La Scelta del Gruppo

Dalla Legge Quadro sul Volontariato n. 266/91: "Per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte" (art. 2).
Per organizzazione di volontariato si intende "ogni organismo costituito al fine di svolgere attività di volontariato (attività personale, spontanea ed anche indiretta, senza fini di lucro anche indiretto, esclusivamente per fini di solidarietà) che si avvalga in modo determinante o prevalente delle prestazioni personali e gratuite dei propri aderenti. L’organizzazione di volontariato può assumere la forma giuridica ritenuta più idonea al perseguimento dei propri scopi di solidarietà." (art. 3).
Dagli atti parlamentari si desume che l’intenzione del legislatore è molto legata alla parola liberamente; il legislatore non ha voluto optare per il gruppo o per l’associazione o per...il clan; ha creato uno spazio per tutti nel rispetto di determinate condizioni.
In sostanza: viene usato il termine organizzazione per parlare indistintamente di gruppo o di associazione che - agli effetti pratici - in questo caso si equivalgono.
E' importante partire dal testo della legge per inquadrare immediatamente non solo l’uso dei termini ma l’importanza, il valore che il gruppo ( termine che useremo per scopi formativi ) ha per il lavoro volontario.
La legge sul volontariato ha dato riconoscimento a molti aspetti nati proprio dalle esigenze del mondo del volontariato, che negli anni aveva trasformato la sua azione.
Perché il gruppo? I volontari hanno dovuto scoprire negli anni l’importanza del lavorare insieme, ognuno di noi è inserito in organizzazioni (familiari, lavorative, ecc.) nelle quali deve essere a stretto contatto con altri. Perché farlo anche nel momento dell’azione gratuita? Non bastano le motivazioni?
Il gruppo, per il volontariato, il riconoscere l’importanza dell’associarsi, del mettersi insieme e poi dell’organizzarsi, è stato una necessità emersa proprio dall’interno del mondo del volontariato, non c’era bisogno - per questo - di una legge che ne esprimesse la necessità.
Lavorare in modo organizzato, al di là di altre considerazioni qui fuori luogo, serve per offrire un servizio migliore alle persone a cui ci si rivolge, serve a diventare soggetto sociale e politico per meglio rappresentare chi è nel bisogno.
Il gruppo inoltre può essere una fonte di necessario sostegno per il volontariato, l’opera di uno solo difficilmente raggiunge i risultati che si possono raggiungere insieme ad altri. Il gruppo diventa luogo di forza reciproca, luogo di scambio, di crescita, di impegno sociale... ma anche di difficoltà e di incomprensioni, di protagonismi, di perdite di tempo.

Come nasce un gruppo?
Molti sono i percorsi che sociologi, psicologi e ricercatori hanno ipotizzato rispetto alla nascita di un gruppo; diversi sono quelli che hanno studiato la nascita di un gruppo di volontariato.
Qui si prova ad indicare alcune possibilità, strade nelle quali ci si può più o meno ritrovare, ma che sono il frutto di una sintesi tra le analisi scientifiche e l’esperienza, ciò che è stato raccontato dai gruppi.
Sono diversi i fattori che favoriscono la nascita del gruppo: alcuni sono validi e si riscontrano anche per i gruppi di volontariato:

Fattori Spaziali: la vicinanza territoriale favorisce la nascita di gruppi come alcune situazioni (lavoro, parrocchie, attività sportive).
In questi casi ci si può accorgere di avere obiettivi comuni.

Fattori Personali: ricerca di amicizie, ricerca di un senso, la simpatia reciproca, caratteristiche simili.

Fattori Esterni: Una cultura politica, un’ideologia che valuti positivamente la partecipazione della base alla formulazione delle decisioni che la riguardano, favorisce la formazione di gruppi;
L’assenza di organizzazioni che svolgano funzioni sociali considerate importanti, fa nascere gruppi che si incaricano di funzioni simili o di stimolo per esse;
Presenza di una emergenza: si deve fare qualcosa per un problema, poi le persone si aggregano.

Altri Fattori: presenza di una persona carismatica che spinge o cerca altri e che "naturalmente" li aggrega.
La presenza infatti di una persona che abbia caratteristiche di "capo" aiuta la formazione di un gruppo.

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