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  "La psicoanalisi in Russia e nell'Unione Sovietica dal 1909 al 1930" (1976) di Jean Marti

 

 

 Questo saggio è la versione italiana di "La Psychanalyse en Russie", pubblicato in Critique, Tome XXXII, n. 346, marzo 1976. Una traduzione italiana è apparsa nel libro "Critica e storia dell'istituzione psicoanalitica" (Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 1978). In questa pagina riproponiamo la seconda parte del saggio, essendo la prima parte comparsa sulla rivista di Psicoanalisi Applicata "Frenis Zero", accessibile all'url http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenishome.htm .


 

 

 
About the " Psycho-suiciders"  

 

 About T. Rosenthal's biography  

 

About T. Rosenthal's essays

 

 
 

 

  Photo: Sabine Spielrein
 

    assepsi@virgilio.it  

 

  Photo: V. M. Bechterev

Photo:  Bechterev during a hypnosis seance.
  Photo: a picture from Cronstadt insurrection (1921)

 

  Photo: a portrait of Dostoevsky  

Photo: A. Luria

 

 

 

 

III. IL MOVIMENTO PSICOANALITICO SOTTO LA DITTATURA DEL PARTITO.

 

Non tutti si suicidano. Abbiamo visto che prima della guerra la psicoanalisi aveva fatto molti seguaci.  Coloro che sono sopravvissuti alla grande guerra imperialista, alla guerra civile e infine al <<Termidoro>> bolscevico tentano, malgrado tutto, di ridare vitalità al movimento analitico nelle condizioni in cui si trovano a vivere. In effetti, vi riusciranno con un certo successo durante alcuni anni, grazie a due fattori principali che si completano: l'attenzione già suscitata nell'intelligencya russa e l'appoggio di un certo numero di dirigenti bolscevichi <<illuminati>>, appoggio che permetterà di poter contare su mezzi istituzionali e materiali per allargare questa attenzione.

Altrove evocheremo l'atteggiamento dei <<capi del Partito bolscevico - in modo particolare Lenin e Trotzky - di fronte alla psicoanalisi. Per il momento esaminiamo quello degli <<ambienti ufficiali>> con i quali i seguaci di Freud erano in contatto diretto.

A. - GLI ATTORI E IL LORO INSERIMENTO

 

A Pietrogrado

La dottoressa Sara Neiditsch la quale aveva lasciato Pietrogrado per trasferirsi a Berlino (tornerà a Mosca nell'autunno del 1923) scrive nel 1921, sull'organo ufficiale dell'Associazione psicoanalitica internazionale, la seguente relazione:

<<I rappresentanti ufficiali (russi) della scienza si occupano poco della psicoanalisi sul piano teorico, e niente sul piano pratico. Durante le riunioni scientifiche si sentono occasionalmente delle osservazioni sulla concezione dinamica freudiana dei processi mentali; le teorie sessuali incontrano a priori poca simpatia. Tuttavia la posizione delle sfere ufficiali non è sfavorevole, come testimoniano i fatti successivi>>.

I fatti in questione sono, secondo la dottoressa Neiditsch: <<Verso la fine del 1919 è stato fondato a Pietroburgo "L'Istituto di ricerche sulla patologia del cervello" (Institut Mosga)  con il prof. Bechterev come direttore. La direzione del policlinico per il trattamento delle malattie psiconevrotiche aperto in questo Istituto, fu affidata alla dottoressa Rosenthal, una rappresentante ufficiale della psicoanalisi.  La dottoressa Rosenthal curava gli ammalati in modo principalmente psicoanalitico. Durante l'inverno 1919-1920 tenne una serie di conferenze sulla psicoanalisi all'interno di questo Istituto>>.

<<Nell'istituto per bambini nevropatici e psicopatici (dirttore: prof. Bechterev, primario: dott.ssa Rosenthal ), la psicoanalisi doveva servire di base al trattamento.  Questo istituto era nato nell'estate del 1920 all'interno della sezione di terapia per bambini minorati psichici del Commissariato (Ministero) alla Pubblica Istruzione. Questa sezione era diretta dal prof. Gribojedov. Nel suo corso sui "disturbi mentali dell'infanzia", Gribojedov parlava della psicoanalisi; criticava certo le teorie sessuali, ma ne sottolineava l'interesse globale>>.

<<Durante il primo Congresso panrusso per il trattamento dei bambini minorati psichici (Mosca, agosto 1920) al quale parteciparono medici e pedagoghi, la dott.ssa Rosenthal fece una relazione sulla "Importanza della dottrina freudiana nell'educazione dei bambini">>.

<<Le discussioni su questa relazione furono molto vivaci e questo in un'atmosfera di assenso ( im zustimmenden Tone ). Una risoluzione proposta dalla dott.ssa Rosenthal esprimeva l'augurio che tutti coloro che si occupavano di educazione, medici o pedagoghi, si familiarizzassero con la psicoanalisi. Ma per motivi sconosciuti questa mozione non fu mai messa ai voti>>.

Questo rapporto merita alcuni commenti. Innanzitutto prova che la Rivoluzione russa non fu esattamente questa <<ondata di orde barbare>> che distruggeva qualsiasi traccia di scienza e di cultura, come la propaganda occidentale amava descriverla a quell'epoca. L'attività scientifica ha ripreso, con un orientamento decisamente sociale. L'idea di una profilassi delle nevrosi a livello dell'educazione dei giovani s'iscrive in questo orientamento. Sarà ripresa nel progetto della <<Casa sperimentale dei bambini>> di Mosca. L'educazione collettiva che fa parte degli obiettivi del partito comunista e si traduce, per la prima infanzia, nella creazione di asili, di nidi, di colonie per bambini non è fatta per dispiacere agli analisti: essa offre loro, potenzialmente,  un campo d'intervento che non si trova in nessun altro paese, in vista di applicare ad una scala di massa i corollari pedagogici delle scoperte psicologiche di Freud. Questo sogno di adolescente che Tatiana Rosenthal aveva nutrito durante la sua emigrazione e continuava a perseguire in una quasi-solitudine, altri analisti lo riprenderanno, sottoponendolo al <<principio di realtà>> cioè alle realtà del potere primario.

Ma le resistenze sollevate dalle <<teorie sessuali>> di Freud non sono meno significative. Prima della guerra, abbiamo osservato l'esempio del prof. Serbsky. D'altronde esse non sono caratteristiche del pubblico russo: tutta la storia degli inizi del movimento psicoanalitico ne fornisce il quadro su scala internazionale. Ma ciò che sorprende di più sono gli scritti della stessa Rosenthal. Nell'articolo necrologico che le dedica, la dott.ssa Neiditsch giudica la opera di Tatiana Rosenthal <<Sofferenze e creazione in Dostoiewsky>> con queste parole: <<Questa opera presenta un grande interesse psicologico e psicoanalitico, nonostante l'assenza di un'applicazione conseguente del metodo analitico. E' sorprendente vederla esitare e dubitare di fronte ai punti essenziali della dottrina psicoanalitica>>. Al primo posto di questi punti essenziali vi è il <<monismo psicosessuale di Freud>> negato dalla dott.ssa Rosenthal. Condividendo questo <<idealismo>> che ha segnato  tutte le opere letterarie russe fin dal XIX secolo ma che ha anche prodotto tutta l'intelligencya rivoluzionaria (di cui fa parte) dai populisti fino ai bolscevichi, la dott.ssa Rosenthal si accorda in fondo con i suoi interlocutori per praticare sulla teoria freudiana un metodo che farà fortuna sotto lo stalinismo: distinguere fra gli <<aspetti positivi>> e gli <<aspetti negativi>>. Trova il modo di <<neutralizzare>> le <<teorie sessuali>>: <<Agli innumerevoli attacchi contro la teoria sessuale, essa opponeva sempre le dottrine della rimozione e della sublimazione, sottolineando costantemente che l'effetto repellente della teoria sessuale doveva essere soppresso dalla dottrina della sublimazione>>. Si ritroverà lo stesso concetto nell'opera di Vera Schmidt. E' su questo punto che la maggioranza dei partigiani russi o <<sovietici>> della psicoanalisi si separano dalle tesi difese alcuni anni dopo da Wilhelm Reich nel movimento psicoanalitico e nel movimento operaio occidentale (malgrado punti di accordo secondari, come la necessità di autorizzare l'onanismo infantile). Le pulsioni, i desideri individuali sono destinati, non ad essere soddisfatti ma ad essere <<sublimati>> in attività socialmente riconosciute. Più avanti torneremo sulla nota <<questione sessuale>>. Per il momento accontentiamoci di constatare che gli artigiani della psicoanalisi in U.R.S.S. raggiungono - con differenze che hanno la loro importanza - un orientamento che prevale nei circoli dirigenti, tanto scientifici che politici. E questo dà loro la possibilità di essere ascoltati.

Infine, la conclusione della relazione di Sara Neiditsch autorizza un'interpretazione. Non si può ammettere che una militante così convinta e sperimentata come la dott.ssa Rosenthal abbia trascurato di sottoporre al voto del Congresso del 1920 la risoluzione che aveva redatta. I partecipanti si erano dimostrati a favore delle tesi da lei esposte; dunque si può dedurre, senza possibilità di errore, che sono state esercitate pressioni esterne per bloccare questo orientamento che avrebbe potuto avere delle incidenze su tutta la politica educativa del potere.

La dott.ssa Neiditsch precisa che la realizzazione dell'ente per bambini psicopatici e nevropatici di Pietrogrado è avvenuta nell'autunno del 1920 ed è stata affidata alla dott.ssa Rosenthal. Questa era allora <<l'unica psicoanalista in attività a Pietroburgo>>. Ma essa si <<dedica con tutte le sue forze alla realizzazione di questo ente>> e in seguito <<è aiutata da alcuni giovani assistenti che ella formava psicoanaliticamente>>. <<Purtroppo mancano i dati che permettano di conoscere l'evoluzione del suo lavoro>>.

Oggi non abbiamo altri dati a nostra disposizione, se non quelli dedotti dal processo storico.

Negli organismi di Pietrogrado, Tatiana Rosenthal lavorava sotto la direzione del prof. Bechterev. Quest'ultimo era un seguace della scuola riflessologica. Questo non rappresentava tuttavia un ostacolo ad una collaborazione postiva, al contrario: all'epoca le due scuole, riflessologica e analitica, lungi dall'opporsi - soltanto più tardi queste due scuole verranno contrapposte dall'estero - cercavano un ravvicinamento. Ne abbiamo varie prove, ivi compresa una dichiarazione di Pavlov del 1913. Ma è chiaro che il professor Bechterev, approfondendo le ricerche sulla patologia del cervello, non poteva sostituirsi alla dott.ssa Rosenthal... Tutt'al più si può supporre che i giovani assistenti che aveva incominciato a formare tentassero, nella misura del possibile, di continuare l'opera intrapresa. In un isolamento completo... (1).

A partire dal 1921, il nome di Leningrado non è più menzionato. Ad eccezione di una sola occasione.

Si apprende che il 7 maggio 1925, all'Associazione psicoanalitica di Mosca, di cui è il segretario, Luria fa un <<rapporto sui lavori dell'Istituto psicologico di Leningrado>>. Questi lavori vengono ripresi in un lungo rapporto che Luria manda alla Zeitschrift. Questo rapporto è una sintesi della storia della <<Psicoanalisi in Russia>> fin dal 1907-1908. Egli raccoglie tutti i fatti, tutte le realizzazioni in grado di interessare il lettore. Tuttavia non fa parola dell'attività di Tatiana Rosenthal a Pietrogrado. Al contrario. Luria scrive verso la fine del suo articolo, il quale segue un ordine cronologico: <<A Leningrado esiste ora un Istituto specializzato di psicoterapia dove, accanto alla psicoanalisi, sono utilizzati anche l'ipnoterapia e la terapia detta "razionale">>. Come se dal 1919 al 1921 non fosse successo nient'altro a Leningrado. Si tratta di un silenzio intenzionale o obbligato? Semplice ignoranza? Ad ogni modo, si tratta di una dimenticanza sintomatica, ma la redazione della Zeitschrift, in una nota discreta all'inizio di un articolo, rinvia il lettore ai rapporti pubblicati anteriormente dalla Zeitschrift, fra cui quelli di Sara Neiditsch. Questo è servito a colmare il vuoto di memoria di Luria.

Oltre a questo incidente, Pietrogrado-Leningrado - a partire dal 1921 - sparisce nell'oblio psicoanalitico, mentre sorgono membri e gruppi freudiani a Kazan, Kiev, Odessa, Rostov-sul-Don e naturalmente a Mosca.

La psicoanalisi si avvicina al Cremlino... nel senso proprio come nel senso figurato. I suoi nuovi seguaci frequentano i più alti organismi universitari e governativi.

 

 

 

        Note:

(1) Il prof. Bechterev muore il 24 dicembre 1927. Dimostrativo fino alla fine, fece pesare il suo cervello post mortem . Con il peso di 1 kg e 750 g egli si pone fra gli <<uomini illustri>>: dopo  Cromwell, Turgenev, Cuvier e Byron, ma prima di Kant, Schiller, Gauss, Broca, etc. e Gall (1198 g), l'inventore della <<frenologia>>.

Altro cervello <<allucinante>> è quello di Lenin: <<l'emisfero sinistro era normale, quello destro invece, rattrappito e piegato, aveva le dimensioni di una noce>> (secondo Annenkov, citato da F. Champarnaud, "Rivoluzione e contro-rivoluzione culturale in URSS", Ed. Anthropos, p. 24).

 

Last modified:  Nov. 1, 2007

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