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Cause della globalizzazione

 

A partire dalla seconda metà del Novecento alcune trasformazioni radicali, o addirittura rivoluzionarie, hanno coinvolto i mezzi e i sistemi di trasporto e di comunicazione. Questi cambiamenti sono riconosciuti dagli economisti come fattori di fondamentale importanza per l’attivarsi del processo di globalizzazione.

RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI:

Uno dei principali fattori alla base della globalizzazione è la rivoluzione dei trasporti, avvenuta dagli anni Cinquanta con l’affermarsi di nuovi mezzi e tecniche: il container ha reso possibile il trasporto intermondiale basato sull’integrazione di più vettori, a ciò ne conseguente un vantaggio rispetto al tempo e ai costi. Di conseguenza a questa innovazione sono nati i landbridge: percorsi ferrovieri che attraversano i continenti per trasferire i container da un porto all’altro. Tutti questi mezzi sono gestiti da reti di computer, per i treni, e da reti di satelliti per le rotte marittime.

Un altro mezzo di trasporto sempre più di crescente utilizzo è l’aereo; gli aeroporti, infatti, rappresentano un’infrastruttura importante nelle scelte di localizzazione industriale.Tutte queste nuove tecniche hanno agevolato un DECENTRAMENTO PRODUTTIVO delle imprese.

 

LE TELECOMUNICAZIONI

Anche il settore delle telecomunicazioni è molto importante nel processo della globalizzazione, in quanto le trasmissioni delle informazioni sono sempre più rapide e diffuse.

L’utilizzo del satellite permette di trasmettere immagini e notizie in tempo reale, così come i fax e la posta elettronica annullano i tempi di trasmissione di documenti. Un nuovo materiale utilizzato in questo campo sono le fibre ottiche, le quali segnano un continuo evolversi della tecnologia.

Tutte queste innovazioni favoriscono la possibilità di comunicazione senza uno spostamento fisico e rendono piccolo il pianeta diffondendo un modello culturale egemonico.

 

LA TELEMATICA E I SETTORI PRODUTTIVI

La nostra società è detta società dell’informazione, in quanto l’informazione oggi è il motore economico del modo industrializzato. La diffusione di mezzi telematici rende facile l’organizzazione di imprese lontane e un flusso immateriale di informazioni e denaro da una parte all’altra del pianeta. Internet è il sistema più diffuso di comunicazione e di scambio culturale.

 

 

 

Le Multinazionali

Le imprese multinazionali moderne nascono durante la seconda metà del XIX secolo negli Stati Uniti e in Europa per commercializzare alcuni prodotti agricoli di piantagione e per rifornire di materie prime i paesi industrializzati. Con il tempo consolidano la loro presenza diretta nel paese straniero, aprendo dapprima filiali di vendita per i propri prodotti, e in seguito installandovi impianti manifatturieri che producono gli stessi beni forniti in precedenza dalla società madre.

Nel ‘900, dopo la seconda guerra mondiale, queste aziende iniziano ad operare nei paesi in via di sviluppo, attratte in particolar modo dai bassi costi di produzione. Si sviluppano in maniera più rilevante dapprima negli Stati Uniti e negli anni ’70 in Europa e in Giappone. In questi ultimi decenni gruppi multinazionali sono noti anche in paesi emergenti che operano sia in regioni confinanti, sia in alcune delle regioni più industrializzate.

Le multinazionali sono imprese presenti sul mercato mondiale con organizzazioni produttive in diversi paesi, sotto la loro direzione lavorano migliaia di dipendenti e riescono a realizzare fatturati più elevati anche di stati ricchi di medie dimensioni come il Belgio o l’Austria, hanno infine un’elevata specializzazione nelle varie funzioni interne.

All’interno del gruppo si distinguono la società proprietaria di tutto, che si chiama “casa madre”, e quelle da essa controllate che si chiamano “filiali”. Alla casa madre sono riservate le decisioni più importanti, mentre la produzione viene in gran parte effettuata nelle filiali situate all’estero.

Le ragioni di una così ampia diffusione di questa forma d’impresa sono molteplici, e ad esse fa capo il fatto che sono aziende dislocate in diversi stati. Possono così avere gli impianti produttivi negli stati dove il costo del lavoro è più basso e dove le organizzazioni sindacali sono più deboli, vendere i prodotti nei mercati dove i prezzi sono più alti, pagare le tasse negli stati dove le imposte sono più basse e aggirare poi l’ostacolo delle barriere doganali. Godono infine, di una riduzione dei rischi in quanto possono compensare eventuali perdite conseguite in un mercato di un paese con il guadagno su un altro mercato.

Parallelamente a questi vantaggi bisogna evidenziare le condizioni degli stati ospitanti: la globalizzazione può giovare a loro, poiché vi si diffondono tecnologie che favoriscono la modernizzazione; bisogna però ricordare che le multinazionali hanno un grosso potere, determinato dagli alti fatturati, che può condizionare negativamente politiche economiche degli stati con una debole struttura economica.

Chiquita, Del Monte, Nestlé, Philip Morris, Eni... I loro nomi sono famigliari; sono loro a controllare a tutti i livelli, dalla produzione alla commercializzazione, ogni prodotto che proviene dal sud del mondo. Per dare un’idea del loro peso sull’economia mondiale basta dire che hanno alle dipendenze 73 milioni di lavoratori e che il loro volume d’affari corrisponde a circa la metà del prodotto mondiale (alcune di esse, addirittura, hanno fatturati superiori al prodotto nazionale di alcuni Stati europei). I modi con cui le multinazionali si arricchiscono “alle spalle” dei paesi in via di sviluppo varia da prodotto a prodotto. La Chiquita, per esempio, maltratta i 38 mila braccianti che lavorano nei suoi 144 mila acri di piantagioni di banane e rifiuta di pagare loro lo stipendio adeguato. La Del Monte, invece, recinta i campi di ananas con il filo spinato e ordina ai custodi di sorvegliare i lavoratori e di “sparare a vista” se qualcuno di loro tenta di fuggire.

 

Il grafico mostra il fatturato annuo (in milioni di dollari) nel 1995 di alcune delle maggiori società multinazionali nel settore alimentare

Il grafico mostra il confronto tra il fatturato annuo (miliardi di dollari) nel 1995 di alcune società e il Prodotto Nazionale Lordo di alcuni Paesi

 

 

 

 

Il potere del consumatore

 

Ogni volta che andiamo a fare la spesa ricordiamoci che siamo noi i potenti mentre le imprese sono in una posizione di profonda dipendenza dal nostro comportamento di consumatori.

Infatti le imprese ci bombardano di slogan e pubblicità per tentare di dominare la nostra volontà, proprio per questo dobbiamo riappropriarci della nostra volontà decisionale e valutare il nostro potere di far salire o scendere i profitti delle imprese. Questo piccolo potere di ogni singolo consumatore moltiplicato per milioni di persone può davvero condizionare le imprese.

Gli strumenti d disposizione del consumatore per fare ciò sono: il boicottaggio e il consumo critico.

 

 

 

Il boicottaggio

 

ETIMOLOGIA STORICA: 

Il termine deriva dal nome del capitano Charles Cunninghan Boycott, un prepotente proprietario terriero inglese del 1800. I contadini che lavoravano sotto di lui subivano soprusi: le condizioni di lavoro e il salario erano da fame, le terre venivano confiscate; i lavoratori cercarono di farsi forza attraverso varie strategie: riunendosi in una “Lega della terra”, interrompendo i rapporti con Boycott e la sua famiglia. Infine un ufficiale del reverendo  O’Malley in un discorso esortò la popolazione a comportarsi con Boycott come la regina di’Inghilterra si comportava verso i contadini. Così, in seguitò, un giornalista coniò il verbo “boicottare”. 

 

SIGNIFICATO: 

Per migliorare le condizioni dei lavoratori  bisogna agire contemporaneamente sulle imprese e sui governi. Le primi perché sono responsabili del lavoro in fabbrica e dei salari, mentre i secondi regolano i sindacali e la sicurezza sociale. Possiamo protestare attraverso il voto, le denuncie, le manifestazioni e lo sciopero.

 

 

 

 

CODICE DI CONDOTTA MODELLO

 

Ecco i diritti che dovrebbero essere garantiti dai codici di comportamento delle multinazionali ai lavoratori:

 

1.    Libertà di associazione e di contrazione collettiva.

2.    Pari opportunità. Le condizioni dell’assunzione devono essere uguali per tutti i lavoratori.

3.    Salari dignitosi: devono essere sufficienti per soddisfare i bisogni di base di una famiglia.

4.    Orari di lavoro. Ore settimanali non devono superare le 48 e le 12 di straordinarie volontarie, ci devono essere un minimo di tre settimane di ferie all’anno e 24 ore consecutiva di riposo alla settimana.

5.    Igiene e sicurezza. Devono essere rispettate le norme; i vestiti da lavoro e le eventuali attrezzature protettive devono essere fornite gratuitamente al lavoratore.

6.    Garanzia del posto di lavoro. Rispetto per i contratti di lavoro.

7.    Previdenza sociale. Le aziende devono garantire coperture adeguate assicurative e di previdenza sociale.

8.    Lavoro dei bambini. Le aziende devono rispettare i limiti d’età dei lavoratori.

9.    Lavoro forzato. Il lavoro forzato è vietato in qualsiasi forma.

10. Osservanza. L’attuazione del codice di comportamento deve essere         controllato da un organismo indipendente a cui è stato conferito il           mandato; il codice deve essere esposto bene in vista nei luoghi di           lavoro.

   

 

 

Il consumo critico

 

SCOTT PAPER COMPANY:

Nel 1989 ci fu un boicottaggio contro la multinazionale Scott Paper Company, in quanto il progetto della stessa consisteva nell’abbattimento della foresta indonesiana per rimpiazzarla con una vasta piantagione di eucalipti da utilizzare poi per la produzione di carta igienica e tovaglioli di carta. Tutto ciò senza tener conto dei danni ambientali e del destino di 15.000 tribali Auyu, i quali vivono cacciando nella foresta.

A questo si è opposta la Survival International minacciando la Scott di un boicottaggio con l’approvazione di migliaia di persone. 

 

NESTLE':

Un boicottaggio in corso è quello contro la Nestlè, in quanto promuove nel Sud del mondo l’uso di latte in polvere, nonostante sia ben noto che in quei paesi l’allattamento artificiale uccide una strage di bambini (quasi tre al minuto).

  

MITSUBISHI:

Un altro boicottaggio in corso è quello contro la Mitsubishi, perché è la più grande multinazionale che abbatte e commercia legno tropicale proveniente dalle foreste asiatiche e sudamericane. Queste operazioni procedono senza interruzioni 24 ore su 24.

 

 

  

 

Altre campagne in atto

 

DEL MONTE:

produttore in particolare di ananas in scatola, accusato per esproprio delle terre, sfruttamento dei contadini ed inquinamento da pesticidi nelle Filippine. 

 

MONTEDISON:

produttore in particolare del zucchero Eridania e Interzuccheri, ritenuta responsabile della distruzione della fascia dell’ozono, in quanto unica impresa ad utilizzare gas detti clorofluorocarburi.

   

NIKE:

Produttore di articoli sportivi, accusato per violazione del salario minimo, per lavoro in condizioni disumane in Indonesia e sfruttamento di bambini.

 

NORVEGIA:

Produttore di merluzzo, accusato per la riapertura della caccia alle balene.

 

PEPSICO:

Produttore di bibite, accusato per relazioni commerciali con un regime dittatoriale.

 

PHILIPS MORRIS:

Produttore di sigarette, accusato per sfruttamento nelle piantagioni e pubblicità aggressiva per il fumo.

 

UNILEVER:

Produttore di tè Lipton, accusato per salari da fame e per condizioni indecenti di lavoro.

 

 

 

 

Multinazionali da preferire

 

LEVI’S:

ha adottato un codice di condotta mondiale e si è rifiutata di cooperare con regimi totalitari o di insediare aziende dove le condizioni di lavoro non sono garantite.

 

RUGMARK:

Marchio di certificazione, in quanto attesta che,ad esempio i tappeti indiani, sono stati prodotti senza il lavoro di bambini sotto i 14 anni.

LAV:

segnala i cosmetici e detersivi, in quanto “liberi da crudeltà” verso animali.

 

 

 

 

Esempi di prodotti da evitare

 

ALIMENTARI:

PASTA: Buitoni (Nestlè)

BRODO: Maggi (Nestlè)

SUGHI:salsa di pomodoro (Del monte)

PIZZA: Catari(Del Monte)

SALUMI: Vismara (Nestlè) Neuroni (Kraft – Philips Morrits)

SURGELATI: Findus (Nestlè) Surgela (Nestlè) Mare fresco (Nestlè)

VERDURA:verdura in scatola (Del monte)

FORMAGGI: Locatelli (Nestlè) Milkana (Uniliver)

FRUTTA: frutta in scatola (Del Monte e Dole)

DOLCI: Glax, Kit Kat, Lion………(Nestlè)

CIOCCOLATO: Perugina (Nestlè)

GELATI: Motta, Alemagna, Antica gelateria del corso (Nestlè)

CAFFE’, TE’ E SIMILI: Nescafè, Nesquik…. (Nestlè)

ZUCCHERO: Eridania, Interzuccheri (Montedison)

ACQUA MINERALE: Acqua Vera e San Bernardo (Nestlè)

BEVANDE: Succhi di frutta (Del Monte), Pepsi-Cola (Pepsico’)

OLIO: Sasso (Nestlè) Carapelli (Montedison) Bertolli (Unilever)

MARGARINA E MAIONESE: Maya (Uniliver) Calvè (Uniliver)

 

PRODOTTI PER LA CASA:

Uniliver, Coccolino, Bio Presto, Svelto, Cif, Lysoform, Dove, Rexona, Mentadent

 

 

 

Mercato equo e solidale

 

COS'E':

Lo scopo del Commercio Equo e Solidale (CE&S) è di liberare i contadini del Sud del mondo, che producono per il Nord, dallo sfruttamento e dalle speculazioni tessute dai commercianti locali ed internazionali. La soluzione proposta è di distribuire prodotti comprati direttamente da contadini e artigiani, in modo da far goder loro tutto il prezzo pagato.

 

LA SUA NASCITA:

Questa organizzazione nacque in Olanda circa trent’anni fa, da organismi che volevano instaurare relazioni più eque tra Nord e Sud del mondo. La difficoltà di farsi forza, di fronte enormi potenze, fu molto pesante e quindi l’idea fu un’iniziativa commerciale di segno opposto alle multinazionali, per concretizzare i risultati. Così si formarono cooperative e sull’esempio dell’Olanda molti paesi seguirono.

IL SUO SVILUPPO:

Il problema secondo fu quello di come fare arrivare i prodotti della CE&S ai consumatori. L’ideale sarebbe stato tramite i supermercati ma ciò non era concesso quindi si sono formati punti di vendita a livello locale detti “Botteghe del Mondo” , in Italia ne esistono circa duecento. Per riconoscere tali prodotti è stato creato un marchio, denominato “TransFair”. Ora questo mercato esiste in 15 paesi Europei con 45.000 punti di vendita.

 

 

 

 

Il “circolo vizioso delle armi”

 

Un tipico circolo vizioso nel quale si dibattono molti Paesi ad economia arretrata – spesso trascurato dagli studiosi della materia- è quello delle “armi”.

È noto che il commercio di armi (leggere o pesanti che siano) costituisce un’attività particolarmente lucrosa per i Paesi industrializzati e si indirizza prevalentemente verso i Paesi Sottosviluppati, che sono spesso in guerra con altri Paesi confinanti o devono contrastare con le armi le tensioni sociali e politiche al proprio interno.

Di seguito e schematizzato uno dei possibili processi circolari indotti dalla necessità di armamenti che, unitamente ad altre dinamiche “viziose” precedentemente descritte, contribuisce alla perpetuazione della condizione di sottosviluppo di molti Paesi.


  

 

   

 Sviluppo e Sottosviluppo

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