©Vita Nostra 2001, anno 41, n. 35, domenica 30 settembre.

In questo numero: p. 6

1) Lc 17,1-10

2) Scusa se parlo di Maria

 

1) Lc 17,1-10
 

Pòburus srebidoris - Per Domenica 7 ottobre

 

1 (Gesus) a is iscientis suus ddis at nau: «Ocasionis de pecai non nd'at a mancai, ma guai a chi nd'at a donai!

2 Est mellus meda po issu a nci ddi passai su tzugu in d'una perda de mola e a nci ddu fuliai a mari innantis de donai ocasioni de pecai a unu de icustus fradis prus dèbilis:

3 Campaisindi bosatrus e totu!

Chi fradi tuu pecat contras a tui ameletzaddu; e chi furriat de pentzamentu perdonaddi;

4 e chi seti bortas a sa dì pecat contras a tui e seti bortas torrat agoa anca ses tui, narendi: «Apu furriau de pentzamentu», tui ddas a perdonai.

 5 E is apostolus ant nau a su Sinniori: «Amànnia sa fidi nosta!».

6 Ma su Sinniori ddis at nau: «Chi teniais fidi pitica assumancu cantu e a unu sèmini de alaussa iais a podi narri a icusta mata de muragessa: Bessindi de arraixinis e prantatinci in mari, e issa s'iat a ascurtai.

 

7 E cali est su de bosatrus, chi tenendi unu srebidori chi est a arai e a pasci, candu furriat de su sartu ddi narat: Passandi illuegu a sa mesa? Ma no dd'at a nai prusaprestu:

8 Aprontamì a papai, pinnigatì is mànigas e attendimì fintzas a candu apu papau e bufau deu, e apustis as a papai e a bufai tui puru?

9 Fortzis ca a su srebidori ddi depit torrai gratzias ca at fatu sa faìna cumandada?

10 Aici e totu bosatrus candu eis ari fatu totu cussu chi s’apu cumandau, narai: seus pòburus srebidoris. Eus fatu totu su chi depiaus fai.

 

2) Scusa se parlo di Maria

 

Scusa se parlo di Maria

L'infinito delle quattro mani e dei quattro occhi

riflessioni in margine ai mondi con le differenze sbagliate

 

di Antonio Pinna

 

1. Dove sono andate le donne? In questi giorni i telegiornali hanno passato e ripassato immagini di piazze afgane piene di uomini vocianti religione politica e odio,  maschi ululanti da dentro foreste di barbe selvagge. Mi chiedevo: ma dove sono le donne? Non che non abbiamo visto gruppi di donne urlare lo stesso odio. O meglio, le abbiamo intraviste e  indovinate dietro i vestiti tutti uguali imposti dai loro maschi. Vestiti nascondi-differenza. Le donne e i bambini sono di nuovo maggioranza televisiva nelle lunghe file di profughi. Quante mamme di bambini educati al martirio abbiamo potuto ascoltare? Una, unica, ha parlato della sua sofferenza, vedendo che la vocazione al martirio curiosamente preferiva le famiglie povere come la sua ed evitava quelle più ricche degli "organizzatori" e delle "guide". E, così al posto delle differenze giuste, compaiono quelle sbagliate.

 

2. Forse che le donne sono venute dalle nostre parti? A dir la verità, le cose non mi sembrano cambiare molto quando le immagini televisive mostrano l'"altra parte", la nostra, o meglio quella dei nostri palazzi dove si prendono le decisioni che contano e si fanno le chiacchere relative. Certo, avrete notato (e proprio di questo un periodico americano importante parlava giusto la settimana prima dell'undici settembre) che a fianco di Bush è apparsa più l'amica personale del Presidente, Condoleeza Rice,  che il suo segretario di stato, il gen. Powell. Tutti e due, certo, sono testimoni di una minoranza, quella "nera", che ha superato le sofferenze di antiche discrimininazioni, e in questo caso, la "consigliera" è notoriamente più aggressiva del "generale". Ma anche dalle nostre parti, la percentuale delle facce "ventotto pollici", grigio-generale o rosso-cardinale, sono ancora declinate al maschile. I paradigmi, anche dalle nostre parti, sono completi solo nelle grammatiche di italiano. Nelle altre, in quelle della politica o della teologia, le declinazioni al femminile per ora le troviamo nelle pagine dell'indice, ma le pagine di testo sono ancora da scrivere. Si sa, il centodieci e lode, alle tesi di laurea, sovente si mette solo sull'indice. Il testo, nessuno lo legge. I vuoti restano, e anche le differenze sbagliate.

 

3. La differenza della poesia a fianco della prosa. Ho sentito il bisogno di affiancare ai tanti discorsi di circostanza, in prosa e in genere maschili, qualche pagina in poesia, forse apparentemente meno di circostanza. Ma non risulterà poi né così strano né così fuori luogo. "Letture sabatiche", vuol dire anche letture dedicate a quella "differenza" che dà senso. Del resto, la preghiera ebraica che saluta l'arrivo del sabato è la preghiera che parla dell'arrivo della sposa.

 

4. Chiedo scusa se parlo di Maria. Giorgio Gaber cantava questa canzone negli anni settanta, durante uno spettacolo di solidarietà per il Cile. Interrompeva con essa "una serie di canzoni 'militanti' e affermava il principio che si può parlare di politica affrontando i problemi umani di ciascuno" (cf Maria Grazia Caldirola, Io canto la differenza. Canzoni di donne sulle donne,  Ed. Mazzotta, Milano 1977, pp. 129-134).

 

Chiedo scusa se parlo di Maria

non nel senso di un discorso, quello che mi viene

non vorrei che si trattasse di una cosa mia

e nemmeno di un amore, non conviene.

Quando dico parlare di Maria

voglio dire una cosa che conosco bene

certamente non è un tema appassionante

in un mondo così pieno di tensione

certamente siam vicini alla pazzia

ma è più giusto che io parli di

 

Maria, la libertà

Maria, la rivoluzione

Maria, il Vietnam, la Cambogia,

            Maria, la realtà.

 

Non è facile parlare di Maria

ci son troppe cose che sembrano più importanti

mi interesso di politica e di sociologia

per trovare gli strumenti e andare avanti

mi interesso di qualunque ideologia

ma mi è difficile parlare di

Maria, la libertà...

 

Se sapessi parlare di Maria

se sapessi davvero capire la sua esistenza

avrei capito esattamente la realtà

la paura, la tensione, la violenza.

Avrei capito il capitale e la borghesia

ma la mia rabbia è che non so parlare di

Maria, la libertà...

 

 

 

5. Con lei (di Pablo Neruda, in "Stravagario", Buenos Aires 1958)

 

Com'è duro questo tempo, attendimi:

viviamolo con desiderio.

Dammi la tua piccola mano:

saliamo e soffriamo,

sentiamo e saltiamo.

 

Siamo di nuovo la coppia

che visse in luoghi irsuti,

in nidi impervi di roccia.

Com'è lungo questo tempo, attendimi

con una cesta, con la pala,

con le scarpe e la tua biancheria.

 

Ora abbiam bisogno di noi

non solo per i garofani,

non solo per cercar miele:

abbiamo bisogno delle nostre mani

per lavare e accendere il fuoco,

e che osi il tempo duro

sfidare l'infinito

di quattro mani e quattro occhi.