©Vita Nostra 2001, anno 41, n. 36, domenica 23 settembre.

In questo numero: p. 6

1) Lc 17,11-19

2)  Per il Convegno del Clero sulla Bibbia

3) L'omelia nei testi del Concilio Plenario Sardo

 

1) Lc 17,9-11  Per domenica 14 ottobre

 

11 E sighendi a andai a Gerusalemi, est sussediu ca fiat passendi in mesu de Samaria e Galilea

12 e fiat po intrai in d'una bidda, candu dd'obiant dexi lebbrosus e  si frimant aillargu".

13 Insaras, custus si ponint a tzerriai e ddi nant: «Gesus, su maistu, tenindi piedadi de nosu».

14 E issu candu ddus at bius ddis at nau: «Baxi e presentaisì a is predis de su tempru».

  

E su chi est sussèdiu est ca, in s'interis chi fiant andendi, funt istetius sanaus.

15 Unu de issus, candu s'est biu sanu, fut torrau agoa donendi gloria a Deus a boxi manna

16 e si nc'est getau a faci in terra ananti de is peis suus torrendiddi gratzias. E custu fiat de Samaria.

17 Ma Gesus at arrespustu e at nau: «Non funt istetius sanaus in dexi? Tandus is atrus nòi innui funt?

18 Non s'at agatau àtiri chi siat torrau a donai gloria a Deus foras che icustu strangiu?».

19 E dd'at nau: «Pesatìndi, bai, sa fidi tua t'at salvau».

 

 

2) In preparazione del Convegno del Clero a Donigala, sulla Bibbia

 

 

Dalla scelta di Maria, donna discepola a Betania,

al Convegno del Clero a Donigala

La Parola di Dio come "unica cosa necessaria"

Alcune "sfide". Portarsi la Bibbia

 

Il prossimo Convegno del Clero Arborense contiene non poche sfide. Alcune sono "immediate", si affronteranno cioè durante il Convegno stesso, altre sono "non immediate", si affronteranno cioè durante l'anno.

 

Tra le sfide immediate, tre mi sembrano degne di menzione pubblica.

 

1. Prima sfida, di "stile". Secondo una scelta nata nel Consiglio Presbiterale, accettata e promossa attivamente dall'Arcivescovo,  non si tratta di "consumare" alcune conferenze tenute da relatori "esterni", ma di lavorare insieme a partire da proposte "interne", nel senso che sono offerte da alcuni sacerdoti dello stesso presbiterio diocesano. È  una sfida che ne nasconde almento tre: quella di un "lavoro", in "dialogo,  "alla pari".

 

2. Seconda sfida, di "contenuto". Si tratta di un aggiornamento culturale e pastorale sull'Interpretazione della Bibbia nella Chiesa. Per essere consapevoli della sfida reale, e per non nascondersi niente, anzitutto a se stessi, basta guardare in faccia la realtà.

I documenti preparatori del Concilio, approntati secondo i criteri degli studi prevalenti nella Chiesa cattolica fino agli anni 60, furono tutti bocciati dai padri conciliari e sottoposti a un lavoro di revisione totale. Il lavoro più lungo e difficile fu proprio quello di riscrivere il documento sulla Bibbia. L'argomento biblico resta ancora oggi quello che richiede una maggiore "conversione" di mentalità, sia per restare in dialogo con la cultura che cambia sia per entrare in dialogo con le diverse culture con le quali il cristianesimo entra in contatto. La sfida è quella di mantenersi vivi, di non morire troppo tempo prima di poter essere sepolti.

 

3. Terza sfida, di "metodo". Trattandosi di interpretazione di testi, si tratta anche di averli "di fronte" e non "in testa". È necessario cioè che ogni partecipante al Convegno, sia durante le proposte dei "relatori iuxta modum" sia durante i lavori di gruppo, abbia con sè il testo della Bibbia. Possibilmente, sarebbe bene che non tutti avessero la medesima traduzione (in italiano, oltre la traduzione Cei, c'è almeno la traduzione formale delle Paoline e la traduzione dinamica in lingua corrente). Azzardiamo a pensare che qualcuno si porti il testo originale? La sfida è anche qui in due parti: la prima quella di essere consapevoli che una cosa è il testo e una cosa è quello che abbiamo in testa, e la seconda quella di smetterla di pensare che "spiegare" il vangelo sia dire ai fedeli quello che abbiamo in testa noi.

 

Le sfide non immediate: sono quelle che rimandano all'uso della Bibbia nelle cosiddette attività pastorali, tra cui l'omelia dovrebbe mantenere un posto primario e paradigmatico. Ma qui è evidente che di queste sfide si dovrebbe parlare insieme con i laici. E non per ripetere giudizi, anche legittimi, sulle omelie dei propri parroci, ma per sottoporsi insieme agli interrogativi del testo, superando la convinzione, gli uni e gli altri, di avere le risposte esatte ancora prima di rileggere il testo.

 

Di queste sfide ne segnaliamo soltanto una, quella di preparare l'omelia insieme con la gente. Non sarà un caso che anche i vescovi sardi, nei testi del Concilio plenario, rifacendosi alle parole del papa, ripetono che sono "molto lodevoli quelle iniziative con cui le comunità parrocchiali, attraverso il coinvolgimento di quanti partecipano all'Eucaristia - sacerdote, ministri e fedeli - preparano la liturgia domenicale già nel corso della settimana, riflettendo in anticipo sulla Parola di Dio che sarà proclamata" (95c). Naturalmente, le parole del papa mi bastano. Eppure, mi viene la tentazione di pensare che queste parole potrebbero apparire anche "più" (senza aggettivi, come nella nota scena di un film un po' scherzoso), se in questo testo o negli altri testi che riguardano le omelie, i vescovi sardi avessero aggiunto qualche frase che linguisticamente li rivelasse coinvolti nel medesimo compito e nei medesimi suggerimenti che danno ai "presbiteri" sempre e isolatamente nominati (testi a fianco). La sfida in questo caso coinvolgerebbe il desiderio di venire a sapere che il papa e i nostri vescovi si riuniscono qualche volta per fare quello che suggeriscono ai presbiteri, cioè preparare fra di loro, o con il Consiglio Presbiterale, o con il Consiglio Pastorale, qualcuna delle loro prossime omelie, mi basterebbe una omelia qualsiasi, senza pensare a quella del Giovedì santo, che a quanto pare, da qualche tempo a questa parte,  si ritiene più paradigmatica di altre. Ma siccome è una sfida che riguarda decisioni che non devo prendere io, respingo la tentazione di pensarlo, e ritengo che le parole del papa bastano come sono. Anche perché, come "sfida" basta e avanza.

Del resto, come dicevo all'inizio, il nostro vescovo ha accettato con il Consiglio Presbiterale e poi con il gruppo di preparazione più immediata al Convegno ognuna delle sfide precedenti: quella di "lavorare", "in dialogo", "alla pari" (secondo il senso del "con voi sono cristiano" di Sant'Agostino: ma perché bisogna sempre precisare?), in confronto con un testo sempre "altro", sempre "davanti". A condizione che sia sempre anche ... "di fronte".

 

Antonio Pinna

 

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in riquadro : La Parola di Dio nei testi del Concilio Plenario Sardo:

 

65. Vie, mezzi e momenti di evangelizzazione
§ 2. ...  con massima cura va preparata l ' omelia della celebrazione eucaristica, nella quale la Parola proclamata viene spezzata e ricevuta con più abbondanti frutti di grazia.

 

§ 3. L ' annuncio diretto e la comunicazione della parola di Dio negli incontri di preghiera, nei gruppi biblici, nei convegni ecclesiali, negli esercizi spirituali, nelle missioni popolari, è la via preferenziale di trasmissione dei contenuti della fede...

 

95. Domenica, giorno del Signore

c) la domenica deve essere il " giorno della missione ", a partire dal quale  ogni cristiano accoglie l ' invito alla missionarietà della testimonianza e dell ' annuncio del Vangelo nel mondo. Ciò impegna a una verifica di come la parola di Dio viene proclamata specialmente nell ' omelia e a una verifica

sulla effettiva crescita, nel popolo di Dio, della conoscenza e dell ' amore per la Sacra Scrittura. Giovanni Paolo II riconosce come " molto lodevoli quelle iniziative con cui le comunità parrocchiali, attraverso il coinvolgimento di quanti partecipano all ' Eucaristia - sacerdote, ministri e

fedeli - preparano la liturgia domenicale già nel corso della settimana, riflettendo in anticipo sulla Parola di Dio che sarà proclamata ".

 

96. Liturgia ed evangelizzazione

§ 4. L ' omelia è una forma insostituibile di evangelizzazione. Dal Magistero della Chiesa sono state date, a questo proposito, indicazioni precise e illuminanti che devono essere accuratamente attuate nelle nostre Chiese.

L ' omelia è uno dei compiti primari della missione dei presbiteri. "Deve essere preparata con cura. Una preparazione personale, che, iniziata nella preghiera, si avvalga di sussidi adatti; ma anche una preparazione comunitaria, che sappia prestare ascolto alle istanze del popolo di Dio, (...) condotta metodicamente sulla ricca scelta di letture bibliche predisposte dalla riforma liturgica o sui testi più significativi della celebrazione".

L ' omelia richiede che il sacerdote abbia profonda e  coerente vita personale di fede, adeguata formazione teologica e culturale, continuamente aggiornata; abbia sensibilità e capacità di ascolto, di percezione e di corretta lettura delle situazioni di vita della popolazione; abbia buon possesso delle tecniche della dizione. Bisogna sempre ricordare che l ' omelia della Messa domenicale, o dei sacramenti che scandiscono i momenti più significativi della vita - Battesimo, Cresima, prima Comunione, Matrimonio - o dei funerali, è l ' unica forma di evangelizzazione e di catechesi che molti fedeli oggi ricevono; e per molti " lontani " è l ' unica occasione di sentire l ' annuncio della " buona notizia " di Gesù Cristo.

 

108. L ' Unzione degli infermi

§ 7. La cura pastorale dei malati deve prolungarsi, nell ' attenzione e nell ' assistenza alle famiglie dei defunti. Il parroco e la comunità intera trovino le forme adeguate per manifestare loro la vicinanza cristiana, anche seguendo le valide usanze dei diversi luoghi: " veglia " di preghiera nella casa del defunto o in chiesa; recita del rosario; visita alla famiglia. Si deve porre un ' attenta cura nell ' omelia durante i funerali per l ' importanza evangelizzante dell ' annuncio della fede e della speranza cristiane alle famiglie e a tante persone che accostano la Chiesa soltanto in queste occasioni.