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Allarme
“sindrome da classe economica” (di Francesco Russo) |
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La
vicenda di Emma Chrisoffersen, la ragazza inglese stroncata da un’embolia
pochi minuti dopo lo sbarco da un volo di 20 ore (19.310 Km) proveniente
da Sidney, ha lanciato l’allarme da “sindrome da classe economica”. La causa
della morte della giovane è stata attribuita ad una trombosi delle vene
profonde (Dvt), un’embolia associata al lungo periodo trascorso in volo
in spazi ristretti, come le poltrone di classe economica degli aerei. L’autopsia
ha infatti stabilito che la morte di Emma Christoffersen è la Dvt, causata
da un embolo che si forma nelle gambe e sale fino al cuore o ai polmoni
causando la cosiddetta “morte improvvisa”. I medici sostengono che il decesso si sarebbe potuto evitare attraverso l’assunzione preventiva di una pasticca di aspirina, la quale avrebbe diluito il sangue, evitando la trombosi. Un’altra tesi emerge però da una ricerca dell’Università di Amsterdam pubblicata dall’autorevole rivista inglese “the Lancet”, secondo la quale i viaggi a lunga percorrenza non aumenterebbero la probabilità di soffrire di trombosi venosa (Dvt). Lo studio ha dimostrato per la prima volta che il rischio della sindrome da classe economica è decisamente sovrastimato: dall’esame di un campione di persone è risultato che non c’è alcuna correlazione tra il mezzo di trasporto utilizzato e l’aumento del rischio di trombosi. Si pensa che motivo di pericolo sia rappresentato piuttosto da una predisposizione o da una storia familiare di flebiti ed altri disturbi cardiovascolari agli arti inferiori. |
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