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IL CRANIO DI CRISTALLO

Il cranio di cristallo è una scultura che rappresenta un cranio umano a  grandezza naturale  finemente intagliato da  un pezzo unico di cristallo di  rocca, apparentemente riportato alla luce nell'America centrale. Non se ne conosce nè l'età, nè l'origine nè la funzione originale.

A quanto si dice il cranio fu scoperto nel 1927 da Anna Mitchell-Hedges, figlia adottiva dello esploratore e avventuriero inglese Frederick A. Mitchell-Hedges. Pur essendo stato rinvenuto fra i ruderi della città maya Lubaantun, nel Belize (allora Honduras britannico),  la sua tecnica è superiore   a quella di analoghi manufatti indiani,  e questo fatto   ha sollevato degli interrogativi in  merito alla sua origine.

Di un quarzo chiaro e trasparente, con bellissime venature e bollicine interne, il cranio fu intagliato apparentemente senza arnesi di metallo, perchè il microscopio non ha messo in  luce nessun graffio   di un qualsiasi utensile. La sua superficie è levigata, e può darsi che sia stata  lavorata sfregando il quarzo  originale  con  della  sabbia.  In tal caso  però  ci sarebbero voluti fino a 150 anni di sforzi costanti da parte di parecchie generazioni di artigiani per portare a termine l'opera.

La mascella inferiore è separata e mobile, e  le arcate  zigomatiche (che vanno dall'incavo degli occhi alla base del cranio) sono state rese cave e servono a incanalare i fasci luminosi in modo da far tremolare di luce l'incavo degli occhi. Tutto l'oggetto è alto circa 13 cm., lungo circa 18 e pesa cinque chili e 188 grammi. Varie caratteristiche anatomiche  fanno pensare   che  il cranio sia stato modellato su quello di una donna.

Crani di argilla, legno, osso e conchiglia erano in uso in tutte le civiltà delle Americhe come oggetti rituali connessi con le credenze  relative  alla morte e alla rinascita. Tuttavia  il cranio della Mitchell-Hedges è l'unico esemplare di cristallo articolato e di grandezza naturale,  e la fattura  e la cura dei particolari realistici sono di gran lunga superiori a quelle di altri crani di cristallo esistenti.

Dopo  la  sua scoperta,  vari  fenomeni   soprannaturali  sono  stati attribuiti a questo cranio dalla sua scopritrice  e  da altri che ne sono venuti a contatto. A detta della Mitchell-Hedges, i 300 indiani che lavoravano con  lei  agli scavi si  inginocchiarono  e  baciarono il terreno quando l'oggetto fu portato alla luce, dopo di che, pregarono e piansero per due settimane.

Frank Dorland,  un restauratore d'arte che fece vari esperimenti col cranio per sei anni, affermò che una  volta  un  alone  lo circondò  per  parecchi  minuti, a volte  dei  suoni acuti, argentini,  simili  a scampanellii, riempivano  la sua  casa,  altre  volte   all'interno del  cranio comparivano  veli,  luci e immagini  di   crani,  volti,  montagne  e  altri oggetti, mentre  in  altre  occasioni esso diventava completamente trasparente e talora ne usciva un odore caratteristico. Tanto lui e la Mitchell-Hedges quanto altri osservatori attribuirono  al  cranio  il  potere  di influire  sui pensieri e sull'umore delle persone.

Il problema dell'origine del cranio è reso difficile dall'impossibilità di datarlo coi metodi attuali. Non ci  sono  per  altro molte ragioni per dubitare che  si  tratti di una produzione dell'America centrale, ammessa la sincerità della famiglia Mitchell-Hedges. I crani erano un motivo  artistico comune  della regione. Il centro del calendario azteco era un viso privo di tratti caratteristici, i crani delle vittime dei sacrifici degli aztechi erano  incrostati  a  volte di turchese e di ossidiana, e i mixtec usavano il motivo del cranio  nella  loro  oreficeria. Poichè  il  cranio fu  scoperto in quello che si direbbe un complesso di templi, può darsi benissimo che fosse stato usato nei riti religiosi.

Quanto alle sue proprietà occulte, non se ne manifestò nessuna nell'anno in cui il cranio fu esposto al Museum  of  the  American   Indian  di New  York  agli  inizi  degli anni   '70.  C'è da dire però che, mentre ruotava sul suo piedistallo nel museo, produceva degli smaglianti effetti visivi.

 

 

(Tratto da "Almanacco Universale delle cose più strane e misteriose" A. Mondadori editore)

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