Teatro
Garage
L’ombra
dell’altro
tratto
da “Double double” di Eric
Elice e Roger Rees
con
Livia
Carmignani e
Lorenzo Costa
scena
e disegno luci Stefano Falco
adattamento e regia Lorenzo Costa
Interno borghese. Una coppia: lei, una giovane vedova, lui, un barbone raccolto dalla strada perché somiglia incredibilmente al defunto marito e proprio per questo potrà interpretarne il ruolo, fino a che si renda disponibile la somma di denaro che lo scomparso attendeva. Il coinvolgimento in un affare piuttosto losco, l’addestramento per entrare nei panni dell’altro, portano i due ad una confidenza cui segue l’imprevisto innamoramento.
Il gioco dei rapporti passa attraverso svelamenti successivi, il primo dei quali rivela il barbone molto diverso dall’ingenuo ubriacone che pareva: un uomo colto, acuto, che utilizza il dialogo con la donna per liberarsi dai fantasmi di un oscuro passato.
Lei, gravata dal peso di una eccessiva soggezione al marito – uomo arido e freddo - pare riscoprire nel barbone quella parte di umanità che mancava all’altro.
La messa in scena riesce. L’uomo è per tutti il marito, ma un improvviso colpo di scena ribalta la situazione, la vicenda prende una piega drammatica; i rapporti tra i personaggi non saranno più gli stessi perché ciò che è stato ha cambiato per sempre la donna.
Pur non essendo un giallo in senso stretto, “L’ombra dell’altro” crea un clima di mistero che nasce dalle molte facce della stessa realtà e cresce fino al colpo di scena finale.
Il carattere dei personaggi si disegna attraverso i lati negativi e positivi di ognuno, in un quadro che va dipingendosi sotto gli occhi degli spettatori amano a mano che si va avanti.
Il tema del doppio costituisce il pretesto e l’ossatura stessa della vicenda: come nella tradizione letteraria esso si sviluppa attraverso il conflitto – qui indiretto – dei due sosia, mediato dalla presenza femminile che è la causa del dramma e il tramite attraverso cui avviene la fatale ed inevitabile risoluzione.
L’allestimento ha un taglio cinematografico che si ritrova nella scelta di una recitazione realistica e nell’attenzione per il disegno delle luci e per la colonna sonora che sottolinea i passaggi cruciali. Per contrasto, una scenografia dalla prospettiva sfalsata in cui tutti gli elementi sono duplici è l’ambiguo sfondo su cui si dipana la storia.
Teatro Garage
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