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Il poeta di Tresnuraghes

Il poeta

La fama

Il suo nome era Sebastiano Moretti Cadoni di Tresnuraghes, ma le memorabili sfide sui palchi di tutta la Sardegna (che per oltre trent'anni lo videro come uno dei protagonisti principali) lo resero celebre con l'affettuoso appellativo di Pitanu. Era un improvvisatore dalle eccellenti qualità artistiche: P. Pillonca ricorda l'ammirazione di Remundu Piras (uno dei nostri più grandi poeti estemporanei) nel descrivere "le qualità mimiche di Moretti, che ne facevano un attore consumato", un poeta "de geniu", dalla simpatia naturale. Pitanu sapeva passare, cogliendo l'umore della "piazza" e le debolezze degli avversari, dalla comicità alla satira, dall'ironia veloce e pungente all'approfondimento pacato intorno ai più seri e profundos ideales.

Da buon teatrante qual'era, sapeva che quando gli spettatori iniziavano a sonnecchiare per l'ora tarda o ad innervosirsi per il troppo caldo o per il freddo, il modo migliore di scuoterli o renderli di buon umore era quello di attaccare il clero. "Se c'era da sceneggiare la cacciata dal paradiso terrestre, il ruolo a lui più consono era quello del serpente " (G.M. Muroni), ma Pitanu era soprattutto apprezzato ed ammirato per la sua capacità di riflessione su argomenti impegnativi. Infatti, un'ottava apocrifa degli anni venti, cita i sette "astri" della poesia orale sarda, riservando a Moretti sa serrada (la chiusura della strofa):

Sigundu su criteriu ‘e sa giuria
cren in Cubeddu unu lùghidu astru,
in Testone potente poesia,
s’eleganzia e su gèniu in Pirastru,
s’elocuenzia in Antonandria,
in Contene s’artista e veru mastru,
Farina pro satìras geniales,
Moretti pro profundos ideales.

A giudizio degli intenditori
Si riconosce in Cubeddu un fulgido astro,
In Testoni una poesia adamantina,
In Pirastru eleganza e simpatia,
Eloquenza in Antoniandria (Cucca)
In Contini il maestro e l’artista
In Farina le satire geniali
In Moretti i profondi ideali.


Non è probabilmente un caso che Moretti sia citato nel distico finale: gli ultimi due versi generalmente costituiscono la chiave di volta delle ottave, in quanto spesso contengono la parte rilevante del ragionamento, quella che dà significato all'intera strofa. Moretti era infatti, a giudizio degli estimatori di poesia, l'improvvisatore in assoluto più capace di affrontare in profondità un ragionamento in versi. Le sue opere testimoniano da sole la sua reale levatura poetica, riconosciuta ampiamente anche dai colleghi. Egli stesso era cosciente delle proprie capacità, tanto che in una gara poetica, rivolgendosi ai cinque avversari (tra i quali figurava un altro grande improvvisatore, Gavino Contini) disse:

Caru populu meu, cunsidera
e faghe a su chi naro atenzione :
bator frommijas e unu muscone
non poden trasinare una pantera!
Deo ‘isto in mesu ‘e una leonera
ca no so timorosu che anzone.
Però si ‘ogat sas forzas Pitanu
manc’unu ‘iu che nd’ at a manzanu!

Caro popolo mio considera
Quel che dico con attenzione
Quattro formiche ed un moscone
Non posson sopraffare una pantera
Io vivo assieme a dei leoni,
Non sono un’agnello che ha paura!
Se si libera la forza di Pitanu
Per l’alba saranno tutti morti.

Si può dire che il poeta stava a metà strada tra la cultura italiana e la cultura popolare, poiché i suoi versi hanno avuto un notevole valore didattico: hanno consentito ad un ambiente poco scolarizzato, e di formazione contadina, di conoscere vari fatti storici riguardanti l'isola, personaggi della storia e della mitologia e di aggiornarsi su alcuni importanti temi sociali e di attualità. Per via del carattere "orale" della poesia sarda (i versi molto spesso erano associati al canto) il pubblico, in gran parte illetterato, poteva assimilare gran parte dei contenuti sviluppati dagli improvvisatori.

L’improvvisatore

Una cosa è certa: Pitanu era un avversario temutissimo nelle dispute poetiche, soprattutto prima del 1908 (quando il premio veniva assegnato solo al vincitore) probabilmente perché, per il suo tempo, era un improvvisatore all'avanguardia rispetto ai colleghi. Pur essendo svantaggiato, rispetto agli altri poeti estemporanei, per la voce (piuttosto debole rispetto alla media)poteva vantare l'esperienza della lotta operaia,che nessun'altro improvvisatore professionale aveva, e che gli permetteva di sostanziare i suoi discorsi di contenuti sconosciuti ai colleghi rivali. Aveva, in più, anche gli studi al seminario, e tutto ciò contribuiva a renderlo "differente" dagli altri improvvisatori del suo tempo, molti dei quali non avevano avuto la possibilità di studiare. Aveva circa trent'anni, quando vennero istituite le prime gare poetiche a premio, a cui partecipò quasi sempre accompagnato dagli amici Antonio Luigi Caria e Giovanni Capellu (quest'ultimo non vedente ma dalla memoria straordinaria: era in grado di memorizzare le ottave improvvisate da Pitanu nelle gare e, per dodici anni dopo la morte del poeta, continuò a ricordarne i versi). Le cronache dei giornali dell'epoca attestano che Moretti, già nel 1905, era considerato uno dei maggiori astri della poesia estemporanea e la fama di cui allora godeva se l'era meritatamente conquistata sui palchi. Tuttavia, negli anni successivi, non sempre veniva riconosciuto il suo valore dalle giurie, e non sempre veniva invitato dai comitati organizzatori, per l'invidia di molti colleghi.

I versi scritti.

Tra i poeti estemporanei era uno dei migliori, ma voleva avere anche la palma del miglior poeta "a tavolino"; attraverso una continua ricerca lessicale e sonora, si spinse verso un virtuosismo formale spesso esasperato, con costruzioni metriche sempre più elaborate e complesse, sfidando i poeti contemporanei a fare altrettanto. Negli anni Venti inventò sa moda, un nuovo tipo di componimento da cantare alla fine delle gare poetiche, avente come "tema" la rievocazione della vita di un santo, nella quale, come scrive G.M. Muroni "ogni possibile ordine sintattico normale è, se non distrutto, sospeso per lasciare il posto ad una scomposizione radicale della lingua-sintassi, sospinta ai bordi dell'allucinazione inconscia".

Le tematiche

I temi affrontati in versi da Moretti sono particolarmente vari e risulta molto difficile una catalogazione : bisogna ricordare che il poeta di Tresnuraghes era innanzitutto un improvvisatore, e come tale, doveva continuamente misurarsi con i vari temi che aveva in sorte nelle gare poetiche. Si trattava comunque di argomenti che avevano spesso a che fare con l'esperienza reale (ad esempio La prepotenza - Il diritto, Famiglia con figli - Famiglia senza figli), e che davano modo ai poeti, di confrontarsi in profonde riflessioni morali. L'aderenza alla vita concreta, caratterizza anche la maggior parte dei versi scritti di Moretti: basti pensare alle opere politiche, manifestazioni di quella che è l'indignazione del poeta per la situazione politica sarda, oppure alle sue stesse vicende personali, narrate in S'Esule. Se poi si considerano anche le numerosissime corrispondenze epistolari (in seguito pubblicate), si può tranquillamente affermare che l'attività poetica del poeta di Tresnuraghes investiva l'intera esperienza umana.

Ultimo aggiornamento: 21/08/03

- Realizzato da Francesco Cadoni -