Per
comprendere appieno il significato di quest’espressione musicale, bisogna
tornare indietro nel tempo e ricordare la storia che avvolge in un velo
di tristezza gli schiavi africani importati negli Stati Uniti, quando, dal
1619 fino alla metà dell’ Ottocento, venivano sfruttati per la manodopera
nelle piantagioni di cotone. Questi schiavi costretti nei campi intonavano
canti ispirati alla loro lontana terra, per rendere la raccolta meno faticosa;
così nacquero diversi tipi di canto come quelli detti “Work songs” relativi
al lavoro e quelli che richiamavano i campi, “Field holler”. La civiltà
musicale afro-americana è un termine generale, che raggruppa tutte le diverse
forme d’espressione musicale nate dalla popolazione africana residente in
America. Se i primi schiavi giunti in America erano molto legati alle tradizioni
delle proprie origini, i loro discendenti si trovarono a vivere queste tradizioni,
ma in un ambiente diverso, in cui l’Africa era solo un riferimento lontano
e la cultura dei bianchi era il modello dominante. Gli schiavi neri venivano
portati in chiesa per cantare gli inni dei bianchi; così nel 1730, seguendo
un movimento religioso chiamato Grande Risveglio, diffusero nuove melodie,
più vivaci ed adattate a poesie religiose. Successivamente mescolando inni,
melodie sacre e profane nacque lo Spiritual. Con la fine della schiavitù
nacquero e si moltiplicarono i concerti di musica spiritual, che riscossero
un grande successo arrivando al boom del gospel. Il gospel, termine che
significa letteralmente "Vangelo", nacque nel 1890 circa nelle folk churches
di matrice africana; inizialmente questi canti religiosi erano l’adattamento
dei canti corali della chiesa protestante. Dal punto di vista storico i
brani di musica gospel si possono definire l'esempio più moderno del canto
religioso nero. Le melodie erano vecchi inni e spiritual cantati dai fedeli
con gemiti e falsetto, improvvisando e variando melodia e testo e scandendo
il ritmo con mani, piedi e strumenti come piano, armonium, tamburelli, chitarra,
fiati e violino. I temi trattati con più frequenza parlavano di salvezza
e di conversione. Questi canti chiamati dapprima church songs, jubilees
o holy rollers, furono osteggiati dalle gerarchie religiose nere, fedeli
agli spirituals; ma successivamente la vivezza delle esecuzioni prevalse.
Il tipico coro gospel maschile è un quartetto o quintetto senza strumenti,
che si accompagna schioccando le dita e battendo i piedi; il coro femminile
usa il piano e il battito di mani. A volte il brano viene preceduto da una
spiegazione parlata detta sermonette. La maggiore cantante gospel fu la
statunitense Mahalia Jackson, che cominciò a suonare nelle chiese battiste
a New Orleans. Spesso cantò ai comizi del leader Martin Luther King. |