©Vita Nostra 2001, anno 41, n. 34, domenica 23 settembre.

In questo numero: p. 6

1) Lc 16,14-31

2) Giorno ebraico di Yom Kippur

3) Le feste religiose ebraiche. Un punto di vista laico

 

Lc 16,14-31


14 Totu custas cosas fiant ascurtendiddas is Fariseus puru, genti connota po ddis praxi su dinai, e si faiant accinnidus a ddu lassai nai. 
15 E insaras Gesus a issus ddis at nau: "Bosatrus seis cussus chi si creint giustus ananti de sa genti, ma Deus osi connoscit su coru poita ca su chi est prus in artu ananti de sa genti fait arrori ananti de Deus.
16 Sa Lei e is profetas fintzas a Giuanni, de tandus in susu si donat nova de s'arrènniu de Deus e donniunu ddui bolit intrai a fortza.
17 Ma est prus facili chi passint su celu e sa terra chi non nd'arruat una pimpirida de sa Lei.
18 A chini arrefudat sa pobidda e si ndi còiat un'atra fait farta a sa còia; e chini si còiat a una chi est istètia arrefudada de su pobiddu fait farta a sa còia.

19 Custu fut un'òmini arricu, poniat bestiris de pùrpura e de linu fini meda e dònnia dì faiat festa manna.
20 Ananti de sa genna cosa sua ddui fiat arrimau unu pòburu chi ddi narànt Làzaru, totu prenu de liagas
21 e fiat disigiosu de si ndi bogai su fàmini assumancu cun su chi nd'arruiat de sa mesa de s'arricu, ma fintzas e is canis lompendi ddi lingiant is liagas.
22 Est sussèdiu ca su pòburu s'est mortu e is missus de Deus ndi dd'ant ingortu a is primus postus a su costau de Abramu. Si fut mortu s'arricu puru e nci dd'iant interrau.
23 E, in su logu de is mortus, at pesau is ogus, sendu ca fut in trumentus, e de aillargu, at biu a Abramu e a Lazaru acanta sua.
24 E issu at tzerriau e at nau: - Abramu, babbu nostu, tenindi piedai de mimi e manda a Lazaru a s’intìngiri sa punta de su didu in s'àcua po m'infriscai sa lingua ca seu afrigiu in custa pampa.
25 E Abramu dd'at nau: - Fillu miu, arregodatindi ca tui in vida tua as arriciu sa parti bona, e Lazaru sa parti mala; imoi, invecis, innoi issu benit contzolau, e tui ses afrigiu.
26 E totu custu non si podit prus cambiai, puita unu corropu mannu ddu’at in mesu de anca seus nosu anca seis bosatrus, e is chi nci bolint atruessai de innoi a bosatrus no ddu podint fai e nemancu de ingui si podit imperrai anca seus nosu.
27 E s’arricu dd'at nau: - Ti pedu, duncas, o babbu Abramu, chi ddu mandis a domu de babbu miu,
28 ca tengiu cincu fradis, chi ddus avertat e chi assumancu non bengiant issus puru a icustu logu de trumentu.
29 Ma Abramu ddi narat: - Tenint a Mosè e a is profetas: chi ascurtint a issus.
30 Ma issu dd'at nau: - Ca no, babbu Abramu, ma chi unu at a andai, de is mortus anca funt issus, ant a furriai de pentzamentu.
31 Ma issu dd'at nau: - Chi no ascurtant a Mosè e a is profetas, nemancu chi unu si ndi pesat de is mortus dd'ant a crei.
 

2)

Venerdì 27 settembre è il giorno di Yom Kippur

 

Non dite a un ebreo cosa deve fare nel giorno di Yom Kippur

Non sapevo chi era Shawn Green fino a qualche giorno fa. Forse lo sanno i più sportivi fra i nostri lettori? Non so. Da noi il baseball non è poi così seguito. Shawn Green, 27 anni, considerato dai conoscitori come uno tra i migliori giocatori di tutti i tempi, ha appena firmato un contratto di 84 milioni di dollari con la squadra dei Los Angeles Dodgers, ed è così divenuto il secondo giocatore più pagato di tutti tempi in questo sport.  Ebbene, prima dei disastri del 11 settembre, in America e in Canada (dove prima giocava) questo campione dello sport più popolare aveva innescato un animato dibattito sulla stampa. Aveva infatti dichiarato che non avrebbe giocato con la sua squadra nel giorno di Yom Kippur, anche se il campionato sarebbe stato al suo culmine, le scommesse probabilmente al massimo, e la squadra sofferto gravemente del suo tiro infallibile.  Shawn Green, ebreo, pur non essendo particolarmente osservante, diceva così di assumere il ruolo di modello che la sua notorietà gli conferiva, dichiarava di sapere chi era e che nel giorno di Yom Kippur gli ebrei non sono giocatori di baseball, né reporters né qualsiasi altra cosa,  ma gente di una fede e di una tradizione particolare, con le proprie esigenze non negoziabili, gente che ha bisogno di fermarsi un giorno, secondo il comando della tradizione, per riflettere a che cosa significa essere persone umane e a quanto facilmente si possa perdere una tale dignità.
Un noto giornalista sportivo, il giorno dopo la sua dichiarazione scriveva: "Era giusto chiedere a questo giocatore di sacrificare le sue convinzioni... era giusto chiedergli di provare che per lui niente è più importante della sua fede e delle sue radici?".

"No, non era giusto", rispondeva un altro giornalista, che, ebreo pure lui, anni addietro aveva rischiato il licenziamento per non aver accettato una missione importante che il suo direttore gli proponeva per il giorno di Yom Kippur.

E continuava: "Non, non glielo si doveva chiedere. Nessuno dovrebbe mai chiedere una cosa simile. E forse, grazie a Shawn Green, quel mio antico direttore tronca-carriere e gli altri come lui ci penseranno ora un po' di più prima di chiedere di nuovo una cosa simile. E quando la richiederanno, noi ebrei avremo un maggiore coraggio di rispondere alla domanda nel modo in cui si deve rispondere".

"Siete proprio sicuri?" - Sì, lo siamo. E non avete bisogno di chiedercelo ancora".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3) Le feste religiose ebraiche da un punto di vista laico

 

Rosh Hashanà

L'anno ebraico comincia in autunno con la celebrazione di Rosh Hashanà il primo giorno di Tishri.
La Torah indica Rosh Hashanà come Yom Teruah (il giorno del suono dello shofàr), o Yom Hazikaron (il giorno della rimembranza).
Nell'ebraismo rabbinico Rosh Hashanà è visto come il giorno dell'anno in cui si compie il giudizio divino.

Gli ebrei laici, come altri ebrei nel mondo ebraico contemporaneo, riconoscono nella festa autunnale di Rosh Hashanà un momento di rinnovamento, riflessione e nuovo inizio. Gli ebrei laici interpretano Rosh Hashanà come un momento di auto-analisi e di riaffermazione della forza e della dignità umana. E' il momento in cui considerare le possibilità di cambiamento, di miglioramento, di conseguimento della felicità che gli esseri umani possono creare per se stessi. Come primo giorno dell'anno ebraico Rosh Hashanà segna un momento di svolta, una separazione fra passato e futuro.

Molte comunità laiche suonano lo shofàr evocando il ricordo di un tempo in cui il suono del corno d'ariete radunava le tribù ebraiche in pericolo. Oggi il richiamo dello shofàr convoca a raccolta il popolo di Israele e gli ebrei di tutto il mondo per la celebrazione. Il suono penetrante può ben ricordare ad ognuno l'impegno a mantenere alti i valori umanisti.

Nella cerimonia di tashlikh (gettare) gli ebrei tradizionalmente sono esortati a gettare i propri peccati nell'acqua. Alcuni ebrei laici interpretano questa cerimonia attribuendole il significato del “gettare via” i comportamenti non desiderati, liberandosi di essi, e facendo voto di miglioramento nell'anno a venire. Alcune comunità ebraiche laiche introducono nelle cerimonie di tashlikh la scrittura dei propositi per il nuovo anno.

Rosh Hashanà offre agli ebrei laici un'occasione per una profonda riflessione sulle azioni dell'anno passato, e un momento per cambiare strada ed agire in modo più conforme ai principi morali umanisti.
 
 

Yom Kippur

Storicamente Yom Kippur è visto come un momento di timore e venerazione, un giorno di pentimento in cui gli esseri umani cercano il perdono divino per i loro peccati. Le origini della festa possono forse essere trovate nell'antico rito babilonese di kippuru (purificazione), che segnava la fine dei dieci giorni della festa dell'incoronazione (l'inizio dei quali corrisponde a Rosh Hashanà). Secondo alcuni studiosi il rituale babilonese consisteva in sacrificio, purificazione rituale e pubblica confessione dei peccati.

Preghiera di penitenza e digiuno sono il cuore dell'osservanza storica dello Yom Kippur. Gli ebrei ortodossi praticano cinque restrizioni o afflizioni, secondo il dettato della Torah: non bere né mangiare (eccetto in caso di pericolo per la salute), non ungere il corpo con olio, non fare il bagno, non indossare scarpe di pelle e non avere rapporti sessuali.

Yom Kippur ha un significato diverso per gli ebrei laici. In esso l'autoesame iniziato a Rosh Hashanà raggiunge qui il suo punto culminante. Gli ebrei laici trasformano Yom Kippur nel momento del perdono, per sé e per gli altri.

Il Kol Nidre viene cantato nella maggior parte delle comunità ebraiche laiche. Il testo storico, che scusa gli ebrei dall'aver fatto voti insinceri è inaccettabile per gli ebrei laici. Poiché la melodia tradizionale è potente ed ebraicamente importante il testo è stato modificato per riflettere l'obbligo umanista a mantenere tutte le promesse fatte con spirito di giustizia

http://digilander.iol.it/ebraismolaico/Kippur.htm