4.
Genova tre: un cittadino tra due fuochi. (Leonardo Terzo
2 agosto 2001)
Una
tesi prevalente nei commenti ai fatti di Genova è che ci siano stati
errori e infrazioni alle leggi da una parte e dall’altra, eccessi e
devastazioni di frange di manifestanti, eccessi e comportamenti
illegali da parte di alcuni corpi delle forze dell’ordine.
Questa
tendenziosa equidistanza dei commenti aspira, in fondo, a chiudere,
con un pareggio delle responsabilità politiche, gli incresciosi
episodi, in attesa di una possibile individuazione dei singoli casi
da punire.
Tuttavia
a me, cittadino benpensante che ha fiducia nel rispetto della legge,
questa equidistanza non pare affatto equa. Se infatti i manifestanti
che mettono in atto comportamenti delinquenziali, sporadici o
strategici che fossero, mi sembrano giustamente da punire, e questo
mi rassicura, perché so che le istituzioni che mi rappresentano e
devono proteggermi agiranno di conseguenza, non trovo affatto
rassicurante il fatto che a delinquere sia la polizia stessa,
ispirata da interessi di parte delle fazioni al potere.
Se
un cittadino qualsiasi mi aggredisce o mi reca danno, so che, almeno
in linea di principio, posso rivolgermi alla forza dello stato per
invocare protezione e giustizia. Ma se chi viola i miei diritti è il
braccio armato dello stato stesso, se un ceto delinquenziale si è
impossessato del potere legittimo, come le inchieste giudiziarie di
dieci anni fa hanno dimostrato, se insomma Al Capone diventa primo
ministro, io, cittadino benpensante e rispettoso, a chi chiedo
protezione? A
Robin Hood? A
Zorro? Al giustiziere della notte?
Ovviamente
questo tipo di “superuomo di massa” è una finzione consolatoria. Non
sono invece finzioni, tanto meno consolatorie, le soluzioni
terroristiche come l’IRA, l’ETA o le Brigate Rosse. Perciò non vi
può essere nessun pareggio tra gli eccessi delinquenziali dei
cittadini comuni e le infrazioni alla legge di coloro che sono
chiamati a farla rispettare.
Mentre
col precedente governo, io, cittadino benpensante e rispettoso, mi
lamentavo dell’insufficienza dello stato a perseguire i rapinatori e
gli omicidi della delinquenza comune e della delinquenza
organizzata, prevedendo e paventando l’insorgere di occasionali
reazioni di giustizia personale, ora sono terrorizzato dall’idea di
rimanere esposto, oltre che alle aggressioni della delinquenza
comune, anche all’ingiustizia di un regime autoritario connivente
con la criminalità organizzata e alle reazioni sanguinose del
terrorismo possibile.
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