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Il poeta di Tresnuraghes

L'uomo

“S’esordiu”

Sebastiano Moretti nacque alle 8 di sera del tre giugno 1868. Il padre, Antonio Moretti, d’accordo con Maria Marchesa Cadoni, la madre, decisero di dargli lo stesso nome del nonno: Sebastiano. Dunque per ricordare Pitanu Morete su ‘ezzu, a Tresnuraghes c’erano Sebastiano Moretti Cadoni (il poeta) e Sebastiano Moretti Caria (il cugino). "Il poeta, probabilmente geloso del fatto che la sua fama potesse passare al cugino, inizialmente firmava i propri componimenti con il nome per esteso: Sebastiano Moretti Cadoni" (Masala-Ena).

I Moretti, giunsero in origine da Magomadas a Tresnuraghes, poichè svolgevano l’attività di mugnai, e i mugnai stavano dove c’era l’acqua: nei pressi del Riu Mannu, tra Cuglieri e Tresnuraghes. Da piccolo Sebastiano, svolse l’attività di mugnaio aiutando il padre: ogni mattina andava con il cavallo a ritirare la molenda nelle case. Questo lavoro, che lo portava di casa in casa, lo rese estroverso, e Pitanu strinse buoni rapporti con molti giovani della zona. Il lavoro non era il suo forte e con il padre lavorava sempre controvoglia, poichè preferiva l’"allegra compagnia" degli amici.

Gli studi

Pitanu si diede sempre l’importanza di uomo istruito, e dai i suoi colleghi poeti era ritenuto uomo di cultura. Frequentò la scuola elementare sotto la direzione di don Battista Peralta, parroco di Tresnuraghes, dopo di ché lasciò il suo paese natìo per studiare al Seminario di Bosa. Scrive G.M.Muroni: “Il vescovo Eugenio Canu, che nel seminario credeva fermamente per la elevazione di un clero ancora troppo incolto, vi aveva profuso un clima di grande fervore culturale e soprattutto di rivendicazione della "sardità"; era addirittura disposto a sostenere, anche con un intervento economico personale, i giovani più bisognosi. In seminario si studiava grammatica italiana, latina e greca, letteratura e filosofia. La poesia, nella quale lo stesso vescovo si dilettava, vi era tenuta in gran conto e i giovani si cimentavano in composizioni ardite, sofisticate, più tecniche che poetiche, ma comunque interessanti per le nuove prospettive che offrivano, soprattutto all'uso della lingua sarda. In questo clima Sebastiano Moretti ricevette la sua prima formazione poetica. Se non per l'intero corso ginnasiale, almeno per alcuni anni".

Gli anni difficili

Abbandonato il seminario, Pitanu rientrò a Tresnuraghes e si dedicò interamente alla lettura e allo studio delle opere dei più apprezzati poeti sardi . Per oltre quindici anni cercò “bonos impiegos”, ovvero una sistemazione impiegatizia a Tresnuraghes ma non riuscì ad ottenerla, poiché quelli che lui definiva “bruttos pegos”, ovvero pessimi elementi, glielo impedirono “a forza de ricursos”. Per quale motivo? Pitanu era ferocemente anticlericale al punto da essere accusato di ateismo, “prediligeva nelle gare i ruoli più dissacratori e anticonformistici. In realtà non era ateo ed il suo anticlericalismo, più che a motivi ideologici, va riferito a quella tradizione secolare, che rendeva più simpatici e ascoltati i predicatori che tuonavano contro i peccati del clero” (G. M. Muroni). Ma con il suo atteggiamento, si procurò le inimicizie di alcuni compaesani, che inizialmente cercarono di boicottarlo e successivamente di demolirlo dal punto di vista psicologico e morale, facendo circolare una canzonetta diffamatoria e accusandolo di esserne l'autore. La vicenda finì in tribunale e Pitanu riuscì a dimostrare la propria innocenza, ma a Tresnuraghes la vita gli fu resa impossibile e non gli rimase che la via dell'esilio volontario nell’Iglesiente, alla ricerca di un lavoro per sopravvivere.

In miniera

La zona delle miniere di piombo e zinco dell’Iglesiente, nonostante il regime di sfruttamento cui erano sottoposti i minatori, offriva un lavoro ed un reddito sicuri. Pitanu venne probabilmente assunto nella miniera di S.Giovanni, nei pressi di Gonnesa nel 1899. Il lavoro era particolarmente duro, soprattutto per gli operai sardi, ed i salari piuttosto bassi. Vivendo a diretto contatto con l’ingiustizia e lo sfruttamento, comprese l’importanza della solidarietà umana e sostenne la battaglia socialista di Giuseppe Cavallera, componendo un poemetto in cui ne sintetizzò il programma: Su gridu de su Minadore. Su un punto il poeta non ebbe mai dubbi: ad iniziare da quest'opera per finire a Sa campana Sarda Moretti, sostenne la necessità di combattere con il voto e con l’unità dei lavoratori, senza rivolte violente che portano spesso solo reazione e sangue.

Ad Iglesias, connobbe Maria Antonia Sanna, originaria di Abbasanta, con la quale si sposò nel 1901. La nascita di un figlio non servì a rendere duratura l’unione: si separarono dopo pochi anni. Gli ultimi anni di lavoro in miniera li visse a Montevecchio, negli anni 1912-13.

La maturità

Dal 1916 al 1919, lavorò come agente daziario ad Iglesias e ad Oristano, per poi tornare a Tresnuraghes, una volta riappacificato con i propri compaesani. Pitanu viveva dei proventi delle gare poetiche e degli opuscoli che riusciva a vendere. In occasione delle elezioni politiche del 1920 scrisse Sa campana sarda, un poemetto di 60 ottave in cui rese esplicita la propria simpatia per la battaglia "sardista", e in cui si possono ancora rintracciare gli echi del passato socialista-riformista di Moretti. Ciò può apparire contraddittorio, se si pensa che solo pochi anni più tardi, nel 1922, aderì al Partito Fascista, e nel 1923 compose Mussolini in Sardigna.

Trascorse il resto della sua vita a Tresnuraghes, spostandosi spesso in tutta l'isola per partecipare alle gare poetiche, finché morì il 24 aprile 1932.

Ultimo aggiornamento: 21/08/03

- Realizzato da Francesco Cadoni -