©Vita Nostra 2001, anno 41, n. 37, domenica 14 ottobre

In questo numero: p. 6

1) Lc 18,1-8

2) In preparazione al Convegno / 2

1) Lc 18,1-8

 
1 Aici ddis naràt unu contu comenti tocat a pregai sempiri e a non pèrdiri s'alientu. At nau:
2 "Custu fut unu giugi chi biviat in d'una citadi, non timìat a Deus e non teniat cunsidèru po sa genti.
(o s'atru modu: E su contu fiat custu: ”Unu giugi biviat ...”)
3 Una fiuda puru biviat in cussa citadi e andàt ananti de su giugi, narendi: Faimì venga contras a su chi est a certu cun mimi.
4 E issu po meda tempus non ndi boliat intendi; a s'acabbu at nau intra sei: Gi est berus ca non timu a Deus e non tengiu cunsideru po sa genti,
5 ma feti puita custa fiuda mi donat infadu, dd'ap'a fai venga, aici chi non bengiat fintzas a s'urtimu a mi stontonai sa conca".

6 E su Sinniori at nau: "Donai cura a su chi narat su giugi de faìnas malas.
7 E Deus tandus no at a fai venga a is chi s'at isceberau e ddu tzerriant a forti adedì e adenoti? Fortzis ca ddus at a fai abetai po meda?
8 Si naru ca ddis at a fai venga impressi. Ma su Fillu de s'òmini candu at a benniri at a agatai ancora custa fidi in su mundu?".
 

 

2) In preparazione al Convegno / 2

 

Convegno annuale del clero diocesano a Donigala

In barba alle barbe

Esempi evangelici al femminile

per convegni religiosi al maschile

 

1) Titolo del Convegno: «La scelta di Maria, discepola fra i discepoli a Betania. La Parola di Dio, unica cosa necessaria». La prime due giornate e mezzo del Convegno saranno dedicate a un aggiornamento culturale e pastorale sull'INterpretazione della Bibbia nella Chiesa. L'ultima parte del Convegno sarà invece dedicata alle comunicazioni degli uffici diocesani e alla ricezione degli Atti del Concilio Plernario Sardo. Qui ci interessiamo della prima parte dedicata alla Bibbia.

 

2) La Bibbia: perché? In seguito a una tre giorni sulla lettura popolare della Bibbia, curata giusto un anno fa dall'Ufficio Missionario e dall'Ufficio Catechistico, il Consiglio Presbiterale ritenne opportuno pensare a un convegno che in qualche modo ne estendesse la sensibilità e l'attenzione, considerati anche gli inviti che ogni tanto i vescovi rinnovano ai loro cristiani di mettere la Bibbia alla base del loro essere "chiesa".

 

3) La Bibbia: come? Stabilito il tema, una prima scelta del Consiglio Presbiterale fu di non chiamare un esperto "esterno", ma di partire dalle esperienze già presenti nelle parrocchie e nella diocesi. Si sperava così di evitare alcuni atteggiamenti e di favorirne altri.

 

4) Atteggiamenti da favorire. a) Principalmente, fare un convegno che offra un aiuto alle attività che già si fanno. b)  Fare in modo che questo aiuto sia già nello stile di una condivisione ecclesiale di risorse e bisogni, di una messa in comune di domande e risposte.

 

5) Atteggiamenti da evitare. a) Prima di tutto, evitare di concepire una riunione pastorale come un elenco di cose da fare.

Purtroppo, sembra questo ormai lo stile della maggior parte dei documenti ecclesiastici. Anche il recente Concilio Plenario Sardo è costruito fondamentalmente su questo stile. Si esortano le varie categorie di cristiani, ma ho il sospetto che i presbiteri occupino il primo posto nella graduatoria degli "esortati", a fare questo e quest'altro e quest'altro e quest'altro... La prossima edizione dei documenti del Concilio sardo conterrà anche un utile indice analitico (nel nostro sito www.sufueddu.org è già da qualche mese disponibile una concordanza completa di tutto il testo). Sarei curioso però di vedere il risultato di un indice analitico che elencasse tutte le cose che i presbiteri sono esortati a fare e a fianco un'indicazione approssimativa del tempo che sarebbe richiesto per preparare e fare e verificare ogni cosa seriamente. Ho il sospetto che alla fine dovremo aggiungere anche noi un'esortazione per l'Onnipotente: quella di provvedere a una nuova creazione con giornate e settimane piu lunghe e più confacenti alle varie "agende" pastorali. Ma questa volta, senza benedire un "sabato", visto che anche "il giorno del (riposo-risurrezione del) Signore" viene sempre di più indicato come "il giorno (del fare) della Chiesa".

 

b) In secondo luogo, evitare di dare l'impressione che ci sia finalmente il metodo toccasana per leggere la Bibbia. Evitare di pensare che degli "espedienti di lettura" possano sostituire "il lavorio" della lettura, e, per quanto riguarda specificamente la Bibbia, il lavorio della "lettura ecclesiale" unita alla "lettura individuale". Come non esiste una traduzione migliore in assoluto, così non esiste un metodo esegetico migliore in assoluto.

 

6) Conseguenze pratiche. Da quanto detto prima, soprattutto ai punti 3 e 4, sono scaturite alcune scelte concrete.

a) I gruppi di studio. La più importante, quella di ripristinare i gruppi di studio dopo diversi anni che ci si limitava all'ascolto di conferenze e alla successiva discussione. In questi gruppi di studio i preti dovrebbero insieme prendere in considerazione le letture del vangeli di Matteo delle prossime domeniche di Avvento. È chiaro che risulterà preponderante la prospettiva dell'omelia, ma d'altra parte si tratta anche di ricordare che il primo ed ecclesialmente più qualificato "gruppo biblico" di ascolto (e anche quello più numeroso) è proprio quello della assemblea domenicale. Sarebbe bene non dimenticarlo, prima di parlare di come fare altri "gruppi di ascolto".

 

b) Non conferenze, ma indicazioni di aggiornamento e dialogo libero in assemblea. In funzione dei gruppi di studio e del proseguimento delle attività nelle parrocchie, è derivata la scelta di non offrire delle vere e proprie conferenze, ma di proporre delle indicazioni di aggiornamento attraverso una raccolta ampia di materiale che possa servire in seguito da punto di riferimento comune. Questo materiale deriva da varie esperienze di insegnamento presso l'Istituto di Scienze Religiose della diocesi e presso la Facoltà Teologica della Sardegna, nonché da alcune esperienze pastorali e catechistiche in parrocchia. Alla presentazione sintetica e orientativa di questo materiale, si è pensato di affiancare, a conclusione dei gruppi di studio, dei dialoghi "a ruota libera" in assemblea, dove i partecipanti potranno proporre considerazioni, domande, risposte, suggerimenti, avvertimenti,  e altro, sempre attorno ai problemi che la lettura e l'uso della Bibbia pone nella vita cristiana personale e comunitaria. Insomma, tutto quello che avreste voluto dire sulla Bibbia e nessuno vi ha mai chiesto di dire ...

 

c) "Fattu in domu".  Gli spunti per sviluppare quanto detto saranno offerti: 1) per quanto riguarda la parte di aggiornamento culturale e la presentazione della "dispensa" a base dei lavori, da Antonio Pinna; 2) per quanto riguarda la parte di aggiornamento pastorale, dall'Arcivescovo (Nota Cei 1995 sull'uso della Bibbia nella Chiesa), da Roberto Caria (Bibbia e inculturazione in Sardegna), Mario Cuscusa (Inculturazione di Bibbia e Cristianesimo in Africa), Franco Porchedda (Inculturazione di Bibbia e Cristianesimo in Perù), Giuseppe Cogotzi (Inculturazione di Bibbia e Cristianesimo in Brasile, Nicaragua, Spagna). I gruppi di studio saranno "moderati" da Paolo Ghiani, Antioco Ledda, Franco Porchedda, Tonino Zedda e da un collaboratore per ogni gruppo.

 

7) Il titolo del convegno e la presenza degli/delle assenti. Ovviamente, nonostante le caratteristiche di quest'anno, si tratta del tradizionale "Convegno del Clero". Sarà anche per gli avvenimenti drammatici di questi giorni, ma di fatto l'accostamento televisivo di diversi "convegni" declinati completamente al "maschile plurale clericale", è stato un dato di fatto. Ad esempio, un convegno era cattolico (quello del sinodo dei vescovi), uno era islamico (quello dei mullah in Afganistan). E una volta che la "lettura sincronica" è lanciata, nessuno si offenderà se, per la rassomiglianza della declinazione al maschile sempre plurale e sempre clericale, mi vengono in mente alcune immagini di assemblee di studenti di teologia islamici o le assemblee di preghiera nelle moschee, sempre e solo maschili anche se non clericali. Non sto facendo evidentemente delle "equazioni", e se qualcuno lo pensasse dovrebbe rivedersi il concetto di "lettura sincronica" e di "isotopia testuale". Di fatto, questo accostamento di riunioni di clero maschile di diverse religioni può anche essere usato non per sentirsi offesi (da che cosa?), e non per colorare un "convegno del clero" con  sfumature talebane, ma per richiamare all'immaginario locale che forse ci manca ancora un "convegno ecclesiale" diocesano, dove i laici, uomini e donne, siano presenti accanto al clero maschile per confrontarsi insieme con la "parola" che non sarà tolta a nessuno.

Da qui il titolo: "La scelta di Maria, discepola fra i discepoli a Betania. La parola di Dio, unica cosa necessaria". Per ricordare a un gruppo, che si declina al maschile, che gli esempi paradigmatici di discepolato sono nel vangelo declinati al femminile: l'esempio di una Maria che sceglieva "l'unica cosa necessaria", quella di sedersi ai piedi del maestro per ascoltarlo, e l'esempio di un'altra Maria che un giorno cominciò il suo cammino di discepola cambiando le sue parole sconsolate "non hanno più vino" in quelle piene di speranza "fate quello che egli vi dirà", e un altro giorno  finì e ricominciò tutto vedendo, ai piedi di una croce, un altro discepolo fare quello che il maestro dalla croce aveva appena suggerito. Il cammino di discepolato di Maria di Nazaret è nel vangelo di Giovanni iniziato e concluso nella "trasformazione" delle sue parole a Cana. Il cammino di Maria non evolverà più durante il racconto. Ma alla fine, la sua presenza silenziosa ai piedi della croce fa del gesto del discepolo più amato la risposta paradigmatica al suo invito iniziale: "fate quello che egli vi dirà". Maria di Betania, Maria di Nazaret. Due discepole, due maestre. In barba alle barbe.

 

Antonio Pinna

 

 

 

 

 

 

VERMEER VAN DELFT, Jan (b. 1632, Delft, d. 1675, Delft)

 

Christ in the House of Martha and Mary

1654-55 (?)
Oil on canvas, 160 x 142 cm
National Gallery of Scotland, Edinburgh


Signature: Signed(?) lower left on the small bench.

Provenance: The painting appeared out of the blue ca. 1900. This painting was bought by an antique dealer from a family in Bristol for 8 sterling. Later, it became part of the Arthur Lewis Collection, London, and was exhibited in April 1901, Cat. No. 1 by the art dealer Forbes and Paterson, London. Mr. W. A. Coats is mentioned in the catalog as the owner. It was at that time that the signature had first become visible. Cataloged by the previous owner, Skelmorlie Castle; Scotland, 1904, no. 37. Bequeathed by the two sons of Coats in 1927 to the museum.

It seems likely that we have here an Italianate copy after a not yet identified original by a minor Italian master. The numerous borrowings from other artists that were easily discovered by art critics point to a pasticcio more than to the youthful work of a potential great. Italian sources, such as the figure of Christ in the picture by Andrea Vaccaro (Naples, Pinacoteca Reggia di Capodimonte), the Christ in another painting by Alessandro Allori (Vienna, Kunsthistorisches Museum), or the gesture of the Christ's right arm in a work by Bernardo Cavallino (National Museum, Naples), join evident derivations from the Fleming Erasmus Quellinus (Musée des Beaux Arts, Valenciennes). This figure of Christ belongs to the repertory of Italian painters and was used in many studios in the sixteenth and seventeenth centuries.

The signature differs considerably in the writing from authentic ones. It can be considered spurious.