IL MECCANISMO DI ANTIKYTHERA

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Il  meccanismo  di  Antikythera è un oggetto di metallo, scoperto nel relitto di una nave vecchia di duemila  anni,   che apparentemente contiene degli ingranaggi e che costituisce quindi una sorta di strumento o di meccanismo.

Nel  1900  un gruppo  di pescatori di spugne greci  scoprì il relitto di una nave al largo della piccola isola di Antikythera, fra la  Grecia e Creta.  Spedizioni archeologiche sottomarine inviate sul posto recuperarono vasellame,  statue  e oggetti  corrosi, che facevano risalire il relitto a circa 2000 anni prima.  Nel  1902  un   archeologo  del  Museo  Nazionale  di Atene, Valerios Stais, esaminò alcuni di quegli  oggetti  e  gliene  capitò  fra   le mani  uno di  metallo  che  diventò  noto  con  il  nome  di meccanismo  di Antikythera.  Uno  studio   più attento  rivelò che  si trattava di una scatola che allo esterno aveva dei misuratori e all'interno una massa  complessa  di ingranaggi,  fra cui almeno venti ruote dentate. Tutte le superfici del congegno erano ricoperte di iscrizioni greche.

Prima della scoperta di quel meccanismo, non era stato mai rinvenuto  o descritto nessun oggetto o  congegno paragonabile. Quel che si sapeva fino a quel momento della tecnologia ellenica escludeva   la possibilità che in quel periodo si potesse costruire un congegno del genere.

Sulla   base  delle anfore,   del vasellame  e  degli  oggetti  rinvenuti  nel  relitto, i ricercatori sono ragionevolmente  sicuri  che  il naufragio avvenne intorno al 65 a.C., con un margine di 15 anni. Un esame delle   lettere  delle iscrizioni rivela che  esse risalgono  al primo secolo a.C. e che non sono certo posteriori alla nascita  di Cristo.  Questa data corrisponde  alla  lingua usata e  alla natura  dei riferimenti   astronomici  delle  iscrizioni.  L'iscrizione  più   estesa,  per  esempio,  fa  parte di un calendario astronomico straordinariamente simile a quello di cui si sa che fu compilato nel 77 a.C.-

Attualmente  si  ritiene  assai   probabile  che quel  congegno  fosse un calcolatore astronomico che meccanizzava i rapporti ciclici  fra  il sistema solare  e le stelle. Forse  era installato in una statua e usato come pezzo da esposizione.   Forse  funzionava  a  energia  idraulica.  Quasi tutto il lavoro di restauro e di ricostruzione  che portò a questa conclusione si è svolto sotto la direzione di Derek J.    de Solla Price, dell'Università di Yale.

A partire  dagli  inizi  degli anni   '50  Price  iniziò  il  restauro  del  congegno, che era incrostato e gravemente corroso. Lo stadio successivo fu la traduzione delle iscrizioni, che per la maggior parte sono illeggibili.  Il  sole  è  menzionato parecchie volte, Venere una volta, ed è nominata l'eclittica. Un'iscrizione,  "76 anni,  19 anni,"  si   riferisce  al  cosiddetto  ciclo  calippico  di 76  anni e al ciclo metonico 19 anni (235 mesi lunari). La riga successiva comprende il numero 223 -  un  riferimento al ciclo delle eclissi di 223 mesi lunari.

Nel 1972, dopo aver  analizzato  ai raggi X  e ai raggi gamma  i  vari  frammenti,  Price stabilì molti particolari della costruzione e del funzionamento del congegno, che a quanto pare era costruito con un'asse centrale. Quando  l'asse girava,  entrava in funzione   un sistema di alberi e di ingranaggi che faceva muovere delle lancette a varie velocità intorno a  una serie di quadranti.  Questi ultimi sono difficili  da  interpretare per via della corrosione. Quello anteriore tuttavia  mostra  chiaramente  il moto del sole nello zodiaco  e  il   sorgere  e  il tramontare  di  stelle  e   costellazioni importanti. I quadranti posteriori, che  sono  più complessi  e meno leggibili, riguardavano i pianeti e i fenomeni lunari. A detta di Price il  quadrante  anteriore è "l'unico  grande esemplare noto  di  uno  strumento graduato dell'antichità". A suo parere quel congegno  era racchiuso in una scatola di circa trenta cm. per 15 per 7,5 e sulle facce più grandi aveva dei pannelli  con cerniere che portavano  le  iscrizioni.

Dentro c'erano probabilmente almeno trenta ingranaggi, tutti di bronzo, e probabilmente tagliati da  un unico pezzo di metallo. La potenza, a suo dire, era trasmessa a un grande ingranaggio che aveva quattro raggi uniti a mortasa nel bordo, dove erano  saldati e fissati da ribattini. Secondo Price, "la caratteristica  meccanica  più   spettacolare  del  meccanismo  di  Antikythera"  è  una  piattaforma girevole differenziale, un meccanismo che si sarebbe rivisto soltanto nell'Europa del '500.

Sulla  base  della  sua ricerca,   Price  ha  concluso  che,  contrariamente  a quanto si era creduto in precedenza, una tradizione di alta tecnologia esisteva effettivamente in Grecia intorno all'epoca di Cristo. Prima  si  dava  per scontato  che   i  greci conoscessero il  principio degli ingranaggi, ma si riteneva  che  i  loro  congegni  muniti di ingranaggi fossero relativamente  rudimentali. "Scientific American" concordava con Price che   la scoperta  di quel meccanismo avrebbe potuto imporre una revisione delle opinioni esistenti sullo stato della tecnologia nel periodo ellenistico.

M. Clagett  afferma  che  c'era   un rapporto complementare fra conoscenze astronomiche greche e grado di raffinatezza degli strumenti  esistenti  a  quell'epoca.  A sostegno   di  questa  tesi egli cita Ipparco, "il  più grande   astronomo dell'antichità",  che visse  nel II secolo a.C.  e   che  raggiunse il successo servendosi di strumenti avanzati, come la diottra -uno strumento che serve a determinare una visuale con un meccanismo a ingranaggi.   

(Tratto da "Almanacco Universale delle cose più strane e misteriose" A. Mondadori editore) 

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