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Introduzione 
 

"Il problema del debito va analizzato prima di tutto partendo dalle sue origini. Quelli che ci hanno prestato il denaro sono gli stessi che ci hanno colonizzati, sono gli stessi che hanno per tanto tempo gestito i nostri stati e le nostre economie. Noi siamo estranei alla creazione di questo debito, dunque non dobbiamo pagarlo. Il debito, inoltre, è anche legato a meccanismi neocoloniali; i colonizzatori si sono trasformati in assistenti tecnici…. O dovremmo dire assassini tecnici, e ci hanno proposto dei meccanismi di finanziamento con i finanziatori. Non possiamo rimborsare il debito, né dobbiamo, non essendone responsabili. Non possiamo pagare il debito perché sono gli altri che hanno nei nostri confronti un debito che le più grandi ricchezze non potrebbero mai pagare, cioè il debito di sangue, il nostro sangue che è stato versato".

Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso, volle tentare lo sviluppo del suo paese rifiutando le imposizioni del sistema finanziario internazionale ma fu assassinato nel 1987 da un comando militare che prese il potere e che si uniformò alle direttive degli organismi finanziari internazionali.

 

Le vie attraverso le quali le forze economiche del Nord si arricchiscono alle spalle del Sud del mondo sono due:

 

*         La via del debito arricchisce soprattutto le banche; 

*         La via del controllo delle risorse e del lavoro (sfruttamento commerciale) arricchisce, prima di tutto, le multinazionali che dominano il commercio internazionale, ma anche le multinazionali che trasferiscono nel Sud del mondo le fasi di lavoro ad alto contenuto di mano d’opera.

 

Attraverso queste vie il Sud è letteralmente messo a soqquadro, a volte in maniera irrimediabile. Tuttavia, non tutta la gente del Sud è ugualmente danneggiata. Quando possono, le classi agiate locali stanno con i loro saccheggiatori per partecipare al bottino.

 

I veri sacrificati sono i nullatenenti, i braccianti, i contadini, gli artigiani, gli operai. Essi pagano con lo sfruttamento, con la perdita di terra, con la disoccupazione, con la diminuzione delle spese sociali. In una parola pagano con l’impoverimento.

 

 
 
 
 


Debito Estero

 

Nel rapporto fra Nord e Sud il debito è sempre esistito. Il Nord ha sempre avuto interesse a prestare soldi al Sud per avere indietro delle ordinazioni. I governi del Sud hanno sempre accettato di indebitarsi per avere del denaro da usare nei modi più disparati.

Prima del secondo conflitto mondiale i crediti internazionali a favore dei paesi sottosviluppati non erano elevati e passavano soprattutto attraverso il mercato obbligazionario, per il tramite del sistema bancario. Le obbligazioni emesse dai paesi debitori erano acquistate da privati residenti nei paesi occidentali; di conseguenza l’eventuale inadempienza dei debitori non metteva a rischio gli istituti di credito.

A partire dal dopoguerra è stato impossibile, anche per la crescita delle richieste di finanziamento, riattivare quel canale, e le banche hanno assunto il ruolo di creditori diretti nei riguardi dei paesi sottosviluppati. Se, infatti, nei primi decenni del dopoguerra il sistema bancario aveva concesso crediti nella misura del 30- 35 %, mentre la restante quota veniva coperta dagli organismi internazionali (fondo monetario internazionale e banca mondiale)e da governi dei paesi industrializzati, in seguito questa proporzione si è invertita. Ciò ha inciso sulla stabilità del sistema finanziario internazionale.

Quando, attorno alla prima metà degli anni ’80, è esplosa la crisi debitoria dei paesi sottosviluppati, molte banche di piccole e medie dimensioni che si erano esposte verso tali paesi, si sono trovati in grandi difficoltà. Diverse di esse sono fallite, mentre i maggiori istituiti di credito hanno iniziato da quel momento a cautelarsi contro il rischio di insolvibilità.

Nel dicembre del 1973 si verificò il primo shock petrolifero: i paesi arabi assunsero la decisione di limitare drasticamente l’offerta di petrolio e il suo prezzo subì un considerevole aumento. I saldi delle banche commerciali dei paesi arabi esportatori divennero fortemente attivi. Tali, però, anziché investire al proprio interno i proventi ottenuti, li riversarono nelle banche occidentali.

Queste ultime, venendosi a trovare in una consistente condizione di liquidità, largheggiarono nella concessione di prestiti ai paesi sottosviluppati, praticando condizioni particolarmente favorevoli.   Dopo la metà degli anni ’70 i tassi di interesse iniziarono a crescere, anche in seguito alla politica monetaria restrittiva attuata in quegli anni dai paesi occidentali, caratterizzata da una contrazione delle importazioni di materie prime e prodotti di base. Ha avuto l’effetto combinato di bruciare l’inizio dello sviluppo dei paesi debitori, molti dei quali sono stati costretti a rinegoziare i prestiti per ottenere ulteriori prestiti al fine di pagare gli interessi sui debiti precedentemente contratti, in una spirale perversa che li ha impauriti sempre più.

 

Dalla fine degli anni ’70 i crediti autorizzati dal fondo monetario internazionali sono stati concessi soltanto dietro sottoscrizione da parte dei paesi debitori di un impegno formale di risanamento dei propri compiti interni e con l’estero, denominato lettera di intenti.

Le conseguenze delle politiche di aggiustamento forzate hanno condotto a un aumento delle tensioni sociali, a maggiori disuguaglianze nella ripartizione dei redditi, alla cessione di molte imprese locali a multinazionali estere e, infine, a orientare la produzione secondo le esigenze delle esportazioni del mercato interno.

Nel 1982 esplodeva la crisi debitoria, con la cosiddetta moratoria del debito da parte del Messico. Questo paese dichiara di non potere pagare gli interessi sul debito. Da allora le condizioni per l’ottenimento dei prestiti si sono fatte più rigide e selettive, mantenendosi tali anche dopo il rientro della decisione del Messico in seguito alla rinegoziazione del suo debito.

 

Le ragioni che hanno spinto le banche a offrire capitali al Sud sono chiare; ma perché i governi del Sud hanno accettato di indebitarsi così pesantemente?

Anche se la situazione varia da paese a paese, schematicamente possiamo dire che i governanti del Sud sono stati animati da due scopi contrapposti: da un lato avviare i loro paesi sulla strada della crescita industriale e dall’altro ottenere vantaggi personali, sia finanziando i bilanci pubblici, perennemente in deficit, perché gestiti in maniera disonesta, si acquistando armi, sia rubando. In effetti buona parte dei soldi prestati sono finiti direttamente nelle tasche dei governanti e degli imprenditori del Sud, o meglio sui loro conti all’estero aperti presso le stesse banche che effettuavano i prestiti. Ma anche le spese fatte per rafforzare la struttura economica dei loro paesi sono miseramente fallite, soprattutto perché si basavano su una concezione pericolosa ed errata dello sviluppo.

Tuttavia, all’inizio, l’indebitamento non sembrava una scelta sbagliata. Anzi  pareva un affare, perché negli anni ’70 il vento sembrava soffiare a favore dei paesi del Sud. Sul mercato i tassi di interesse erano molto bassi, addirittura inferiori all’inflazione e i prezzi delle materie prime, principale fonte di valuta estera per i paesi del Sud, sembravano garantire entrate sicure, perché erano alti. Insomma tutti pensavano che il debito sarebbe state stato abbastanza facile da ripagare.

 

 

 

 

 

Il commercio equo e solidale

 

L’idea del Commercio Equo e Solidale  nasce dalla consapevolezza delle ingiustizie che caratterizzano i rapporti commerciali tra Nord e Sud del mondo e che contribuiscono a continuare la subordinazione economica e politica dei Paesi in via di sviluppo.

 

Il Commercio equo si fonda principalmente su quattro pilastri:

 

1.      Importazione diretta dei prodotti artigianali o alimentari: in modo da evitare intermediazioni con fini di lucro;

2.      Pagamento di prezzi equi sempre superiori ai prezzi di mercato;

3.      Pre-finanziamento, ovvero pagamento anticipato delle merci;

4.      Assoluta trasparenza nella formazione del prezzo finale;

 

 

 

Principi e obiettivi del commercio equo e solidale

 

Il principio di fondo su cui si regge il commercio equo e solidale è di garantire ai produttori del Sud del mondo il giusto compenso per il loro lavoro attraverso la distribuzione di prodotti comprati direttamente dai contadini e dagli artigiani in modo tale da permettere loro di beneficare di tutto il prezzo pagato. Inoltre, vi sono altri obbiettivi correlati che non hanno minore importanza. Gli obbiettivi del Commercio Equo li potremmo sintetizzare nei seguenti punti:

 

*   Favorire il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori; 

*   Migliorare le loro condizioni di lavoro; 

*   Evitare forme di lavoro nero e sfruttamento di bambini e di donne; 

*   Promozione di regole di corretto comportamento nel campo della concorrenza internazionale; 

*    Sollecitare in modi diversi le multinazionali a recepire le proprie responsabilità in rapporto ai loro investimenti e alle loro attività sia al Nord che al Sud; 

*   Rispetto della cultura di origine dei produttori e delle risorse della terra.

*   Acquistare i prodotti direttamente dalle cooperative di contadini , agricoltori, artigiani, tessitori ecc. ecc.

*   Garantire per l'acquisto dei prodotti un prezzo adeguato deciso insieme con i medesimi produttori in base ai costi reali di produzione, includendo un margine per gli investimenti in progetti sociali autogestiti.

*   Favorire l'acquisto delle materie prime attraverso il pagamento anticipato  delle merci.

*   Aiutare i produttori a sviluppare e migliorare le proprie tecniche di produzione nel rispetto delle tradizioni locali

 

In questo senso, il Commercio Equo vuole, non solo che si garantisca il diritto alla libera circolazione delle merci, ma vengano anche rispettati i diritti umani, sociali e culturali di ogni uomo e il diritto di tutti ad uno sviluppo realmente sostenibile.

 

 

 

 

 

I prodotti del commercio equo e solidale

 

Nelle Botteghe del Mondo, ovvero nei punti vendita del circuito del Commercio Equo e Solidale, potete trovare una vastissima gamma di prodotti alimentari ed oggetti di artigianato, per il vostro consumo personale e per ogni genere di regalo originale.

 

Questi prodotti vengono importati da 33 paesi dell'Africa, America Latina e Asia. Oltre 100 progetti offrono a decine di migliaia di produttori del sud del mondo occupazione e possibilita' di organizzarsi, costituendo per i medesimi una concreta alternativa allo sfruttamento.

Tutti i manufatti sono frutto delle tradizionali lavorazioni locali e fabbricati con materie prime locali e rinnovabili. Le produzioni alimentari destinate all'esportazione non incidono sulle produzioni di derrate agricole primarie destinate all'autoconsumo.

 

 

 

L' Ambiente

La manifattura dei prodotti avviene utilizzando materie prime locali e rinnovabili.Il consumo energetico per affrontare la produzione ed il trasporto delle materie finite viene attentamente valutato sotto il profilo ambientale.

Vengono innanzitutto promosse le lavorazioni che rispettano la cultura locale e che utilizzano tecnologie appropriate ai paesi di produzione.

Nell'ambito delle culture agricole sono preferite quelle di tipo organico-biologico, nel rispetto dell'ambiente e dei consumatori.

 

 

 

 

La Banca Etica

 

Per molti anni le associazioni, le cooperative e le molteplici realtà del non-profit hanno cercato invano istituti di credito che potessero finanziare i loro progetti senza tassi d'usura o garanzie di valore anche dieci volte superiore al finanziamento richiesto. Quale banca, sino a pochi mesi fa, avrebbe concesso finanziamenti ad una cooperativa che si occupa di soggetti svantaggiati nella Locride? E quale istituto di credito avrebbe garantito ai propri risparmiatori di investire i loro risparmi solo ed esclusivamente in progetti a favore del rispetto e della tutela dei diritti umani, della salvaguardia dell'ambiente, della pace, della giustizia e della solidarietà?

Dall’8 Marzo 1999 in Italia Banca Etica fa entrambe le cose: finanzia progetti nati per iniziativa di realtà non profit e allo stesso tempo offre partecipazione, trasparenza e controllo ai propri clienti. Per creare Banca Etica moltissime persone e molte associazioni si sono date da fare per oltre tre anni, mettendoci e rischiando del proprio, generando in Italia un fenomeno altamente innovativo: la creazione di un istituto di credito in grado di operare con le normali garanzie di altre banche ma allo stesso tempo sostanzialmente diverso e unico per le finalità e per la trasparenza assoluta in ogni sua fase. Ora che Banca Etica esiste non è più possibile voltarsi da un'altra parte, trovare scuse per continuare a credere che il denaro non ha odore, non essere consci di quanto sia importante - se davvero crediamo nella possibilità di una società migliore - l'utilizzo che viene fatto degli strumenti finanziari.

 

 

 

L'idea di Banca Etica

 

Una banca intesa come punto di incontro tra risparmiatori, che condividono l’esigenza di una più consapevole e responsabile gestione del proprio denaro, e le iniziative socio - economiche che si ispirano ai principi di un modello di sviluppo umano e sociale sostenibile, ove la produzione della ricchezza e la sua distribuzione siano fondati sui valori della solidarietà, della responsabilità civile e della realizzazione del bene comune.

 

 

Principi di Banca Etica

I principi fondamentali su cui si basa il progetto Banca Etica sono gli stessi che hanno ispirato il movimento delle MAG (Mutua AutoGestione), e sono:

*       la partecipazione dei soci,

*       la possibilità di orientare il proprio risparmio verso progetti con finalità   sociali,

*       il sostegno di iniziative socio - economiche senza scopo di lucro,

*       l’uso di garanzie non basate esclusivamente sul patrimonio ma sulla  fiducia nelle persone e nei progetti.

La società si propone di gestire le risorse finanziarie di famiglie, donne, uomini, organizzazioni, società di ogni tipo ed enti, orientando i loro risparmi verso le iniziative socio economiche che perseguono finalità sociali e che operano nel pieno rispetto della dignità umana e della natura.

 

Banca Etica si propone di svolgere inoltre una funzione educativa nei confronti del risparmiatore e del beneficiario del credito, responsabilizzando il primo a conoscere la destinazione e le modalità di impiego del suo denaro e stimolando il secondo a sviluppare con responsabilità progettuale la sua autonomia e capacità imprenditoriale.

 

 

 

A chi vanno i finanziamenti di banca etica

 

Il risparmiatore ha la possibilità di indicare la propria preferenza nella destinazione dei fondi, scegliendo i quattro settori che la banca ha individuato:

 

*       Cooperazione sociale: assistenza alle persone che vivono in situazioni di disagio fisico – psichico; servizi di prevenzione e di educazione sanitaria non offerti dalle strutture pubbliche; lotta all’esclusione sociale; inserimento lavorativo di soggetti deboli. 

*       Cooperazione internazionale: commercio equo e solidale con i paesi poveri del mondo, microcredito, volontariato internazionale. 

*       Ambiente: attività di salvaguardia della natura e di beni culturali, produzione di tecnologie a basso impatto ambientale e di materiali ecologici. 

*       Cultura e società civile: attività culturali e sportive che favoriscono l’aggregazione tra le persone, iniziative di riqualificazione personale.

 

 

 

 Sviluppo e Sottosviluppo

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