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Le Problematiche

Il Disagio e la Dispersione Scolastica.

Il disagio scolastico è purtroppo una condizione che, a vari livelli di intensità, investe tutte le componenti educative e sociali; da un lato lo studente che assorbe in maggior misura l'effetto negativo della condizione, dall'altro l'insegnante che comunque vive in prima persona le difficoltà ed i problemi interni al sistema; la famiglia che riflette nel suo equilibrio la qualità dell'andamento scolastico; l'ambiente, che rimanda la lettura del suo livello culturale alla sommatoria delle varie situazioni e problemi sociali, compresa la scuola; l'amministrazione pubblica che ancora non riesce ad incidere sostanzialmente sulla qualità della scuola. Pertanto il disagio scolastico esprime la sintesi di una catena che abbraccia l'intero sistema politico-sociale di un Paese.

EDUCARE PER PREVENIRE è il motto di una strategia operativa attivata dalla Amministrazione Scolastica attraverso vari progetti di prevenzione. L'iniziativa del Progetto Giovani-93, sorta nel 1990, trova le sue radici e motivazioni nella precedente normativa relativa alla educazione, alla salute e prevenzione delle tossicodipendenza ed AIDS dell'ultimo ventennio ed in particolare nella esperienza del Progetto Giovani 85, sulla quale si è innestato.

Era necessario trovare un modo concreto per coinvolgere i giovani sul tema della prevenzione, partendo dalle loro esigenze e bisogni, affinché si promuovesse lo spirito di iniziativa, l'autonomia di gestione, l'aggregazionismo produttivo cioè l'anello mancante di una catena che relegava l'attività scolastica nei meandri chiusi di una classe o edificio senza colore e vita. La strategia del PG 93, anticipando il processo di autonomia scolastica, era deliberatamente indirizza verso una gestione decentrata, allo scopo di sollecitare le risposte più adeguate e rispondenti alle richieste reali degli studenti, nei rispettivi contesti socio - culturali.

Alla diagnosi dei bisogni sono seguite iniziative e progetti differenziati che, al di là delle difficoltà incontrate e dei risultati ottenuti, hanno comunque rappresentato una svolta determinante nella conduzione della vita scolastica, aprendo le porte a quel mondo interiore dello studente dove si nascondono le ansie, i desideri e le aspirazioni più genuine.

La scuola sta dimostrando oggi di poter divenire uno spazio aperto che interagisce in sintonia con le altre risorse sul territorio per realizzare il più possibile la "scuola per la vita", come pienamente recepito dal D.P.R. del 10 ottobre 1996 n°567 e della direttiva n° 133 del 3 aprile 1996 concernente la disciplina delle iniziative complementari e le attività integrative delle istituzioni scolastiche per la promozione delle capacità progettuali degli studenti, la creazione delle Consulte Provinciali e l'istituzione della Giornata Nazionale della Scuola.

La definizione di salute dell' O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) parla di benessere fisico, psichico, mentale, sociale, ed anche morale; parla di equilibrio che chiama in causa non solo gli stati dell'organismo, ma i sentimenti, le idee, le convinzioni cioè la cultura della persona.

E' evidente la concezione unitaria implicita nella definizione ed è in questa direzione che l'educazione, le esperienze e la cultura possono influenzare lo stato di salute dell'individuo, salute quindi intesa come "Valore da Costruire".

La scuola ricopre un ruolo basilare nella determinazione di questa condizione.

Nella C.M. 240 si legge "Alcolismo, Tabagismo, uso di sostanze stupefacenti o psicotrope e patologie correlate, ossia le abitudini e gli stati psicofisici di cui parla la legge n° 162 del 26 \6\90, non sono calamità naturali ed hanno la loro radice in disposizioni ed in atteggiamenti che si formano precocemente nel soggetto e sui quali molto possono l'educazione, le esperienze positive e la cultura".

L'analisi dei bisogni, come emerge dai questionari realizzati in diversi Istituti sul territorio Italiano soddisfa questa interpretazione nella individuazione delle seguenti aree problematiche.

A) rapporti interpersonali a scuola

B) metodi di studio ed i risultati scolastici

C) aspettative di studio e lavoro.

La prima area indica chiaramente il bisogno di un dialogo più aperto verso i problemi culturali e sociali del proprio tempo; la seconda sottolinea il bisogno di imparare ad apprendere, piuttosto che a rifornirsi di informazioni la cui validità e durata sono sottoposte al rischio del cambiamento continuo; la terza punta l' indice accusatore sul distacco dal mondo del lavoro, cioè sulla mancata comunicazione con un area che dovrebbe essere invece strettamente collegata alla attività di studio. Questi aspetti possono essere sufficientemente gravi per determinare predisposizioni e condizioni di disaffezione precoce e disagio.

L'esperienza del PG Ragazzi 2000 ha messo in risalto l'esigenza profondamente motivata dei ragazzi di essere ascoltati veramente, di essere capiti. Se si osserva inoltre l'età, che abbraccia il periodo puberale con tutta l'instabilità emotiva e lo spirito di ricerca di nuovi autonomi equilibri caratteristici dell'età, si può facilmente dedurre quanto sia determinante il tipo di relazione con l'adulto, insegnante o genitore, ai fini di un armonico sviluppo della personalità individuale.

Non a caso la C.M. n° 47 del 20|02|92 sulle attività di Educazione alla Salute coinvolge apertamente la componente genitori, per la funzione unica ed insostituibile che la famiglia svolge all'interno delle attività di prevenzione e formazione e la più recente Direttiva n° 463 sel 26\11\1998 fornisce una versione globale ed unitaria delle attività di prevenzione coinvolgendo studenti e studentesse, famiglie ed operatori scolastici con progetti formativi centrati sulla promozione della consapevolezza e della capacità di vivere e relazionarsi armonicamente con l'ambiente interno ed esterno.

Emerge quindi in modo evidente dalla lettura della situazione scolastica attuale, la necessità di costruire una "Comunità Educante", di creare cioè quella collaborazione inter ed infra istituzionale che consenta di far convergere tutti gli sforzi verso gli obiettivi più elevati dell'educazione, dove ognuno, coniugando "diversità ed uguaglianze" "qualità e diritto", possa sviluppare ed esprimere al meglio le proprie potenzialità in un clima sereno di pace, collaborazione e solidarietà.

Secondo uno studio effettuato dall'UNESCO si può definire la dispersione come l'insorgere di quei fenomeni che comportano un rallentamento ed una interruzione prima del conseguimento del titolo di studio terminale nel percorso dei ragazzi all'interno della scuola, sia durante la scolarità obbligatoria che in quella secondaria e comprende perciò oltre agli abbandoni anche le ripetenze, le frequenze irregolari, i ritardi rispetto all'età scolare.

L'elevato tasso di dispersione scolastica è un fattore preoccupante non solo per l'Italia, ma anche per l'Europa. Il problema riflette una situazione ampia e complessa di disagio ed emarginazione legate al contesto culturale, economico e familiare oltre che alla personalità del soggetto. Tra le cause della dispersione riconducibili all'area scolastica, si evidenziano:

a) l'atteggiamento di chiusura e di rifiuto all'innovazione didattica specie nel settore delle dinamiche interpersonali e di animazione culturale anche dell'extra - scuola

b) la bassa comunicazione tra i ragazzi che vivono in prima persona il fenomeno della D.S. e gli insegnanti, comunicazione per lo più limitata alle questioni prettamente scolastiche;

c) la non considerazione dei problemi personali dei ragazzi ed il non riferimento ai problemi sociali vicini alla loro esperienza di vita:

d) l'atteggiamento di sfiducia da parte degli insegnanti rispetto alla riuscita scolastica dei ragazzi meno dotati o provenienti da famiglie di classe sociale inferiore.

A queste se ne aggiungono altre come l'assenza di continuità pedagogico - didattica, l'impreparazione professionale nelle strategie di individualizzazione dell'insegnamento e nella pratica docimologica, l'estraneità nell'insegnamento e nei libri scolastici usati a scuola, alla vita dei ragazzi in difficoltà e\o svantaggiati, la non rispondenza delle forme di assistenza scolastica messe a disposizione dalla scuola, alle reali esigenze dei ragazzi.

Giovanni Amos Comenio, padre seicentesco della pedagogia moderna, sosteneva la necessità di creare le condizioni adatte all'apprendimento, rendere l'allievo desideroso di apprendere rimuovendo quegli ostacoli che inibiscono il desiderio di sapere che, come sosteneva Aristotele, è innato in ogni individuo.

Si meravigliava quindi di come qualcuno potesse sopportare anziché rifuggire un sistema di istruzione generalmente carente di questo approccio.

Se si raffrontano queste affermazioni della letteratura classica con le cause della dispersione sopraccitate, si può facilmente riconoscere la matrice comune che, partendo dalla disponibilità nei confronti dell'alunno, passa attraverso la qualità della comunicazione didattica ed interpersonale.

Edgard Faure intitolava il suo Rapporto per l'UNESCO "apprendere à étre", motto che intuiva la necessità fondamentale di recuperare la persona nella sua capacità di vivere la propria vita nella sua interezza; riscoprire il mondo della persona per costruire il mondo del cittadino e realizzare l'identità solidale con l'universo tutto.

E' necessario quindi ricercare ed individuare la\le strada giusta da percorrere nelle diverse realtà socio - culturali, atte a prevenire e\o risolvere le varie situazioni di disagio, nella consapevolezza che ognuno di noi, in maggiore o minore misura, è ugualmente responsabile dei fallimenti a cui purtroppo assistiamo.

Gli argomenti presenti in questo sito sono tratti dal rapporto di ricerca di Giuliana Modonesi,
redatti presso il:
Ministero della Pubblica Istruzione  -Ispettorato per l'Educazione Fisica e Sportiva-

 


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