sintesi a cura di Simona Menna
Le premesse
La donazione di sangue nel nostro Paese ha alle spalle più di settanta anni di storia. E’ infatti nel 1927 che avviene la prima trasfusione ad opera di un medico, Vittorio
Formentano, fondatore dell’organizzazione AVIS.
In Italia la raccolta del sangue è sempre avvenuta attraverso l’azione volontaria. Ciò significa che il sangue umano non è considerato un "bene" soggetto alle leggi
del mercato. Altrove, ad esempio negli Stati Uniti ed in Francia, non è così: il sangue umano è un bene economico, non disponibile in quantità illimitata e,
pertanto, soggetto alle leggi del prezzo.
Questo diverso modo di considerare un bene prezioso come il sangue un oggetto di "dono" o un oggetto di "vendita" ha mosso già in passato numerose critiche. Titmuss (1970), ad esempio,
ha messo in luce che il "pagamento del sangue oltre ad attenuare lo spirito altruistico, comporta forti rischi, infatti può stimolare la donazione da parte di persone affette da virus
patogeni che, sebbene consapevoli della loro malattia, potrebbero non dichiararla pur di incassare il prezzo per la donazione". La conclusione di Titmiss è, quindi, che " il sistema
entro cui l’offerta di sangue proviene da un donatore piuttosto che da un venditore, sia un sistema migliore, dal momento che la motivazine al dono si rivela discriminante sotto il
profilo della qualità del bene donato".
Inoltre nella logica del "sangue" come oggetto di dono esso assume una forma di dono "del tutto particolare": non ha infatti le caratteristiche "tradizionali" che il dono ha (Mauss, 1965);
è una donazione "corporea" che "fisicizza" la reciprocità.
Tra i punti fondamentali che Mauss utilizza per descrivere il concetto di dono ricordiamo brevemente che il dono si articola in tre fase: dare, ricevere, ricambiare; il legame diretto consente
l’attività donativa.
Obiettivi e metodo
Alla luce di queste importani premesse la ricerca realizzata dalla Fondazione Italiana per il Volontariato, e diretta da Lucia Boccacin ricercatrice presso il Dipartimento di Sociologia
dell’Università Cattolica di Milano, ha avuto come obiettivo quello di osservare il volontariato organizzato impegnato nella donazione del sangue. Infatti sotto il profilo
organizzativo le associazioni attive in questa forma di volontariato presentano alcuni tratti peculiari e distintivi.
In dettaglio:
un punto fondamentale riguarda la necessità di mantenere costante la motivazione origiraria che, non potendosi alimentare dal diretto contatto con i soggetti destinatari dell’azione volontaria , richiede un sostegno intra-organizzativo;
è necessario un livello di coordinamento sia sul fronte "interno" (le varie sedi dell’associazione), sia sul fronte "esterno" (ospedali, strutture pubbliche e private di cura, etc.) per rendere efficace ciò che l’organizzazione "produce" in termini di servizio e di funzione sociale.
Entrando nello specifico, il lavoro di ricerca si articola nei due seguenti aspetti: quello organizzativo; e quello riguardante il livello motivazionale dei donatori di sangue e il sistema
delle rappresentazioni circa la loro azione donativa.
La metodologia usata per affrontare il primo punto è stata quella di predisporre una griglia articolata nelle seguenti aree tematiche:
Guida per le interviste in profondità
Storia dell'organizzazione |
l'origine, gli obiettivi, le attività, i promotori delle prime sezioni AVIS e del livello regionale |
Fasi principali nella vita dell'organizzazione |
punti di svolta, eventi positivi e negativi |
Organizzazione interna dell'AVIS |
la forma giuridica, i meccanismi di rappresentanza interni, i processi decisionali, i rapporti tra i diversi livelli dell'associazione |
Soggetti presenti all'interno dell'AVIS |
le diverse tipologie di membership, l'accesso all'AVIS, gli strumenti di partecipazione alla vita dell'organizzazione e quelli di diffusione di una cultura associativa |
Donazione del sangue |
le attività svolte dall'AVIS, il collegamento con ospedali e/o strutture sanitarie |
Rapporti con l'esterno |
relazioni con altre organizzazioni di volontariato e con le istituzioni pubbliche, attività di propaganda e di raccolta fondi |
Legge sulla donazione del sangue |
l'opinione sulla legge e sul sistema mercantile, la "sicurezza" del sangue |
Tratti distintivi dell'AVIS |
le motivazioni del dono, le caratteristiche che contraddistinguono l'AVIS dalle altre associazioni di donatori del sangue, il ruolo svolto nei confronti della società |
Il futuro dell'AVIS |
la percezione degli intervistati sul futuro dell'associazione |
Tale griglia è stata somministrata ai responsabili delle sedi regionali AVIS nei seguenti contesti territoriali: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio,
Abruzzo, Sardegna, Sicilia.
Per la seconda parte, di tipo più propriamente qualitativo (di Giancarlo Tamanza, coautore della ricerca), l’obiettivo è stato quello di indagare le condizioni soggettive
che sostengono e caratterizzano il comportamento donativo. Il metodo e gli strumenti utilizzati in questa fase della ricerca sono riconducibili alle più recenti tecniche utilizzate nel
campo della ricerca spicosociale. Più in dettaglio la ricerca si è svolta attraverso la realizzazione di tre focus group, cioè gruppi (composti da circa dieci soggetti) di
discussione e di ideazione semistrutturati attorno alla tematica motivazionale condotti in tre città italiane: Milano, Latina e Cagliari.
I principali risultati
Il livello regionale delle AVIS, come spiega l’autrice, esprime una esigenza organizzativa "matura". Infatti, dopo esseresi diffusa capillarmente sul territorio nazionale l’AVIS ha
avvertito l’esigenza di istituire un punto di coordinamento con le proprie sedi e che al tempo stesso potesse interfacciare con le realtà locali e le pubbliche istituzioni, in
primis le Regioni, sorte, non a caso, nello stesso periodo.
Inoltre la storia dell’AVIS è caratterizzata da grandi cambiamenti che hanno portato l’organizzazione stessa a riadattare e ripensare alcune forme di attività. Tra i
cambiamenti più rilevanti si segnalano quelli derivanti dalle nuove e moderne metodiche utilizzate nella raccolta del sangue come ad esempio il passaggio dalla donazione diretta alla
donazione indiretta. Ancora, altri elemeti di cambiamento sono relativi alle tecniche di conservazione del sangue e alla scissione delle sue componenti.
Altri grandi cambiamenti sono dovuti alla materia legislativa: più ancora incisivi degli effetti prodotti dalla legge 266/91, che riguarda tutto il mondo del volontariato, sono quelli
relativi alla legge n. 107 del 4 maggio 1990. Infatti tale legge introduce cambiamenti sostanziali relativamente al trasferimento dei centri trasfusionali gestiti dalle organizzazioni di
volontariato alla struttura pubblica. Ciò significa che l’AVIS assolverà sempre più un ruolo fondamentale nel versante della sensibilizzazione della popolazione al
problema del sangue. Tale promozione, infatti, è già cambiata: non ricorre più ad allarmismi che incentivano la donazione occasionale e quindi di sangue poco "sicuro", ma
ha attivato una modalità di chiameta soltanto a donatori periodici.
Alla luce di questi ultimi passaggi la ricerca assume ancora più spessore proprio per aver osservato l’AVIS durante una importante fase di transizione e riorganizzazione.
L’attenzione, non episodica, ai cambiamenti culturali che questa organizzazione ha più volte saputo affrontare con successo lascia intravedere una "solida abilità
gestionale" che la sta già conducendo a nuovi sviluppi futuri.
I risultati dei focus group lasciano intravedere tre profili idealtipici dei soggetti intervistati. Come spiega l’autore: si tratta di tre grandi categorie che connotano qualitativamente
i diversi modi in cui i donatori di sangue pensano se stessi, la propria azione ed appartenenza associativa ed il proprio ruolo sociale.
Per comodità espositiva si riportano qui di seguito brevi descrizioni dei profili individuati:
Tradizionalista: in generale la motivazione è riconducibile a valori solidaristici di tipo generale. Cioè la donazione del sangue è vissuta essenzialmente come un modo di fare qualcosa di utile per gli altri, per aiutare, nel caso specifico , chi ha bisogno di sangue. La modalità di accesso all’associazione passa spesso attraverso episodi di carattere contingente, quali ad esempio il coinvolgimento in contesti di emergenza e scarsità di sangue o l’appartenenza a reti relazionali specifiche (amici, conoscenti, famiglia);
moderno - tecnologico: la motivazione prevalente non è quella relativa alla carenza e all’emergenza del sangue, quanto quella fondata sulla logica dello scambio (restituzione dell’azione donativa in relazione a specifiche situazioni personali o familiari) o tendenzialmente autoriferita (donare sangue fa bene anche al donatore). In questo caso la donazione del sangue diventa per il soggetto uno stimolo per prendersi cura in modo consapevole della propria salute. La donazione diventa un’osservanza di specifici comportamenti e stili di vita sani;
moderno - associativo: descrive la modalità meno comune dell’azione donativa. Appartiene a quei soggetti che ricoprono all’interno dell’ associazione cariche direttive e di responsabilità. L’aspetto motivazionale in questo profilo è caratterizzato da una forte identificazione valoriale e culturale che l’organizzazione stessa assume e persegue.