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GIUSEPPE TOSCANO 

Cresciuto in una grande città del nord dove si trasferì giovanissimo dalla Sicilia, ha tendenzialmente mostrato fin dalla adolescenza una particolare vocazione a scrivere.

         La voglia di apprendere e conoscere le storie, le più strane, gli usi e i costumi dei popolani, dei contadini e di tutti quei personaggi  curiosi e particolari che di quanto in quanto compaiono casualmente nella nostra quotidianità, ricercati  ovunque e anche nella sua terra natale, dove ha mantenuto salde radici, l'ambiente in cui vivono o ancora dove potrebbero muovere ed animare, sono la fonte di ispirazione delle sue opere e dei suoi personaggi, che pur nella fedeltà alla loro umanità dolente, per la consapevolezza della ineluttabilità dei cambiamenti sociali, per l'ironica partecipazione ai difetti e vizi umani, prestano all'autore la loro parte di vicenda di cui sono intrisi.

       Ed, in verità, la tematica delle sue opere

teatrali riflette il contrasto vivo tra la realtà vissuta,  quella delle fantasmagoriche luci artificiali della metropoli e quella del sogno ingessato di una Sicilia immersa nell'abbagliante luce del

sole o in quella dolcissima e pensante dei suoi notturni.

      Così la quotidianità rappresentata nelle sue commedie, la presunta immutabilità del piccolo mondo contadino o ancora lo sfarzo della borghesia e la miseria, intesa come propulsore per la ricerca di soluzioni tra le più disparate per un furbesco adattamento di problemi esistenziali, è quella non già di oggi, ma di tempi oramai lontani e pregni di ispirazione per l'autore.


       E, tuttavia, l'esperienza giovanile,

sicuramente più reale, dell'emigrazione, di un mondo industriale fondato su ben altri valori urge nella sensibilità di G. Toscano , sì da emergere, camuffata, ma facilmente intuibile , nell'ovvio contrasto tra generazioni,  attenuato e quasi ovattato in una sorta di benevola, umana comprensione in alcune opere, per acuirsi sino al contrasto violento in altre.

        La soluzione del conflitto esistenziale tra l'oniricità dei "buoni sentimenti" di una vita di stenti e, tuttavia felice, e il travolgente incalzare di valori nuovi ed omogeneizzanti viene cercata dall'autore nel richiamo alla forza della solidarietà di gruppo, sia esso quello piccolo della famiglia, sia quello grande di una società intrisa di perbenismo e cristianesimo.

        G. Toscano, dunque, si inserisce tra i cantori più genuini della commedia popolare, ma di questa non vuole rappresentare gli stantii stereotipi peculiari della tradizione letteraria, che, anzi, con la traslazione di personaggi nati in ambienti diversi, sembra tentare un'operazione culturale di grande respiro, laddove, senza incorrere nei pericoli della omogeneizzazione, dimostra che i vizi e le virtù umani sono uguali nella quotidianità della vita in tutte le latitudini terrestri, seppure diversa, a seconda del ceppo culturale in cui allignano, é la loro manifestazione.

        Ma tutto questo, in punta di penna e, soprattutto, quasi inconsciamente, come dimostra la freschezza accattivante dei suoi migliori momenti  di scrittore.

        Egli scrive per il teatro e per il pubblico teatrale che nei suoi personaggi, nei loro piccoli drammi e nelle loro gioie si riconosce, accettandoli come cosa propria.