amigu e a mesunoti andat anca est issu e ddi narat: Amigu, prestamì tres panis,

6 ca est lòmpiu un'amigu de unu viagiu e non tengiu ita ddi pònniri ananti;
7 e chi cussu de aintru arrespundit: non mi dongias infadu, sa genna est giai cungiada e is pipius mius funt in su letu cun mimi, non mi ndi potzu pesai a ti ddus donai;
8 A icustu deu si naru ca, fintzas e chi non si ndi pesat a si ddus donai poita ca dd'est amigu, a su mancu po s'abbetia de issu si nd'at a iscidai e dd'at a donai totu su chi dd'abbisongiat.
9 E aici deu puru si naru: pedei e eis a arriciri, cicai e eis a agatai, pichiai e s'ant a aberriri.
10 Ca chini totu pedit arricit, e chini cicat agatat, e a chini pichiat dd'ant a aberriri.
11 E chini de bosatrus, fatu a babbu, chi su fillu ddi pedit unu pisci, dd'at a donai unu coloru de fasi de unu pisci?
12 O chi ddi pedit un'ou dd'at a donai unu scrapioni?
13 Chi duncas bosatrus, malus cumenti seis, scieis donai cosas bonas a is fillus de bosatrus, tantis prus su Babbu de su celu at a donai Spiridu santu a is chi si ddu pedint".
 

 

2) Dalla lingua alla teologia (di Antonio Pinna)

 Osservazioni sulla domanda "Non ci indurre in tentazione"

Lc 11,04 non si lessis arrui in tentatzioni: qui i problemi noti sono soprattutto tre:

1) Dio può essere pensato "portare in prova"? Risposta: sì. Cfr il racconto della manna e tutte le volte che nel racconto dell'esodo si parla di Dio che mette alla prova il popolo  (cf Es 16:4; 20:20; Dt 8:2, 16; 13:4; 33:8; Gdc 2:22). Altre riflessioni sono in realtà fuori luogo. Se l'originale ebraico poteva essere ambiguo, e interpretato come un fattitivo negativo ("fa che non" invece che "non farci"), in greco una tale ambiguità non è presente. Ora noi stiamo traducendo il greco, e non l'originale aramaico. In realtà, nemmeno il ricorso all'eventuale senso aramaico risolverebbe il problema di attribuire in ultima istanza a Dio una certa attività o responsabilità rispetto al male. In realtà, molto dipende invece dal secondo problema: che cosa si deve intendere per il termine greco "peirasmos", comunemente tradotto con "tentazione". La domanda merita almeno due risposte.

2) Si deve intendere qui "tentazione" come termine quasi tecnico dell'ultima prova escatologica così come la pensavano le correnti apocalittiche del tempo? Alcuni lo pensano in base ad Ap 3,10 "Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch'io ti preserverò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra". Il fatto è che non esiste nessuna prova che confermi un simile uso di questa parola, e in più un tale senso dovrebbe apparire dal contesto, e non dalla semplice occorrenza del termine. L'esegesi ha ormai accettato una simile lezione dalle scienze linguistiche e sono finiti i tempi in cui si dava senso alle parole in base a precomprensioni etimologiche o enciclopediche, passando sopra ai ai contesti discorsivi. Ora, è chiaro che Luca in tutto il suo vangelo è molto attento a diminuire o evitare attese escatologiche e a riportare invece l'attenzione sugli avenimenti quotidiani. Ciò è del resto confermato dal fatto che qui il termine appare senza articolo determinativo.

3) Qui, in Luca, questo termine è da intendere come "tentazione al peccato"? Risposta: no. Come tale, essa è originata dal "satana" (cf Lc 4,2; cf Gc 1,13-14). Si tratta invece dei tempi di maggior "pressione" nella vita (cf Lc 8,13), come il momento nell'orto degli Ulivi per Gesù (Lc 22,28: Cei 71.97 "prove"!; Lc 22,39-45  Cei 71.97 "entrare in tentazione"). Il rischio in questi casi è quello di essere sopraffatti, di "cedere" sotto il peso della circostanza (cf ancora Lc 8,13, dove l'esito è l'apostasia; cf 1Cor 10,13 dove il verbo è ypo-phero "portar sotto"; qui in Lc 11 è eis-phero "portar verso"). Non si tratta quindi nemmeno di una "prova" o di un "test" per vedere se siamo o no dalla parte giusta. Anche se questi momenti di maggior pressione nella vita sono inevitabili, tuttavia ha senso chiedere che ne veniamo risparmiati, trattandosi di momenti temporanei e circostanziali.

Tutto questo essendo detto: "non si lessis" ? tentatzioni? 

nAGh: cichendi de ponni impari totu is cuntziderus de Don Antonio, e chi mi praxint meda, mi parit ca sa cosa s’iat a podi stringi cun custus fueddus, cantu prus o mancu: “e non si fatzas arrendi in s’ora de s’apretu”, ma est unu pagu aillargu de cumenti at tradusiu CEI 97 chi, apustis de una grandu batalla, at lassau totu cumenti fiat!!

nAP: sarebbe un'ottima esplicitazione del senso! Come traduzione più formale, se si riuscisse ancora a tener conto meglio del verbo "far entrare, portare"...

 

3) Istruzioni per l'uso dell Concordanza del Concilio Plenario Sardo (a.p.)

 

La prima stampa degli Atti del Concilio Plenario Sardo è, a quanto sembra, quasi esaurita. La prossima ristampa dovrebbe rimediare a una grave lacuna riscontarata nella presente: la mancanza di un indice analitico. In attesa, chi volesse trovarne uno, e anche qualcosa in più, può collegarsi al sito www.sufueddu.org , a cura dell'Istituto di Scienze Religiose di Oristano. Quello che troverete non sarà un vero e proprio "indice analitico", costruito in modo selettivo e tematico voce per voce, ma l'elenco di tutte le parole contenute negli Atti, ordinate in ordine alfabetico e collegate a un programma in grado di mostrare il numero delle volte che ogni parola ricorre nel testo e insieme il contesto di ogni occorrenza. Ma andiamo per ordine.

Il funzionamento. Supponiamo che voi, usando Internet Explorer piuttosto che Netscape,  siate appena entrati nel sito digitando o l'indirizzo come segnalato sopra oppure l'indirizzo completo http://www.sufueddu.org. (aprofittiamo della circostanza per segnalare che il primo indirizzo sperimentale su web.tiscalinet/sufueddu non è più aggiornato). Per raggiungere la Concordanza potrete seguire due vie: una più diretta, cliccando a sinistra, sotto la sezione < Concordanze >, il collegamento relativo a < Concordanza Conc.Plen.Sardo>, oppure entrare nel Sommario analitico attraverso <su bancu de is tradutzionis>, far scorrere verso il basso il riquadro che apparirà a sinistra sullo schermo, raggiungere la sezione <Ferramentas e ainas> e nella sottosezione dedicata alle <Concordanze> cliccare sul collegamento <Concordanza Conc.Plen.Sardo>. I file che sono collegati a questo collegamento sono tutti file di testo, senza immagini. Tuttavia, data la lunghezza dei testi, talvolta, a seconda del collegamento telefonico di cui usufruite, dovrete attendere qualche secondo finché si aprirà una nuova finestra suddivisa in quattro aree. Una striscia orizzontale in alto contiene per ordine sequenziale le lettere dell'alfabeto. Cliccando su una lettera aprirete un nuovo e corrispondente riquadro verticale a sinistra, dove vedrete incolonnate in ordine alfabetico tutte le parole che cominciano con la lettera appena selezionata. Ovviamente, una schermata non è sufficiente a contenere tutte le parole relative, perciò, se non trovate subito la parola di vostro interesse, dovrete scorrere il cursore verticale o verso il basso o verso l'alto fino a poter cliccare sul tasto <next section> o < previous section>  così da rendere visibile la schermata che cercate. Supponiamo, ad esempio, che qualcuno sia interessato a trovare i testi in cui il Concilio parla della lingua sarda (sono i testi che abbiamo riportato la settimana scorsa su questa medesima pagina). Dopo aver cliccato sulla lettera <L>, basterà questa volta avanzare di una sezione cliccando una volta  sul tasto <next section> per raggiungere la colonna che contiene oltre a <lingua>  anche le altre parole vicine alfabeticamente che il Concilio ha usato: linguaggi, linguaggio, lingue, linguistica. Nel mentre avrete notato che a destra della colonna alfabetica dei termini, sono presenti due riquadri più ampi: cliccando sulla parola <lingua>, osserverete che a titolo del riquadro superiore appare proprio la parola cercata allineata con il numero 13, che corrisponde a quante volte essa viene usata negli Atti. Il medesimo riquadro contiene delle linee di testo,  e in ciascuna di esse viene evidenziata in rosso la parola che avete cercato. A fianco di ogni linea, appare un numero, che non ha valore in sé stesso, ma è il punto di riferimento con cui il programma individua il paragrafo che contiene la linea relativa. Se voi cliccate su questo numero, vedrete apparire nel riquadro inferiore il testo completo del Concilio con la parola cercata. Questo per quanto riguarda il funzionamento della concordanza (su alcuni altri dettagli torneremo in conclusione).

 

Le finalità, sono quelle tipiche di una qualsiasi concordanza. L'uso fondamentale è ovviamente quello di trovare dove ricorre un certo termine, e quindi dove si parla di un certo argomento. In questo caso, l'abilità di chi cerca consiste nell'individuare le parole più adatte, o capaci di portarvi più rapidamente ai testi desiderati.. Nell'esempio citato sopra, è chiaro che voi potevate anche cercarel'aggettivo <sardo/sarda>. In questo caso però avreste ottenuto un risultato più complesso e più lungo da esaminare, in quanto l'aggettivo "sardo" (e potete verificare) appare nel Concilio 71 volte al femminile singolare, 5 volte al femminile plurale, 49 volte al maschile singolare,  4 volte al maschile plurale, e potrete notare "curiosamente" che tre di queste quattro si riferiscono ai sardi "emigrati" (la quarta si riferisce ai vescovi).

Questa ultima osservazione può suggerire altri usi tipici di una concordanza, secondari, ma non meno interessanti, e talvolta, diciamolo pure, un po' "maliziosi". Volete, ad esempio, sapere se una parola è più usata di un altra? Non avete che da visualizzarle. Potrete così sapere che "uomini" al plurale appare 71 volte, "uomo" al singolare 70 (tre volte seguito da nota a pie'pagina), "donna" al singolare vi appare invece 21 volte, e "donne"al plurale 25. Ciò non vi autorizza subito a parlare del solito linguaggio ecclesiastico androcentrico o maschilista, ma qualche cosa di interessante potrebbe anche venir fuori da un esame più ravvicinato. Sotto questo aspetto, le ricerche possibili sono infinite. Se avrete qualche osservazione che vi sembra interessante, fate <una punta 'e billettu> al curatore del sito. Ma manteniamoci ancora sul lato "tecnico".

 

Alcune stranezze. Le note a pie' pagina e il testo completo. Avrete notato che talvolta alcune parole sono seguite da un numero. Negli esempi fatti, l'aggettivo "sardo" è seguito una volta dal numero 473, e il termine "uomo" era segutio tre volte da tre numeri diversi. Di che si tratta? Il fatto è che il testo digitale su cui abbiamo lavorato non era di per sé pensato in vista di un uso veramente "informatico". Ogni volta che nella colonna alfabetica una parola vi appare seguita subito dopo da un numero, vuol dire che nel testo del Concilio quella parola è al termine di un paragrafo che contiene un rimando a una nota a pie' di pagina. Da qui, due domande. La prima: abbiamo nella Concordanza il testo delle note? La risposta è sì, solo che vi accorgerete che si tratta di una nota solo quando vedrete il testo visualizzato nel riquadro inferiore. La seconda: e se uno vuole vedere subito il testo di una nota, come può cercarlo? Un modo potrebbe essere quello di cliccare sui numeri che appaiono nelle prime sezioni del riquadro verticale di destra, eventualmente selezionando il tasto <whole list> (lista completa senza suddivioni). Ma il modo più rapido è quello di scorrere verso la fine il riquadro inferiore, fino ad arrivare alla parte del testo che contiene le note. In questo modo scoprite che il riquadro inferiore in realtà contiene tutto il testo degli Atti, in modo sequenziale (e in formato ASCI puro, senza neretti e foramattazioni particolari), e che se volete leggerli di seguito non avete che lasciar perdere tutto quanto detto finora sull'uso della concordanza e andare su è giù per il testo a vostro piacimento.