Il Volontariato Metropolitano Italiano

sintesi a cura di Simona Menna

Copertina - Il Volontariato metropolitano italianoIl lavoro di ricerca sul volontariato metropolitano ha inteso studiare le caratteristiche strutturali ed operative dei gruppi organizzati in attività solidaristiche su otto comuni italiani a più alto numero di residenti nelle diverse zone geografiche : Torino, Genova, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo. La scelta ricaduta all’interno della delimitazione amministrativa comunale è naturalmente solo convenzionale rispetto alle implicazioni psico-sociologiche che determinano il fenomeno oggetto di studio. Tuttavia il focus dell’indagine consisteva nel segnalare le differenze del volontariato operante in aree territoriali diverse adottando la metodologia del confronto sulla base della statistica descrittiva. A tale scopo i dati delle organizzazioni attive negli otto comuni hanno costituito la classe "metropoli" (1376 organizzazioni, pari al 14.7% dell’universo) posta a confronto con la classe "non metropoli" costituita da tutte le rimanenti organizzazioni (8004 organizzazioni pari all’85.3%).
L’ipotesi guida del lavoro di ricerca è stata quella che nelle grandi città viste come contesti sociali e culturali ampiamente eterogenei, non possono non ripercuotersi le ambiguità e le difficoltà tipiche degli ambienti urbani.
Naturalmente pur non trattandosi di due opposte culture (cultura urbana e cultura rurale) nel passaggio da un’area territoriale all’altra ci si trova in presenza di diverse concentrazioni di caratteristiche presenti in tutto il volontariato sociale italiano. Il volontariato metropolitano riproduce con toni più marcati i grandi temi dell’azione volontaria: da una parte l’azione di natura e di spinta spontaneistica e dall’altra l’azione organizzata e "burocratizzata". Un binomio dunque che continua a coinvolgere il volontariato -soprattutto urbano- fra "cultura" e "identità" da un lato e gestione e specializzazione dei servizi dall’altro.
Le risposte del volontariato metropolitano alle contraddizioni della società urbana sembrano spingere nella stessa direzione: il recupero, innanzitutto, della "primarietà" dei rapporti. Una primarietà di relazioni intesa sia nei rapporti con gli individui in quanto tali che con il territorio in quanto luogo di espressione dell’azione volontaria stessa.
Entrando ora nel dettaglio dei dati di sintesi una prima caratteristica che identifica il volontariato urbano rispetto al volontariato non urbano è la presenza decisamente maggioritaria della cultura cattolica. Sempre in area metropolitana sembra costituire elemento di identificazione la ridotta dimensione delle organizzazioni: si tratta, infatti, nella maggior parte dei casi, di piccoli gruppi decentrati che svolgono un lavoro capillare sul territorio urbano. Questi ed altri risultati dell’indagine sottolineano lo sforzo del volontariato metropolitano a realizzare un "contatto solidale", un contatto teso al recupero dell’autenticità dei rapporti umani altrimenti troppo densi e di carattere soprattutto utilitario.
Con riferimento ai collegamenti con il territorio i dati confermano -con maggiore intensità nel volontariato metropolitano- la tendenza all’informalità, al decentramento e perfino, in qualche caso, all’isolamento. Ad eccezione di poche organizzazioni le cui dimensioni consentono una presenza sul territorio ad ampio raggio, per la maggior parte dei casi si tratta di organizzazioni che operano su contesti strettamente limitrofi e circoscritti, trattandosi di organizzazioni urbane la dimensione territoriale di riferimento è senz’altro quella del quartiere. E’ evidente che nei centri non urbani il dialogo e il rapporto con le istituzioni locali sembra assumere una dimensione più accessibile e congrua a sancire un certo grado di legittimità e visibilità sociale delle organizzazioni sul territorio. Ciò appare più difficoltoso quando ci si muove su grandi aree urbane: la lontananza (in senso fisico, ma ancora di più in senso "percettivo") dalle amministrazioni locali, influisce sul carattere più spontaneo ed informale e, sull’azione più decentrata e isolata che caratterizza in particolare i gruppi metropolitani.
Il peso delle tematiche urbano-ambientali sembra influire anche per quanto riguarda l’orientamento e l’attenzione mostrata dal volontariato nei confronti dei destinatari del servizio. L’impegno, infatti, delle organizzazioni metropolitane si concentra con particolare attenzione sui problemi dell’emarginazione, assai più diffusi e drammatici in queste aree. Parallelamente anche i servizi resi sono finalizzati sia al contenimento delle situazioni di emergenza sia alla programmazione di obiettivi a lungo termine per la risoluzione delle cause legate al disagio sociale. Di particolare interesse fra le attività maggiormente svolte sembra la prestazione "ascolto telefonico" che in ambiente urbano assume un’importanza drammaticamente rilevante data la pesante condizione di isolamento in cui molte persone sono costrette a vivere.
Per quanto riguarda la composizione dei gruppi attivi nelle aree metropolitane questi sono di dimensioni più ridotte rispetto alla dimensione media nazionale. Con riferimento al sesso dei volontari appare caratterizzante, nelle aree metropolitane, l’impegno femminile. Nella disgregazione del dato relativo al sesso per fasce di età, nel volontariato di area metropolitana, si coglie una maggiore incidenza percentuale dei gruppi composti da giovani di sesso maschile e, soprattutto, di anziani di sesso femminile. Anche per quanto riguarda il livello di istruzione emergono delle differenze secondo le quali le percentuali più alte per gli alti livelli di scolarizzazione si concentrano nell’area metropolitana. Va comunque sottolineata per tutto il volontariato in generale una più alta scolarizzazione rispetto ai dati relativi all’intera popolazione italiana.

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